MORIRE PER LE IDEE – vita letteraria di Pier Paolo Pasolini
MERCOLEDI’ 18 MAGGIO ORE 21.00 Circolo “Matteotti” via Verdi 30 PRATO
Un approccio didattico multimediale all’opera di Pier Paolo Pasolini
Incontro con Roberto CARNERO
curato da Giuseppe Maddaluno con il contributo di Altroteatro – Circolo letterario Pier Paolo Pasolini – Edoardo e Matilde Michelozzi
Vorrei non fuorviarvi con questa mia sorta di affermazione – quella che farò – anticipatrice e di per sè apparentemente risolutrice: il libro che andiamo a presentare all’interno di questo contenitore multimediale è di una straordinaria inconsueta “semplicità”, di una linearità che rende piana e comprensibile la vicenda “pasoliniana”, anche se la stessa vita del “poeta” (e con questa “accezione” ne sintetizzo la fondamentale caratteristica, aggiungendo che anche Dante nella sua complessa multiforme poetica viene indicato come “il Sommo” – Poeta per l’appunto) e, quindi, la stessa vita di Pasolini ha nella sua complessità il segno distintivo della semplicità negli approcci tematici, semplicità che facilita – allo stesso modo che il libro di Roberto Carnero – la comprensione per il lettore sia esso d’accordo o in disaccordo con quanto espresso. Tale semplicità è collegata ad una inesauribile capacità di sintesi che va immediatamente a segno anche quando ci si trovi a contatto con una visione lucidamente apocalittica – ed a volte disperata – della società italiana nel passaggio cruciale dal Fascismo all’epoca del boom economico.
Ecco forse spiegato l’assunto di partenza.
Ma non sarebbe possibile raggiungere tale risultato senza la sensibilità e la preparazione professionale di colui che ne è autore, capace di avvicinare noi e soprattutto i “giovani” cui il libro è diretto in modo specifico all’universalità pasoliniana. Non sempre gli uomini di cultura, gli intellettuali lo sono, ma forse l’attributo di intellettuale “tout court” a Roberto sta troppo stretto e quell’abito non gli calza, soprattutto quando pensiamo a quali debbano essere le qualità per esserlo che non corrispondono a quelle di coloro che purtroppo credono di poterlo (o doverlo per influenza divina) essere. La gran massa di costoro li identificherei in “venditori di fumo contornato da parole o semplicemente “parolai”. E ne è purtroppo pieno il mondo.
Ho avuto modo di esprimere già a Roberto in una forma pur necessariamente vaga e sintetica come dalla lettura di queste pagine (circa 200) emerga la “passione” che lo sostiene, rivelandogli come, pur conoscendo io la produzione pasoliniana, egli sia riuscito a far riemergere in me ancora una volta il desiderio di andarne a rileggere alcune parti; ed ho sperato fortemente, essendo forse stato e sperando – di poterlo ancora essere, un educatore, che ciò capiti anche ai giovani ed agli altri che avranno questo libro tra le mani e vorranno proseguire ad inoltrarsi poi nei sentieri della poetica pasoliniana.
Lettura da “Scritti corsari”
“lo non ho alle mie spalle nessuna autorevolezza: se non quella che mi proviene paradossalmente dal non averla o dal non averla voluta; dall’essermi messo in condizione di non aver niente da perdere, e quindi di non esser fedele a nessun patto che non sia quello con un lettore che io del resto considero degno di ogni più scandalosa ricerca.”
“Forse qualche lettore troverà che dico delle cose banali. Ma chi è scandalizzato è sempre banale. E io, purtroppo, sono scandalizzato. Resta da vedere se, come tutti coloro che si scandalizzano (la banalità del loro linguaggio lo dimostra), ho torto, oppure se ci sono delle ragioni speciali che giustificano il mio scandalo.”
Quando parlo di “semplicità” e in questo caso di “semplicità riflessa” mi vengono in mente decine di esempi da cui traspare un altro elemento caratteristico e distintivo, l’umiltà che PASOLINI ricavò in modo antropologicamente diretto (sentendosene pienamente “parte”) dalla CULTURA del popolo, dal popolo stesso, quel sottoproletariato rurale prima ed urbano o suburbano poi con il quale egli si confrontò vivendone in modo intenso le vicende storiche e sociali del suo tempo (quelle agrarie dei contadini del Friuli nel tempo del cosiddetto “Lodo De Gasperi” e quelle suburbane nell’emarginazione dei ghetti a ridosso della Capitale.
Pasolini praticò a distanze variabili questa “umanità” e la descrisse nei suoi romanzi, la fece vivere mostrandocela in diretta nei suoi film, ne approfondì i contesti in decine di riflessioni, sia in versi che in prosa.
Nel saggio di Carnero – e qui inevitabilmente sintetizzo al massimo – i temi dell’incessante ricerca antropologica culturale, della mutazione genetica e del genocidio, dello scontro feroce con la borghesia chiusa e retriva si respirano in ogni pagina attraverso un costante ricorso ai testi.
“Povero come un gatto del Colosseo” Le ceneri Gramsci – Il pianto della scavatrice
II
Povero come un gatto del Colosseo,
vivevo in una borgata tutta calce
e polverone, lontano dalla città
e dalla campagna, stretto ogni giorno
in un autobus rantolante:
e ogni andata, ogni ritorno
era un calvario di sudore e di ansie.
Lunghe camminate in una calda caligine,
lunghi crepuscoli davanti alle carte
ammucchiate sul tavolo, tra le strade di fango,
muriccioli, casette bagnate di calce
e senza infissi, con tende per porte….
Passavano l’olivaio, lo straccivendolo,
venendo da qualche altra borgata,
con l’impolverata merce che pareva
frutto di furto, e una faccia crudele
di giovani invecchiati tra i vizi
di chi ha una madre dura e affamata.
E, ritornando ai temi dello scontro con la borghesia , egli non poteva non scontrarsi con coloro che disprezzava e dai quali era continuamente attaccato…
(come è evidenziato nell’intervista che il giornalista tenta di fare ad Orson Welles ne “La ricotta” o in tante altre pagine)
Il libro ha una struttura solo in parte “cronologica” e si occupa nelle ultime pagine – come si evince dal titolo – di ricostruire le fasi finali della tragica morte del Poeta, andando poi a toccare anche vicende più recenti che hanno in pratica riaperto il caso, connotandolo di ulteriori misteri. Uno spazio ampio viene dato – e questo è molto utile didatticamente – ai due “romanzi romani”, caratterizzati entrambi dalla parola “vita”, ed alla produzione “polemista” e “cinematografica”.
Ecco, se pensiamo che ci troviamo di fronte ad un libro formato “tascabile” di poco più di 200 pagine, non possiamo che gridare al “miracolo”!