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PENSIERI A RIDOSSO DEL FERRAGOSTO ora che fa un po’ fresco

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PENSIERI A RIDOSSO DEL FERRAGOSTO ora che fa un po’ fresco

Sarebbe un ben nobile contributo a far chiarezza nel contesto politico melassico della Politica italiana il porsi a disposizione per costituire la formazione di un soggetto unico della Sinistra: e non mi stanco mai di sottolineare il termine “vera” proprio in quanto abbiamo assistito negli ultimi anni ad un’operazione di trasformismo al limite della ciarlataneria in quel contesto che si proponeva attraverso vuote parole ad alzarne la bandiera.
Mettersi a disposizione non significa porsi alla testa, ma essere disponibili ad affiancarsi senza pretendere di avere il posto di prima fila. Sotto questo aspetto ho apprezzato il proposito di Pisapia di non avanzare la sua candidatura, pur rimanendo “a disposizione” per lavorare ad un comune progetto. Nobili intenti che non sono stati apprezzati (o è una modalità quella di Pisapia di fare la “zita cuntignosa” e quella dei suoi principali interlocutori di fare gli ipocriti presentando poi conti da pagare?) e che probabilmente fanno parte di quel “teatrino” aborrito da Berlusconi ma che è sempre purtroppo in scena qui dalle nostre parti?
Bene! Dopo aver apprezzato quel gesto, interpretandolo in modo positivo, ho però rilevato che il percorso di Campo Progressista più che rivolgersi “a Sinistra” tende ad avere uno sguardo prioritario verso il “passato prossimo” a guida PD, auspicando più che un “rinnovamento” (necessario) una “restaurazione” pericolosa.
In mezzo al guado, diviso e tentennante, c’è poi Art.1-MDP che non riesce a scrollarsi di dosso sia i propositi di “revanchismo” molto personali di D’Alema sia l’utopia di Speranza e compagnia bella di modificare gli assetti interni del Partito Democratico con il proposito di creare le condizioni per scalzare Renzi. Utopia, questa, che non tiene conto che il blocco intorno a Renzi è diventato molto forte, grazie ad innesti venefici di antichi e nuovi “figuri” e ad un metodo che richiama quelli della prima Repubblica e della peggiore Democrazia Cristiana.
Indubbiamente, e come spesso è accaduto, alcuni miei interlocutori si offenderanno, e questo non consentirà loro, convinti dei loro assunti, di fare uno che sia uno, pur piccolo passo in avanti.
A me dispiace tirare in ballo la questione “referendaria” del 4 dicembre 2016 e ricordare quali furono gli schieramenti e quali furono tra i leader che ora si propongono come capofila a sostenere quel referendum costituzionale che, se approvato, avrebbe provocato sconquassi istituzionali di rilevanza straordinaria. Dispiace perché non mi trovo d’accordo con chi sostiene l’impossibilità di fare accordi con chi si è schierato a favore di quel voto. Per me non esiste “quel discrimine”; ma ne sottolineo uno diverso da quello: poiché nel Partito Democratico di oggi è rimasta più o meno quella parte che ha sostenuto il SI, trovo che non sia giusto per il rispetto della Storia profilare un possibile accordo da parte di una formazione di Sinistra, che ha sostenuto il NO convintamente, con quel Partito.
Punto e basta, almeno per ora.

Joshua Madalon

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Agosto 1917 – Pillole di ANNIVERSARI – 2

Agosto 1917 – Pillole di ANNIVERSARI

Nell’ambito del maxi-contenitore degli ANNIVERSARI 2017 nel prossimo autunno daremo grande spazio al centenario dal 1917, anno strapieno di avvenimenti significativi, tra i quali la Rivoluzione russa.
A novembre abbiamo già in programma tre date a Montemurlo presso la Biblioteca comunale: si tratta di una “collaborazione” e saremo più chiari e precisi tra qualche settimana.

LA RIVOLTA DEL PANE – Torino 1917

Un altro degli eventi dell’agosto 1917 si verificò a Torino e si concentrò particolarmente in quel mese. Lo sforzo bellico che durava ormai da più di due anni aveva messo in ginocchio l’economia del nostro Paese, in modo particolare quella detta “di pace”. Gli effetti di tutto questo non tardarono a farsi sentire soprattutto nelle città ed in modo particolare in quella che era la città industriale più importante, cioè Torino. In questa città peraltro si era andata costituendo una classe operaia resa consapevole anche dalla presenza di un’ “intellighenzia” di primissimo livello, che aveva già sollevato un dibattito molto intenso sul ruolo del proletariato, avendo un’attenzione forte per gli eventi che in quello stesso anno daranno vita alla Rivoluzione in Russia. Basterebbe accennare al giovane Gramsci, che aveva scelto quella città per il suo percorso universitario, per rendere pienamente l’idea. Torino era la città operaia per eccellenza e manterrà questo ruolo anche per tutto il secolo ventesimo.
Nel corso del 1917 il pane viene tesserato, stabilendo in 300 grammi la razione giornaliera procapite. Sin dai primi giorni dell’agosto di quell’anno il costo del pane aumenterà di 10 centesimi al chilo; ed il giorno 21 le scorte di farina si esaurirono costringendo il giorno dopo tutte le panetterie a chiudere per mancanza di materia prima. Contemporaneamente però le pasticcerie e le panetterie esclusive ed eleganti, quelle per intendersi riservate ai signori, non smettono di fornire i loro prodotti. Prende il via la protesta, a capo della quale si pongono in prima linea le donne, le massaie, le casalinghe cui è demandata tradizionalmente la cura e l’organizzazione della famiglia ma anche le operaie dei cotonifici, dell’Arsenale Militare, dei calzaturifici e, soprattutto, le tabacchine della Manifattura Tabacchi. Vi saranno barricate e scontri che ricorderanno quelli francesi e quegli altri milanesi del secolo precedente. Il mattino del 23 agosto parte lo sciopero generale, al quale verrà contrapposto da parte del Comune l’intervento militare. La resistenza durerà poco: il giorno 28 dello stesso mese, dopo scontri che costeranno molto caro ai dimostranti, che subiranno anche nei giorni e mesi successivi una dura repressione con arresti e invii al fronte, in particolare di quelli che avevano goduto di una forma di esonero per le loro capacità lavorative nell’industria bellica.
Quello che era apparsa ai socialisti come Bruno Buozzi e Antonio Gramsci un’ottima occasione per far partire il processo rivoluzionario in Italia alla stregua di quanto stava accadendo in Russia a partire da Pietrogrado fallì, anche perché qui da noi mancava una figura carismatica come Lenin.

Nel prossimo autunno ne parleremo con il prof. Angelo d’Orsi, docente di Storia del pensiero politico studioso di Gramsci e della Rivoluzione russa.

1917 – PILLOLE DI ANNIVERSARI – 2 …continua…

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QUANDO “sfrattarono” DON MILANI DALLA CIRCOSCRIZIONE EST DEL COMUNE DI PRATO (era il 2009)

QUANDO “sfrattarono” DON MILANI DALLA CIRCOSCRIZIONE EST DEL COMUNE DI PRATO (era il 2009)

Il post, nella sua forma variegata (un’introduzione, una lettera-invito, un Comunicato stampa, un’Agenzia ANSA), è un po’ lungo ma non me la sento di ridurlo o di spezzettarlo.

La nuova Amministrazione di Centrodestra, la prima nella Storia della città di Prato dopo la Liberazione, si era appena insediata e nella Circoscrizione Est, tradizionale serbatoio della Destra che per alcune legislature era stata strappata a quella parte, non si lasciarono scappare l’occasione di dare un “segnale” di cambiamento e si distinsero in un’operazione apparentemente paradossale ma che proseguiva di fatto la persecuzione verso il pensiero libero che era stata riservata già in vita al Priore di Barbiana.

Nel 2002 allorquando ero Presidente della Commissione Istruzione e Cultura in quella Circoscrizione un altro membro della Giunta, Luigi Palombo, ci propose di dedicare la Sala del Consiglio nella nuova sede de “I Lecci” a don Lorenzo Milani. Luigi, che ora purtroppo non è più con noi, aveva conosciuto il viceparroco di Calenzano in modo diretto essendo il fratello minore di don Ezio che era stato molto vicino a don Lorenzo ed aveva intrattenuto con lui un’intensa corrispondenza. La proposta fu accolta con grande entusiasmo.

Il comunicato invito è a mia firma ed è del Natale 2009 (25/12/2009).
A quel tempo insieme ad un gruppo di compagne e compagni che avevano operato su quel territorio avevo già contribuito in prima persona a costituire un’Associazione di Cultura e Politica Democratica, denominandola Dicearchia 2008.

Care amiche e cari amici

Buon Natale e felice anno nuovo!

Vi informo che l’Associazione Dicearchia 2008 insieme al Gruppo PD alla Circoscrizione Est del Comune di Prato organizzerà per venerdì 15 gennaio 2010 ore 21.00 presso il Circolo “I Risorti” a La Querce via Firenze 323 una

SERATA DON MILANI

nella quale parleremo del Prevosto di S.Donato (Calenzano) e Priore di Barbiana dopo la decisione presa con l’approvazione di una Mozione dalla maggioranza di Centrodestra della Circoscrizione Est di annullare l’intitolazione della Sala polivalente (Sala consiliare ed attigue) dedicata dalla precedente Amministrazione di Centrosinistra a don Lorenzo Milani dedicandola a don Luigi Sturzo.

Utilizzando Facebook abbiamo aperto un Gruppo “DON LORENZO MILANI vs. DON LUIGI STURZO – CONTRAPPOSIZIONE RIDICOLA” – Chi possiede un account Facebook può aderire ed inserire propri commenti.
Allo stesso tempo potete aderire all’evento SERATA DON MILANI.

Chi è interessata\o può considerarsi automaticamente invitata\o.

Rinnovo i miei AUGURI e vi allego alcuni documenti (un Comunicato Stampa del Gruppo PD in Circ.ne Est ed un dispaccio ANSA) in relazione all’oggetto.
Aggiungo che abbiamo richiesto l’adesione dei Gruppi PD in Comune ed in Provincia e siamo in attesa di una risposta (il Presidente del Consiglio Provinciale Maroso ha già data la sua disponibilità annunciando a voce che c’è certamente l’adesione del Gruppo).

1) ARTICOLO

“DON MILANI, ULTIMO COME I SUOI ULTIMI”
La propaganda come priorità del centro destra

Tra i vari problemi della Circoscrizione di Prato Est, esposti con varie interrogazioni e mozioni presentate dal gruppo del Partito Democratico, il centro destra ha scelto di dare la precedenza, per la discussione nel Consiglio Circoscrizionale del 9 dicembre, alle mozioni sui crocifissi nelle scuole e alla rimozione dell’intitolazione della Sala Polivalente della Circoscrizione stessa.

Non sembra che per le scuole sia priorità urgente discutere sulla presenza o meno dei crocifissi nelle aule: i tagli inferti così drasticamente alla pubblica istruzione da parte del ministro Gelmini stanno mettendo a dura prova la qualità della proposta educativa nei confronti degli alunni della scuola stessa.

Tuttavia si continua da parte del centrodestra locale, come di quello nazionale, a preferire le azioni di sola facciata e propaganda, come quello tenuto dall’assessore Milone a La Tenda di Mezzana il 10 dicembre sulla “razza cinese”, così come è stata definita da Tosoni, Presidente della Commissione Consiliare Sicurezza Urbana del Comune di Prato.

Per non essere da meno, visto che si hanno da sfruttare i numeri e si vogliono far vedere i muscoli di chi comanda, la maggioranza del centrodestra ha approvato di togliere l’intitolazione della Sala Polivalente della Circoscrizione Est a Don Milani e di intitolarla a Don Luigi Sturzo, relegando al primo una saletta attigua di minore importanza, quasi si volesse misurare l’importanza degli stessi in base alle dimensioni dei locali a loro intitolati.

Non ci ha guadagnato il nuovo intestatario, illustre personaggio storico, trascinato in una così inopportuna e squallida contrapposizione politica.
Non ci fa una bella figura la maggioranza che ha imposto questa scelta, ridimensionando Don Milani, la sua opera e la sua memoria. Proprio il grande Sacerdote, che ha operato a poca distanza dal territorio della Circoscrizione Est stessa, a S. Donato di Calenzano dove lavorò per una scuola di operai, è stato trattato da ultimo, come gli ultimi, di cui tanto si occupò nella scuola di Barbiana.

I consiglieri della maggioranza parlano di un affiancamento dei due grandi personaggi, di una titolazione ugualmente importante per Don Milani. Ma ci si chiede perchè non intitolare qualcosa di nuovo a Don Luigi Sturzo, anziché TOGLIERE, perché così è stato, qualcosa al prete di Barbiana? Questa soluzione era stata suggerita nell’ambito della discussione avvenuta in Consiglio di Circoscrizione, ma non è stata considerata possibile dall’attuale maggioranza.

La realtà è che l’intenzione di questa maggioranza di centrodestra pare essere più lo sfogo di una prova di forza che il dare risalto ad un personaggio storico illustre come Don Sturzo, di cui nessuno discute i meriti.

Prato, 17-12-2009
Gruppo dei Consiglieri del Partito Democratico
Consiglio Circoscrizionale Prato Est

Enrico Aiazzi, Giulia Ciampi, Giuseppe Francesco Gori, Carla Guerrini, Roberta Lombardi, Francesco Ricciarelli, Marco Sapia, Simone Tripodi

2) SALA DON MILANI ‘RIBATTEZZATA’ DON STURZO, POLEMICA A PRATO

(ANSA) – PRATO, 18 DIC – Le prossime riunioni del consiglio della circoscrizione est di Prato si svolgeranno nella sala don Luigi Sturzo e non più nella sala don Lorenzo Milani. Non un cambio di locale, ma un cambio di nome, voluto dalla nuova maggioranza di centrodestra con conseguente polemica con il centrosinistra, in minoranza. La sala infatti è sempre la stessa, solo che ora porta il nome del fondatore del Partito popolare mentre prima era intitolata al priore di Barbiana al quale adesso è stata dedicata la biblioteca circoscrizionale, finora mai ‘battezzata’. La decisione è stata presa a maggioranza nella riunione del consiglio di circoscrizione tenutasi nove giorni fa – nel corso del quale c’é stata anche una lunghissima discussione sulla presenza dei crocifissi nei luoghi pubblici – grazie a una mozione presentata da due consiglieri di maggioranza, Giulio Mencattini dell’Udc e Andrea Antonio Bonacchi del Pdl. Un cambio di nome che già campeggia negli atti di convocazione della circoscrizione, anche se nessuna targa è stata apposta alla sala: del resto non c’era neanche prima per don Milani. Il centrosinistra, che ‘battezzo” per primo la sala con il nome di don Milani, non ha però gradito. Già nel corso della riunione di nove giorni fa la giovane consigliera Giulia Ciampi (credente e del Pd) aveva posto l’accento sul fatto che “Sturzo e Milani avrebbero forse litigato sull’opportunità o meno di votare democristiano ma questi due uomini di grande levatura non si sarebbero mai sognati di litigarsi il nome di una sala, di una scuola o di una strada”. Insomma don Milani continua, a pochi chilometri dalla parrocchia di san Donato a Calenzano dove scrisse ‘Esperienze pastorali’, a far discutere. L’unica differenza è che, anziché a Barbiana, stavolta è stato mandato in biblioteca. (ANSA).

Joshua Madalon

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Agosto 1917 – Pillole di ANNIVERSARI

Agosto 1917 – Pillole di ANNIVERSARI

Nell’ambito del maxi-contenitore degli ANNIVERSARI 2017 nel prossimo autunno daremo grande spazio al centenario dal 1917, anno strapieno di avvenimenti significativi, tra i quali la Rivoluzione russa.
A novembre abbiamo già in programma tre date a Montemurlo presso la Biblioteca comunale: si tratta di una “collaborazione” e saremo più precisi tra qualche settimana. Ora soffermiamoci su uno di questi momenti datato 1° agosto 1917.

Alcuni eventi di un secolo fa ci riportano ad analizzare tematiche ancora oggi importanti come gli accorati appelli, tanto spesso inascoltati, contro le guerre e contro la presunzione – o forse l’alibi – di poter attraverso la violenza “democratizzare il Pianeta”. Quello del 1917 fu, dopo ripetuti appelli ed esortazioni ad essa precedenti, particolarmente efficace dal punto di vista della “forma” ma allo stesso tempo sottovalutato dalle potenze mondiali in competizione bellicosa tra loro. Si trattò della celebre Nota di papa Benedetto XV, al secolo Giacomo Della Chiesa (l’articolo di fondo “Una Nota del Sommo Pontefice ai Capi dei popoli belligeranti” pubblicato in pima pagina su “L’Osservatore romano” del 1° agosto), che definì la Guerra in corso “un’inutile strage” proprio approfondendone le caratteristiche che tutti purtroppo conosciamo di guerra di posizione fondata sul disprezzo per le vite umane da parte della maggioranza dei politici e dei corpi militari, sostenuti da una borghesia avida che non era disposta all’ascolto di voci morali, che sottolineassero le assurdità di quegli scontri.
In quella Nota tra l’altro si leggeva: “Il mondo civile dovrà dunque ridursi a un campo di morte? E l’Europa, così gloriosa e fiorente, correrà, quasi travolta da una follia universale (….) incontro ad un vero e proprio suicidio?”

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Papa Benedetto XV inoltre chiedeva in modo sia supplichevole ma autorevolmente perentorio “la diminuzione simultanea e reciproca degli armamenti, l’istituto dell’arbitrato con funzione pacificatrice, la comunanza dei mari e la restituzione dei territori occupati” oltre alla soluzione della questione degli armeni, degli stati balcanici e dei paesi formanti parte dell’antico regno di Polonia. Insomma, non poco! Un bel “programma per la pace” che, come ben sappiamo noi che siamo vissuti in un’epoca di “guerre” extraterritoriali, non ottenne ascolto. Anzi, neanche il Governo italiano, attraverso il Ministro degli Esteri Sonnino, si distinse e a quel documento fu destinata una dura replica in Parlamento. Lo stesso Sonnino nei suoi “Diari” ne parlò come “una macchinazione per disgregare e scuotere l’opinione pubblica in un momento difficile e critico”. E non sembrò strano agli uomini del Potere lanciare critiche severe anche al Pontefice, incolpandolo di quel che avvenne di lì a poco a Caporetto.

Il mondo, dopo quella Guerra, lo sappiamo, è cambiato nella sua ripartizione territoriale ma non lo è per quanto riguarda l’assunzione dei principi e dei valori pacifisti, che sono stati vieppiù calpestati ripetutamente; ancor più che gli esiti del primo conflitto mondiale sono stati causa determinante del secondo, ancor più distruttivo dal momento che ha coinvolto in massima parte civili ed in modo diffuso. Bombardamenti, annientamento di etnie e di oppositori, oltre agli scontri campali in diverse parti del mondo (oltre l’Europa, l’Africa e l’Asia) hanno condotto il genere umano più volte sull’orlo dell’autodistruzione. E non si è chiuso il cerchio delle violenze collettive ed il mondo ha continuato a correre verso l’Apocalisse in diversi momenti: Corea, Vietnam, Sudamerica, ex Jugoslavia, Iraq, Afghanistan, Siria. Ed in queste ore ancora oltre ai venti di guerra del Vicino Oriente che continuano a tirare, se ne avvertono altri dall’Estremo Oriente.

1917 – Pillole di Anniversari…… continua

DAL CONDIZIONALE ALL’IMPERATIVO DAL CONDIZIONALE ALL’IMPERATIVO – IN RISPOSTA all’invito di Falcone e Montanari “ASSEMBLEE PER COSTRUIRE UNA SINISTRA”

DAL CONDIZIONALE ALL’IMPERATIVO
DAL CONDIZIONALE ALL’IMPERATIVO – IN RISPOSTA all’invito di Falcone e Montanari “ASSEMBLEE PER COSTRUIRE UNA SINISTRA”

Settembre potrebbe essere, in questo anno dispari, in attesa di quello pari, nel quale la competizione politica elettorale potrebbe presentare aspetti di notevole interesse, decisivo per le sorti della Sinistra.

Sui social da qualche tempo continuano ad apparire post di militanti semplici iscritti o dirigenti a vario livello del Partito Democratico che annunciano scelte definitive di abbandono.
Non sono soltanto anziani come me, la cui “stanchezza” a volte si mescola con una forma passiva di rassegnazione; sono persone quasi tutte mature ma non attempate, che avvertono di poter ancora essere utili per produrre un’inversione di rotta nel corpo della Politica italiana di Sinistra, quel “cambiar verso” di renziana memoria professato solo a parole, quelle parole che hanno tentato – a volte e per un certo periodo riuscendovi – di sedurre un elettorato bisognoso di rinnovamento, doppiamente ora tradito nelle sue legittime attese.
I miei consueti lettori, che non superano nel numero quelli presupposti dal grande Manzoni, conoscono il mio pensiero: da una parte questi annunci che si sono susseguiti a raffica ed a scrosci (e continuano a diluviare) confermano la mia scelta espressa in tempi ormai lontani e non sospetti, dall’altra mi preoccupano perché non sono molto chiari nella loro caratteristica gli esiti del futuro percorso alternativo, soprattutto in presenza di gruppi che lo interpretano come “braccio esterno” del Partito Democratico, prevedendo già dai primi passi un accordo con quella leadership.
“Che senso abbia” è uno degli aspetti misteriosi della Politica nei suoi giochi che non consente l’espressione libera di numerosi cittadini elettori che si sentono di Sinistra e che rischiano di non trovare alcuna rappresentanza, finendo per accedere nel novero del “non voto”, facendolo crescere oltre misura e comunque non intaccandone la sua già rilevante consistenza, che tende a lievitare oltre il 45%. Occorrerebbe oltre tutto chiederci a cosa sia servita la “lezione” del voto referendario dello scorso dicembre con quell’alta partecipazione popolare.
Il mio è un invito a passare dall’uso del condizionale ideale a quello di un concreto imperativo progettuale, procedendo con la costituzione nel prossimo mese di settembre di un soggetto politico unico che abbia come riferimento l’assunzione dei principali valori democratici e progressisti, tipici di una formazione di Sinistra che non abbia come obiettivo un accordo con il Partito Democratico, senza tuttavia poter escludere un esito realistico, in presenza di un significativo risultato, di confronto con quel Partito, allo scopo di contribuire fattivamente a modificarne la linea a trazione renziana. Per poter giungere a questo è indispensabile costituire un rapporto di forza senza indulgere ad essere portatori di bandiere con delle linee deboli di sudditanza.

Occorre superare le ambiguità finora espresse da Campo Progressista ed in subordine dallo stesso Art.1-MDP e mettere da parte le titubanze delle altre forze.

Sono attratto dalle argomentazioni di Anna Falcone e Tomaso Montanari esposte nel loro documento dal titolo “Assemblee per costruire una sinistra” con l’invito ad “organizzare nell’ultimo fine settimana di settembre tante assemblee in tutta Italia, non importa se piccole o grandi”; sono interessato a raccoglierne le sollecitazioni, estendendole alle compagne ed ai compagni che vorranno intraprendere questa strada.

E’ l’ora di darsi una mossa, prima che sia troppo tardi. Non potrete dire che non vi siano state offerte occasioni per migliorare il futuro vostro e dei vostri figli e nipoti.

Joshua Madalon

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UNA PROFONDA MANCANZA DI CULTURA

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UNA PROFONDA MANCANZA DI CULTURA

Quel che avviene a Prato in questi ultimi giorni in relazione allo spostamento in via del Cilianuzzo della sede della Croce Rossa portandosi dietro anche un gruppo di migranti attiene al dibattito estivo in un contesto intriso da un provincialismo becero incapace di approfondire le tematiche della migrazione in tutte le sue possibili variabili collegate al livello culturale che esprimono gli strenui difensori dell’integrità nazionale e dal rifiuto di riconoscere gli elementi fondamentali di razzismo che caratterizzano queste persone che non perdono occasione per mostrare quanto valgono. Da sempre uomini e donne di qualsiasi provenienza etnica o religiosa hanno potuto esprimere la loro umanità dialogando, a volte anche solo con i segni del volto, con un sorriso e con un gesto di amore e di amicizia.
Diverse sarebbero le responsabilità cui addebitare le difficoltà connesse all’ospitalità di queste donne ed uomini di altri paesi lontani che arrivano fino a noi sospinti dall’avidità di popolazioni dalla pelle bianca che per secoli hanno dilapidato i beni delle terre africane e del vicino Oriente; troppo facile continuare a dire “aiutiamoli in casa loro” mentre la comunità internazionale, quella di cui siamo parte integrante, non è in grado di fermare gli interventi delle multinazionali, degli Stati Uniti e della Cina, che stanno progressivamente colonizzando parti considerevoli dell’Africa, continuando a produrre la lenta progressiva espulsione ”naturale” da quelle lande verso le rive meridionali dell’Europa.
Ma non solo questo accade; riferendomi al severo monito con cui ho descritto il livello culturale delle buone donne e dei saggi uomini pratesi che in questi giorni protestano per la presenza di circa 25 migranti sul loro territorio, equiparando prima di tutto se stessi a cani e gatti che allo stesso modo difendono il loro spazio “vitale” dagli intrusi, sarebbe bene rilevare che vi è una parte mancante in tutto il percorso ed è quella relativa alla Cultura, ad un necessario approfondimento delle conoscenze reciproche che da sole possono contribuire ad arricchire e rassicurare tutti. Questo ruolo dovrebbe essere svolto dall’Amministrazione comunale, ancor più se – come si dice – quella di Prato è di Sinistra o perlomeno di Centrosinistra. A questo scopo dovrebbe essere impegnata la Prefettura, organismo che non può occuparsi soltanto di controllo burocratico e poliziesco. Invece, purtroppo, finora accade proprio che a prevalere siano le urla ed i berci di persone che non sono in grado di guardare al di là di un solo centimetro dal proprio naso. Sia detto con chiarezza e con la massima onestà, considero molto più grave le inadempienze delle istituzioni, perché composte da persone che dovrebbero esprimere un livello culturale superiore, a fronte delle sguaiate e pretestuose proteste della gente comune, spesso strumentalizzate da vecchi volponi della Politica d’accatto che si accapigliano per conquistare qualche ruolo nelle future competizioni.
Un consiglio a queste ultime persone; cercate di urlare meno e cominciate a dialogare con queste altre persone meno fortunate che vengono da lontano; fatelo da sole, senza l’ausilio delle istituzioni assenti: forse riuscirete anche ad apprezzarne la Cultura, quella che deriva dai loro viaggi, dalle loro storie, dalle loro tragedie, le loro passioni. Scoprirete che “insieme” riuscireste anche a cambiare la loro e la vostra storia, ad isolare qualche elemento tra loro meno incline a mettersi in gioco all’interno di un percorso positivo, riportandolo semmai su una strada comune che consenta di poter anche ritornare nel loro Paese, avendo però conosciuto una realtà ospitale, accogliente, costruita su regole certe e rispettate da tutti, un Paese civile come dovrebbe essere il nostro.

Joshua Madalon

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UN RACCONTO D’ESTATE – disservizi ed altri vizi – terza parte

d’estate alcune attività rallentano, soprattutto con l’avanzare dell’età, altre – in particolare quelle dei giovani – invece diventano frenetiche. Ma la fantasia, d’accordo con la memoria, aiuta anche gli anziani a rielaborare – ecco dunque che la “realtà” bussa alle porte e chiede di essere raccontata come se fosse una “fantasia”.

UN RACCONTO D’ESTATE – disservizi ed altri vizi – terza parte

RACCONTO D’ESTATE – Disservizi ed altri vizi – terza parte
Eterogenee etnie ed una babele linguistica moderna affollavano la sala d’attesa; la maggior parte dei pazienti e di alcuni accompagnatori, tra quelli soprattutto che erano arrivati molto presto quella mattina, sedeva tenendo a vista il display, che però non dava segni di vita.
Nel silenzio dell’attesa, quando la pazienza ha ancora un po’ di limiti da sopportare, si percepirono alcune voci, piuttosto agitate, non chiare, al di là della porta avetri che dava alla reception amministrativa – primo step della sequenza degli impegni dei “pazienti” – ed alle salette per i prelievi – successivo step per coloro che attendevano in sala – ma non si comprendeva quali fossero le ragioni di tali dissidi. Anche dopo l’avvio delle chiamate, ogni volta che veniva aperta la porta a vetri, sia che ne entrasse sia che ne uscisse qualcuno, arrivavano alle orecchie degli astanti voci e urla: era soltanto evidente che là dentro i “conti”, quali fossero le caratteristiche di essi non essendo ben chiaro, non tornavano.
Gil si allontanò dalla sala mentre Mary continuava a leggere e scrivere appunti, utilizzando il suo tablet in mezzo a quella bailamme. Il suo cellulare vibrava; era un suo amico che quello stesso giorno sarebbe partito per gli Stati Uniti e non se la sentiva di dirgli che non poteva parlare. Uscì fuori sullo spiazzo dal quale erano entrati.
La telefonata fu abbastanza lunga: peraltro mentre parlava con il suo amico, Gil aveva incrociato lo sguardo di un suo ex allievo, un suo coetaneo del Corso per adulti che non vedeva da alcuni anni. Terminato il dialogo telefonico “Come va?” si dissero all’unisono, e solite ovvietà senza alcun senso di chi si rivede con piacere, ma non più di tanto, poi. Era seduto insieme alla moglie su un’aiuola rialzata e circondata da un muretto; erano arrivati piuttosto tardi ed il loro turno sarebbe stato di certo in là con i tempi tra più di mezzora forse anche un’ora. Tra l’altro degli scrosci di prima nulla era rimasto…..

….fine parte 3….continua…

CULTURA in tempo di crisi – un mio contributo datato venerdì 4 dicembre 2015

CULTURA in tempo di crisi – un mio contributo datato venerdì 4 dicembre 2015

Un contributo ad un dibattito “povero”

Le difficoltà oggettive collegate alla penuria di risorse economiche a disposizione degli enti pubblici abbinate alla incapacità purtroppo diffusa degli amministratori pubblici nel comprendere quanto valore abbia la Cultura soprattutto in termini di costi\benefici (ancor più se a proporre iniziative culturali di medio-alto livello sono persone che mettono a disposizione le proprie competenze gratuitamente) stanno immiserendo il nostro Paese. Non può essere però dimenticato l’utilizzo clientelare delle elargizioni a scopi puramente personali a fronte di progetti di livello basso resi maggiormente visibili ed avvalorati dalla connivenza dei network troppo proni all’accondiscendere ai poteri. Non occorre fare esempi; basterebbe semplicemente vedere quel che si produce da parte nostra con risorse personali per comprendere il senso di quanto precedentemente scritto.
A questo punto se le Amministrazioni intendono occuparsi di Cultura continuando ad investire con i criteri qui sopra esemplificati non resta altra strada che staccarsi completamente da esse e procedere in modo “privato” ma pubblico allo stesso tempo. Il ragionamento è: “se per organizzare un’iniziativa “pubblica” devo perennemente rimetterci voglio continuare a farlo in modo “privato”! Cambia poco dato che a partecipare sono più o meno persone che ben conosciamo; ma di certo stando “insieme” possiamo crescere. Poi, se gli Amministratori capiranno (ho qualche dubbio ragionevole a proposito) o se cambieranno (i dati oggettivi dicono che questa alternativa non è significativa!), agiremo su “patti condivisi e certi” sin dall’avvio della progettazione.
PROPOSTA
LA CASA DI VETRO – CASE APERTE –
Associazionismo diffuso
Si parte da due – tre persone disponibili ad ospitare (intanto se ne cercano altre) incontri culturali programmati (lettura di poesie – un esempio è quello di Poecity cui io partecipo; presentazione di libri; visione di filmati; esposizione di tematiche con powerpoint; teatro da camera). Ciascuno dei partecipanti porta un prodotto “proprio” (dolci, timballi, confetture, etc…), l’ospitante ha il compito semmai di preparare le bevande (caffè, tè, acqua, vino anche se sarebbe meglio evitarlo insieme agli alcolici)

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STORYTELLING A SAN PAOLO

STORYTELLING A SAN PAOLO

Nel 2015 all’interno del Progetto “Trame di Quartiere” svolto nel Quartiere San Paolo e condotto da IRIS Toscana nell’ambito del PROGETTO PRATO della Regione Toscana alcuni di noi riuscirono a partecipare ad un Workshop di Storytelling condotto da un’esperta statunitense, Amy Irving e con l’ausilio di Massimo Bressan, Massimo Tofanelli e Sara Iacopini. In questo post una parte del procedimento lavorativo per il breve video prodotto.

PROGETTO
I bambini non attendevano altro; la neve era venuta giù molto densa e pesante di acqua e si era posata sui rami dei pini. Alle prime luci dell’alba il giardino sotto casa era tutto bianco ma a guardar meglio dall’alto della nostra casa i rami dei pini si erano piegati sotto il peso della neve.
Dopo una settimana arrivarono gli operai del Comune e senza preavviso tagliarono la gran parte dei pini ed anche due bellissime folte siepi di pitosforo; mia moglie se ne accorse soltanto al rientro dalla scuola e mi chiese di chiamare l’Assessore all’Ambiente del Comune per chiedere spiegazioni di questo modo barbarico di affrontare i problemi derivanti da una semplice anche se intensa nevicata. Ovviamente non vi era alcuna possibilità di tornare indietro; al danno della nevicata si era aggiunta la beffa della soluzione. Anche altri cittadini protestarono quando l’Assessore arrivò sul posto.
I giardini di via San Paolo accanto alla vecchia pieve erano frequentati soprattutto da persone che accompagnavano i loro cani a fare i loro bisogni; pochi i bambini che vi accedevano ma a noi sembravano ugualmente belli perché mantenevano l’ombra durante le giornate calde in Primavera ed in Estate ed alcuni anziani li frequentavano; in quel momento ci sembrò davvero di poter correre il rischio di doverne fare a meno. Ecco perché si protestava: non c’era molta fiducia nelle Istituzioni.
Forse la protesta fu tale da produrre una soluzione “positiva”: non immediatamente evidente, però!
Oggi i giardini sono ritornati ad essere frequentati come e più di prima. I vecchi alberi non ci sono più; ne sono rimasti solo due su sei, ma…
Traccia 2 – Un “piccolo gioiello nel cuore di San Paolo”
Mia moglie ed io abbiamo scelto di venire in San Paolo agli inizi degli anni Novanta perché l’appartamento in cui viviamo con i nostri due figli godeva di una vista panoramica eccezionale; di fronte c’è il Montalbano, Carmignano ed Artimino; a sinistra la vista si spinge fin verso il Duomo di Firenze; a destra la piana di Agliana e Pistoia; alle spalle i contrafforti della Calvana e poi Monteferrato e Montemurlo con la sua rocca. Non manca nemmeno la vista sul centro della città di Prato. E poi tutti i capannoni industriali, alcuni dismessi altri ancora funzionanti; e i grandi palazzoni costruiti senza troppe regole negli anni della crescita industriale ed economica che avevano visto affluire a Prato tanti immigrati prima interni poi stranieri. E poi…..
Sotto casa c’è un magnifico piccolo giardino.
Dall’alto lo osservo. E’ un luogo frequentato da diverse persone: bambini, signori e signore con i loro piccoli animali, anziani che nelle ore calde dei pomeriggi primaverili ed estivi si fermano a parlare delle loro vite e delle loro storie.
Non è stato sempre così: qualche anno fa non c’erano le siepi di rose selvatiche ed i bellissimi e rigogliosi glicini; di quel tempo sono rimasti in piedi solo tre altissimi pini, solo tre su otto.
In una notte di gennaio venne una grande nevicata; i rami dei pini si piegarono fino a toccare terra.
Il giorno dopo operai del Comune tagliarono alla base cinque pini.
La gente protestò anche perché temeva che fosse portato via quello spazio verde.
La protesta funzionò. Il giardino non solo fu salvato ma fu migliorato….
Il nostro giardino è davvero un piccolo gioiello comune.

Primo Storyboard
VIDEO
1) Una cartina topografica di San Paolo – a colori la più recente
2)Una mano indica un luogo – Zoom su di esso – I giardini accanto alla vecchia Pieve
3)Clip su giardino così come è ora
4)Nevicata – Video e foto
5)Il giardino tutto imbiancato (cercare foto adatte)
6)Operai al lavoro (cercare foto adatte)
7)Alberi tronchi (cercare foto adatte)
8)Proteste popolari (cercare foto adatte)
9) I giardini oggi (foto e clip)

SONORO (parlato)
1) San Paolo di Prato è un quartiere popolare caratterizzato da una forte immigrazione interna ed esterna

Traccia 2 – Un “piccolo gioiello nel cuore di San Paolo”
Mia moglie ed io, entrambi campani e flegrei, abbiamo scelto di venire ad abitare in San Paolo, quartiere popolare della città di Prato, agli inizi degli anni Novanta;
da casa nostra si gode di una vista panoramica eccezionale;
di fronte c’è il Montalbano, Carmignano ed Artimino;
a sinistra la vista si spinge fin verso il Duomo di Firenze;
a destra la piana di Agliana e Pistoia;
alle spalle i contrafforti della Calvana e poi Monteferrato e Montemurlo con la sua rocca.
Non manca nemmeno la vista sul centro della città di Prato.
E poi tutti i capannoni industriali, alcuni dismessi altri ancora funzionanti;
e i grandi palazzoni costruiti senza troppe regole negli anni della crescita industriale ed economica che avevano visto affluire a Prato tanti immigrati prima interni poi stranieri.
E poi…..
Sotto casa c’è un magnifico piccolo giardino.
Dall’alto lo osservo.
E’ un luogo frequentato da diverse persone:
bambini,
signori e signore con i loro piccoli animali,
anziani che nelle ore calde dei pomeriggi primaverili ed estivi si fermano a parlare delle loro vite e delle loro storie;
giovani che progettano i sogni del loro futuro, quello più vicino, quello più lontano.
Non è stato sempre così:
qualche anno fa non c’erano le siepi di rose selvatiche ed i bellissimi e rigogliosi glicini;
di quel tempo sono rimasti in piedi solo tre altissimi pini, solo tre su otto.

In una notte di gennaio venne una grande nevicata;
i rami dei pini si piegarono fino a toccare terra.
Pochi giorni dopo operai del Comune tagliarono alla base cinque pini.
La gente protestò anche perché temeva che fosse portato via quello spazio verde in una realtà povera di spazi verdi pubblici;
lo fece in modo civile ma fermo e deciso.
La protesta funzionò.
Il giardino non solo fu salvato ma fu migliorato….
Il nostro giardino è davvero un piccolo gioiello comune.

– Possibile variazione –
Sotto casa c’è un magnifico piccolo giardino.
Dall’alto lo osservo. E’ un luogo frequentato da diverse persone: bambini, signori e signore con i loro piccoli animali, anziani che nelle ore calde dei pomeriggi primaverili ed estivi si fermano a parlare delle loro vite e delle loro storie.
Non è stato sempre così: qualche anno fa non c’erano le siepi di rose selvatiche ed i bellissimi e rigogliosi glicini; di quel tempo sono rimasti in piedi solo tre altissimi pini, solo tre su otto. E non ci sono più le siepi di pitosforo.
Poi in una notte di gennaio venne una grande nevicata; i rami dei pini si piegarono fino a toccare terra.
Il giorno dopo operai del Comune tagliarono alla base cinque pini e le due siepi di pitosforo.
La gente protestò anche perché temeva che fosse portato via quello spazio verde.
La protesta funzionò. Il giardino non solo fu salvato ma fu migliorato….

Nelle prossime settimane pubblicherò il video.

UN RACCONTO D’ESTATE – disservizi ed altri vizi – seconda parte

d’estate alcune attività rallentano, soprattutto con l’avanzare dell’età, altre – in particolare quelle dei giovani – invece diventano frenetiche. Ma la fantasia, d’accordo con la memoria, aiuta anche gli anziani a rielaborare – ecco dunque che la “realtà” bussa alle porte e chiede di essere raccontata come se fosse una “fantasia”.

QDC3-s

UN RACCONTO D’ESTATE – disservizi ed altri vizi – seconda parte

…rallentò e, curioso come era, lentamente Gil, meno preoccupato avendo la certezza che Mary fosse protetta dagli scrosci, si avvicinò alle due donne allo scopo di poter capire di cosa stessero confabulando. Lo capì quando riuscì ad avvicinarsi meglio. La signora era inglese ed aveva frequentato da ragazza gli stessi ambienti universitari nei quali lavorava Mary. Fecero rapide presentazioni poiché intanto le porte magiche dei Laboratori si erano aperte e tutti stavano affluendo in un ordine tutto italiano verso l’ingresso. Soltanto una donnina gentile si accodò loro riconoscendo forse in modo non del tutto corretto ma a suo svantaggio che era arrivata dopo.
Un gran caos che proseguì davanti ai distributori di numeri ma che era solo un timido annuncio di quel che avvenne poi…

…fine seconda parte…continua