27 febbraio Riflessioni a ruota libera

Riflessioni a ruota libera

Questo pomeriggio ho ascoltato alcune parti della “Lectio magistralis” dell’ex Premier Conte presso l’Università di Firenze. Si è rivolto in modo particolare ai “giovani” ed era inevitabile visto il luogo nel quale aveva deciso di intervenire e l’argomento trattato che intendeva sintetizzare il percorso del recente “anno horribilis” in cui ha avuto modo di svolgere un compito arduo, che ben difficilmente avrebbe potuto essere meglio affrontato da un altro Governo. Le mie critiche non sono mai mancate, sotto forma di suggerimenti purtroppo – ed anche per il ruolo minimale che posso svolgere – sempre tardive e certamente molto parziali. Non ho mai tuttavia fatto venir meno il mio sostegno, anche questo assolutamente inutile: avrei potuto solo  essere tra coloro che nei sondaggi avrebbero aggiunto il proprio sostegno, se consultati,  per esprimere favore per la sua conduzione della Presidenza del Consiglio. L’essere stato riconosciuto più come un “civile” prestato alla Politica è un segno distintivo molto positivo e chi giudica il valore di coloro che si impegnano in Politica venendo da esperienze non direttamente collegate a organismi di Partito come indegne di essere al servizio del Bene Comune ad alti livelli, chi denigra persone come l’ex Presidente dovrebbe farci comprendere come mai “oggi” si inneggi all’avvento di un signore altrettanto rispettabile come Mario Draghi, eminente ed eccelso “tecnico”, non di certo naturalmente “politico”.

Trattando di altro ma pur sempre all’interno di temi molto attuali, mi scuso ma non se ne può più di sentire la litania sui danni che avrebbero i “giovani” da questa limitazione di socialità. Non c’è alcun dubbio che non se la passano proprio bene e che allorquando riescono a sfuggire alle limitazioni mettono a rischio ancor più la Salute pubblica, a partire dalle persone a loro più vicine. Ma che dire di tutto il resto della popolazione, quella un po’ più matura (per anni e canizie, oltre alla calvizie), che ha dovuto abdicare alle funzioni sociali, focolai di Democrazia, di Condivisione reale “in presenza”, di Partecipazione? Ovviamente mi chiedo perché mai i problemi psicologici debbano essere solo appannaggio dei “giovani”? facciamo finta che per tutti gli altri, quelli che hanno perduto il lavoro perché operavano in alcuni settori piuttosto che in altri, tutto va bene, come dice la canzone? Non meno di due giorni fa (scrivo alle 20.51 del 26 febbraio 2021) un operatore del turismo si è tolto la vita e non è il primo a scegliere gesti estremi per sottolineare il proprio stato psicologico.

Purtroppo la pandemia ci sta condizionando in modo drammatico e dobbiamo fare i conti con la realtà. Non chiudere gli occhi; basta stare a ripetere che “le scuole sono luoghi sicuri” a pappardella. Non è così e non lo è stato mai per diecimila motivi. Intanto sentir dire che la colpa sarebbe di quei ragazzi (o docenti e non docenti) che partecipando ad assembramenti accolgono il virus e lo portano dentro la scuola. E’ davvero una spiegazione comica inadatta a chi pretende di diffondere Cultura e Conoscenza. Oserei dire oltre che “comica” è una spiegazione lapalissiana: sembrerebbe che la Scuola abbia agito da “zona libera”. E’ chiaro che il virus non vi abita se non c’è qualcuno che lo porta.