DANILO DOLCI e la sua “AVVERTENZA” ad introduzione di “Banditi a Partinico”

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DANILO DOLCI e la sua “AVVERTENZA” ad introduzione di “Banditi a Partinico”

Abbiamo parlato nei giorni scorsi di Danilo Dolci nell’ambito degli ANNIVERSARI 2017-2018 con riferimento alla Costituzione (Dolci è morto 20 anni fa e la Costituzione è stata approvata, promulgata ed è entrata in vigore 70 anni fa) e lo abbiamo collegato alle figure di Norberto Bobbio e di Piero Calamandrei.
Il secondo, padre costituente, ha avuto contatti fondamentali con Danilo Dolci, che a lui si è rivolto per consigliarsi prima di procedere con quell’azione “illegale” che era sia lo sciopero della fame sia lo sciopero alla rovescia: non potè consigliarlo perché i due non si incrociarono a Firenze ma subito dopo il parere di Calamandrei fu espresso nella “difesa” che egli fece nel processo al quale fu sottoposto il Dolci ed alcuni altri suoi collaboratori. Il contributo del primo (Bobbio) l’ho riassunto in due post che si riferiscono alla Prefazione che egli appose al libro oggetto anche di questo nuovo post, cioè “Banditi a Partinico”.

Di notevole importanza per comprendere le caratteristiche dell’impegno di Danilo Dolci risiedono nell’AVVERTENZA con la quale egli, dopo l’introduzione di Norberto Bobbio volle aprire quel libro. Qui di seguito la riporto quasi integralmente :

“Tra noi c’è un mondo di condannati a morte da noi.
Talvolta, anche per giusta insofferenza, tenta di ribellarsi: col mitra e la galera si risponde.
Si smetta di star dalla parte dei più forti, di lasciare a loro la possibilità di soffocare gli altri, proprio per sistema, alla luce del sole.
Non credo che tutti siamo tanto crudeli da voler continuare ad ammazzare, e a lasciar ammazzare, così….
Nella zona del maggior banditismo siciliano (Partinico, Trappeto, Montelepre: 33.000 abitanti), dei 350 “fuorilegge”, solo uno ha entrambi i genitori che abbiano frequentato la quarta classe elementare.
A un totale di circa 650 anni di scuola …..corrispondono 3000 anni di carcere. E continuano i processi contro “i banditi”.
Superano il centinaio gli ammalati di mente, gli storpi e i sordomuti.
Ogni mese si spendono 13 milioni per polizia, “forze dell’ordine”, galera. Più di 150 milioni l’anno….. a 4000 persone occorre subito lavoro. L’inefficienza, il disordine della vita pubblica persistono.
In nove anni si è intervenuti spendendo più di 4 miliardi e mezzo del pubblico denaro per ammazzare e incarcerare quando non si era mosso un dito, ad esempio, per utilizzare l’acqua del fiumicello vicino…..e ciò avrebbe dato facilmente lavoro a tutti. Se ci fosse stato lavoro non ci sarebbe stato banditismo…..
Il banditismo sul mare perdura: dal gennaio 1954, motopescherecci hanno pescato fuori legge per 350 giorni interi, indisturbati o, di fatto, favoreggiati dai responsabili.
Stavamo lavorando. Amici chiedevano notizie di noi e di questa zona: non potendo sempre rispondere esaurientemente ad uno ad uno, abbiamo pensato di raccogliere alcuni appunti e pubblicarli; è giusto confidare in tutti.
Son pagine, queste, scritte dalle cose e da tutti.
Talvolta abbiamo detto noi, talvolta abbiamo fatto parlare alcuni di questi condannati che, qui, non sanno il toscano. Non abbiamo voluto filtrare sempre questo mondo attraverso di noi ché troppo abbiamo mangiato e per troppi anni. Chiedo scusa, d’altronde, se sono rimasti brandelli di noi, e molti – e non i peggiori, forse –in queste pagine; ma volevamo più da vicino documentare, e partecipare le nostre speranze.”
Partinico, 19 gennaio 1955 D. D.

CortileCascino

Ho avuto molta difficoltà a ridurre il testo; potete rilevarne la sinteticità, la crudezza della descrizione del “mondo” che Danilo Dolci volle assumere come “suo” e nel quale impegnò l’intera sua esistenza, facendolo diventare un Laboratorio socio-antropologico di primaria importanza per comprendere le dinamiche che dalla povertà, dalla miseria troppo spesso conducono all’illegalità, al banditismo. Non c’è mai in Danilo Dolci indulgenza, giustificazione, ma c’è un atto d’accusa verso il Potere dei più forti, incapaci di comprendere il dramma dell’esistenza in assenza della principale forma di dignità per l’uomo che è inserita nell’art.1 della Costituzione italiana.
Ricordiamocelo!

Joshua Madalon