MEDIATECA DELLA MEMORIA – un’ iniziativa della Circoscrizione Est del Comune di Prato nel maggio 2001 (LA GIORNATA DELLA MEMORIA FU ISTITUITA NEL NOVEMBRE DEL 2005) la storia di E.T. Eugenio Tinti parte 3 (dopo il preambolo dello scorso 27 gennaio e la prima parte contrassegnata con il numero 2 del 3 febbraio u.s.)

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MEDIATECA DELLA MEMORIA – un’ iniziativa della Circoscrizione Est del Comune di Prato nel maggio 2001 (LA GIORNATA DELLA MEMORIA FU ISTITUITA NEL NOVEMBRE DEL 2005) la storia di E.T. Eugenio Tinti parte 3 (dopo il preambolo dello scorso 27 gennaio e la prima parte contrassegnata con il numero 2 del 3 febbraio u.s.)

Eugenio Tinti era (ed è, non ce ne è alcun dubbio ancora oggi) antifascista e comunista, e visse sulla propria pelle quotidianamente questa identità.
Ci parla infatti della grande difficoltà a trovare lavoro (“anche quando ne trovavo uno” dice “dopo qualche settimana, quando attraverso delazioni poco amichevoli scoprivano quale era la mia fede politica, mi licenziavano”), ci parla delle sue esperienze in Francia a Besançon per 2 anni e 6 mesi nei primissimi anni del Fascismo, ci parla poi del suo lavoro successivo alle acciaierie di Terni dove aveva dei parenti, ci parla del suo rifiuto assoluto di partecipare alle “adunate” di paese organizzate ogni sabato (“non avevo neanche mai voluto indossare la divisa di camicia nera e per questo ogni sabato dovevo scappare”), ci parla dei suoi amori e del suo amore per la donna che aveva poi sposato, Stella, anche quello elemento di contrasto politico ed ideologico: il padre, il futuro suocero (nonno Sestino, come lo chiama Marite, sempre presente ai nostri colloqui), non voleva che sua figlia si sposasse con lui, perché era già promessa ad un notabile del luogo di sicura fede fascista ed Eugenio era un antifascista, un comunista. Con Stella invece si sposerà nel 1926 e poi, dopo un primo periodo a Poppi, nel 1931 si sposterà a Firenze e dal 1940 lavorerà all’Istituto Chimico Farmaceutico.
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Quando, dopo qualche giorno, ritorniamo a trovarlo, Eugenio Tinti è nervoso, teso perché noi, per motivi di traffico e di parcheggio, siamo arrivati in leggero ritardo e lui, ci dirà la figlia Marite, è impaziente di poter poi uscire per la sua solita benefica passeggiata quotidiana. Ci risponde infatti direttamente al citofono e ci apre il portone: ma poi insieme alla figlia non lo riusciamo a trovare nei labirinti dell’appartamento: ella lo chiama e, nel cercarlo, lo trova tranquillo fuori al terrazzo interno fra le piante di limoni nei grandi vasi.
Gli chiediamo di poter fare qualche fotografia e, diversamente da tanti altre persone anziane, non si sottrae: poi accediamo insieme a lui ed a Marite nel salotto ( Eugenio Tinti fa il padrone di casa intimandoci in modo imperioso di sederci su una delle poltrone mentre lui continua a stare in piedi in modo impeccabile come il fusto di un cipresso alto e dritto) e guardiamo alcuni album fotografici che ci riportano di nuovo al suo passato.
Ci colpisce in modo particolare la foto che lo ritrae con la moglie sul ponte di Poppi, con lo sfondo del Castello dei conti Guidi che svetta sulla parte alta del paese; ci colpisce poi, e chiediamo di mettercela da parte, la foto nella quale è ritratto su una scogliera, ad Amalfi, seduto in bella ma naturale posa (vedi foto in evidenza e foto frontespizio del libretto); ci interessano poi alcune delle foto scattate a Merano, dove era stato trasferito negli ultimi anni della seconda guerra mondiale per lavorare nel settore farmaceutico (da Firenze dove lavorava proprio all’Istituto Farmaceutico di Castello fu “deportato”, anche per tenerlo lontano dai suoi “amici” di Firenze, in quel di Merano; era in qualche modo tutelato rispetto ai suoi compagni perché le sue abilità servivano alla causa nazifascista, nè più nè meno come era capitato ad altri “deportati” nei campi di lavoro nazisti, come ad esempio Primo Levi)………

Tinti a Poppi

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