PERCHE’ GIRAI UN DOCUMENTARIO SU “GIOVANNA” DI GILLO PONTECORVO – quarta parte

MCM20027

PERCHE’ GIRAI UN DOCUMENTARIO SU “GIOVANNA” DI GILLO PONTECORVO – quarta parte

…continua la testimonianza di GILLO PONTECORVO

Da dove è nata l’idea di ‘Giovanna’?

L’idea di Giovanna è venuta da Joris Ivens, in quanto Ivens coordinava un film che doveva raccontare quattro storie di donne con quattro registi di nazionalità differente.
Dovendo fare la storia di una donna italiana, essendo io e Franco Solinas della stessa posizione politica e avendo gli stessi interessi, abbiamo discusso di cosa poteva essere più interessante e più utile di fare. E discutendo è venuta fuori l’idea di fare una storia femminista ante-litteram, e ci sembrava che quella fosse una maniera interessante per parlare della condizione della donna allora. Perché noi avremmo potuto rappresentare una donna nella Resistenza, o nei suoi rapporti quotidiani casalinghi, ma ci sembrava utile raccontare la storia di una donna che deve vincere anche le resistenze degli ambienti che erano o che avrebbero dovuto essere più vicini a favorire il suo affacciarsi sulla scena sociale e politica. E così abbiamo pensato alla storia di Giovanna, operaia tessile moglie di un metalmeccanico, comunista per di più, che malgrado l’opposizione del marito e contro questa opposizione partecipa attivamente ad un’occupazione di fabbrica.
Mi è stato chiesto molte volte come mai nei miei film ci sia tanto spesso il tema della donna: oltre a Giovanna penso a Kapò, che è la storia di una ragazzina in un campo di concentramento, a La Battaglia di Algeri, in cui hanno un ruolo molto importante le donne che trasportano le bombe, le donne resistenti algerine travestite da europee. A questa domanda io sarei tentato di dire che è un caso, avendo fatto pochi film, che mi sia capitata questa tematica. Ma forse a pensarci bene c’è una ragione: le donne sono sempre state la parte più emarginata della società, e per chi ha interesse verso la condizione umana è abbastanza naturale raccontare proprio la parte più emarginata della società.

E quindi siete venuti a Prato…

Per ambientare questa storia abbiamo subito pensato a Prato dove vi sono moltissime industrie tessili. Facemmo un sopralluogo e durante questo sopralluogo vidi la fabbrica dove poi abbiamo girato, che mi entusiasmò immediatamente, perché era una fabbrica con ancora il tono fine ottocento, con una roggia bellissima davanti alle finestre, alle cancellate, e subito pensai che era l’ambientazione ideale.
Il nostro film, poi, era molto povero, ed avevamo quindi bisogno di aiuti; sapendo che a Prato c’era un’amministrazione di sinistra, comunista, pensammo che sarebbe stato un ambiente molto favorevole come infatti è stato.
Devo premettere che forse nella memoria la cosa mi appare più bella, perché si sa bene che il filtro della memoria abbellisce tutto, poi era il primo film, ma quando penso a quell’ambiente, a quel periodo, ci penso con una grande felicità. Mi ricordo che la gente era estremamente generosa nell’aiutarci, nel darci una mano, e ci trovammo veramente bene. Poi eravamo una troupe molto affiatata, c’era molta amicizia tra di noi. Insomma un clima che poi non ho mai più ritrovato durante la lavorazione degli altri film. L’aiuto ci è stato dato in mille maniere, in primo luogo dalla Camera del Lavoro, dall’UDI, dalla gente stessa, dalle ‘comparse’, che ci davano indicazioni preziose su com’era la vita dentro una fabbrica.

fine quarta parte…. prosegue INTERVISTA DI GIUSEPPE MADDALUNO A GILLO PONTECORVO

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