RITORNO A CASA – parte quarta

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RITORNO A CASA – parte quarta

“Zoccolona” giù dalle nostre parti significa anche “donna dai facili costumi” ma nostra figlia intendeva ben altro, equiparando il rumore dei tacchi con cui agitava le nostre notti insonni (“ma perchè non se li toglieva quando tornava a casa ed inforcava le più comode silenziose pantofole?” era la frequente domanda che ci ponevamo) agli “zoccoli” che particolarmente d’estate il popolo dei marinari e dei vacanzieri in località di mare, nei nostri plendidi borghi era solito calzare.
E così, a proposito di “zoccole” che, oltre ad indentificare le signore meretrici dei bassi napoletani, che negli ultimi tempi si sono sempre più dedicate ad altre attività meno impegnative e più remunerative, si riferivano anche – equiparandole per il lerciume morale – a quelle di sopra, ai più classici topi di fogna che in realtà degradate come alcune località del nostro Sud saettavano tra cumuli di immondizia maleodorante in quegli angusti vicoletti, trovammo assai curiosa la narrazione che ci venne proposta da un docente universitario del ramo scientifico dell’ateneo partenopeo, il quale utilizzava le “cavie” per studiare la loro resistenza alla fatica ed allo stress. Lo scopo era scientifico e l’intento era ovviamente quello di tarare le difficoltà delle povere “cavie” trasponendole solo idealmente sul genere umano.
E’ un ingrato lavoro, che non riuscirei a portare avanti: infatti la sola descrizione di esso (“ma come si fa ad investire quattrini pubblici con riscontri non certamente definiti facendo soffrire delle innocue bestioline?” la domanda l’abbiamo posta ma la risposta non c’è stata data) è cruda, orribile: i poveri topi, fatti nascere e crescere a tale scopo (c’è un commercio in tal senso), venivano immersi in un contenitore di acqua, una vasca tipo quella dei nostri bagni, e costretti a nuotare fino all’ultimo spasimo con degli elettrodi che ne controllavano il battito cardiaco. I giovani ricercatori avevano il compito, tipicamente da aguzzini, di non consentire mai ai topi la possibilità di appoggiarsi a qualche appiglio per poter “tirare il fiato”.
Di tanto in tanto, forse avvertiti da qualche anima pia, alcuni operatori dell’ Ente Nazionale Protezione Animali si affacciavano in questi stanzoni e procedevano ai relativi rilievi, alle segnalazioni, agli ammonimenti ed alle sanzioni e denunce, se le altre forme di controllo erano state vane.

RITORNO A CASA – parte 4 ….continua

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