IN RICORDO DEL “POETA” PIER PAOLO PASOLINI – parte 26 – atti di un Convegno del 2006 IN RICORDO DI PIER PAOLO PASOLINI

PARTE 26

Quindi, diciamo, è proprio mettendoci in una condizione di accettazione-rifiuto al tempo stesso che noi possiamo venire a capo del problema Pasolini non prendendolo come un classico o peggio ancora come un santino. Questo diciamo è quello che volevo dire per così dire in appoggio alle tesi di Tricomi.

E poi volevo fare una domanda a Costa, di cui ho apprezzato il documentario, tra l’altro la citazione finale su cui si interrompe non è per esempio di Pasolini, ma è una cosa che lui ha preso da Bashlah, esattamente così nella Poetique della Reverì e lo dico semplicemente per fare vedere come Pasolini era uno che si muoveva tra varie cose e le utilizzava. Ma la domanda che io volevo fargli è questa: lui ad un certo punto ha parlato e sicuramente c’è questa dimensione diciamo di centralità della questione del montaggio su cui ha detto delle cose assolutamente (parola non comprensibile), una sintesi della posizione di Pasolini sul montaggio assolutamente condivisibile. Una domanda che vorrei fargli invece sul piano sequenza: cioè lui ha parlato, Costa ha parlato di un piano sequenza ininterrotto il che potrebbe diciamo essere messo in relazione con l’idea di un’opera aperta che non si conclude mai, che è sempre un’opera mancata Perché programmaticamente mancata. Quindi una sorta di piano sequenza ininterrotto. Però poi io ricordo che Pasolini, proprio a proposito mi pare de “Il Fiore delle mille e una notte” intervenendo così in risposta alle critiche che gli erano piovute addosso aveva detto: ma vi rendete conto che questo film è girato con un rifiuto continuo del piano sequenza? E’ girato invece appunto con tutte inquadrature fisse che dovrebbero dare una dimensione di estraneamento che non è assolutamente tipica del piano sequenza? Beh, allora una osservazione come questa di Pasolini su sé stesso, quindi come di uno che faceva film anche attraverso il rifiuto proprio del piano sequenza, come si concilia appunto con l’idea di una centralità del piano sequenza nell’opera finita generale. Grazie. >>

Parla il Professor Sandro Bernardi:

<< Forse si può rispondere volta per volta in modo che sia più diretta la cosa, altrimenti poi il discorso si finisce per generalizzare. >>

Parla voce non identificata:

<< Direi che questa figura dell’ossimoro che è stata rievocata riguarda un po’ anche questa sezione in Pasolini che, a proposito di queste due cose, prende delle posizioni che possono sembrare contraddittorie una rispetto all’altra. Io ho evocato quella che mi ha colpito di più, questa idea che la morte realizza un improvviso montaggio rispetto a quel piano della sequenza che è (parola non comprensibile), ed allora questa idea quella chiusura del senso che Pasolini non avrebbe mai voluto chiusa. Questa è una posizione generale in cui il montaggio, il piano sequenza sono da prendere in termini metaforici.

Poi invece per quello che riguarda la tecnica di realizzazione di Pasolini, Pasolini forse è il registra cinematografico che più integralmente ha applicato il principio del montaggio verticale, ed il montaggio non è solo il collegamento tra….>>

* L’INTERVENTO SI INTERROMPE IMPROVVISAMENTE. DALLA REGISTRAZIONE RISULTA LA PROIEZIONE DI UN FILMATO.

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