DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – OTTAVA PARTE – 2

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DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – OTTAVA PARTE – 2

intro: L’avvio dell’articolo postato il 27 marzo (mercoledì scorso) aveva una serie di difetti, in primo luogo la ridondanza, la prolissità e poi di conseguenza la pesantezza della struttura. Lo riconosco, anche se non posso per una sorta di scientificità che consenta di comprendere le varie fasi della mia esistenza esimermi dal pubblicarlo. In effetti, poi, le parti successive dello stesso articolo risultano più sciolte, grazie anche alla varietà dei prodotti filmici analizzati.

Chi è che canta laggiù

2.
Fra i film presentati ve n’erano alcuni di buona qualità, che a ragione potrebbero trovare posto nella programmazione delle sale cinematografiche italiane senza perdere nel confronto con i più diffusi e spettacolari prodotti statunitensi. Parliamo del divertente “Koto Tamo Peva” (Chi è che canta laggiù) di Slobodan Sijan, che, dopo il successo ottenuto al Festival di Cannes, potremo vedere nella prossima stagione cinematografica; di “Usijanje” (Incandescenza”) di Boro Draskovic; di “Specijalno Vaspitanje” (Educazione speciale”) di Goran Markovic, un delicato film sull’educazione e sul problema del recupero dei ragazzi emarginati, disadattati, spesso costretti a scoprire la violenza all’interno ed a contatto con le istituzioni. Il ritmo dell’inchiesta che appare dalla visione del film mette in evidenza il precedente lavoro del regista, che aveva prodotto, prima di questo, che è il suo film lungometraggio d’esordio, un numero notevole – una cinquantina – di documentari per la televisione jugoslava. Buona la recitazione di Bekim Fehmiu (il già famoso “Ulisse” televisivo di Franco Rossi) nell’interpretazione di Zarko, un moderno educatore alle prese con dei giovani delinquenti; bravo anche Slavko Stimac nel riolo del giovane Pera, protagonista della storia narrata. Complessivamente un film che è piaciuto; questo però ci impone una precisazione: i moduli stilistici adottati lo avvicinano notevolmente alle cinematografie occidentali, la recitazione e la vicenda, che si svolge in maniera perfettamente ellittica, lo fanno ritenere un prodotto “industriale” di largo consumo. Il film che ci ha maggiormente entusiasmato è stato “Samo Jednom Se Ljubi” (Si ama una volta sola), terzo film di Rajko Grlic. Speriamo di poterlo rivedere: ci ha ricordato il cinema del compianto Fassbinder, in particolare “Il matrimonio di Maria Braun” (lo stesso Grlic,ammettendo di aver visto “Maria Braun” solo dopo la realizzazione del suo film, vi ha notato delle consonanze). C’è forse la stessa atmosfera drammatica che ha caratterizzato dappertutto, nel dopoguerra, la fase della ricostruzione, foriera di mille e più speranze, ma portatrice di altrettante disillusioni. Ciò che ci ha impressionato di più è stata la capacità di narrare una vicenda sentimentale, senza cadere nel fumettone romantico, ambientata in un momento di intenso dibattito politico, senza per questo incappare in un’opera di agiografia filo-socialista. Anzi, nel rapporto fra i due protagonisti della vicenda narrata, Tomislav (eroe della Resistenza, membro dell’Ufficio Speciale della Milizia Popolare) e Bebèe (danzatrice di balletto classico, appartenente ad un ceto medio-borghese), la politica non è mai preponderante rispetto all’amore.

fine parte ottava – 2….continua

Post dell’autore: Nel prossimo blocco termineremo l’articolo sul cinema jugoslavo e continueremo con quello magiaro.

Joshua Madalon

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