Ritornare per conoscere e (ri)conoscere parte 5

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Ritornare per conoscere e (ri)conoscere parte 5

E’ il 15 agosto. Sono le 12.00 e forse anche per questo non c’è nè traffico pedonale nè traffico di auto. Le strutture abitative sono caratterizzate da un misto tra imponenza e degrado suddiviso in egual misura tra sedi nobili e abitazioni popolari: non mancano gli esempi di “bassi” abitati e di strutture che un tempo forse conobbero fasti di ori, di glorie e di Storia. E’ il 15 agosto e davanti a noi c’è una città che sembra morta, invecchiata.
Procediamo lentamente sia per il caldo sia perché da un lato e dall’altro si aprono varchi profondi: sulla sinistra verso la collina vulcanica ci si addentra in quartieri che ci invitano ad essere esplorati, sulla destra lo sguardo si allunga verso la marina. Per un primo tratto la schiera di abitazioni mostra antiche vestigia aristocratiche mescolate a popolari magioni: il nostro obiettivo essenziale è procedere verso gli scavi della città romana. Percorse poche decine di metri appare l’imponente struttura della Reggia: incredibile ma è attraversata dalla via dell’Università che entra ed esce dai portici laterali. E già “Portici”, siamo a Portici. Poco prima di arrivarci c’è una Chiesa dedicata a Sant’Antonio. C’è una piccola cappella votiva esterna; l’interno cui si accedde attraverso una breve scalinata non è particolarmente interessante. Ne usciamo ed approfittiamo di una fontanella per rinfrescarci e bere. Ci inoltriamo nel cortile interno percorso da qualche sparuta auto e ci dirigiamo verso l’ampia trittica cancellata inaccessibile oltre la quale però si intravede in fondo il mare. La direzione è comunque quella della “prateria” che abbiamo già percorso. La struttura ora sede dell’Università di Agraria merita un nostro ritorno; l’Orto Botanico subito dopo l’uscita dal cortile sembra aperto ma è un’illusione, visto che un signore, forse un custode, ci dice che riaprirà solo a fine agosto.
Si vanno accumulando uno dopo l’altro buoni motivi per ritornare, sempre “rigorosamente” a piedi, forse in giorni meno caldi. Non amiamo il turismo da “giapponesi”, preferiamo il turismo “fai da te” semmai con l’uso di qualche mezzo per spostarsi da un centro all’altro…ma poi occorre procedere lentamente, osservando tutti gli angoli nascosti e, avendo tempo e forze, perlustrarli. C’è sempre tanto da scoprire, c’è sempre tanto da imparare. Poco prima di superare il portico di uscita verso Ercolano c’è una targa che ricorda come in quel luogo il 19 giugno del 1758 fosse nato Raffaello Morghen, incisore sopraffino delle vestigia ercolanensi.
Di fronte all’ingresso dell’Orto botanico c’è villa Maltese, ben tenuta almeno nell’aspetto esterno. Un viaggiatore già consapevole come noi può assegnare un giudizio così positivo ben conoscendo lo stato di un pur austero degrado degli altri spazi. Alcuni di questi rimandano a suggestioni riferibili al famoso Palazzo dello Spagnolo al quartiere Sanità di Napoli con quella scala a doppi rampanti pur con un ridotto numero di fornìci.
Ad ogni modo in uno di questi casi non c’è alcuna limitazione e noi ci addentriamo fino in fondo superando l’arco della costruzione ed affacciandoci ad un non previsto “belvedere” da cui la vista spazia spingendosi verso lo skyline di Capri.

…5…

Joshua Madalon

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