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GEMME E VERMI

GEMME E VERMI

E’ davvero difficile immaginare che la “corruzione” e l’illegalità di stampo camorristico e mafioso sia concentrata nelle grandi città come Milano, Napoli, Roma o Palermo. E’ inaccettabile che di fronte ad essa più che fare autocritica il Partito della Nazione alzi solo la voce e minacci sfracelli, forse nel tentativo di accontentare quella parte di “popolo bue” che negli ultimi tempi si beve di tutto anche se da contenitori diversificati.
Un Partito della Nazione ha di certo più che una semplice ambizione a raccattare di tutto ed è estremamente evidente che se si va a raccogliere la fanghiglia si possano trovare gemme e vermi allo stesso tempo. La disonestà e l’incoerenza, che è pur essa una forma di disonestà più aristocratica, sono molto diffuse si trovano purtroppo anche fra coloro che si dicono fermamente “democratici”, anzi “fortemente innovatori e rivoluzionari”.
Ieri sera un amico, Marco, compagno comune di brevi percorsi , correggeva la mia affermazione circa il motivo della mia disaffezione nei confronti del Partito Democratico e la mia profonda e netta disillusione verso la Sinistra (non parlo dei suoi valori ma della declinazione, ipocrita ed asservita ai propri interessi personali, che ne fanno i sedicenti Dirigenti); parlavo della mia volontà di rescindere qualsiasi rapporto con il PD ed annunciavo per il 31 dicembre la motivazione. Marco mi ha voluto correggere, non so se con severità critica o con ironia, chiedendomi se ve ne fosse solo una di motivazione. Di certo ve ne è una di tipo “sentimentale”; la rescissione vale come un’istanza di separazione o di divorzio ed i motivi sono tanti. Ma se uno non si sente più a proprio agio “insieme” a persone verso cui non ha più alcuna stima, è evidente che la motivazione sia soprattutto questa, che è il risultato di una sommatoria di umiliazioni ed offese ormai insostenibili.

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DISCIPLINA DI PARTITO

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DISCIPLINA DI PARTITO
di Giuseppe Maddaluno

Negli ultimi giorni si è levata alta la polemica intorno al “comportamento” di alcuni parlamentari del Partito Democratico che hanno inteso contraddire le indicazioni del loro Partito in relazione ai percorsi avviati di riforme costituzionali, oltre a quelle riforme per cui oggi 12 dicembre CGIL, UIL e UGL hanno indetto lo sciopero generale. Al di là della simpatia (o antipatia) che ciascuno di noi possa avere nei confronti dell’Infante (detto così per il suo caratteristico “broncio”), ritengo sia abbastanza fuori luogo richiamarsi ad una disciplina di Partito riferendosi al Partito Democratico in questa fase. E’ del tutto chiaro che esista una profonda dissonanza fra i parlamentari che rappresentano il PD di Bersani e di Epifani ed una Dirigenza, quella attuale, scaturita da Primarie “con il trucco”, Primarie “aperte” a chicchessia. Tra le altre questioni mi chiedo da giorni se anche gli attuali Dirigenti scaturiti da quelle Primarie non siano il frutto di avvelenamenti e commistioni che vedano fra i loro sostenitori anche personaggi come Carminati e Buzzi; in quelle Primarie si accostarono ai Circoli ed ai “gazebo” persone che poco o nulla avevano a che fare con la tradizione “Democratica”, e questo ciascuno può se non è ipocrita o in malafede testimoniarlo. Da qualche parte qualcuna di queste persone venne allontanata; ma personalmente non posso mettere la mano sul fuoco che ciò sia accaduto dappertutto. Mi si creda, vorrei che fosse già stata fatta una verifica in tal senso e che chi ha dubbi come me venisse in ciò rassicurato. Forse mettendo da parte l’atteggiamento ricattatorio e minaccioso di “troike” e “porcellinum”, di sfracelli generali sarebbe il caso che ci si rivolgesse agli iscritti (e Renzi e compagnia bella potrebbero averla vinta, visto il “tracollo” delle iscrizioni) o per davvero si andasse al voto (anche in questo caso Renzi & C. sarebbero in una botte di ferro, ma avrebbero se non altro il viatico elettorale che non posseggono: e questo è un altro motivo per cui richiamarsi alla disciplina è davvero fuori luogo!).

ROMA CAPUT MUNDI? di certo CAPUT ITALIAE

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ROMA CAPUT MUNDI? di certo CAPUT ITALIAE
Quello che sta accadendo a Roma è la naturale conseguenza di una deriva generalizzata dei luoghi del Potere. Qualcuno nei giorni scorsi mi ha riparlato di Berlinguer e di quella che lui chiamava “questione morale”; dopo di lui e della sua scomparsa improvvisa vi è stata “Mani Pulite” ma generalmente anche dopo quella fase che ha dato vita alla Seconda Repubblica si sapeva che la corruzione dilagava in modalità diverse più coperte, avendo i corruttori ed i corrotti imparato dalle espereinze precedenti. Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad una progressiva e purtroppo oggettivamente inarrestabile deriva: i casi si moltiplicano e non è solo Roma ad essere protagonista di queste malefatte, ma il Paese intero. Oggi i politici più in vista del panorama italiano dichiarano di essere “schifati” da quanto sta accadendo. E’ il Festival dell’IPOCRISIA. Delle due l’una che vale l’altra. O hanno subito tale realtà e non sono stati in grado di prevenirla o l’hanno coltivata strumentalmente accettandone il “voto”. In entrambi i casi dovrebbero trarre le necessarie conseguenze e dimettersi. E non parlo solo del Comune e della Provincia di Roma. Le mie orecchie hanno sentito affermazioni aberranti dal punto di vista etico-politico riferite sia all’accettazione di voti da qualsiasi persona essi provengano sia nella valutazione dell’impegno amministrativo teso alla ricerca di vantaggi anche economici personali.

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NON SOLO VINCERE

NON SOLO VINCERE
Questa notte. Come spesso capita a noi mortali, questa notte ho sognato. In mattinata, credo. Proponevo ad un amico un dibattito sull’Etica in Politica. Questo sogno mi conferma l’idea che ho e che è suffragata da tanti altri sogni rispetto al fatto che è di notte che le idee mi si presentano: volevo dire “le migliori” (l’ho detto) ma avvertivo il rischio di apparire un po’ presuntuoso (che dire? Forse lo sono). Non menziono l’amico ma per lanciare qualche indizio lo identifico in un famoso antropologo. Ed un motivo sottile sottile c’è: da giorni lo cerco per proporgli altre mie idee e forse stanotte me ne è venuta un’altra.
Ne parlerò con lui o forse con qualcun altro che vorrà ascoltarmi. Ma l’analisi non può non partire da quello che negli ultimi mesi è riuscito ad avallare un rampantismo assolutamente anomalo nelle file della Sinistra, del Centro(sinistra) a dire il vero, concretizzato con l’affermazione diffusa “finalmente possiamo vincere”.
E’ sconfortante ed umiliante per tutti quelli come me che ritengono che le vittorie vanno ottenute dietro i vessilli dei fondamentali valori della Sinistra e di un riequilibrio sociale già in bilico dopo il nefasto ventennio berlusconiano ed oggi assolutamente negato a favore di una rivincita dei ceti sociali più ricchi, fra i quali indubbiamente si annidano evasori, disonesti e reazionari che invece la Sinistra dovrebbe impegnarsi a combattere. L’assioma tout court fra ricchi, delinquenti, disonesti evasori e reazionari non ha alcuna possibile conferma ma è di certo un elemento su cui riflettere visti gli entusiasmi con i quali l’avvento del nuovo leader è stato “accompagnato” e “seguito” finora.
Chiedersi allora se a decretare la bassa affluenza sia o meno uno solo degli interventi del Governo come il Jobs Act è fuorviante e fa il gioco del “Renzi” furbo. Sono perfettamente d’accordo con lui: non è il Jobs Act ad allontanare gli elettori. E’ tutto l’impianto della “presa del Potere”, mio caro. E’ la tua presunzione e quella di tanti tuoi sostenitori; quella prosopopea che, come ebbi modo di dire, sarà fra i “ricordi” di questa fase storica dei nostri tempi quando presto o tardi, speriamo molto ma molto presto, decadrà. Se si costruisce un impianto che necessariamente faccia a meno dei fumosi e faticosi “dibattiti” nelle SezioniCircoli è del tutto evidente che moltissime delle cittadine ed altrettanto dei cittadini che hanno dato la vita per la loro organizzazione avvertano un sentimento di frustrazione ed umiliazione e si affranchino essendo del resto affrancati da tali impegni. Aggiungici che i sostenitori che hanno decretato il “cambiamento” (e che cambiamento!) men che mai ritengano di doversi sobbarcare quegli oneri organizzativi e ti spieghi le ragioni del riflusso.
Ritornando all’Etica in Politica mi viene da ricordare che una parte del “rinnovamento” amministrativo ha identificato il proprio impegno con un possibile “guadagno” in termini non di prestigio ma di risorse personali. Rimango dell’idea che occorra impegnarsi per il bene della collettività e non per il proprio o per quello dei propri adepti o congiunti. E’ la mentalità che deve cambiare; lo dico insieme a tanti (ma anche se fossero “pochi” dovrebbe valere) da molto tempo: non culi ma cervelli occorrerebbe coltivare. Ed invece a cambiare sono soltanto i loro didietro che si siedono su comode ed ampie poltrone mentre i cervelli non cambiano; e quelli migliori li esportiamo!
Non basta solo “vincere”. E non diffondiamo “eresie” politiche: il Partito Democratico aveva la nobile intenzione di avvicinare i “moderati” dietro le bandiere della dignità umana e del lavoro, garantendo la massima giustizia sociale. Avvicinare i “moderati” non significa mescolarsi immediatamente e rapidamente con loro; tuttavia l’ascesa rapida al Potere ha creato i presupposti per una commistione pericolosissima per l’identità del PD di cui oggi avvertiamo gli esiti.

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reloaded “AL MIO PAESE – SETTE VIZI UNA SOLA ITALIA” di Melania Petriello

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Al mio Paese - copertina

“Al mio Paese – sette vizi. Una sola Italia” di Melania Petriello 2012 Edimedia collectanea pensierolento si presenta come un’operazione molto intelligente con una struttura unitaria e compatta ma nell’insieme collettiva ed artisticamente varia e composita. Partendo dall’idea di utilizzare come “metafora” universale quella dei sette vizi capitali (ma con l’aggiunta di un Ottavo di cui la Petriello scrive ne “Dal Vizio perduto al Vizio ritrovato”) che sono la Superbia, l’Avarizia , la Lussuria, l’ Invidia, La Gola, L’ Ira, L’ Accidia tutti analizzati in interventi scritti dall’autrice-coordinatrice de “Al mio Paese”. In effetti, un Ottavo vizio era fino al VI secolo d.C. la Tristezza, ma fu “archiviata per volontà di Gregorio Magno. Nel proseguire questo intervento sull’Ottavo, la Petriello lo evidenzia come l’Impunità e, di certo, si riferisce alla realtà politica del nostro Paese. Dicevamo prima che si tratta di un’operazione collettiva ed artisticamente varia e composita. Perché? L’autrice non è sola; si è avvalsa di un gruppo forte di giornalisti ed artisti di vario genere. Intanto vi è un’introduzione che presenta l’idea, il progetto ed i diversi protagonisti che lo incarneranno, scritta con piglio deciso e battagliero facendo forza sul ruolo e la funzione della Cultura. Subito dopo viene data la parola ad uno dei giornalisti più impegnati degli ultimi decenni, Franco Di Mare che nel Prologo prova a scardinare, utilizzando i più validi esempi, la demonizzazione “tout court” dei vizi a scapito delle “virtù”.
L’Ira viene presa in carico da Vanni Truppi in “Mezzo/giorno” che ci racconta di un incontro con un anziano signore che poi si scoprirà essere uno dei maggiori meridionalisti – Nicola Zitara – durante un viaggio allucinante sui treni che dal Sud portano al Nord; e da Gianmaria Roberti in “In/Capaci” dove si analizza il “pozzo nero” colpevolmente inesplorato delle stragi mafiose (ad iniziare da quella di Capaci).
L’Invidia è affidata a Carlo Tarallo con “Monnalisa, Monnamia”; l’Avarizia verrà trattata da Luca Maurelli in “Capo di Gabinetto”; la Superbia da Giuseppe Crimaldi in “Alfa et Omega” che si lancia in un Giudizio Universale contrappuntato dal “Dies Irae”; il tema dell’Accidia è in “La camicia ripiegata” di Fausta Speranza che tratta dei ritardi della Chiesa su temi come quelli della “pedofilia”. La Gola è descritto da Tiziana Di Simone in “Consiglio Europeo, 15 dicembre” dove tratta con ironia amara il ruolo del Menu negli incontri “europei”. La Lussuria è materia analizzata da Luciano Ghelfi in “A letto con l’Italia” che sceglie di impersonare un personaggio molto importante per la Storia italiana, la contessa di Castiglione. Anche Carlo Puca tratta con modalità originalissime il vizio della Lussuria in “Re/pubbliche”.
La Petriello intervalla con suoi interventi quelli degli amici e colleghi che hanno accettato di partecipare a questa impresa. Perché mai manca l’Avarizia? E come mai non si è voluto aggiungere uno dei peggiori difetti che hanno condizionato la vita e l’esistenza dell’umanità ma, per senso di colpa (forse), non si vuole ammettere nel novero dei vizi capitali? Dove è l’IPOCRISIA?
Dicevamo composita questa operazione ed è infatti corredata da un malinconico ma vibrante epilogo scritto da Fabrizio Dal Passo a difesa della nostra Italia, di cui si sente, come tutti noi, figlio, fino a commuoversi. Ma non finisce qui. C’è anche una rielaborazione drammaturgica realizzata dalla Sezione Scuola del Teatro Eliseo ed uno short film – “Al mio Paese” scritto e diretto da Valerio Veloso che vi propongo in apertura.

Cosa dirvi di più. Leggetelo!

POSTI DI LAVORO IN PIU’ POSTI DI LAVORO IN MENO (la prova che poco o nulla, forse nulla, è cambiato!)

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POSTI DI LAVORO IN PIU’ POSTI DI LAVORO IN MENO
(la prova che poco o nulla, forse nulla, è cambiato!)
di Giuseppe Maddaluno (J.M.)

Negli ultimi giorni si ripete da parte dell’ISTAT (nota mensile n.10) che la disoccupazione è aumentata ed il PIL è praticamente fermo e da parte del Governo si risponde che nell’ultimo trimestre i posti di lavoro sono stati in aumento. E’ la conferma che il rinnovamento nella pratica politica non c’è stato anche se era stato annunciato e strombazzato. Non avrei mai voluto avvertire come vera la voce del popolino qualunquista che “tutti sono uguali”; spero davvero ancora di sbagliarmi, ma la speranza è al lumicino. Basterebbe girare, ma questo Governo in forme mediatiche lo fa, utilizzandolo come elemento positivo nel suo DNA, girare un po’ nelle periferie delle città, riuscire ad ascoltare le preoccupazioni della gente che vive nella sua carne la crisi lavorativa, che non riesce più a far studiare i propri figli anche se meritevoli, che non riesce più a sostenere le spese sociali (in primis quelle sanitarie) quando ne ha bisogno. Basterebbe anche andare a vedere direttamente in incognito eventualmente come vengono trattati i lavoratori nei loro ambienti, quali siano le garanzie concrete per la loro salute (e non parlo solo dello scandalo dell’amianto), come venga trattata la maternità, come non vengano rispettati da parte dei datori di lavoro orari e compensi. E sarebbe un lungo difficile e doloroso elenco di quanto accade nel mondo del lavoro. Si dirà che è meglio avere un lavoro a prescindere da tutte le garanzie: è questo ciò che si vuole? A me sembra proprio di sì. E non basta rispondere solo a chiacchiere di no. Occorre agire e sembra proprio che da parte del Governo ci si muova in senso contrario. Cioè ci si muove nello stesso senso, nello stesso “verso” dei Governi precedenti, quelli del ventennio (più o meno) berlusconiano. Sono queste, dunque, le novità introdotte? Fra l’altro nel fumo generale intorno al Job Act appare in tutta evidenza il peggioramento delle garanzie a favore dei lavoratori, con interventi disequilibrati tutti a favore degli imprenditori che dovrebbero perciò creare nuovi posti di lavoro. “Nuovi” con quelle caratteristiche di cui sopra a mo’ di schiavismo? Ecco perché non riesco a convincermi che vi sia “rinnovamento” in vista.

http://www.repubblica.it/politica/2014/11/28/news/dati_istat_reazioni_renzi_con_noi_100mila_occupati_in_piu_-101624618/

Mercato del lavoro

LANDINI e i disonesti!

LANDINI e i disonesti

Di sicuro Landini ha esagerato nell’affermare che a sostenere Renzi vi siano i disonesti. Voglio credere che abbia voluto dire che, oltre ad una base di persone oneste, molti fra i disonesti, che non mancano mai, abbiano intuito che avrebbero trovato terreno per loro utile in un Governo che non si sta impegnando come di dovere per il cambiamento a favore di coloro che nel corso degli ultimi decenni hanno sopportato il carico fiscale maggiore. Potrei fare innumerevoli esempi anche raccogliendo dati “personali” per evidenziare come nulla si sia fatto per diminuire la pressione fiscale; in verità, a chiacchiere, si dice ma nei fatti non si fa. Non è quindi di certo Landini a dover essere attaccato; la maggioranza delle persone oneste avverte questo “gap” che si amplifica fra coloro che godono dell’attenzione o della “disattenzione voluta e colpevole” del Governo e quanti continuano a sobbarcarsi l’onere della contribuzione ad un sistema fiscale che non avvertono più come “amico”, al di là degli “spot” che piacciono molto a chi gestisce il Potere. Chi opera nei luoghi pubblici (strade, circoli, associazioni) riesce ad ascoltare le frustrazioni e le disillusioni: il livello di gradimento del sedicente “Partito della Nazione” va scemando ed i risultati elettorali sono magri in linea numerica ma pingui in percentuale, grazie ad un astensionismo anche da parte di chi fino ad ieri votava per la Sinistra. Ci si astiene fino ad un certo punto: quando si deciderà, quel “popolo”, a partecipare torneranno in equilibrio i conti!
G.M.

I TEMPI SONO CAMBIATI (forse che no forse che sì)

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Costituzione italiana

I TEMPI SONO CAMBIATI (forse che no forse che sì)

Ho qualche lieve ragione di credere che il “segnale” da parte dell’elettorato possa essere arrivato a destinazione; un campanellino d’allarme come quando, dopo aver esagerato in bagordi e crapule varie, avvertiamo un malore che ci spinge a riguardarci e modifichiamo il nostro stile di vita. In effetti, vi è ancora un tasso di “ideologismo” diffuso; ma non quello che si intendeva superare quando si pensò alla costituzione del Partito Democratico (ho davanti a me come Bibbia il “Manifesto” dei “saggi” del 2007), bensì quello che costringe le coscienze di tante cittadine e cittadini a disertare le urne piuttosto che tradire, semmai, assegnando il proprio voto a chi fino ad ieri non ci piaceva e che oggi riconosciamo quasi come se non fosse poi così “diverso” da chi regge le sorti del “nostro” Partito, di quel Partito che fu il “Partito Democratico”. A dirla tutta, in condizioni simili, non mi riguarderei dal votare per forze politiche alternative, meglio se nel solco delle Sinistre, ma che non condividano la deriva demagogica, populista e pseudo democratica di Renzi e dei renziani. Non sopporto in assoluto le lezioni postume di coloro che rilevano come fosse nel progetto del PD l’inclusione di quelle forze plutocratiche, imprenditoriali ed antioperaie, di una Destra progressista ad uso e consumo del proprio tornaconto. L’idea che si dovesse ampliare il raggio d’azione della Sinistra comprendeva di certo la massima apertura, mantenendo tuttavia inalterato il senso dei propri valori fondamentali. Si sta andando invece proprio in senso contrario (d’altronde, il “cambio verso” slogan principale del “patron” del PD lo esprime chiaramente) rispetto a quanto i fondatori del Partito Democratico intendevano. Si incentivano soprattutto in modo squilibrato gli interessi dei “forti” e si indeboliscono ulteriormente quelli dei “deboli”; ecco perché anche ai meno avveduti non può essere sfuggito il giubilo – di fronte ad alcune scelte governative – della parte più forte del Paese, quella che non si è mai preoccupata di evadere “legalmente ed illegalmente” delocalizzando lavorazioni e risorse economiche e finanziarie senza alcuno scrupolo. Ritornando al “campanellino” di cui sopra esso suona per tutti, in quanto se è vero che non esista oggi un’alternativa immediata nulla vieta che la si ricerchi. I tempi sono durissimi, la crisi non solo non è finita, ma non ha ancora raggiunto il suo punto più alto. Il richiamo alla responsabilizzazione deve essere diretto soprattutto a coloro che hanno usufruito realmente dei vantaggi della crisi e non a quella moltitudine di cittadine e cittadini che si sono e stanno progressivamente impoveriti. In questa direzione il Governo non si sta dirigendo; il campanellino d’allarme ha questo messaggio.
G.M.

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I TEMPI SONO CAMBIATI (forse che sì forse che no)

I TEMPI SONO CAMBIATI (forse che sì forse che no)

Non mi dilungherò stamattina a commentare i dati elettorali. Lo lascerò fare a Renzi, che ovviamente ha già detto che la “vittoria” è stata “netta”. Di sicuro è molto chiaro il quadro generale della “non-partecipazione”. La gente è stanca ed è proprio il “rinnovamento” a non emergere. Alla spocchia del centrodestra berlusconiano si è sostituita quella del renzismo, sopportato dalla Destra che guarda sempre più con attenzione a questo “figlio putativo”, insopportabile per la Sinistra vera, che avrebbe bisogno di riaffermare nel segno dell’ “equità” (reale, non solo fatta di “annunci”) i valori fondamentali della sua Storia non contrapposti nella maniera più assoluta a quelli dell’imprenditoria. Il quadro generale delle leggi che vengono proposte mira a mantenere e promuovere l’egemonia del capitalismo, soprattutto quello finanziario. Ci vuole equilibrio, ma in tutta evidenza questo non è l’obiettivo del Governo; anche al più sprovveduto degli osservatori non sfugge lo giubilo delle classi imprenditoriali: come mai? È cambiato il mondo? E come mai i commenti sugli scioperi di oggi non sono diversi da quelli del tempo del Cavaliere? Come mai si gioisce di un risultato elettorale (anche quello del 40,8%) ottenuto sulle macerie politiche dell’astensionismo? I tempi sono cambiati, ma i vizi della Politica, no! Mi tocca dirlo con Berlusconi; ma ormai la gente ci ha fatto il callo alla sua imitazione: “Questo è il “teatrino” della Politica”.