UNA VACANZA FORZATA dalla mia non volontà- PARTE 3

UNA VACANZA FORZATA dalla mia non volontà- PARTE 3

Continuo a tacere, ad osservare e prendere appunti.
Il bimbo si è addormentato sulle braccia della giovanissima mamma, dimostrando la sua tranquillità assoluta nel sopportare l’inutile chiacchiericcio delle donne: noi maschi adulti – io ed il signore di fronte a me – manteniamo la discrezione ed il silenzio, mentre le donne si impegnano a dispensare consigli al ragazzotto che mi sta accanto che da parte sua trasuda pragmatismo d’accatto a giustificazione della sua ignavia e della ignoranza educativa della madre; non conosciamo le figure maschili della famiglia ma quasi certamente sono inesistenti o marginali.
Il bambino si risveglia dopo un’ora e reclama attenzione e cibo; per il secondo non ci sono problemi per il primo però sì: nevrotica la madre assesta un paio di scapaccioni al figlio che la distrae dal compito civile che sta svolgendo, asserendo che è in quel modo che i bambini capiscono cosa devono fare, come debbano comportarsi. Non ho parole ma è evidente che la trasmissione educativa ricevuta sta avendo i suoi effetti: così facevano i suoi genitori (“mazze e panelle fanno ‘e figlie belle”).
In queste “bazzecole, quisquilie e pinzillacchere” il tempo passa ed arrivati a Formia la ragazza formosa e la madre con figlio – entrambi rappresentanti dell’ignavia meridionale (non me ne vogliate, amiche, amici e compagni del Sud, ma al netto dei pregiudizi l’ignavia è una delle caratteristiche della nostra terra, altrimenti non sarebbe così disastrata: non continuate a prendervela con gli altri, osservatevi meglio ed agite) – cominciano tempestivamente a prepararsi per scendere ad Aversa; manca però una buona mezzora, mi verrebbe da dirlo ma non mi piace fare il saccente; d’altronde sono (dovrebbero essere) adulti e vaccinati.
Vaccinati forse sì per obbligo, adulti non so.

E così escono dallo scompartimento, escono di scena.

parte 3 – fine… continua

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