ANTE E POST – un avvio di percorso (De Vita Nova) le prime quattro parti (INTRO)

ANTE E POST – un avvio di percorso (De Vita Nova)

Miei cari lettori, dopo un periodo di assenza riprendo a trattare quel che mi piace maggiormente: parlare della “vita” e delle “vite”, andando a scoprirle in diretta tra la gente, in modo particolare quella che conosco ed anche quella che non conosco o che non vedo da anni.
Ho detto più volte che la CULTURA ci salverà; è venuto il momento di lasciare la strada rovinosa della Politica, che ci ha invelenito e fatto diventare davvero delle “bestie” feroci e cattive e reintraprendere la strada della conoscenza. Starordinariamente è proprio dalla Politica che accediamo verso questa nuova vita, rimescolando il passato con il presente per guardare al futuro, quello in particolare delle generazioni più giovani della mia. Inconteremo in questo viaggio tantissime nuove belle figure.

Sabato mattina 3 dicembre; ho appuntamento con Roberto, ma non so ancora a che ora e dove. Gli ho detto che sbrigherò affari di famiglia, farò acquisti ma non so ancora a che ora e dove: mi telefoni pure quando vuole, dicendomi dove è, in qualsiasi luogo della città. Ed io lo raggiungerò.
Sono le 11.20 ed ho appena raggiunto un discount di generi vari, ad Agliana: uno di quei negozietti che vendono di tutto a poco gestito da giovani cinesi, tutti simili tra loro, anche se da quando ero a scuola non mi sfuggivano le differenze, e qualche furbo – poco in verità “furbo” – ne approfittava marinando la scuola speranzoso che non lo avessi riconosciuto. Sono là dentro quando Roberto mi chiama: in verità il numero è diverso e non lo riconosco immediatamente. Rispondo lo stesso e lui mi dice che ne ha tre di numeri e che quel mattino è uscito con quello con il quale mi sta chiamando. “Dove sei?” mi fa ed io gli dico che non sono a Prato ma che vi ritornerò rapidamente raggiungendolo là dove egli si trovasse. Mi dice che ha fretta e che è più o meno sotto casa mia, ad un incrocio e che se faccio presto a tornare mi aspetta là. Sollecito mia moglie ad affrettarsi e tranquillizzo Roberto che lo raggiungerò in un quarto d’ora, sapendo però che ci impiegherò qualche minuto in più.
Ed infatti all’appuntamento che era davanti ad un bar arrivo poco meno delle 12.30; non è dentro ma è nella piazza antistante e forse è un po’ spazientito del mio ritardo ed anche per questo gli chiedo se gradisce un caffè. Ha fretta di ritornare su nella vallata dove abita: mi dà il certificato di nomina di rappresentante di lista per L’Altra Europa per Tsipras, una formazione della Sinistra italiana accreditata per partecipare al Referendum costituzionale del 4 dicembre e mi fornisce tutti i materiali per svolgere quel ruolo correttamente e con efficacia. Mi consegna anche quelli di altri due rappresentanti che mi hanno pregato di ritirarli per loro. Scambio due chiacchiere veloci sulle prospettive del voto dell’indomani per il quale siamo parecchio preoccupati vista la mole di propaganda che gli avversari sono riusciti a utilizzare negli ultimi mesi ed in particolare nelle ultime settimane e giorni. Ma sentiamo forti le motivazioni che ci hanno spinto a sostenere il NO e ci rafforza l’unità dei partecipanti al comitato in cui abbiamo agito.
Saluto e raggiungo mia moglie, che non condivide le mie ragioni ma sopporta il mio attivismo con sacra rassegnazione. Non ne parleremo.
Tornando a casa la saluto e vado dai miei due amici, Elda e Samuele ai quali consegno i materiali e riverso suggerimenti e indicazioni ricevute da Roberto. Dobbiamo andare nel pomeriggio al seggio che ci hanno assegnato; verso le 16 all’incirca i Presidenti si riuniranno per avviare la fase di preparazione ed allestimento del seggio e dei materiali. A noi, rappresentanti di lista, non compete partecipare ma dobbiamo farci accreditare dai Presidenti, consegnando loro nomine e deleghe.
La sezione elettorale nella quale dovrò operare è in una scuola primaria del mio quartiere. Ci arrivo poco dopo le 16 e noto che alcune persone stanno attendendo giù nell’atrio dove stazionano i militari che custodiscono l’immobile e operano per la sicurezza del luogo ed i funzionari comunali che sovrintendono alle operazioni preparatorie delle varie Sezioni. Qualche Presidente è arrivato, ma gran parte no e le persone sono infatti scrutatori assegnati alle Sezioni i cui Presidenti non sono ancora giunti. Anche la mia Sezione è sguarnita per ora di Presidente: me lo conferma uno dei funzionari che conosco da anni e che mi accoglie cordialmente chiedendomi un po’ di cose sulla mia vita e sulle esperienze da pensionato.
Mentre mi espongo sciorinando le mie attività culturali, mi sento chiamare a gran voce: “Professo’ anche lei qua? Come sta?”. Ho poco da dire ma anche quel poco che avrei da dire non mi è permesso di dirlo perché mi si abbarbica addosso stringendomi fortemente con una muscolatura vigorosa. Mi lascio abbracciare: non sono più un giovanotto che possa vergognarsi di simili piacevolezze né goderne; le trovo importanti perché sono sincere ed il piacere sta tutto dentro quel rapporto empatico culturale che scaturisce da simili attestazioni di affetto. Le chiedo cosa ha fatto dopo gli anni della scuola, sapendo peraltro che negli ultimi tempi pur non essendo mai stato il suo insegnante avevamo parlato dei problemi che la opprimevano e delle difficoltà che aveva avuto con alcuni docenti non sempre capaci di comprendere i dubbi e le paure, le ansie e le preoccupazioni degli adolescenti. “Faccio l’operatrice ecologica; a volte la spazzatrice altre la raccolta porta a porta. E’ un lavoro che mi piace”. Le faccio notare che è un lavoro utilissimo alla società e che sono trascorsi anni luce da quando era considerato infimo ed umile e le ricordo la lirica di Totò “’A livella” che già a metà degli anni Sessanta del secolo scorso rappresentava l’equiparazione morale tra un nobiluomo spocchioso ed arrogante ed un netturbino popolano umile povero ma ricco di una straordinaria dignità.
Interrompiamo il nostro dialogo perchè nel frattempo il Presidente della mia sezione elettorale è giunto ed io mi dirigo verso l’aula nella quale si sono già organizzati per presentare le mie credenziali e poi venir via. Mi accoglie sorridente una delle scrutatrici il cui volto mi è familiare anche se fatico ad identificarne il cognome. “Sono la madre di Chiara” e così, anche se con quel nome ne ho conosciute tante, ricordo il cognome di un’altra mia allieva.

3.
E, così, mentre mi dirigo alle scale per guadagnare l’uscita dal complesso scolastico, passo davanti ad un’altra Sezione elettorale e sento la voce della mia allieva che avevo incrociato poco prima nell’atrio della scuola. Altre voci mi giungono e non sono a me sconosciute: altri giovani sono là dentro. Ed allora mi affaccio con l’intenzione di salutare Desirèe – questo è il nome dell’operatrice ecologica – e riconosco un altro ragazzo, Matteo, mio allievo storico e persona di valore soprattutto dal lato umano (a scuola non rendeva ma si capiva che non era del tutto tagliato per le materie professionalizzanti mentre per me valeva più di tutto la sua curiosità). Capisco a volo che è investito di un ruolo primario in quel contesto: è il Presidente del seggio, e so già che svolgerà con grande cura ed attenzione quella funzione. Ci sono anche altri giovani, noti a me per esperienze sociali e politiche; ma annoto soprattutto il fatto che in un “lampo” di una giornata “normale” ho incontrato già tre miei allievi, due in modo diretto ed un’altra in modo indiretto. E decido di imboccare una strada dalla tipologia antropologica, andando a scavare nelle “storie” di queste giovani persone. Cosa hanno fatto dopo gli anni di scuola superiore, come hanno vissuto gli anni nei quali li ho incrociati pressoché quotidianamente, quali erano le loro attese e quali gli esiti rispetto a quelle. Cosa rimane di me in loro: può darsi niente, molto poco, poco più di poco. Ma è il momento di sapere, di conoscere, di approfondire i percorsi che li hanno portati fino ad oggi, di ascoltare da loro ciò che rimane dei loro progetti, dei loro desideri, delle loro paure e le angosce per un futuro che è sempre e comunque incerto. Mi appresto ai 70 e sono il doppio del dantesco “cammin di nostra vita”.

4.
Notte insonne, di angosce irrisolte, di grandi attese e di profonde incertezze. A chi appaio sicuro e deciso obietto che non può conoscermi; non sono mai stato pienamente a difesa delle mie idee, consapevole della parzialità di esse. Molti non sanno, non possono saperlo, che nutro profondi dubbi “storici” su quel che sarebbe stato il mio ruolo sociale e politico fossi vissuto nella rpima parte del secolo scorso. Ma quando mi ritrovo a sentirmi accusato di “parzialità” da parte di elementi la cui Cultura è molto diversa e lontana – inevitabilmente, perché è nella realtà delle cose – dalla mia, appaio imperioso offensivo ed arrogante. E, questo, mi fa sentir male. La certezza assoluta alberga nell’animo degli idioti.
Ecco, dunque, i motivi della mia insonnia. Acuiti da uno scontro sociale intenso e forse inatteso, inopportuno. Ma tant’è! Le accuse reciproche sono pesanti ed incidono sulla vita di amicizie consolidate. Accuse incrociate, fondamentalmente insensate: ciascuno ha diritto ad essere portatore di una porzione di verità, costituita attraverso le personali esperienze di vita.
La sveglia è crudele – avevo ripreso sonno – ma necessaria: e non sono mai stato un dormiglione. Come sempre tutte le altre mattine, carico la moka, accendo il gas e poi corro a mettere ordine nella mia persona e nelle mie carte. Bevo il primo dei caffè mattutini e poi mi reco a lavarmi: non ho bisogno di asciugare i capelli nè di pettinarli, per fortuna! Mia moglie dorme tranquilla. Io esco. La giornata sarà lunga e piena di buone sorprese.
“Mi puoi chiamare fascista” pensavo tra me e me, mentre andavo a piedi alla Sezione elettorale “mi puoi chiamare comunista, declinando tali addebiti in vario e multiforme modo. Ed io posso pensare e fare altrettanto, ma nessuno di noi avrebbe l’intera ragione. E, poi, ci penserà il popolo. Così sia.” mi sono detto mentre camminavo quella mattina; ed è così che è stato!
Sono passati alcuni giorni nei quali ho scelto il silenzio – il mio Blog è rimasto vuoto – proprio perché “storicamente” ritengo che l’espressione popolare debba essere rispettata anche se occorre considerarla come una delle tante tappe della nostra breve esistenza.
Ed ora andiamo a disintossicarci con un bagno di umile Cultura. Dove sono le mie allieve, i miei studenti? Signore e signori, andiamo a cominciare.