AGGREGAZIONE DEMOCRATICA SAN PAOLO (A D S P) – CIRCOLO DELLE IDEE – riflessioni sui nostri percorsi

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AGGREGAZIONE DEMOCRATICA SAN PAOLO (A D S P) – CIRCOLO DELLE IDEE – riflessioni sui nostri “percorsi”

Nella vita c’è chi precorre i tempi e chi invece si attarda. Noi al Circolo di via Cilea da alcuni mesi avevamo compreso (sappiamo che è tutto “soggettivo” e “relativo” ma per noi è COSI’) che non potevamo più rimanere all’interno di un contenitore nel quale si erano infiltrate persone di cui non ci fidavamo più. Non ci hanno mai impressionato il piglio e la volontà di “cambiare”: abbiamo a lungo condiviso la necessità di metterci alle spalle anni ed anni di “governo” della cosa pubblica in modo “personalistico” e discutibile dal punto di vista etico; abbiamo denunciato le modalità accentratrici scarsamente democratiche delle gestioni passate; abbiamo criticato i metodi e proposto – scrivendone e praticandoli – le giuste alternative.

Non intendiamo più essere presi per i fondelli; chi lo desidera lo fa ad esclusivo suo piacere. Ecco che di tanto in tanto si leva qualche voce dissidente; oggi tocca a Bersani dopo Fassina, Civati e Cofferati. Intanto la Dirigenza si è accorta che vi è stato un gran calo del tesseramento, tanto è che si è levato il “grido d’aiuto” degli “amministratori” che battono cassa anche per “il calo generale degli introiti derivati dal tesseramento”.
Ecco, si chiedano come mai; ma, lo si sa, come accade per noi di San Paolo c’è un muro che ci separa e nessuno ha avuto la benché minima idea di dover dialogare.

Poiché queste cose le scriviamo da tempo, ora il tempo è scaduto irrimediabilmente: il nostro PARTITO DEMOCRATICO non è più quello del quale vanno parlando loro che lo hanno ridotto ad un “partito democratico” qualunque che riesce ancora a vincere grazie ai sempre più numerosi “sfiduciati” della POLITICA che rinunciano ad andare a votare.

Noi abbiamo un grande rispetto della parola “POLITICA” e non rinunciamo a praticarla.

Siamo stati e siamo punto di riferimento forte ed essenziale nell’area di San Paolo e del Macrolotto Zero. Lo attestano anche le “IDEE” che abbiamo messo in pubblico e che ci vedono veri “PROTAGONISTI” nella vita sociale, politica e culturale di quest’area.

G.M.

PERCHE’ GIRAI UN DOCUMENTARIO SUL FILM “GIOVANNA” DI GILLO PONTECORVO – ottava parte – la testimonianza di un grande protagonista delle lotte operaie nel “pratese”: PIETRINO VANNUCCI

Pietrino

PERCHE’ GIRAI UN DOCUMENTARIO SUL FILM “GIOVANNA” DI GILLO PONTECORVO – ottava parte – la testimonianza di un grande protagonista delle lotte operaie nel “pratese”: PIETRINO VANNUCCI

Pietrino Vannucci è stato dirigente sindacale, segretario degli edili, negli anni ’50, poi membro della segreteria CGIL, segretario dei tessili dal 1963 e negli anni ’70 segretario della Camera del Lavoro.

‘Giovanna’ e le lotte operaie a Prato negli anni ‘50. Testimonianza di Pietrino Vannucci

La realizzazione di Giovanna avviene in un momento molto difficile per il movimento sindacale e democratico. Con la cacciata delle sinistre dal governo nazionale finisce quella esaltante stagione della unità nazionale che tanti frutti politici aveva dato al nostro paese per il suo risorgere e che tanta speranza aveva riposto nell’animo dei lavoratori e delle masse popolari. La cacciata del fascismo, la nascita della Repubblica, la Costituzione erano marcati da questa partecipazione, e la stessa ricostruzione morale, civile e democratica del nostro paese era avvenuta attraverso le lotte popolari e l’unità nazionale.

A Prato i lavoratori e il movimento partigiano riuscirono da soli a salvare dalla distruzione buona parte delle attrezzature industriali tessili. Il sacrificio dei fratelli Buricchi e di altri partigiani è un esempio del prezzo pagato per questa dura lotta, per la quale, oltre ai fratelli Buricchi, perirono molti lavoratori e partigiani. Immediatamente dopo la liberazione fu così possibile riprendere l’attività produttiva. Le macchine che erano state smontate dai lavoratori e portate in vari luoghi furono rimontate, ed iniziò prima del previsto la ripresa produttiva, che avveniva sotto l’egida dei comitati di gestione, dei consigli operai, secondo una volontà ed una decisione espressa dai comitati di liberazione nazionale. Il potere dei lavoratori si era potuto così positivamente affermare, sia nelle fabbriche che nel paese.

I capitalisti italiani ed anche gli industriali pratesi, che erano stati emarginati da questi processi politici liberatori, anche perché molti di questi erano compromessi col fascismo, approfittarono della nuova situazione politica per tentare la restaurazione alla vecchia maniera. L’attacco ai lavoratori ed ai diritti sindacali e democratici si giustificava e avveniva in nome dell’anticomunismo e poco importava se il Partito Comunista e il Partito Socialista erano dalla parte dei lavoratori e in difesa della democrazia. Lo scopo era di giungere ad una piena restaurazione capitalistica e quindi alla eliminazione del potere contrattuale dei lavoratori nelle fabbriche e nel paese.

Nel pratese l’attacco fu duro e veemente. Gli industriali, invece di affrontare il rinnovo del macchinario e lo sviluppo produttivo dell’industria tessile, scelsero la via dell’attacco alle libertà dei lavoratori, la via dei licenziamenti e della smobilitazione. Sono questi anni terribili e di grandi sofferenze per il movimento sindacale pratese, per i lavoratori. e le loro famiglie, in particolare per coloro che perdevano il lavoro. Sono gli anni della nuova resistenza, caratterizzata da memorabili lotte, da un grande impegno in difesa del posto di lavoro contro il ricatto della fame, per lo sviluppo economico, democratico e sociale del paese. Il 1953 e tutti gli anni ’50 sono caratterizzati in tutta Italia dalla lotta per il lavoro, con l’occupazione delle terre incolte o mal coltivate, con gli scioperi a rovescio nel quadro del piano di lavoro promosso dalla CGIL. Sono anche anni segnati dal sangue operaio e contadino, con gli eccidi di Avola, Montescaglioso, Modena, Reggio Emilia, dove operai e contadini vengono uccisi solo perché partecipavano alla difesa del posto di lavoro, chiedendo di poter vivere assieme alle loro famiglie in libertà e in democrazia. Il 1953 è anche l’anno in cui la sinistra e il movimento sindacale ottengono un primo grande successo con l’affossamento della ‘legge truffa’, che doveva rafforzare e far avanzare la tentazione autoritaria nel paese. I lavoratori e le masse popolari bocciano, con le elezioni, questo disegno ed è per tutto il movimento una boccata d’ossigeno. Riprendono le lotte con più vigore e più fiducia, e continuano per tutti gli anni ’50, culminando nel ‘60 nei grandi movimenti popolari dove i primi giovani con le maglie a strisce sconfiggono la prepotenza del governo Tambroni.

…fine ottava parte… prosegue testimonianza di Pietrino Vannucci

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