PERCHE’ “A SINISTRA”!

PERCHE’ “A SINISTRA”!

Troppe volte sento tra molti (non la maggioranza, ma molti) di coloro che si vanno impegnando a costituire una nuova aggregazione politico-culturale (invertirei volentieri i due aggettivi, scrivendo “cultural-politica”) un pregiudizio verso il termine “Sinistra”. Eppure, l’incredibile è che sono poi dei veri e propri protagonisti della Sinistra locale. Giustificano questa forma di pregiudizio rincorrendo le ubbie antistoriche di quella parte di popolazione, colta ed incolta, che strumentalizza ad uso e consumo proprio quel pensiero; dicono “la Sinistra è vista come fonte di divisioni, occorre aggregare anche coloro che non la apprezzano, non la amno ma sono in ogni caso nall’area progressista e democratica, sarebbe dunque meglio non utilizzare quella parola!”. Ed infatti cosa era accaduto nel preparare la piattaforma delle idee per la nuova aggregazione? Non si trovava nelle due dense pagine neanche una volta la parola “Sinistra”. A maggioranza l’abbiamo inserita nella prima affermazione come punto di partenza, di riferimento costante da mantenere. Allo stesso modo a maggioranza l’abbiamo voluta nel nome dell’aggregazione che dunque si chiama “A SINISTRA”. I distinguo però non terminano e continuo ad avvertire una particolare sensibilità quando si pronuncia quella parola; democraticamente è accettabile che vi sia qualcuno che non la ami. Ma è del tutto evidente che proprio quella critica da cui si evidenzia il pregiudizio debba essere il nostro punto di riferimento come obiettivo da superare. Il nostro Paese ha bisogno della Sinistra: è quella che manca, non la si ritrova più. E la responsabilità è anche di coloro che potrebbero farla crescere ed invece rincorrono le ubbie di una parte della società e preferiscono situazioni più comode di compromesso al ribasso, semmai continuando ad occuparsi di problematiche della Sinistra ma….senza dare troppo fastidio ai manovratori.

Guardate il nostro mondo, quello che ci gira intorno, camminando per le strade; non sostate nei vostri circoli, nelle vostre stanze fumose e piene di idee che galleggiano come nuvolette nell’aria, nelle vostre camere a chattare scrivendo i vostri aulici pensieri che finiscono negli spam del web, si disperdono anch’essi nell’etere. C’è una moltitudine, solo a volte riconoscibile ma più spesso silente, che mostra la sua sofferenza: gli sfruttati, i poveri di ogni etnia chiedono giustizia in una società sempre meno giusta. Noi cosa facciamo? Come rispondiamo a questi bisogni?

La Sinistra ha questo compito; non basta il pietismo caritatevole che tampona solo temporaneamente le urgenze. Occorrono interventi strutturali che riconoscano i bisogni, valorizzino i meriti, costruiscano un futuro nel quale la redistribuzione delle ricchezze abbia una funzione di riconoscimento della dignità dell’Uomo.
Se continuiamo però soltanto ad interrogarci, ad approfondire le problematiche (fase importante ed essenziale ma non risolutiva) ma non avviamo anche contestualmente – pur con la possibilità di sbagliare – una fase progettuale, quella che è l’urgenza ci sfuggirà di mano e non saremo in grado di avanzare proposte perché nel frattempo ci troveremmo di fronte ad altre nuove incomprensibili emergenze.

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