10 febbraio – Uno strumento

Uno strumento

Una sorta di grimaldello per rimettere in moto positivo tutte le energie sopite e neutralizzate dai contrasti di bassa “lega” (!) emersi nel corso di quest’ultima parte della legislatura, anche per colpa della pandemìa.

E’ questa la scelta di proporre Draghi come  prossimo Presidente del Consiglio. Non so se tra le sue ambizioni – è lontana da me alcuna forma critica nei suoi confronti (e dunque mi riferisco agli aspetti positivi insiti in tanti di noi che hanno progettato la propria esistenza correndo dietro ai propri legittimi sogni) – vi sia mai stata quella di presiedere un Consiglio politico, formato da tecnici da lui scelti ma certamente anche accolti e in qualche caso consigliati dalle diverse formazioni partitiche e da grandi personalità, a partire dal Presidente della Repubblica.

La sua funzione è per ora di carattere strumentale, ed egli stesso lo ha dichiarato nel discorso di accettazione dell’incarico. Le forze politiche che hanno governato in quest’ultima fase, attaccate da Matteo Renzi ed alcuni altri personaggi della sua formazione, hanno dovuto dichiarare di non essere in grado di procedere con una maggioranza sostanziosa il loro cammino. Il Presidente Mattarella ne ha preso atto e con un intervento drammatico ha promosso delle “iniziative” tra le quali l’incarico a Mario Draghi.

Richiamandosi ad un senso di responsabilità quasi tutte le forze politiche appaiono interessate a sostenere lo sforzo del professore. Davanti a lui ci sono le stesse urgenze – forse “più urgenti” di poco prima – da affrontare; “vincere la pandemia, completare la campagna vaccinale, offrire risposte ai problemi quotidiani, rilanciare il Paese sono le sfide” ha dichiarato all’uscita dall’incontro al Quirinale fresco di incarico, accettato con riserva.   Una sintesi programmatica che ha la fortuna di non partire da “zero”, ben diversamente da come accade quando – dopo una elezione politica – bisogna ricostruire il “progetto” sin dalle basi. Per fortuna – con buona pace degli eterni oppositori – nel campo sanitario è stato svolto un ottimo lavoro, benché ognuno di noi ha potuto liberamente rilevare alcuni aspetti critici, non sempre collegabili a responsabilità del quadro politico amministrativo nazionale. La “campagna vaccinale” di cui si parla molto spesso a vanvera procede ed i rallentamenti sono rapportati a problematiche internazionali e  qualche volta “regionali”, visto che sono state e sono le Regioni a gestire molte delle problematiche attuative connesse. Tra l’altro lo stesso Draghi ha parlato di “completamento” di quelle operazioni, non di un qualcosa ancora da mettere in opera dalle fondamenta.

In realtà, se è pur vero che in tanti affermano di apprezzare lo sforzo di Draghi e di volerlo sostenere, i veri nodi non saranno quei primi due punti (vincere la pandemia, completare la campagna vaccinale) ma il terzo ed ancor più il quarto (offrire risposte ai problemi quotidiani, rilanciare il Paese), perché le differenze tra le varie delegazioni sono evidentemente sostanziali, non vengono neppure nascoste e finiranno per portare alla consunzione della legislatura, probabilmente anzi tempo anche se subito dopo l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica, che potrebbe essere, come in tanti già da tempo auspicavano (temendo altre possibili sciagurate proposte) lo stesso Mario Draghi, soprattutto se saprà mantenere una posizione di equilibrio, di sostanziale spirito di servizio, dimostrando di essere, in questo momento, il migliore “strumento” a disposizione del nostro Paese, nella sua interezza a partire dai problemi della parte più debole e indifesa e non prioritariamente collegato agli interessi dei “potenti”.

Spero che tutto ciò non sia un’utopia.