…e continuo a riproporre un mio post del 12 dicembre u.s….segue nuovo post in giornata

dopo l’attacco virulento e fuori misura di Matteo Renzi al Premier Conte ripropongo tre miei post con un Preambolo

DENTRO IL LOCK DOWN riprendiamo a parlare dei rischi per la tenuta democratica

In questi ultimi giorni si è intensificato lo scontro all’interno della coalizione governativa; in realtà è stata una “parte” minima, ma essenziale dal punto di vista numerico, ad alzare la voce, il tiro contro il Presidente del Consiglio.  Il suo leader, Matteo Renzi, lo ha fatto con quell’impeto e quella tracotanza che lo hanno reso odioso alla maggioranza del popolo italiano. Sembra quasi provare una certa invidia nei confronti del Premier, che mostra ampia resilienza in un tempo orrendo come quello che stiamo passando. Conte mantiene un aplomb invidiabile ma mostra di avere una profonda empatia condivisiva e non divisiva e scostante verso i problemi della gente più debole, che in questo momento è sempre più numerosa.

Il leader di “Italia Viva” non ha proprio nulla da recriminare: laddove fosse reale la preoccupazione che mostra dovrebbe ben riconoscere che in quel tentativo di sovvertimento che aveva proposto con un nuovo impianto costituzionale sonoramente bocciato nel referendum del 4 dicembre 2016 egli aveva messo in campo ben più di quanto oggi il Presidente del Consiglio Conte nel suo “Governo di emergenza nazionale” potrebbe attuare.

Non sono affatto pentito  – mai come ora e davanti a questo teatrino della Politica – di aver lasciato il Partito Democratico “dell’era Renzi”; quello attuale è ancora infettato da supporter vecchi – e qualche “nuovo” – di quel personaggio, i cui consensi  oscillano tra il poco meno del 3 e poco meno del 4 per cento. Tali risultati attestano con grande evidenza che una parte dei sostenitori “renziani” sono rimasti all’interno del Partito Democratico pronti a far contare posizioni “esterne”.

Non stimo Renzi e non stimo coloro che lo hanno supportato. Ciò nonostante confermo di avere espresso  la stessa critica in modo accorato ma pacato e ragionevole con le mie “preoccupazioni” collegate al fatto che, finito il tempo dell’emergenza, non si riuscisse a fare a meno di scelte estreme.

Ho pubblicato nei giorni scorsi tre post collegati tra loro con un titolo chiaro:    I rischi per la tenuta democratica: non solo inutili allarmismi 

Parte 1

In questi giorni ho trattato in modo quasi quotidiano i temi del lockdown e le mie riflessioni hanno oscillato tra pessimismo ed ottimismo, anche se i miei punti cardinali di riferimento sono stati e rimangono Gramsci e Pasolini.

Non mi ripeto e per questo oggi il pendolo si piega verso il negativo, il pessimismo.

A indurmi in tale impantanamento hanno contribuito un virologo ed una “compagna” di avventure politiche.

Mi spiego meglio, superando il cripticismo.

Esistono pochi, anche se a volte ci appaiono in tanti, che hanno veementemente professato il loro rifiuto verso l’utilizzazione di vaccini; allo stesso tempo esistono alcuni che hanno alzato forte il loro allarme sul rischio che corre la Democrazia. Ai primi non ho mai dato credito, perchè forte è stato il controllo sugli esiti dalla somministrazione dei prodotti a salvaguardia di alcune diffuse e terribili patologie e non vi è stato alcun riscontro intorno alla loro pericolosità. Ai secondi ho riservato invece una forma di scetticismo, motivato dalla consapevolezza dell’esigenza di interventi pur temporanei che fossero rigorosi energici e risoluti ancor più di quanto non sia poi stato attuato.

Questo, in sintesi, quel che ho creduto fino a pochi giorni fa: verso i secondi sono stato molto più prudente di quanto non abbia fatto con i primi, ai quali proseguo ad assegnare degradanti patenti.

Pur tuttavia, quando l’altro giorno un autorevole virologo ha cominciato a nutrire qualche dubbio sull’efficacia dei vaccini così rapidamente a quasi-diretta disponibilità delle masse, ho avviato una riflessione, che va oltre: mi sono chiesto e non trovo risposte adeguate se fossero state svolte le opportune necessarie verifiche su fasce di età diversificate scientificamente ed in particolare su possibili interazioni nocive tra vaccino antinfluenzale e quelli che dovranno contrastare il Covid19.

Collegato a quel che potrà significare, con esiti positivi, l’inoculazione del vaccino contro il Coronavirus19, ho allargato la mia visione “pessimistica” al fatto che, dovendosi trattare di un prodotto estremamente necessitato per la “vita” di tutti, nessuno escluso  – a partire dai più anziani e più deboli (che notoriamente sono categorie affini), la disponibilità potrebbe variare a seconda della qualità economica del mercato.

Apparentemente quel che ho scritto qui sopra è di una eccezionale gravità e si potrebbe ascrivere ad uno stato di prostrazione pessimistica eccezionale. Ma di tanto in tanto mi è capitato di sentire di peggio e di sentirlo non in modo furtivo ma con dichiarazioni esplicite. Spero siano solo mie “voci di dentro” malevoli. Ma quando fuori ai nosocomi nelle grandi città ci sono file di ambulanze in attesa e nei corridoi gli ammalati attendono di poter essere collocati a seconda della gravità delle loro condizioni allorquando non vi sono alternative logistiche a disposizione ed è assai urgente intervenire, si procede ad una scelta drammatica.

….a questo punto  interrompo il mio “scriptum” e riporto uno degli articoli dai quali si rileva che le mie parole non sono personali “ubbìe” di vecchio decrepito:

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse 09-12-2020 Roma, Italia Politica Senato – informativa del Presidente del Consiglio su Consiglio Europeo e MES Nella foto: Mateo Renzi IV Photo Mauro Scrobogna /LaPresse December 09, 2020  Rome, Italy Politics Senate – information from the President of the Council on the European Council and the ESM In the photo: Mateo Renzi IV

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse 09-12-2020 Roma, Italia Politica Senato – informativa del Presidente del Consiglio su Consiglio Europeo e MES Nella foto: Mateo Renzi IV Photo Mauro Scrobogna /LaPresse December 09, 2020  Rome, Italy Politics Senate – information from the President of the Council on the European Council and the ESM In the photo: Mateo Renzi IV

https://www.corriere.it/cronache/20_marzo_09/coronavirus-scegliamo-chi-curare-chi-no-come-ogni-guerra-196f7d34-617d-11ea-8f33-90c941af0f23.shtml


Questa è una “situazione di guerra”.

2.

Mi sono fermato perchè era giusto che si comprendessero meglio le mie preoccupazioni. In realtà non sono solo mie: occorre mantenere alta la guardia. Non sarà tutto vero ma non bisogna mai sottovalutare qualche dubbio; non si può far prevalere una sorta di correttezza istituzionale mentre qualcuno sotto traccia potrebbe meditare reazioni e rivincite antidemocratiche, liberticide. Potrebbe! E se può, utilizzando la sua “libertà” contro quella dei tanti, fiaccando le menti, colpendole ai fianchi quotidianamente con bollettini di guerra continuativi, bisogna attrezzarsi. Questa pandemìa furiosa sta piegando le forze, indebolendo le energie, mortificando le forme associative, limitando il dibattito civile se non quello che si va svolgendo sui social. Cosa devo raccontarvi, cosa aggiungere che non sappiate già?!

Ritornando al primo gruppo dei “no vax” o assimilati ai quali come ho scritto non credo nella maniera più assoluta sono qui anche a spiegare il motivo per cui ne ho parlato e poi apparentemente ho svicolato sul tema. La mia preoccupazione maggiore è sulla qualità dei vaccini e sui suoi costi effettivi, quelli che andranno a carico delle popolazioni. Penso di essere ancora abbastanza fortunato, insieme a tante persone che vivono in questa parte del Mondo che si chiama Occidente, in quanto vi è la certezza della disponibiità delle necessarie dosi di quel prodotto, che con il passare dei giorni, delle settimane e probabilmente di qualche mese potrà far emergere anche gli aspetti meno positivi, laddove – come ci si preoccupa – questi esistessero davvero. Ho accostato il tema della non disponibilità per tutti – pensando ai paesi poveri dove i dati del contagio non sono mai stati attendibili e stimolano gli osservatori a congetturare scenari davvero cupi e pericolosi per il resto dell’umanità (“il virus non si è modificato” è quel che si dice, ma ciò non toglie che non possa in seguito accadere, finendo per provocare accanto ad una devastazione di tipo ecologico ambientale un’ecatombe di tipo planetario).  Questo è lo scenario apocalittico che dobbiamo esemplarmente tenere d’occhio; se la scelta della produzione di massa dei “vaccini” non si pone l’obiettivo della gratuità a vantaggio del fruitore finale, soprattutto i più deboli e poveri, i diseredati della Terra, non farà altro che destinare il Pianeta ad una autodistruzione.

Non avrà alcun valore il livello di Civiltà raggiunto nè il grado di Governo del Mondo.

Non potremo raccontarcelo.

E ritorno a trattare dei “secondi”, ovvero quegli “alcuni che hanno alzato forte il loro allarme sul rischio che corre la Democrazia”. Abbiamo subito pensato che fossero “fuori luogo”, ed in realtà lo erano, perché scendevano in piazza, negando fossero reali i numeri delle vittime, quelle scene strazianti delle “camere di terapia intensiva” dove esseri ormai irriconoscibili lottavano tra il poco di vita che rimaneva e la morte che avanzava, e quelle lunghe file di camion militari con salme che non potevano essere accompagnate dagli affetti più cari. Visionari, dunque? Forse soltanto inopportuni; anche perché con tutto quello che sta ancora oggi accadendo e tutto quello che si annuncia per le prossime settimane e forse mesi e mesi ancora una preoccupazione io la manterrei ben desta.

3.

Quel che pavento in questi “post” deve essere utile a scongiurare simili scenari apocalittici.

Non basterà che qualcuno lo scriva, che lo dica e che uno sparuto gruppo di supporter lo confermi; bisognerà lavorare sodo per recuperare un “volgo disperso” sofferente al di là di quanto sia oggi possibile immaginare, oltre le privazioni oltre i lutti ben oltre le sofferenze fisiche e morali, psicologiche e reali. Se rimane in noi un lievito di serenità con il quale poter riuscire a concretizzare un pensiero complesso non piegato sulle proprie miserie, dovremo ricostruire il nostro tempo e rimettere in ordine il tutto per il futuro, che non potrà essere del tutto uguale a quel recente passato che in tanti sembrano voler rapidamente, il più velocemente possibile, recuperare.

n questi giorni ferve con intensità il dibattito sulla necessità di riaprire, in qualsiasi modo, molte tra le attività commerciali e turistiche; si rischia di rimettere in moto la circolazione del virus con una velocità ben superiore a quella finora espressa nelle due fasi, la seconda ancora in corso seppur in lieve flessione. C’è in una parte degli imprenditori – come quelli che si occupano delle località turistiche sulla neve – la “giusta” idea che si corrano rischi di impresa cui essi tengono in modo molto netto e specifico e temono “giustamente” per il loro futuro. Hanno tutte le buone ragioni da portare avanti; ma non intendono, ed in realtà non possono nemmeno del tutto, assumersi la responsabilità, considerarsi colpevoli, dei danni altrettanto gravi e oggettivamente incommensurabili che potrebbero provocare, ridando forza alla diffusione della pandemìa. In linea di massima si sarebbe anche potuto mantenere aperte tante altre realtà operative (ristoranti, alberghi, musei, teatri, cinema, centri commerciali, impianti sportivi, ecc…) già nella prima fase; ma sarebbero occorsi alcuni elementi che oggettivamente sono mancati: a questo punto sarebbe stato stato utile una sollecitazione “virtuosa” da parte delle Opposizioni (che in questa fase qui nel nostro Paese afferiscono in modo esclusivo alle Destre) ad utilizzare metodi severi ed energici per tutti con la scelta di regole prescrittive rigorose sia nella fase teorica propositiva sia in quella immediatamente successiva attuativa ed applicativa. Le Destre dovrebbero possedere dentro il loro DNA questa potenzialità; ma in questo Paese purtroppo (! – lo dico a forte ragion veduta) la Destra è semplicemente caratterizzata da una parte dalla voglia di essere “contrari” a prescindere con lo scopo di rosicchiare un po’ alla volta consensi alle forze di Governo, dall’altra parte sostengono posizioni negazioniste oscurantiste, dall’altra ancora si ergono a paladini esclusivi delle parti produttive che, in gran numero, hanno usufruito di vantaggi di carattere economico. E questo modo di essere delle Destre in definitiva “non collaborativo”, in un momento in cui è opportuno  e – forse anche “vincente”,  finisce per  ingenerare un “corto circuito” che sospinge, in un drammatico gioco delle parti, il Governo a produrre scelte ambigue non così forti da poter rapidamente, dopo un periodo di difficoltà, consentire una ripresa dignitosa per l’intero Paese.

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