IN RICORDO DEL “POETA” PIER PAOLO PASOLINI – parte 31 – atti di un Convegno del 2006 IN RICORDO DI PIER PAOLO PASOLINI per la parte 30 vedi 22 luglio

IN RICORDO DEL “POETA” PIER PAOLO PASOLINI – parte 31 – atti di un Convegno del 2006 IN RICORDO DI PIER PAOLO PASOLINI per la parte 30 vedi 22 luglio

Nota: si tratta di una trascrizione della sbobinatura redatta da tecnici non sempre funzionali ai lavori del Convegno

Parte 31 prosegue l’intervento del prof. Giuseppe Panella

Non vorrei appunto, un sospetto, che anche in Pasolini giocasse questa suggestione che d’altronde viene rievocato proprio nell’introduzione, se non erro, cito così sulla base dei ricordi, proprio Gadh viene considerato uno dei grandi maestri di Pasolini insieme a (parola non comprensibile), c’è addirittura una fotografia. Quindi c’è da un lato appunto il problema del gaddismo di Pasolini che poi è il problema del gaddismo di Arbassino, di Testori ecc, ecc, coloro i quali sono gli scrittori che non a caso si sono formati in quella palestra straordinaria che è Paragone, una rivista di Longhi, cioè della moglie di Longhi cioè di Anna (parola non comprensibile) che aveva della scrittura una concezione radicalmente opposta rispetto a quella di Pasolini, ma che comunque considera Pasolini uno suo discepolo, un suo allievo.

Quindi da un lato c’è questa domanda appunto sulla possibile volontà di Pasolini di fare un’opera come quella di Gadh che ha ad esempio nel Pasticciaccio anch’essa volontà, velleità e propensione verso una scrittura di denuncia civile, nel senso appunto il Pasticciaccio come poi Eros e Priapo, come altre opere di Gadh avranno come bersaglio un bersaglio ben individuato nel Fascismo. Dall’altro in questa idea dell’opera, che si autocontraddice, cioè che appunto pone in sé stesso gli elementi del dubbio, del far deflagrare le contraddizioni dall’interno, credo però tipica di tutta la grande scrittura del Novecento. Cioè nel senso di un’opera che dovrebbe essere l’opera definitiva, finale, il grande romanzo finale, il grande testo definitivo della letteratura che però in realtà all’interno contiene i germi del suo superamento e della sua non essere tappa finale. Se qualcuno ha presente (parola non comprensibile) di Jois o “L’uomo senza qualità” di Musit sono grandi opere narrative, che vorrebbero essere il romanzo finale, per Musit era esplicito questo, ma proprio Perché è il romanzo finale questo romanzo non finisce, lascia aperta la possibilità ad una conclusione.

Io credo sicuramente Pasolini aveva per Petrolio, ma anche per altre opere, in testa una idea del genere di romanzo, anche se io diciamo meditando sul Pasolini che ancora crede nelle possibilità del romanzo come strumento di lotta ed anche di analisi delle contraddizioni politico-sociali, cioè in senso quasi lucaksiano , Pasolini ci aveva provato a scrivere il romanzo compiuto, il manufatto esteticamente realizzato, il romanzo che doveva essere contemporaneamente la prova di stile di scrittura, ma anche di impegno sociale. Se si pensa ad “Una vita violenta”, che è probabilmente un fallimento anche per Pasolini, però Pasolini ci prova e quindi è probabile questa volontà di scrittura non finita degli abbozzi di “(parola non comprensibile) gli occhi azzurri” che però contiene anche le sceneggiature, la sceneggiatura di “Una giornata balorda” quindi da un lato ha questo carattere di materiale abbozzato che non finisce; dall’altro però propone dei testi compiuti e qui apro brevemente una parentesi prima di concludere: Pasolini ha pubblicato praticamente tutte le proprie sceneggiature tranne quella di Salò.

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