In Politica siamo stanchi degli annunci, non vogliamo dire un secco “NO”, vogliamo i perché ed i come! – proposte di programma dal basso – (a proposito di abolizione del canone e delle tasse universitarie)

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In Politica siamo stanchi degli annunci, non vogliamo dire un secco “NO”, vogliamo i perché ed i come!

– proposte di programma dal basso – (a proposito di abolizione del canone e delle tasse universitarie)

Sono tempi, sempre ormai gli stessi ad ogni stormir di elezioni, che i più canuti sanno riconoscere molto bene: quelli delle promesse, degli annunci a sensazione che molti di noi credevano appartenessero ad una Politica dei venditori di tappeti di Destra “tipo Berlusconi o Salvini” tanto per intenderci. E la “opposte sponde” negli ultimi anni si sono avvicinate fino a riunirsi, forse con la complicità dei vari “Truman show” che dalla tv commerciale sono lentamente e progressivamente passati a quella pubblica. E la tv mi offre il destro per affrontare la prima delle “promesse” lanciate in queste ultime ore: “l’abolizione del canone”. Detta così appare un classico “ballon d’essai” ad uso dei sondaggisti (“lo dico e poi vedo se si muove qualcosa nel gradimento”), ma bisogna dire che la questione è assai mal posta, soprattutto perché il solo annuncio non serve a far comprendere alcuna ragione dell’intervento, limitandosi a lanciare l’idea ad un elettorato verso il quale non vi è alcun rispetto e lo si giudica a livello di “popolo bue” che pregusti esclusivamente la possibilità di non versare il canone in bolletta energia elettrica, senza fargli però capire che i costi della televisione pubblica verrebbero coperti dalla fiscalità generale e cioè dallo stesso “popolo bue” eventualmente accondiscendente e plaudente. Tuttavia la scelta di abolire o ridurre ulteriormente il canone potrebbe essere applicata con interventi strutturali sia con l’eliminazione del tetto pubblicitario che impone alla tv pubblica un limite rispetto a quelle private sia con uno scaglionamento che tenga conto del reddito dei possessori di apparecchi televisivi (con la gratuità assoluta per redditi minimi fino a 15/18 mila euro l’anno e progressivamente elevarne l’entità, superando anche i 90 euro del canone che oggi viene automaticamente prelevato); ma di questo non si parla e tutti sono nel sospetto che, come con l’IMU prima casa, alla fin fine le famiglie più ricche non pagheranno una cifra irrisoria per loro uguale a quella dei percettori di pensioni minime.

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Quando dico che occorre spiegare la “ratio” delle promesse e degli annunci ad effetto non ne faccio una questione partitica: quella di prima apparteneva al Segretario del PD Renzi ma stamattina (domenica 7 gennaio) anche il leader di “Liberi e Uguali” Pietro Grasso ha lanciato un annuncio dall’Hotel “Ergife”.
“Abolire le tasse universitarie”. Ottima come “promessa” ma manchevole di “equità” nè più nè meno di quell’altra. Tra l’altro è ancor meno concreta nei fatti, perché le strutture universitarie così come sono non reggerebbero ad un taglio tanto perentorio. Ecco perché è necessario subito dopo un annuncio esprimere i perché ed i come. Certamente, anche in questo caso, si potrebbero proporre interventi articolati tendenti a garantire soprattutto il merito collegato al reddito, costruendo una tassazione inversamente proporzionale considerando le due variabili; per cui una matricola che acceda attraverso un test di ammissione (che “oculatamente” proporrei nel corso dell’ultimo anno di superiori) a seconda del reddito familiare paghi una quota diversificata (partendo da “zero” euro) in relazione anche allo “stato progressivo” degli Esami (la gratuità verrebbe vista come una sorta di “borsa di studio”). A ciascuno studente in regola con il suo percorso di studio lo Stato dovrebbe allo stesso tempo riconoscere attraverso dei versamenti previdenziali l’equiparazione tra studio e lavoro. Agli studenti l’Università attraverso organizzazioni studentesche non profit potrebbe proporre anche delle ore lavorative per il proprio sostentamento. Inoltre bisognerebbe inserire nel Piano di studi degli Esami fondamentali che assumano la funzione di essenziali per il proseguimento del percorso, allo scopo anche di evitare che vi siano dei “fuori corso” che non abbiano una reale predisposizione professionale in quel settore. E che dire dei costi esorbitanti degli affitti? Discutiamone ed avanziamo proposte “concrete” nella loro fattibilità.

Joshua Madalon

Foto di Agnese Morganti