14 febbraio – LE ASPETTATIVE p.2

Le aspettative p.2

Con l’annuncio della composizione del Consiglio dei Ministri proposta da Mario Draghi sono partiti i giudizi positivi e negativi da parte delle opposte tifoserie. E’ del tutto evidente che “le aspettative” rischiano di essere molto superiori rispetto ad una visione realistica in un senso o nell’altro. C’è chi ritiene che la sola presenza di Draghi possa garantire il successo delle iniziative che saranno poste in campo da un Recovery Plan la cui strutturazione si diversifichi da quella finora sottoposta all’attenzione del consiglio Europeo, che è stata tacciata di essere poco più di una “bozza”. Lo si è fatto strumentalmente allo scopo di diffondere false notizie per screditare il Premier uscente (ho già annotato che, in assenza di regole, che sono state approvate meno di una settimana fa, sarebbe stato un gioco “accademico” scendere in dettagli) e giustificare la scelta di puntare in modo proditorio, come ha fatto Matteo Renzi, alla crisi del Governo Conte II. In realtà la decisione di chiamare Mario Draghi alla guida del Consiglio dei Ministri potrebbe addirittura significare la sua neutralizzazione verso quello che appariva lo sbocco naturale della sua carriera: la Presidenza della Repubblica. In questo “progetto” è stato coinvolto l’attuale Presidente della Repubblica che, vista la impossibilità di garantire una maggioranza al Governo Conte II per la insistente protervia di una sola forza politica presente in quella coalizione, ha dovuto operare un’iniziativa eccezionale, chiamando alla responsabilità tutte le forze politiche parlamentari a confrontarsi sulla proposta “Draghi”.

In maniera narcisistica, egocentrica, in qualche modo pericolosamente eversiva (perlomeno “fuori dagli schemi”) Matteo Renzi ha proseguito ulteriormente, e al di là di ogni valida motivazione, a vantarsi in lungo e in largo, urbi et orbe, di essere “lui” l’artefice di quella soluzione. Lo ha fatto anche su autorevoli testate internazionali come il New York Times ed il Financial Times, aspettandosi alti riconoscimenti ma ottenendo giudizi taglienti e per niente benevoli.

Il 9 febbraio su NYT Jason Horowitz aprendo il suo articolo rileva come Matteo Renzi

è diventato l’obiettivo di uno stupore e di uno smarrimento quasi universali per aver gettato il paese nel caos politico nel bel mezzo di un pandemia.

Renzi’s Power Play Is a ‘Masterpiece.’ He’ll Be the First to Tell You.

With a series of maneuvers that could have made Machiavelli blush, the former prime minister gave Italy a new government. Just don’t expect anyone to thank him for it.

“Questa era la mia strategia. Ho fatto tutto da solo, con il 3 percento! ” 
(“This was my strategy. I did it all alone, with 3 percent!”)  e chiama in causa a suo sostegno la figura di Niccolò Machiavelli e, da solo a se stesso ha aggiunto “E ‘un capolavoro della politica italiana”. La qual cosa ha prodotto una riflessione personale del giornalista “Il narcisismo e la nuda ambizione del signor Renzi lo hanno reso insopportabile a molti italiani”.

Non è molto diversa la sopravvalutazione espressa da Renzi nella valutazione che ne fornisce il Financial Times.

Questo è solo un lieve assaggio di quanto valga  Matteo Renzi  nell’opinione internazionale. In pratica “una pulce che mostra di avere la tosse per affermare il suo ego”.

Certamente il giudizio più lampante sul leader di “Italia Viva” l’ha espresso Carlo Calenda, quando ha evidenziato la volontà di “primeggiare” a prescindere dal reale merito del leader di “Italia Viva”, quando intervistato da Lilli Gruber ha rivelato che ogni formazione di Governo, dal Conte I al Conte II ed ora il Governo Draghi sia stata “opera personale” di Matteo Renzi.

In pratica, tenendo conto anche della questione “araba”, è una modalità schizofrenica che ha davvero aspetti psicopatologici su cui riflettere.

Sulle “aspettative” continuerò a riflettere in un nuovo blocco, partendo da un’analisi individuale del nuovo Consiglio dei Ministri

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