VERSO IL REFERENDUM

content/uploads/2016/07/Referendum-Italicum.jpg”>Referendum-Italicum

VERSO IL REFERENDUM

Lo so molto bene che sulla questione “sì o NO al referendum di autunno” non sarà facile interloquire tra fans dell’una e dell’altra posizione.


Chi è per il “sì” appoggia la sua scelta sulla necessità di velocizzare i processi legislativi superando il bicameralismo “perfetto” e porta a sostegno il dibattito più che cinquantennale di illustri politici e giuristi, aggiungendo che così facendo si procederebbe anche ad un sostanzioso risparmio delle spese della Politica.

Chi è per il “NO” rileva che, con le proposte avanzate dal Parlamento ma contrassegnate da una firma ben precisa e riferibile al Governo e segnatamente al suo Capo, non si velocizzi affatto il procedimento legislativo, non si risparmi come si dovrebbe sulle spese della Politica e non si rivitalizzi il processo di partecipazione democratica arrivando addirittura ad avere un Parlamento di “nominati” apparentemente eletti.

Ora, l’una e l’altra posizione appaiono accecate da un odio reciproco, dovuto essenzialmente alla figura del leader che questo “scontro” ha voluto e vuole riproporre. Ed è dunque inevitabile che su questo personaggio ci si confronterà più che sul merito della proposta. Ed è logico che in particolare dall’interno del PD verranno gli scontri più cruenti sul piano politico, per cui la domanda che ha rivolto Bersani alla maggioranza non è affatto peregrina: un Partito già squassato, nel quale vi è una maggioranza – molti lo pensano pochi lo dicono – sempre più “liquida” (composta da pochi fedelissimi, tra i quali però qualche Bruto pure ci sara, ma da moltissimi tra quelli che hanno usufruito dell’ascesa renziana per sistemarsi, ma che saranno ben pronti a saltare su altri carri laddove questi si palesassero), non ha affatto bisogno di altre scaramucce, guerriglie e battaglie. Forse occorrerebbe da una parte tollerare il dissenso, senza minacciare sfracelli e vendette, e dall’altra evitare una personalizzazione che non si comprende del tutto e che porterebbe, a valle di un confronto democratico di altissimo valore, ad una dissoluzione pericolosa la cui responsabilità tuttavia sarebbe accreditata proprio a chi questo scontro ha creato.
D’altronde anche la vicenda BREXIT, valutate le differenze, sta ad insegnarlo.

Ritorno alla proposta del NO, rilevando che chi – come me – la sostiene, considera la proposta irricevibile in quanto non corrisponde per niente a quanto sia effettivamente necessario al nostro Paese. Penso ad un Parlamento eletto democraticamente che svolga attività a sostegno delle esigenze dei cittadini italiani “tutti”, monocamerale con un controllo costante da parte di una Corte costituzionale svecchiata ed eletta che possa contenere rappresentanti “regionali” e che abbia il compito di indirizzare l’azione legislativa. Penso anche ad una riduzione ed una revisione significativa dei benefici economici e pensionistici per coloro che si occupano di Politica con un limite “per tutti” della permanenza in quella attività e modalità di accesso che facciano abbandonare l’idea che far Politica possa rendere dal punto di vista economico.
Coloro che – difendendo la scelta attuale della Riforma – agitano spettri di disastri ed ingovernabilità laddove questa non passasse al vaglio “democratico” stiano tranquilli: avremo semplicemente scampato il pericolo di trovarci di fronte ad una Costituzione che interpreta la “governabilità” come possesso assoluto del Potere per riuscire a realizzare scelte che non rispondono alle necessità della gente ma soddisfano i desideri della parte più ricca del nostro Paese, soprattutto gli imprenditori che si stanno molto impegnando a sostegno del “sì”.

25-aprile-sito-cdc1