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reloaded “LISARIO O IL PIACERE INFINITO DELLE DONNE” di Antonella Cilento

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Festival Pozzuoli

Alla Dragonara Schiavone e Castiglia

LE FOTO SI RIFERISCONO 1) AL LIBRO DELLA CILENTO CHE HA FATTO PARTE DELLA CINQUINA DEL PREMIO STREGA 2014; 2) FOTO DI ANTONELLA CILENTO; 3) LOGO DELL’INIZIATIVA NEI CAMPI FLEGREI; 4) MARIA CASTIGLIA assessore alla Cultura del Comune di Monte di Procida e ANGELA SCHIAVONE presidente de “IL DIARIO DEL VIAGGIATORE”

IN OCCASIONE DELLA GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE – 25 novembre – RIPROPONGO LA MIA RECENSIONE AL LIBRO “BELLISSIMO E COINVOLGENTE” DI ANTONELLA CILENTO preparata in corrispondenza con IL FESTIVAL DELLA LETTERATURA NEI CAMPI FLEGREI – LIBRI DI MARE LIBRI DI TERRA organizzato da “IL DIARIO DEL VIAGGIATORE” ASSOCIAZIONE PRESIEDUTA DA ANGELA SCHIAVONE da sempre donna impegnata nelle battaglie civili e culturali nei CAMPI FLEGREI

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“LISARIO O IL PIACERE INFINITO DELLE DONNE”

L’attualità del romanzo rimanda a temi che, forse da maschio, continuo a considerare ambigui; la violenza sulle donne così frequentemente portata agli orrori delle cronache è il risultato di un’educazione antropologica sbagliata attraverso la quale il “mondo” ha costruito dei ruoli che oggi, nel momento in cui socialmente li mettiamo in discussione, finiscono con il creare confusione e sbandamento nella mente dei più deboli (al di là del livello culturale e professionale) fra i maschi. Aggiungerei che nelle istituzioni educative (la famiglia, la scuola, il consesso civile allargato) non si è ancora riusciti a raggiungere la consapevolezza che la parità dei generi giustamente ricercata a livello legislativo ed istituzionale ha bisogno di tempi lunghi per essere realizzata e le “vicende” traumatiche cui da tempo assistiamo sgomenti ed infuriati sono parte di un percorso che ha tuttavia bisogno di ulteriori sostegni al di là delle giuste manifestazioni pubbliche cui volentieri partecipiamo. La sensibilità non si conquista con le norme legislative ma attraverso percorsi educativi naturali non imposti.

Una donna che nasce nel Seicento, non importa se nobile o popolana, se ricca o povera (ricordate la manzoniana Gertrude?), non aveva altro sbocco se non in un matrimonio e non aveva alcuna possibilità di acculturarsi al di là di insegnamenti impartiti sulle “buone maniere” e sulla qualità dei cibi e la ricchezza dei vestimenti. Lisario è una bambina, figlia di don Ilario Morales comandante della guarnigione di stanza al Castello di Baia sul Golfo di Pozzuoli, una ragazzina di 11 anni, che si ribella al “potere” della famiglia e dei maschi e si imbeve di letture in segreto, visto che alle donne era negato l’accesso alla Conoscenza ed alla Cultura. La protagonista, che solo per un attimo nel corso del romanzo conosceremo come Bellisaria, è diventata suo malgrado muta e ne conosciamo il punto di vista attraverso le riflessioni scritte segretamente su fogli recuperati qua e là. Antonella Cilento, autrice del romanzo, infatti vi inserisce ad intervalli abbastanza precisi le “Lettere” di Lisario indirizzate “alla Signora Santissima della Corona delle Sette Spine Immacolata Assunta e Semprevergine Maria”. La giovanissima donna, di fronte alla possibilità di andare “sposa di un vecchio bavoso e gottoso”, trova un modo tutto suo di protestare, negandosi provvisoriamente alla vita e cadendo in un sonno profondo. Ed è così che prende avvio il romanzo. Ho già scritto che si tratta di libro avvincente nella sua narrazione rapida e nella sua struttura per capitoli e paragrafi che appaiono, a chi, come me, è avvezzo a trattar di Cinema e Teatro, come Scene pronte ad essere trasformate in immagini. Ma ne parlerò dopo. L’ambientazione è in una Napoli cupa, buia, resa insicura da rivolte ed epidemie, dove si muovono personaggi di alto livello artistico insieme a malfattori, delinquenti, mistificatori ed avventurieri di ogni specie e provenienza; è la Napoli dove c’è il segno di Caravaggio, la presenza di Ribera; è la Napoli dove arrivano artisti come il francese Jacques Israel Colmar, il fiammingo Michael de Sweerts (questi, entrambi protagonisti di primo piano del romanzo di cui si parla), il valenciano Juan Dò; ed è la Napoli di Masaniello e dei Vicerè; la Napoli nella quale si rappresentano melodrammi interpretati da “voci bianche” nelle parti femminili; è la Napoli delle prostitute di basso e di alto rango ed è la Napoli dei “femminielli” e degli ermafroditi; la Napoli che crede ai miracoli non avendo nella realtà molto di cui essere felice. In questo ambiente meschino ancorché aristocratico e culturalmente, in senso potenziale, elevato si muove la vicenda di Lisario e la profonda incapacità da parte dei maschi di poter accettare l’incredibile scoperta che il catalano, medico di scarsi scrupoli, Avicente Iguelmano compie dapprima spiando la giovane moglie, per l’appunto Lisario (tralascio, benchè significative le modalità con cui Avicente conosce e sposa la giovane), e successivamente leggendo alcune pagine di un libro sui “piaceri solitari” reperito nella ricca Biblioteca di un signorotto locale, Tonno d’Agnolo, degno rappresentante della spregevole classe politica di ogni tempo, rozzo procacciatore di amanti per gli ambienti del vicereame spagnolo.
In quelle pagine per l’appunto si leggevano “cose che gli parevano impossibili. Bugie senza fondamento”. La storia si dipana concedendo deviazioni e colpi di scena coinvolgenti fino alla conclusione. E’ un libro, lo ripeto, che mi ha ridato fiducia verso le nuove generazioni di autori letterari e non è un caso che l’autore in questione sia una donna. Nelle presentazioni pubbliche del romanzo si sottolinea giustamente, in un punto di vista femminile, la modernità dell’argomento: la protagonista, pur oppressa da una società (quella del Seicento) profondamente maschilista, emerge in ogni senso e sconfigge i limiti imposti, prima di tutto quegli stessi relativi alla mancanza della “voce”. Ed è infatti dalla “voce” di Psiche nell’ ultimo paragrafo del romanzo che prenderei il via se dovessi scrivere, come sempre vado pensando mentre leggo, una sceneggiatura. Dalla voce di Psiche che sconvolge il “vecchio e malandato” Avicente inondandolo di infiniti malinconici ricordi farei partire il tutto; perché è quello il momento in cui tutto ha un senso.

JOSHUA MADALON alias GIUSEPPE MADDALUNO

L’EMBLEMATICA VICENDA DELLA PISTA DEL NUOVO AEROPORTO DI FIRENZE – PRATO E L’AMBIGUO PD

L’EMBLEMATICA VICENDA DELLA PISTA DEL NUOVO AEROPORTO DI FIRENZE – PRATO E L’AMBIGUO PD

Qualcuno sarà sorpreso dal comportamento del Sindaco Biffoni in relazione alla vicenda della pista del nuovo Aeroporto di Firenze. Anch’io ho buoni motivi per sorprendermi, non dell’atteggiamento ondivago ad uso strumentale politico elettorale da parte del Sindaco, ma della dabbenaggine di una parte di personaggi che hanno avuto fiducia in lui che oggi si sorprendono, uscendo dal guscio in cui si sono ficcati o togliendosi la “fetta di prosciutto” che avevano apposto sulle loro palpebre. Non mi sorprende il silenzio accondiscendente di una parte fra coloro che hanno strumentalmente sostenuto “in primissima fila” il Comitato per il NO; avevo avuto mille ragioni per diffidare di questi “signori” e questo atteggiamento pilatesco in cambio di “piatti sostanziosi di lenticchie” non mi sorprende. Lo stesso dicasi per il Partito Democratico che sta scavando un solco sempre più profondo con quella parte di città che ha a cuore i temi ambientali e che propone soluzioni alternative razionali anche dal punto di vista dei costi economici di un’operazione scellerata e nociva. La politica di piccolo cabotaggio che sta portando avanti la maggioranza di governo regionale sulle infrastrutture e sul sociale, realizzata soprattutto per valorizzare l’imprenditoria privata è indubbiamente il segno dei tempi, nei quali si inserisce il passaggio dal “berlusconismo” al “renzismo”. La mia voce ovviamente avrà in questa fase scarsi consensi, ma si caratterizza come monito per il futuro…

Giuseppe Maddaluno

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“MA L’IDEA CHE E’ IN ME…” OMAGGIO A GIACOMO MATTEOTTI – Circolo Matteotti via Verdi 30 Prato lunedì 17 novembre ore 21.00

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Conosco Antonello Nave da una quindicina d’anni; è stato fra i più validi docenti di mia figlia Lavinia ed è uomo colto e curioso, preciso e profondo nella sua attività professionale così come in quella artistica. Insieme a lui ho realizzato alcuni incontri culturali, primo fra tutti quello dedicato ad Oreste Chilleri, scultore autore di monumenti funebri alla cui figura ha dedicato alcuni suoi scritti; successivamente la nostra collaborazione è evidente nel mio videodocumentario “Appunti sull’umana tragedia del XX secolo” dedicata alla persecuzione ed al genocidio degli Ebrei da parte dei nazifascisti.
Antonello ha qualche giorno fa detto che l’attività del suo gruppo “Altroteatro” ha avuto inizio, forse intendeva dire a Prato, con la messa in scena di una sua proposta proprio nella Circoscrizione Est al tempo in cui vi ricoprivo la carica di Presidente della Commissione Cultura.
Quest’anno con Antonello abbiamo riavviato i rapporti con un’iniziativa che si collegava alle figure di due personaggi importanti del Cinema d’autore, Vigo e Truffaut, in occasione degli 80 e 30 anni dalla loro scomparsa.
Ho sempre seguito Antonello in questi anni e dunque non mi poteva sfuggire l’Omaggio a Giacomo Matteotti che, a 90 anni dal suo assassinio, egli ha voluto, con la solita precisione meticolosa e metodica, dedicare a questo grande personaggio della nostra Storia. Ne ho accennato al Segretario del Partito Socialista di Prato, Alessandro Michelozzi, proponendogli un’iniziativa da svolgere all’interno del Circolo “Matteotti” in via Verdi 30 a Prato (di fronte al Teatro Metastasio). L’amicizia e l’interesse culturale e politico comune ha fatto il resto. Ed è così che lunedì 17 novembre alle ore 21.00 Altroteatro rappresenterà all’interno del Circolo Matteotti “Ma l’idea che è in me…” Omaggio a Giacomo Matteotti interpretato da Benedetta Tosi ed Eugenio Nocciolini con l’accompagnamento musicale e canto di Antonio Lombardi, Vincenzo Santaniello e Francesca Vannucci. La scrittura scenica e la regia sono, ovviamente, di Antonello Nave. All’iniziativa interverranno Riccardo Nencini, viceministro Infrastrutture e Trasporti oltre che Segretario nazionale del PSI, e Matteo Biffoni, Sindaco della città di Prato. Da sottolineare la grande disponibilità che è stata concessa da parte della Presidenza del Teatro Metastasio (un grazie sentito e dovuto al Presidente Massimo Bressan) che ha cooperato per la parte tecnica alla riuscita dell’iniziativa.
Il titolo dell’elaborazione scenica si riferisce ad una delle frasi profetiche del suo destino pronunciate da Giacomo Matteotti (Uccidete pure me, ma l’idea che è in me non l’ucciderete mai ) dopo la sua denuncia alla Camera dei Deputati relativa ai brogli, le violenze, i soprusi e le irregolarità che i fascisti avevano attuato nel corso delle elezioni del 6 aprile. Era il 24 maggio del 1924. Il 10 giugno Matteotti fu rapito ed ucciso. Il 3 gennaio dell’anno successivo Benito Mussolini assunse su di sé la piena responsabilità del delitto.

L’INIZIATIVA E’ PUBBLICA E L’INGRESSO “LIBERO” SARA’ CONSENTITO FINO ALLA COPERTURA DEI POSTI DISPONIBILI

La prima di questo lavoro si è tenuta a Rovigo nel chiostro San Bartolomeo lo scorso 6 settembre – eccone la locandina

Ma l'idea che è in me

Questa invece è la locandina dell’iniziativa di Prato

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SMANTELLIAMO IL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE in nome e per conto dell’Austerity – PRATO DUE ESEMPI LOCALI

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SMANTELLIAMO IL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE in nome e per conto dell’Austerity
– PRATO DUE ESEMPI LOCALI –

Capita, e sì che capita, che in una certa parte della nostra vita si abbia più bisogno di cure, analisi, medicine e via dicendo, si abbia maggior bisogno della Sanità. E di certo ne hanno ancor più bisogno coloro che non sono vissuti negli agi e nella ricchezza; coloro che hanno tribolato, arrancato nelle loro attività lavorative e si trovano nella parte discendente della loro vita, semmai rinunciando ai costosi mezzi di trasporto personali, con difficoltà progressive nella deambulazione. La società anziana e sempre più povera con la crisi crescente subirà nuovi attacchi alla qualità della sua vita con altri interventi che si assommano a quelli già in atto. Per quel che riguarda la Toscana e Prato utilizzo due esempi concreti sui quali intenderei avere anche sostegni e risposte.
Il primo riguarda ciò che è già in atto e che appare un vero e proprio attacco al Servizio Sanitario Nazionale; non so se quel che accade qui in Toscana avvenga anche altrove, ma capita che per tantissime persone, sia per la mancanza di servizi adeguati sulla diagnostica (soprattutto radiografie, TAC e Risonanza Magnetica) sia per i costi, risulti maggiormente conveniente servirsi di strutture private. In questo modo si profila il depauperamento del SSN ed il conseguente arricchimento dei “privati”.
Il secondo esempio ha caratteristiche locali. A Prato, a breve, il Distretto Sanitario Prato Ovest in via Clementi – San Paolo chiuderà i battenti. Qualcuno potrebbe dire che da pochi mesi a due passi c’è il “nuovo” Ospedale, ma già si sentirebbero opporre la certezza che quella struttura, per ampiezza (si fa per dire; è più piccolo di gran lunga rispetto al “vecchio”) e per competenze esplicate non ha alcuna possibilità di supplire alla operatività del Distretto di via Clementi. Qualcun altro potrebbe dire che gli ambienti di via Clementi sono angusti ed inadatti ad ospitare tali funzioni; bene! se i politici e gli amministratori si fossero guardati meglio intorno si sarebbero accorti che vi sono decine, forse centinaia di capannoni inutilizzati proprio in quell’area e che, dunque, prima di decidere lo smantellamento dei servizi, si attivassero sullo stesso territorio di San Paolo a trovare soluzioni utili per la collettività.
Il territorio di San Paolo e zone limitrofe è abitato densamente da una popolazione anziana e la chiusura del Servizio Sanitario di via Clementi apporterà un ulteriore arretramento della loro “qualità della vita”.
Il Circolo ARCI San Paolo di via Cilea si fa promotore di una raccolta firme a sostegno del “provvisorio” mantenimento dei servizi sanitari di via Clementi in attesa che venga reperito uno spazio più ampio e dignitoso dove espletarlo in futuro.

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NON E’ PIU’ TEMPO DI INFINGIMENTI IPOCRITI

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Le strutture regionali del Partito Democratico (perlomeno quella toscana) si accorgono negli ultimi giorni che mancano solo poche settimane alla fine del 2014 ed il tesseramento è crollato. A meno di “miracoli” come quelli che si erano verificati negli anni dei “signori delle tessere” che raccoglievano centinaia di adesioni reclutando anche i “passati a miglior vita” (abitudine che in misura ridotta si è verificata anche in anni e tempi recenti, ancorché recentissimi, con persone che accedevano ai seggi delle Primarie – quelle riservate esclusivamente agli iscritti, si intende – senza nemmeno conoscere luoghi e modalità per espletare il tanto desiderato diritto), difficilmente verrà recuperata la gran parte dei tesserati. La sensazione che prevale è che vi sia cecità ed Ipocrisia nel non voler accettare che la nuova “linea” del Partito è in netto contrasto con la stragrande maggioranza dei militanti e che non occorra rivolgersi ai Coordinatori dei Circoli perché sanino con la collaborazione dei massimi Dirigenti locali regionali e nazionali i ritardi; ma bisogna che quei Dirigenti si armino di buona e solida volontà e vadano ad iscrivere perlomeno il 10% di quella fresca vigoria che cittadine e cittadini neofiti della Politica hanno evidenziato nel corso delle belle Primarie. Non è più tempo di infingimenti ipocriti; il Partito Democratico di tantissimi di noi non esiste più. C’è solo un Gruppo di Potere assetato da decenni di digiuno che è riemerso dai bassifondi desideroso di comandare, affidando le proprie sorti a chicchessia ne fornisse le occasioni propizie.
In effetti i Circoli possono rinascere con il contributo dei “nuovi”, a patto che sappiano divertirsi nel farsi in quattro per organizzare eventi, cene, iniziative, le Feste, i dibattiti; andare a parlare con le cittadine ed i cittadini, casa per casa, mercato per mercato, utilizzando le proprie ferie per sostenere fattivamente le Feste senza auspicare per sé nulla in cambio ma semplicemente per generosità ed altruismo, per cooperazione e condivisione. Si iscrivano i giovani rampolli dell’imprenditoria e dell’Industria locale, le famiglie dei banchieri e delle Finanziarie; si organizzino pure le convention e gli aperitiva per pottini vecchi e giovani. Non c’è più posto per la vecchia guardia e forse di questo bisognerà anche ringraziarvi; se non altro la responsabilità della fine non sarà addebitabile ad essa. Il mondo non è solo così grande ma è anche molto diverso e vi è una grande ricchezza, una grande bellezza da utilizzare. Personalmente l’ho detto e l’ho scritto: cambio verso, IO cambio verso! Ma non a chiacchiere!

NON SCHERZIAMO CON LA DEMOCRAZIA

Non scherziamo con la Democrazia

I Giovani Democratici della Toscana scrivono una lettera aperta “urbi et orbi” dimenticando che in ogni caso vi è una “gerarchia”, che pure riconoscono nel corpo del testo, da rispettare e che non devono dimenticare che sono i “vertici” a dover dare risposte rassicuranti sul funzionamento della Democrazia che, in un Partito che si chiama “Democratico”,  non dovrebbe essere un optional, un gagliardetto da appuntarsi al petto “ad honorem”. Tocca dunque al Segretario del Partito e Presidente del Consiglio “per grazia ricevuta” smentire con i fatti (ma “verba” continuano a volare) gli addebiti così ingiuriosi e calunniosi che personalità “storiche” come Rosy Bindi gli rivolgono.

I Giovani non si accorgono che loro stessi non sono più quelli che decantano di essere stati (Siamo cresciuti nelle piazze, nelle scuole e nelle università, con i movimenti studenteschi e il social forum) e somigliano sempre più ai giovani in giacca e cravatta delle convention della Destra (quelli che a Prato chiamano “pottini”) abituati, più che alla lotta per i diritti, a frequentare gli “aperitivi” eleganti. I Giovani che hanno sempre avuto una caratteristica “politica” di vivere nelle Federazioni forse non si sono accorti che la vita dei Circoli se non è morta è in coma profondo (il calo delle iscrizioni è riferito soprattutto a coloro che fino a pochi mesi fa si facevano in quattro per il Partito: ma, si sa, il mondo è cambiato; ora la Politica non la si fa più in codesto modo!)
I Giovani si impegnano con questa loro “missiva” a bacchettare tutti, nessuno escluso; solo che a Serra, Bindi e Fassina riservano parole dure (poco mi importa di Serra) ma poi quando passano al loro “capo” (da veri neo “lupetti”) usano parole lievi (Il segretario deve decidere, si, ma senza sembrare insofferente alle discussioni. Può organizzare eventi e convention, ma non comportarsi da leader di un pezzo soltanto del PD, perché lo guida tutto. Può avere le sue idee, ma non ridicolizzare quelle degli altri.). Bisogna invertire l’ordine, innanzitutto, ricordandosi che l’attuale Presidente del Consiglio si è insediato per “grazia napoletanica ricevuta” e che il 40% e rotti è stato ottenuto alle Europee e che il Parlamento attuale non corrisponde a nessun metro collegabile a valori elettorali. Inoltre quando si parla di Sinistra occorre stare attenti ed essere cauti per non rischiare di sentirsi dire “Ma quale Destra e Sinistra, ma quale Centro? ormai sono schemi superati!”.Ma sì! serve tutto! Se io dico “Sinistra” mi si attacca; se lo dice il buon Renzi lo si osanna. In effetti non c’è molto di Sinistra nelle azioni di questo Governo e ce lo confermano gli entusiastici peana della Confindustria e della Destra al Governo e fuori di esso. E bisognerebbe anche aggiungere, se ve ne fosse bisogno, che di fronte alle scelte del Governo avremmo quasi certamente portato le bandiere alle manifestazioni sindacali se a capo di esso ci fosse stato un esponente della Destra.

Chi intende leggere il testo della lettera “aperta” dei Giovani Democratici della Toscana può farlo copiando ed incollando il link seguente

http://www.gdtoscana.it/ne-iphone-ne-gettoni-telefonici-meritiamo-di-meglio/

 

 

OGGI IO VIRTUALMENTE SONO IN PIAZZA CON LA CGIL

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Alcuni anni fa in varie occasioni il Sindacato (CGIL da solo oppure in modo unitario) ha indetto manifestazioni a Roma e in altre città per protestare contro le scelte di Governi nei quali la stragrande maggioranza degli iscritti non trovava punti di riferimento (Craxi e Berlusconi sono durati circa trenta anni) ed era consueto sentire i leaders delle maggioranze di Governo sottolineare come la maggioranza degli italiani fosse rimasta a casa e come per l’appunto quella fosse il riferimento cui affidare le valutazioni e le sottovalutazioni. Non credo che la manifestazione di oggi sarà in grado di cambiare l’Agenda del Governo, innanzitutto per un motivo: il Governo Renzi è il frutto di una metastasi della Democrazia e di un Trasformismo diffuso che opera sullo smantellamento delle ideologie, utilizzandole a proprio vantaggio in positivo ed in negativo quando servono. Il Governo Renzi è il frutto di un compromesso politico che diffonderà nella società veleni e divisioni che potrebbero diventare pericolose per il mantenimento del tessuto democratico.
Ed infatti Renzi che dice di essere di Sinistra, così come si affrettano a confermare altri suoi illustri sodali, non smentisce l’arroganza e la presunzione dei suoi illustri predecessori, cui evidentemente intende accostarsi ed ieri sera ha confermato che lui pensa ai milioni di persone che oggi sono rimasti a casa. Bravo! Lo ringrazio perché, anche se non ci sarebbe stato bisogno, si è omologato e mi ha confortato nel giudizio. In un post precedente sottolineavo come in quel 40,8% mancasse il mio voto e, dunque, ci fossero invece parte considerevole dei voti della Destra e di un Centrodestra in generale molto più vicino agli interessi della parte ricca e garantita (in questi non ci sono solo quelli a reddito fisso pubblico ed i pensionati ma anche tutti coloro che evadono impunemente il fisco e tutti coloro che delocalizzano e portano i loro soldi all’estero; ci sono gli sfruttatori della manodopera clandestina e giovanile; ci sono coloro che vogliono che le maglie delle regole in materia di imprenditoria siano più larghe per avvantaggiarsi non di certo per migliorare le condizioni della nostra società: tutti questi hanno compreso di avere finalmente trovato chi avrebbe corrisposto alle loro “esigenze”). Non è strano che la Confindustria in controtendenza perfino a Berlusconi sostenga pienamente convintamente questo Governo.
E, dunque, io sono a casa ma virtualmente sono in piazza con i lavoratori cassintegrati, con i licenziati (a proposito, quando si parla di “nuovi posti di lavoro” e ci si riempie la bocca di numeri, si pensi a tutte quelle persone che il posto di lavoro lo hanno già perso e che lo perderanno nei prossimi giorni, settimane e mesi), con gli sfruttati, con i disoccupati e con tutta quella brava ed onesta gente che oggi invece sarà a Roma.
Renzi sarà a Firenze con i “suoi”; è anche giusto che si distingua e che si distinguano coloro che lo osannano, coloro che lo fanno in buona fede (che io stimo nell’espressione del loro libero pensiero) e coloro che lo fanno in mala fede (che io aborro per la loro evidente grettezza).
A Renzi chiedo però, anche se continuerà ad avere quegli atteggiamenti di superiorità che non contraddistinguono un uomo di Sinistra (ammesso che lui ci creda davvero, e ne dubito), di aggiungere il mio nome fra coloro che parteciperanno con la mente e con il cuore alla manifestazione: più UNO, dunque! e contestualmente di aggiungermi fra coloro che non lo sosterranno mai!

reloaded VOCI FUORI DAL CORO

Ripropongo questo articolo

Libertà e Giustizia

VOCI FUORI DAL CORO
Da qualche mese non riesco a condividere più la linea ufficiale del Partito Democratico, che ho contribuito “in primo (non primissimo, ma comunque primo) piano” a far nascere, concependone la necessità già molto prima che altri la prendessero in considerazione. Orgoglioso e presuntuoso, sì; sono tale e sfido coloro che ne avvertissero per strumentalità la necessità di muovere questi addebiti come accuse ed elementi negativi a farsi avanti. Nondimeno, pur non condividendo tale linea, non rinuncio ad una battaglia “legale”, ma senza impegnare terze persone, perché venga riconosciuto il diritto a coloro che “fecero il PD” di sostenere le loro posizioni liberamente senza rinunciare all’appartenenza. Avverto che ciò, anche se nell’indifferenza “offensiva” di ipocriti gruppi dirigenti, in una situazione che spinge la leadership a limitare la libertà di espressione di alcuni parlamentari (il caso Mineo è evidenza logica e razionale = se non fai quel che ti si chiede sei fuori), non è affatto facile; ma questo aspetto non mi spaventa. Piuttosto, soccorso dalla Storia, quella più e quella meno recente mi avvio a delle riflessioni che, come intravedo da alcune letture recenti, non sono vaghe peregrine e meramente personali. Abbiamo sentito il leader del PD tuonare contro i disfattisti e farsi forte di una volontà popolare che è trasversale ed a-politica semplicemente riferendosi senza menzionarli a sondaggi che tendono ad accontentare il popolo indistinto ed inferocito a causa dei demeriti di una classe politica non estranea né a Renzi né a tantissimi di quelli che si dichiarano suoi sostenitori. Quel popolo a cui si intende dare ascolto è lo stesso popolo che dovrebbe ribellarsi (in effetti lo farebbe pure se non avesse perduto la fiducia nell’essere ascoltato nelle richieste sacrosante di far ripartire l’economia e far riavviare il mercato del lavoro) ma non lo fa perché non sa più nemmeno organizzarsi e non riesce più – anche per un deficit di cultura – a rappresentare le sue istanze se non in maniera individuale come elemento di sondaggio. Questo sfilacciamento consente ad una classe di potere furba ed avida che si picca di rappresentare il “rinnovamento” nelle forme e nella sostanza (ma né quelle – homines novi e giovani vecchi nei metodi – né questa – la furia selvaggia in un accelerato iter di “riforme” che mortificano la nostra Storia repubblicana – affermano o preludono ad un cambiamento davvero rivoluzionario) di appropriarsi (o riappropriarsi) delle leve del comando senza averne il “merito” ma semplicemente con un’azione scorretta di pirateria politica (le Primarie dello scorso anno). E così, andando avanti, continuando ad umiliare l’intelligenza e la cultura si rende sempre meno importante la partecipazione dal basso e si “valorizzano” (!) i piani intermedi e quelli alti del Potere. A casa mia tutto questo – sia chiaro – ha ben poco a che vedere con la Democrazia.
Parlavo di “disfattismo” e sono andato a rileggere un intervento di Adriano Prosperi su “Repubblica” del 15 giugno 2009. Il prof. Prosperi parlava di Mussolini e Berlusconi ma le sue riflessioni appaiono quanto mai attuali. L’articolo ha per titolo “Il fantasma necessario del disfattismo” e vi si legge:
“Il filo dell’ attacco al disfattismo non si interruppe qui. Fu il leit motiv della propaganda del regime. Se rievochiamo queste vecchie cose non è per tornare sulla questione generale se quello che si presentò anni fa come il «nuovo che avanza» sia in realtà qualcosa di molto vecchio, se il berlusconismo sia classificabile come fascismo. Quello che si presenta è una nuova declinazione di qualcosa che appartiene alle viscere profonde della storia italiana, alle magagne della nostra società, alle questioni non risolte nel rapporto tra gli italiani e il passato del paese. E’ il linguaggio del leader a svelare che il regime che giorno dopo giorno avanza nel nostro paese tende a riproporre qualcosa che l’ Italia ha già conosciuto. Il disfattismo fu per il regime fascista un fantasma necessario, continuamente evocato, il responsabile a cui imputare le difficoltà e gli insuccessi.”

Anche Libertà e Giustizia nell’aprile scorso ha elaborato una riflessione cruda ma drammatica del “cul de sac” in cui si è andato ad infilare la Sinistra con la sua incapacità di esprimere una via d’uscita negli anni passati. Ci si è felicemente crogiolati nei solipsismi intellettuali senza comprendere che si attraversava un periodo di “guerra-nonguerra” nel quale bisognava fare fronte comune senza storcere la bocca ma anche senza doversi necessariamente turare il naso.

E Salvatore Settis sempre nell’aprile di quest’anno elabora una riflessione sui rischi che con il Governo Renzi ad essere “rottamata” sia la nostra “Democrazia”:

“… occorre fermare la «svolta autoritaria» del governo, perché il progetto di riforma costituzionale tanto voluto dal premier è «affrettato, disordinato e assolutamente eccessivo». Tanto per cominciare, «non si può accettare che a incidere così profondamente sulla Carta sia un Parlamento di nominati e non di eletti, con un presidente del Consiglio nominato e non eletto»….Il guaio è che il male viene da lontano: si tratta di «decisioni prese in stanze segrete», che «non ci sono mai state spiegate», perché sono i diktat del neoliberismo che vorrebbe sbaraccare lo Stato democratico, visto come ostacolo al grande business…”
Continua il prof. Settis: “ Solo che finché si adeguano Berlusconi e Monti mi stupisco ben poco. Ma che ceda il Pd, che dovrebbe rappresentare la sinistra italiana, è incredibile. E porterà a un’ulteriore degrado del partito, e dunque a una nuova emorragia di votanti».

Secondo Settis, «La sinistra sta proprio perdendo la sua anima: si sta consegnando a un neoliberismo sfrenato, presentato come se fosse l’unica teoria economica possibile, l’unica interpretazione possibile del mondo».
Renzi cavallo di Troia di questo neoliberismo che ha colonizzato la sinistra? «Certamente l’unico elemento chiaro del suo stile di governo è la fretta».Dice Settis. «Dovrebbe prima spiegarci qual è il suo traguardo e poi come vuole arrivarci. Non basta solo la parola “riforma”, che può contenere tutto. Anche abolire la democrazia sarebbe una riforma». “Quello che cerca Renzi” continua Settis, «è l’effetto annuncio, il titolone sui giornali: “Renzi rottama il Senato”. Lui punta a una democrazia spot, a una democrazia degli slogan. Se il premier sostiene che la Camera alta non è più elettiva, ma doppiamente nominata, allora significa che ha veramente perso il senso di che cosa voglia dire “democrazia”». Un nuovo Senato composto da sindaci e presidenti di Regione? «Mi pare una concessione volgare agli slogan leghisti secondo i quali il Senato dev’essere la Camera delle autonomie, cioè l’anticamera dei secessionismi. È inutile festeggiare i 150 anni dell’Unità d’Italia se poi i nostri figli rischiano di non celebrare il 200esimo compleanno».

Ecco perché, sentendomi purtroppo in buona compagnia, c’è da preoccuparsi e non si può far finta di niente.

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Settis Salvatore

LIBERA AGGREGAZIONE DEMOCRATICA PRATO SAN PAOLO MACROLOTTO ZERO

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Facendo seguito a quanto annunciato oggi pomeriggio su invito e sollecitazione di un Gruppo di cittadine e cittadini che avevano fin qui guardato con grande attenzione al Partito Democratico operando al suo interno con passione ed entusiasmo critico scrivo quel che segue:

Proponiamo, di fronte al protrarsi della crisi politica del PD, gestito da gruppi dirigenti che non corrispondono alla base (i dati del tesseramento evidenziano questo profondo malessere/dissenso), di costituire presso il Circolo ARCI di via Cilea in Prato la LIBERA AGGREGAZIONE DEMOCRATICA PRATO SAN PAOLO MACROLOTTO ZERO* che, a partire dalle proposizioni programmatiche esposte nell’ATTO FONDATIVO DEL CIRCOLO PD Sezione Nuova San Paolo, si occupi delle problematiche del territorio coinvolgendo tutte le forze politiche che intendono interloquire con proposte concrete alla creazione di un senso più ampio di appartenenza territoriale e di uno sviluppo analitico metodologico e progettuale utile alla città intera.

La proposta verrà presa in considerazione e discussa in una delle prossime riunioni.

*l’Atto fondativo del Circolo PD Sezione Nuova San Paolo Prato via Cilea è disponibile per chi lo chiedesse

Tramonto sul mare