17 febbraio – LE ASPETTATIVE …4….Intorno alle scelte di Draghi e Mattarella (le donne)

…4….Intorno alle scelte di Draghi e Mattarella

Sarebbe opportuno riconquistare una capacità razionale equilibrata che conduca ad una comprensione scevra da forme ideologiche. E’ abbastanza difficile, lo capisco. Soprattutto non lo è per tutte quelle persone che hanno costruito la propria identità basandosi sull’appartenenza partitica, quelle – per comprenderci – che hanno strutturato la propria dipendenza intellettuale in modo esclusivo. In questo periodo pandemico, nel quale tantissime persone sono state condizionate a rivedere la propria esistenza, i propri ritmi vitali, si sarebbe potuto far prevalere la riflessione individuale, quella che di norma dovrebbe contribuire a ricreare un nuovo senso all’elaborazione collettiva. Ce lo siamo detto molto spesso: “di fronte alle difficoltà gli esiti potrebbero essere positivi!”; anche se, poi, nel calcolo delle probabilità, le “varianti” potrebbero condurre a sbocchi “negativi”.

Come avete potuto leggere nel post di ieri, 16 febbraio, mi sono espresso in modo critico e severo verso le posizioni “sciovinistiche per genere” delle donne del Partito Democratico.  Vorrei, non certo per convenienza (vivo la mia parte finale della vita nel quale non nutro ambizioni di rivalità), allontanare il dubbio di un certo tipo di malevolenza maschilista interessata e non mi esimo dal giudicare questa rimostranza da parte delle donne “Democratiche” come espressione di malafede e di strumentalizzazione di carattere politica, il cui profilo che può essere alto ma in questo caso finisce per essere davvero molto “basso”.

La scelta delle Ministre e dei Ministri è stata fatta in forte autonomia da parte di Mattarella e Draghi. Non c’entra nella maniera più assoluta il Segretario Zingaretti. Sollevare il polverone su questo tema può nascondere il desiderio da parte di alcune ed alcuni di andare ad un cambio di vertice.

Bisogna riconoscere che – una volta scelte le persone (i “tecnici”) che sono andate a ricoprire ruoli prioritari nel “progetto” che pur avrà in mente il Primo Ministro – non c’erano molti spazi da riempire con figure che si riferissero a forze politiche e alla relativa posizione di “genere”.

Faccio un paio di esempi, significativi, con due Ministre. La scelta di Carfagna (Forza Italia ha 2 donne su tre componenti) e di Bonetti (Italia Viva ha il 100% di presenza femminile) ha un senso.

La prima non è una proposta del Partito di riferimento: ad alzare la sua quotazione potrebbe essere stata una segnalazione da parte del Presidente della Camera o l’attenzione dello stesso Mattarella, alla ricerca di persone che negli ultimi tempi hanno mostrato equilibrio nelle loro azioni politiche: Mara Carfagna ha condotto le assemblee di Montecitorio con energia e capacità ed è tra le promotrici di azioni politiche che guardano alle problematiche meridionali in forte controtendenza ed in contrapposizione con una parte, quella dominante, del suo Partito: non ha fatto velo, peraltro, di volersi distinguere con la creazione di un “nuovo” Partito “meridionalista”.

La seconda ha mantenuto un profilo discreto silente in tutta la diatriba scoppiata con le dimissioni “forzate” cui è stata condotta dal leader del suo Partito, “Italia Viva”. E, nonostante le elucubrazioni di Matteo Renzi che vantava la decisione della professoressa Elena Bonetti di “ritornare al suo impegno professionale”, ha saputo mantenersi a distanza, ben diversamente da quel che ha fatto la dimissionaria Bellanova che si è distinta per aggressività pari a quella del suo “patron”. La prima è stata promossa, la seconda “bocciata” sonoramente con un vero e proprio schiaffo “virtuale”, che si è concretizzato con l’assegnazione del Ministero dell’Agricoltura ad un rappresentante autorevole del Movimento 5 Stelle.

Nel prossimo post continuerò a riflettere sia sui Ministeri che sulle posizioni della Lega, con la sua adesione strumentale al Governo Draghi.

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