VERSO IL REFERENDUM SUL TAGLIO DEI PARLAMENTARI – 29 MARZO

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VERSO IL REFERENDUM SUL TAGLIO DEI PARLAMENTARI – 29 MARZO

Il 29 marzo andremo a votare per un referendum per confermare o rigettare il taglio dei parlamentari. Come tanti sono in grande imbarazzo: comunque vada, mi dico, continueranno a dettar legge i soliti apparati. Se viene fermato il taglio canteranno vittoria la gran massa dei politici di mestiere, soprattutto quelli che non hanno un loro passato professionale “normale” avendo vissuto solo di “politica”. Strano a dirsi ma accadrà la stessa cosa, se invece il “taglio” sarà confermato. Nei primi giorni di ottobre dello scorso anno (il 2019) una maggioranza ”bulgara” vicina al 100% ha approvato il taglio (vedi foto in evidenza). E’ molto strano, paradossale, davvero assurdo che, poi, molti di quelli che hanno votato per il taglio, oggi si impegnino a partecipare al referendum sostenendo proprio il contrario di quella scelta. Ma la Politica, conosciuta come Arte del possibile ( e, dico io, dell’impossibile ), è fatta così.

Mi sento – e lo sono – un comune cittadino informato e consapevole. Ed esprimo i miei dubbi.
La chiamano “Democrazia”, ma il “demos” è sostituito da una congerie di lobbies, veri e propri potentati economici o subeconomici che mirano a realizzare macrointeressi di classe concedendo benevolmente poco più che briciole al “popolo”, ovvero alla parte più debole di un Paese.

La rappresentanza indiretta stabilita dalla nostra forma di “repubblica parlamentare” non consente il pieno esercizio della “democrazia” da parte dei cittadini. Occorre dunque prevedere una regolamentazione che permetta una vera partecipazione popolare alle fasi di reclutamento e di accesso alle liste o perlomeno si abbia la possibilità di esprimere delle preferenze e semmai di poter utilizzare la forma del voto disgiunto. Invece sia nella scelta del personale politico rappresentativo sia in quelle di carattere politico ed economico generale pochi sono coloro che gestiscono il potere quasi sempre a proprio esclusivo vantaggio ed a danno dei molti.
Tra qualche settimana andiamo a votare per il referendum che tratta del “taglio del numero dei parlamentari italiani”.

Sottopongo al lettore una (la n.5 su 9 pubblicate su
http://www.coordinamentodemocraziacostituzionale.it/2020/02/12/faq-sul-referendum-costituzionale-del-29-marzo-sul-taglio-dei-parlamentari/) delle FAQ preparate dal Comitato per il NO al taglio. Intendo rilevare che nella risposta, peraltro convincente se tutto quel che si scrive dipendesse da “altri” (un “nume” cattivo, un “despota” sanguinario), vi è la “soluzione”: chi viene eletto quasi sempre “non “ rappresenta i propri elettori nel senso vasto, ma quella piccola parte “di potere” che gli ha consentito di poter essere eletto. Ragion per cui anche se i parlamentari si riducessero, poco cambia per il “popolo” se non vengono realizzati dei correttivi metodologici utili alla costruzione di un vero e proprio rapporto con i territori.
Questa la domanda assertiva
A: La riduzione del numero dei parlamentari non incide sulla rappresentanza, anzi la rende più autorevole.
Questa è invece la risposta
B: Completamente falso. Se si riduce il rapporto fra cittadini e parlamentari si incide profondamente sulla rappresentanza politica, sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo.Perché si realizzi una vera rappresentanza politica, bisogna che i singoli parlamentari abbiano una relazione reale e continua con i problemi del territorio in cui è avvenuta la loro elezione e dei cittadini che ci vivono, nonché un rapporto costante, non limitato al momento del voto, con i propri elettori. Meno sono gli eletti e più difficile è realizzare quel rapporto. Questo inevitabilmente nuoce all’azione dei parlamentari sul piano qualitativo perché riduce la possibilità di una conoscenza dei problemi concreti.Quindi la rappresentanza politica ne risulta peggiorata.

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Ne riparleremo

Joshua Madalon