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UN DOCUMENTO DEL 6 dicembre 2002 – come eravamo – terza ed ultima parte in attesa del supplemento

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Tessere Cultura 6 dicembre 2002 – come eravamo – seconda parte

In quel periodo curavo un lavoro di équipe all’interno del territorio pratese – Questo documento è pubblicato in un libro che raccoglie tutti gli interventi, gli Atti di quel Convegno. E’ soprattutto un testo molto importante per comprendere le “difficoltà del Decentramento” che poi è stato smantellato (in un intervento successivo al mio il prof. Giampiero Nigro mi onora di una menzione “Ho sentito dire da Maddaluno cose molto intelligenti, ma ho letto nelle sue riflessioni un problema di rapporti istituzionali più che di politiche culturali.”). Il prof. Nigro aveva ben compreso quali fossero gli elementi della contesa; ed infatti con il 2014 il Decentramento a Prato ha smesso di esistere con grande sospiro di sollievo da parte dell’Amministrazione.

– terza ed ultima parte –

Abbiamo davanti a noi “tempi lunghi” ma dobbiamo avere occhi e cervelli per guardarli; non si può governare l’emergenza e il contingente: dobbiamo perciò progettare, essere in grado di farlo per bene sapendo dove si va, come si va e con chi si va.
Ho letto con attenzione l’intervento introduttivo dell’Assessore e lo condivido così totalmente che mi vergogno di aver preparato come Coordinatore un intervento, che non posso rinnegare nella sostanza ma che è di livello molto più basso dello standard normale di questo Convegno. Esso, vi prego, non deve essere letto soltanto come “polemica” (peraltro, anche se fosse – lo dicevo prima – sarebbe giusto considerare quel documento come “propositivo”). Sfido chiunque, sotto questo aspetto, a voler strumentalmente rilevare che ci sia acrimonia o astio nei confronti di chicchessia: c’è in quelle pagine molta preoccupazione verso il futuro, non solo quello nazionale, ma soprattutto quello locale, quello per il quale noi siamo qui. Quello che lì si chiede alla fin fine è di lavorare insieme di più e meglio: lo potremmo fare dividendoci sulle polemiche? No che non lo potremmo fare: sfasceremmo tutto. Ma c’è di più: nel complesso delle cose, aborro soprattutto, non la polemica costruttiva, ma l’indifferenza, la scarsa chiarezza, i tatticismi, il dire e il non dire, la scarsa fiducia, ed il procrastinare. In poche parole, aborro questo modo di fare politica, che va molto di moda. Odio quelli che professano che i tempi devono maturarsi e quelli che si schierano per convenienza.
Per fortuna che c’è l’intelligenza e la Cultura, e di questo davvero ringrazio l’Assessore. Le cose che Ambra ha detto sono tutte estremamente importanti ed interessanti. Lo è anche il titolo del Convegno che richiama in modo intenso da una parte la caratteristica peculiare di Prato dall’altra quello che è il nostro obiettivo. Obiettivo, peraltro, cui noi quotidianamente miriamo e per il quale già scontiamo positivi risultati.
L’Associazionismo, ad esempio, ha un ottimo rapporto con le Circoscrizioni, così come lo hanno gruppi di artisti, anche singoli; così come le Circoscrizioni hanno attivato da qualche anno rapporti con le grandi Istituzioni Culturali della città, costruendo una rete che ha fornito la possibilità di costruire bei progetti, fra i quali ricordavo quello dell’EDA.
Fra i tanti punti toccati dall’Assessore, per il tempo ristretto che ho a disposizione ne vorrei sottolineare molto brevemente due:
1) il tema della sicurezza (o dell’insicurezza);
2) il tema dell’utilità dell’inutile.
Quanto al primo ritengo che sia doveroso da parte degli Amministratori saper rispondere a chi avverte oggi maggiore insicurezza con progetti complessivi. Vorrei ricordare a tale proposito che, nella campagna elettorale relativa a questa legislatura nella mia Circoscrizione la forza politica alla quale aderivo presentò un Programma da me suggerito che ribaltava completamente l’ordine delle priorità: al posto della sicurezza inserii la Cultura come elemento strategico per contrastare il senso di insicurezza, in quel periodo artatamente e strumentalmente ancora più diffuso.
Sull’utilità dell’inutile la riflessione è di certo più ambigua e difficile. Sarebbe sbagliato un approccio che tenda a distinguere i due binomi utile = buono \ inutile = cattivo, soprattutto perché risulta impossibile sapere davvero in modo immediato cosa sia davvero utile, così come non si comprenderebbe perché una produzione artistica debba essere considerata inutile, quando comunque la sua fruizione da parte fosse anche di un solo spettatore potrebbe produrre stimoli nuovi e creare percorsi nuovi. Se poi si pensa davvero che a decretare il successo di un’artista non sia solo il mercato (ma allo stesso tempo mi chiedo perché negare l’importanza del “mercato”) occorre allora lavorare in modo più intenso e forte sul pubblico, formarlo senza soffocarlo, rendergli più immediata e semplice la fruizione.

Questo, ad esempio, è un lavoro che le Circoscrizioni potrebbero svolgere, è uno dei loro ruoli possibili, è una delle tante potenzialità che noi abbiamo.
Noi siamo qui, già lavoriamo, lo facciamo da soli o insieme.
Io credo comunque, e lavoro per questo, che sia meglio farlo insieme.

Prof. Giuseppe Maddaluno
Presidente della Commissione Cultura della Circoscrizione Est e
Coordinatore dei Presidenti delle Commissioni Cultura delle Circoscrizioni.

Joshua Madalon più tardi pubblicherà un altro documento nella sua interezza (ci si scusa per la lunghezza) che era precedente a questo e che riesce a far emergere ancora in modo più acuto l’insofferenza che le Amministrazioni avevano nei confronti delle Circoscrizioni….

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UN DOCUMENTO DEL 6 dicembre 2002 – come eravamo – seconda parte

Tessere Cultura 6 dicembre 2002 – come eravamo – seconda parte

In quel periodo curavo un lavoro di équipe all’interno del territorio pratese – Questo documento è pubblicato in un libro che raccoglie tutti gli interventi, gli Atti di quel Convegno. E’ soprattutto un testo molto importante per comprendere le “difficoltà del Decentramento” che poi è stato smantellato (in un intervento successivo al mio il prof. Giampiero Nigro mi onora di una menzione “Ho sentito dire da Maddaluno cose molto intelligenti, ma ho letto nelle sue riflessioni un problema di rapporti istituzionali più che di politiche culturali.”). Il prof. Nigro aveva ben compreso quali fossero gli elementi della contesa; ed infatti con il 2014 il Decentramento a Prato ha smesso di esistere con grande sospiro di sollievo da parte dell’Amministrazione.

– seconda parte –

Devo dire che questa premessa ci consente di collegarci all’intervento fatto dall’Assessore Giorgi, che non ho ascoltato ma che ho letto con molta attenzione, in una direzione tutta particolare: è possibile, oggi, per dare risposte concrete ai bisogni dei cittadini, ricercare obiettivi e percorsi comuni o dobbiamo, ciascuno nel suo territorio, intervenire in maniera separata, per salvaguardare eventualmente ciascuno la nostra identità e la nostra personale visibilità?
Io penso che, se noi agiamo, pur in maniera diversa ed articolata, ma con obiettivi comuni con un Progetto generale comune, questo potrà essere nel nostro piccolo cosmo, un elemento di forte positività.
Infatti se si pensa davvero, ma proprio davvero (il dubbio a volte è forte) che cooperando tutti, come peraltro in alcune occasioni ci è riuscito di fare, si riesca dunque a fare meglio e di più con costi anche inferiori (che di questi tempi è davvero importante), non dobbiamo avere paura di ricevere critiche e di suscitare polemiche. Sfido chiunque infatti a porre sui piatti di una bilancia da una parte le polemiche e dall’altra i risultati e tutti si accorgerebbero che i risultati ottenuti, pur fra le tante difficoltà, sono più consistenti e pesanti delle critiche e delle polemiche. D’altra parte voglio aggiungere che temere le critiche e le polemiche (anche per me lo dico nei confronti di chi me le rivolge) mi sembra davvero ben poca cosa in un mondo, quello nostro, questo nostro, che ci permette poi comunque di lavorare, di ottenere risultati positivi, di avere le soddisfazioni di costruire tanti piccoli progetti utili.
Nelle realtà periferiche che noi rappresentiamo si costruiscono, spesso con le nostre mani e la nostra intelligenza, progetti culturali validi per tutte le fasce d’età; sono progetti utili perché producono, perché creano nuove occasioni, fermenti nuovi, idee nuove, che per qualcuno possono anche sembrare “vecchie” ma che sono nuove per chi ne usufruisce.
Gli esempi possono essere tanti, ma io ne farò uno solo. Ed è quello legato al progetto di Educazione degli Adulti, “Gestire il cambiamento” che ha coinvolto, grazie alle Circoscrizioni, tante diverse realtà grandi e piccole della nostra rete culturale.
Quel Progetto, inoltre, almeno per la mia esperienza, sta creando nuovi percorsi, nuove domande e saranno perciò costruite nuove occasioni per i cittadini del mio territorio.
Dopo di che voglio dire che parlare di “mio territorio” è completamente fuori luogo perché le iniziative che noi facciamo sono aperte a tutti i cittadini.
E’ utile progettare? Serve? Può sembrare di no (perché ci vuole un’idea e ci vuole del tempo). Può sembrare di sì.
Comunque se vi è un Progetto, questo, se funzionasse male, potrebbe essere modificato. Viceversa sarebbe tutto più difficile. Certo, anche la verifica risulta difficile perché i veri risultati, positivi o negativi, si coglierebbero solo dopo qualche tempo. E mi viene così da ricordare che solo da poco stiamo lentamente superando quel periodo di crisi innescato dal “riflusso” (ve lo ricordate?) degli anni Settanta. Andate a riguardarvi tutti i dati: dopo l’impegno il disimpegno la casa la famiglia la televisione il gatto le pantofole, dopo il pubblico il privato e poi uno dopo l’altro calci nel sedere e pugni sui denti e non è finita ancora ma da poco come è bello manifestare eravamo in tanti quanta gente che bella gioventù.

– fine seconda parte….continua –

reloaded di un post dell’8 giugno u.s. – PRATO E DILETTANTISMO AMMINISTRATIVO – L’emergenza rifiuti

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reloaded di un post dell’8 giugno u.s. – PRATO E DILETTANTISMO AMMINISTRATIVO – L’emergenza rifiuti

Una città allo sbaraglio: non parlo della Capitale, dove la responsabilità del degrado è antica e non può essere addebitata esclusivamente alla Giunta in carica, sulla quale ho espresso forti critiche soprattutto in relazione ai livelli culturali ed alla possibilità di discostarsi da quelle precedenti per rinnovare in meglio quei territori. Parlo di Prato, la cui realtà penso di poter conoscere meglio in modo diretto, vivendoci da circa 35 anni ed avendo ricoperto incarichi politici ed amministrativi di secondo livello a cavallo del passaggio di secolo per tre quinquenni.
Nelle prossime settimane tratterò altri aspetti del degrado urbano da diversi punti di vista. Oggi mi soffermo sull’emergenza rifiuti.
Da alcuni mesi è stato completato gradualmente nell’intera città il progetto di raccolta porta a porta dei rifiuti solidi urbani. La partenza ha rilevato grossolane sottovalutazioni dal punto di vista educativo in larga parte della città, insieme ad una profonda incapacità gestionale complessiva delle esigenze reali. Come spesso accade, le critiche in partenza si sono dirette sui classici “capri espiatori” rappresentati dagli “stranieri”, in primis la comunità cinese. Ci sta che possa anche essere parte “rilevante” della verità, visto il degrado che caratterizza l’habitat di larga parte di quelle comunità, condizionate dal “mercato” a vivere in ambienti del tutto insufficienti sia per spazio che per igiene. E quindi occorreva una riflessione globale che colpevolmente sarebbe far partire a posteriori, consolandosi con un “meglio tardi che mai”.
E’ così: manca la “progettazione” e si viaggia a tentoni, facendosi prendere da isterismi vari, come quel punitivo infantile rifiuto di far svolgere una delle manifestazioni culturali più riuscite che coinvolgeva realtà locali con la comunità cinese, la “Festa delle luci”.
Andando “oltre” le comunità straniere destinatarie dei primi “strali” popolari, cavalcati dalla Destra e dalla pseudo-Sinistra di governo, il degrado appare diffuso a tappeto in tutta la città, essendo chiaramente insufficiente il servizio di raccolta porta a porta programmato dalla società ALIA che ha inglobato Asm. Occorrerebbe un intervento progettuale che crei intanto una profonda intensa “cultura del riciclo”, coinvolgendo il tessuto complessivo della società, creando semmai sovrastrutture e strutture territoriali umane coinvolgenti. Non è certamente inutile sottolineare come nell’ultimo quinquennio sia venuto a mancare completamente l’apporto della sovrastruttura amministrativa, denominata Circoscrizione, che non è stata sostituita nemmeno da un livello volontaristico riconoscibile e riconosciuto.
In alcune parti della città più che in altre il degrado è evidente; le abitazioni nel centro storico o nell’immediata periferia sono state costruite in assenza di vincoli specifici per garantire il rispetto dell’igiene: tante di esse non hanno spazi sia interni che esterni in grado di sopportare il “lezzo” dell’organico nell’attesa del turno di raccolta ed il “package” esagerato richiesto da un “mercato” assolutamente impermeabile a rinnovarsi, adeguarsi alle nuove esigenze non consente di essere raccolto in spazi esigui senza creare problemi di convivenza nella comunità dei condomini. E quindi che dire? Non vale la pena stare a discutere dei massimi sistemi senza rendersi conto che è dalle nostre radici, dai piedi, dalla terra che calpestiamo che bisogna partire.

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UN RACCONTO D’ESTATE – disservizi ed altri vizi – prima parte

d’estate alcune attività rallentano, soprattutto con l’avanzare dell’età, altre – in particolare quelle dei giovani – invece diventano frenetiche. Ma la fantasia, d’accordo con la memoria, aiuta anche gli anziani a rielaborare – ecco dunque che la “realtà” bussa alle porte e chiede di essere raccontata come se fosse una “fantasia”.

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UN RACCONTO D’ESTATE – disservizi ed altri vizi – prima parte

Il display segnalò che era venuto il suo turno: a quell’ora l’attesa era di cinque massimo dieci minuti. Con la calura estiva non c’era ressa alle 3 pomeridiane.
“Devo ritirare le analisi di mia figlia; ho la delega e la fotocopia del suo documento!” Gil sapeva presentarsi senza tanti fronzoli per ottimizzare i tempi di lavoro dei suoi occasionali interlocutori.
“Perfetto! Pochi arrivano qui che hanno già preparato tutto. Complimenti!” fece l’impiegato che subito dopo aver rapidamente controllato che fosse tutto a posto digitò le lettere del codice fiscale per accedere attraverso il monitor alla documentazione richiesta.
Gil scherzosamente volle rilevare che, in un’altra occasione, sempre per sua figlia, gli era stato consegnato un referto che apparteneva ad un’altra persona. Se ne era accorto mentre usciva, avendo aperto il plico per verificare i dati delle analisi della ragazza che, essendo via voleva esserne informata.
E l’addetto disse che non sarebbe stato possibile; lo ribadì, mentre però verificava con ulteriore attenzione i dati. Poi chiuse il tutto nella busta e la consegnò a Gil.
Appena fuori fece la stessa identica operazione delle volte precedenti. Il nome corrispondeva; scorse i vari dati comparandoli con il range indicato a margine: era tutto nella norma con un lieve calo dei globuli rossi, ma poco al di sotto del minimo. Girò la pagina e… tutto appariva regolare…. ma c’era qualcosa di strano in una delle regolarità.
*******************
Anche d’estate il clima al mattino è abbastanza fresco. Gil aveva accompagnato sua figlia Mary al Centro comunale per le analisi mediche. Bisognava arrivare presto per poter poi tornare a casa e ripartire per l’Archivio entro metà mattinata. Mary non voleva prendere un permesso lungo. Quella mattina ad un certo punto vennero giù, brevi ma fitte e grosse, gocce di pioggia proprio mentre Gil, dopo aver fatto scendere la ragazza per potersi anticipare nella fila “esterna”, era andato a parcheggiare l’auto. Pagò il parcheggio alle macchinette e rientrato in auto ne prelevò uno degli ombrelli per ripararsi mentre aumentava il passo per raggiungere Mary. Da lontano vide che era in compagnia di una signora, anch’ella in fila, che la proteggeva con il suo ombrello……e rallentò tranquillo.

…fine prima parte….continua…

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UN DOCUMENTO DEL 6 DICEMBRE 2002 – come eravamo – prima parte

Tessere Cultura 6 dicembre 2002 – come eravamo –
prima parte

In quel periodo curavo un lavoro di équipe all’interno del territorio pratese – Questo documento è pubblicato in un libro che raccoglie tutti gli interventi, gli Atti di quel Convegno. E’ soprattutto un testo molto importante per comprendere le “difficoltà del Decentramento” che poi è stato smantellato (in un intervento successivo al mio il prof. Giampiero Nigro mi onora di una menzione (“Ho sentito dire da Maddaluno cose molto intelligenti, ma ho letto nelle sue riflessioni un problema di rapporti istituzionali più che di politiche culturali.”). Il prof. Nigro aveva ben compreso quali fossero gli elementi della contesa; ed infatti con il 2014 il Decentramento a Prato ha smesso di esistere con grande sospiro di sollievo da parte dell’Amministrazione.

Data la lunghezza ve lo propongo in tre parti:

Sono il Presidente della Commissione Cultura della Circoscrizione Est e coordino i Presidenti delle Commissioni Cultura di tutte le altre Circoscrizioni; queste due cose sono due purissimi “accidenti” solo contingenti, cioè di passaggio. Non così è il mio ruolo di insegnante.
Quando, insieme ai miei studenti, rifletto sulla contemporaneità, di tanto in tanto parlo loro del ruolo della letteratura “profetica” e rammento, ad esempio, “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury. La nostra società contemporanea non è di certo ancora quella di quel libro né quella del tanto altrettanto profetico “1984” di George Orwell.
Ma il ruolo della letteratura “profetica” è quello di indicare la “non strada” da percorrere, è quella di dare luce agli obbrobri possibili futuri, dove sarebbe l’incultura o la “NON CULTURA” a farla da padrone.
Molti sono stati i segnali già pervenuti. Si guardi, per esempio, all’abbassamento qualitativo dello spettacolo televisivo, non solo quello della tv pubblica di cui tanto si chiacchiera negli ultimi tempi, ma quello complessivo della tv. Prima gli spettatori sono stati assuefatti un poco alla volta con spettacoli dignitosi ma poi questi ultimi sono diventati progressivamente sempre più imbecilli e gli spettatori “assuefatti” sono stati man mano incapsulati, un po’ come quell’altro capolavoro della cinematografia simbolico-fantascientifica, “La cosa dall’altro mondo”. Ora, questo che stiamo vivendo appare sempre più un momento di presa di coscienza, in cui per fortuna tanti spettatori sono sempre meno attratti dal consueto mezzo televisivo.
E’ inutile dire che, appartenendo alla generazione della radio e della prima fase televisiva sono stato un tantino più protetto,, lo sono ancora di più perché con quello che ho da fare ho davvero poco tempo per stare davanti alla tv.
E questo è dunque anche il momento di riappropriarsi dei vecchi mezzi di comunicazione, più riservati, meno invasivi: la radio, il giornale, il libro, gli spettacoli dal vivo, le conferenze, la formazione diretta. E così si allontana il pericolo di un “Fahrenheit 451”. E allora?

…fine prima parte…continua…

Joshua Madalon

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UN DOCUMENTO DEL 17 MAGGIO 2013 – a futura memoria per capire perché mai quasi tutti i suoi sottoscrittori non sono più nel PD

UN DOCUMENTO DEL 17 MAGGIO 2013 – a futura memoria per capire perché mai quasi tutti i suoi sottoscrittori non sono più nel PD

Il testo è stato redatto dagli iscritti del PD nel Circolo San Paolo di Prato – c’erano stati i 101 (non quelli della “carica” disneyana); Bindi e Bersani si erano dimessi dalle loro cariche di Presidente e Segretario del PD, Napolitano era stato riconfermato Presidente della Repubblica, Letta (Enrico) era stato nominato Presidente del Consiglio, Epifani aveva assunto la carica di Segretario del PD, Renzi scalpitava pregustando la sua rivincita rispetto alle Primarie del 2012.
Tale testo rappresenta con chiarezza gli obiettivi ideali di una “base” e quello che è accaduto da allora ad oggi ha purtroppo confermato i dubbi, le perplessità sul futuro di quel Partito.
Non è un mistero che la maggior parte dei sottoscrittori di questo documento siano fuori dal Partito Democratico e operano per la costruzione di un Partito alternativo di SINISTRA “vera” e c’è molto poco da ironizzare sull’aggettivo “vera” in quanto non ne è rimasta traccia alcuna nel PD.

Joshua Madalon

Noi siamo donne ed uomini in carne, nervi ed ossa; non siamo dei burattini, né automi, robot replicanti alla “Blade Runner” e siamo davvero incazzati per la superficialità con la quale una parte considerevole dei nostri rappresentanti politici ha voluto affrontare le problematiche legate alla elezione del Capo dello Stato ed alla susseguente formazione del Governo.
Poche parole bastano a far intendere che non abbiamo più intenzione di sostenere a scatola “quasi” chiusa tutte le decisioni dei Dirigenti del nostro Partito sia a livello nazionale che a livello locale.
Troppo spesso si dice che occorra “rinnovarsi” ma altrettanto più spesso ci si trova a doverci imbattere in vecchie logiche non più condivisibili; si dice anche che la Politica è cambiata ma i nostri rappresentanti non se ne sono accorti; così come non si sono accorti – e vomitano fiumi di vuote ed insulse parole – della sofferenza morale e materiale che colpisce da tempo la gente, sia quella più propriamente da considerare “nostra” che tutto il resto di essa.
Noi abbiamo dovuto sopportare già più di un anno di Governo dei tecnici che non volevamo ma ci siamo adattati cercando di calmare le ansie e le delusioni dei “nostri”.
Ora basta!
A questo punto anche se è vero che non si possa andare – in un momento così delicato – ad una crisi di Governo che potrebbe avere esiti drammatici noi chiediamo che
il nostro Partito si faccia garante di
1) intervenire con urgenza sui temi dell’Economia e del Mercato del Lavoro;
2) di andare rapidamente a scegliere una nuova Legge elettorale (meno urgente è l’impalcatura costituzionale) semmai passando attraverso un ddl che abolisca quella attuale;
3) applicare per i nati in Italia da genitori stranieri immediatamente lo “ius soli”.
Solo di fronte a queste tre scelte assolute noi dichiariamo di essere disposti a riprendere la tessera 2013 del Partito, verso il quale portiamo un profondissimo rispetto (per alcuni di noi è il Partito che abbiamo fondato, per altri è stato il primo ed unico Partito) tale da non voler nemmeno pensare a strapparne la tessera come è purtroppo avvenuto in qualche caso eclatante.
E’ per questo che non ritireremo la tessera 2013 nel nostro Circolo, pur dichiarando che continueremo ad operare per il bene del Paese a partire dal nostro territorio e lotteremo per raggiungere i migliori risultati possibili nelle prossime competizioni lavorando non sui personaggi e sui candidati ma sui Progetti sia nella fase Congressuale futura (sosteniamo in ciò pienamente la richiesta formulata dal gruppo che fa riferimento ai recenti fuoriusciti dalla Segreteria) sia in quella amministrativa del 2014, laddove non vogliamo tornare a perdere.
Siamo profondamente delusi dalla leadership sia nazionale che locale e ne chiediamo il rinnovo attraverso i Congressi nel minor tempo possibile: il Paese non può attendere!

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FILE DATATO 6 AGOSTO 2013 – l’aria era già irrespirabile

– A futura memoria – dedicato a coloro che o non hanno capito o fingono per convenienza personale di non capire – questo scrivevo quattro anni fa – da allora ad oggi quel che è cambiato dà ragione alle mie argomentazioni. Nel PD, del quale parlo, qualcosa si è smosso, ma è ancora molto poco in relazione al fatto che quel Partito si è modificato complessivamente, con l’apporto di energie nuove rappresentative di posizioni che tendono a rafforzare il ruolo di quella parte della società economicamente già soddisfatta e relegare ai margini l’altra parte della società che chiede equità e dignità, ricevendo soltanto briciole ed interventi di tipo fondamentalmente pietistico.
Questo post serve a tenere sveglie le coscienze ed a sollecitare le forze progressiste e democratiche, non quelle “sedicenti” a chiacchiere tali, a procedere senza indugio ad una unificazione progettuale per fronteggiare la possibile avanzata di forze di Destra nel nostro Paese. Ho ragione di credere che sia necessario mettere da parte le differenze, pur spesso minime ed afferenti a personalismi, ed agire di conseguenza. Senza attendere!

Ricordiamo Bertolt Brecht:

“Non si dirà: quando il noce si scuoteva nel vento
ma: quando l’imbianchino calpestava i lavoratori.
Non si dirà: quando il bambino faceva saltare il ciottolo piatto
sulla rapida del fiume
ma: quando si preparavano le grandi guerre.
Non si dirà: quando la donna entrò nella stanza
ma: quando le grandi potenze si allearono contro i lavoratori.
Tuttavia non si dirà: i tempi erano oscuri
ma: perché i loro poeti hanno taciuto?”


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FILE DATATO 6 AGOSTO 2013 – l’aria era già irrespirabile

E’ del tutto impossibile di questi tempi argomentare per vie ideali sulla possibilità di tracciare un’alternativa all’attuale crisi morale senza sentirsi dire che si è inguaribili ottimisti. Eppure non credo sia oggi possibile proseguire questo cammino di degrado progressivo che colpisce, per interessi personali o dabbenaggine poco importa (troppe volte gli uni o l’altra vengono camuffati da “Ragion di Stato” o “acuto senso di responsabilità democratica”), la società italiana a partire dalla sua rappresentazione politica. Questo “degrado” di cui con chiarezza si intravedevano già nella seconda parte del primo decennio del XXI secolo gli annunci aveva spinto alcuni di noi a costituire sulle fondamenta (in tutta evidenza già marce) di due precedenti Partiti una nuova formazione che riunendo i valori comuni ne rigettasse i vizi e le storture. Chi lavorava a partire dalla base a quel Progetto, consapevole di stare a proporre una strada nuova e rigeneratrice delle passioni positive, ha dovuto confrontarsi da subito con resistenze sia patenti che silenti che, con contenuti fittizi e discussioni oziose su questioni ben poco ideali, portavano a ritardare le scelte e ne lasciavano intravedere i possibili negativi esiti. Fondamentalmente quello che è accaduto in questo ultimo anno mi spinge a chiedere conto ai Dirigenti dei ”danni morali” che hanno prodotto nella base sia dopo la questione dei 101 maledetti ipocriti ed irresponsabili sia per la scelta di accedere ad un Governo con un Partito il cui punto di riferimento era già allora (non solo “in fieri”, “in pectore”) un pregiudicato e poi riconosciuto condannato “frodatore”. Il 2013 non sarà un anno “normale”, anche perché molti di noi non hanno rinnovato e non rinnoveranno “per rispetto” la tessera del Partito Democratico. Ma per quel che mi riguarda continuerò a far politica (anzi “Politica”) disponibile a confrontarmi a 360° ed a scegliere nel perimetro delle idee progressiste, socialiste, democratiche di Sinistra.

6 agosto 2013

J.M.

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SE IL 4 DICEMBRE AVESSE VINTO IL SI’?

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SE IL 4 DICEMBRE AVESSE VINTO IL SI’?

E già! Se il 4 dicembre avesse vinto il SI’, anche se solo con pochi voti di differenza oggi saremmo davvero nei guai: la Sinistra, accomunata ai peggiori ceffi di Destra, starebbe lì in un angolo a leccarsi le ferite, resa inoffensiva dal punto di vista democratico. Immaginatevi solo su quale trono oggi sederebbe il Monarca Renzi e la zarina Boschi, tronfi ed orgogliosi del successo.
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Immaginatevelo, perché che siate stati sconfitti dall’esito referendario o soddisfatti da esso, non potete fare altro che liberare la vostra fantasia e galoppare sfrenatamente.

Già sento le “voci” di quanti, ritenendosi depositari della Storia, mi avvertono che “non si può fare la Storia con i se”. Sono perfettamente d’accordo; dopo di che ritengo sia molto utile sforzare la propria intelligenza e, senza tanto crederci troppo, riflettere su quanto sarebbe accaduto, laddove….
E poi me lo dico e ridico: “Servirebbe soprattutto a coloro che hanno vinto sostenendo il NO convintamente e non ideologicamente, motivando le loro scelte, per comprendere quel che è necessario fare nelle prossime ore, giorni, settimane, non mesi che è troppo!”. So anche che quel raggruppamento che poi ha toccato poco meno del 60% non ha forme compatte dal punto di vista della collocazione ma un 10 e più % probabilmente lo si riuscirebbe a ricavare, quel 10 e più % che nei mesi, nelle settimane, nei giorni e nelle ore prima del 4 dicembre cooperavano discutendo sui fatti concreti e non sui dogmi. Si è lavorato alacremente a difesa della Carta costituzionale, donne ed uomini di Sinistra, tutte persone avvedute dei rischi che le ambizioni di un minuscolo gruppo dirigente pericolosamente stava facendo correre al Paese. Quando parlo del “dovere della memoria” mi riferisco anche a questo: troppo velocemente dimentichiamo il nostro passato, a volte come in questo caso anche quello a noi vicino: è un difetto tremendo del popolo italiano, che purtroppo non lo abbandona. Anche Collodi lo aveva compreso, costruendo quel personaggio alternamente simpatico ed antipatico come il Grillo Parlante. Oggi io mi sento come lui: speriamo di evitare perlomeno le martellate.

J.M.

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PRIMA DELL’ALZHEIMER

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PRIMA DELL’ALZHEIMER

Voglio combattere l’ipotesi non tanto lontana di poter incontrare nella mia vita futura la “perdita della memoria”, quella personale fatta però di rapporti, incontri, scontri, amori, odi, passioni, sentimenti ancora diversi da quelli. Quella “memoria” che da “personale” aspiri a diventare “collettiva” nel senso di contribuire a capire in minima quota parte la realtà complessiva nella quale abbiamo vissuto e che, nel bene o nel male ha costruito la realtà che stiamo vivendo. Ecco perché di tanto in tanto corro a recuperare piccoli interventi degli anni passati, ripescandoli tra le pendrive disseminate tra le quattro mura domestiche.
A volte a recuperare la memoria oltre i documenti di cui accennavo prima contribuisce un’occasione, uno stimolo da parte di amici, compagni “senza virgolette”, momenti epifanici inattesi ed io scrivo e scavo, prima che l’alzheimer mi colpisca, nei meandri della memoria, sperando che possa anche servire a qualcosa di positivo. Per farlo bene, o comunque meglio possibile, bisogna utilizzare un tono pacato, semplice e diretto. Non possiamo pretendere che ci comprendano coloro che si rifiutano di rimettere in discussione le loro verità, anche e soprattutto perché la nostra è una verità forse in parte diversa ma che ha bisogno di essere collaudata costantemente nel confronto per potersi mescolare.
Se ne vogliamo parlare, facciamolo pure, evitando polemiche personali. E a me dispiace che a volte non si colgano gli aspetti pedagogici dei miei interventi. D’altronde però c’è chi li comprende e me ne dà atto; ed io vado avanti, prima della “perdita della memoria”.

Joshua Madalon

“ERO STRANIERO” e gli eventi di questi giorni a Prato

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“ERO STRANIERO” e gli eventi di questi giorni a Prato

Mi ero ripromesso qualche giorno fa di scrivere intorno a questo tema dell’immigrazione. C’è una campagna di raccolta firme, che spero possa poi decollare a settembre, per sostenere una Proposta di legge di iniziativa popolare su “Nuove norme per la promozione del regolare soggiorno e dell’inclusione sociale e lavorativa di cittadini stranieri non comunitari”.
La campagna ha sostenitori di prestigio come il Vaticano di papa Bergoglio e poi ci sono i Radicali Italiani insieme a Fondazione Casa della carità “Angelo Abriani”, ACLI, ARCI, ASGI, Centro Astalli, CNCA, A Buon Diritto, CILD, ed altre numerose organizzazioni impegnate sul fronte dell’immigrazione, tra cui Caritas Italiana, Fondazione Migrantes Comunità di Sant’Egidio e tante tante tante associazioni locali e semplici cittadine e cittadini.
La proposta è costituita da otto articoli: con l’art.1 vengono aggiunti tre nuovi articoli al testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero: l’articolo 22-bis istituisce il permesso di soggiorno temporaneo per la ricerca di lavoro relativamente all’ingresso di lavoratori stranieri; l’articolo 22-ter ripristina il sistema dello sponsor; l’articolo 22-quater tratta del permesso di soggiorno per comprovata integrazione, e con esso si prevede la regolarizzazione dei migranti irregolari, compresi i richiedenti asilo ai quali è stata respinta la richiesta di protezione internazionale, che dimostrino di essere radicati nel territorio e integrati nel tessuto civile, sociale e ordinamentale del nostro Paese, condizione desumibile da elementi quali l’immediata disponibilità al lavoro, il grado di conoscenza della lingua italiana, la frequentazione di corsi di formazione professionale, i legami familiari o altre circostanze di fatto o comportamenti idonei a dimostrare un legame stabile con il territorio nel quale vive.
L’articolo 2 della proposta colma una delle gravi lacune, rispetto
al processo di integrazione nel nostro sistema politico e
sociale dei migranti, costituito dal mancato riconoscimento agli stranieri, che risiedono regolarmente e stabilmente nel territorio nazionale, dell’elettorato attivo e passivo nelle consultazioni elettorali e referendarie a carattere locale.
L’articolo 3 prevede che il lavoratore straniero che
lasci il territorio nazionale conservi tutti i diritti
previdenziali e di sicurezza sociale maturati e possa goderne, al verificarsi della maturazione dei requisiti
previsti dalla normativa vigente, a nche in deroga al requisito dell’anzianità contributiva minima di vent’anni.
L’ articolo 4 abroga le quote d’ingresso degli stranieri, dal momento che dalle riforme previste nei precedenti articoli viene meno la necessità di fissare limiti all’entrata di migranti poiché è il mercato a stabilire l’effettiva necessità di lavoratori stranieri in base alla domanda reale.
L’articolo 5 propone che il permesso di soggiorno per richiesta asilo possa essere trasformato in permesso di soggiorno per comprovata
integrazione nel caso di richiedenti asilo in grado di dimostrare di essere integrati nel tessuto civile, sociale e ordinamentale del nostro Paese, desumibile principalmente dalla immediata disponibilità al lavoro.
L’articolo 6 prevede la piena equiparazione dei diritti assistenziali fra cittadini comunitari ed extracomunitari,
la possibilità di iscrizione al medico di medicina generale, onde garantire la continuità delle cure, e il riconoscimento ai minori, figli di cittadini stranieri, indipendentemente dallo stato
giuridico, degli stessi diritti sanitari dei minori italiani.
L’articolo 7 interviene sulle disposizioni che richiedono, per l’accesso a molte prestazioni di sicurezza sociale (assegno di natalità, indennità di maternità di base, sostegno all’inclusione attiva ecc.), il requisito del permesso di lungo periodo escludendo dalle prestazioni proprio gli stranieri regolarmente soggiornanti
che hanno maggiormente bisogno di sostegno.
L’articolo 8 abolisce il reato di clandestinità, abrogando l’articolo 10-bis del decreto legislativo 26 luglio 1998, n. 286.

Questo, in estrema sintesi e con un copia-incolla di alcune parti del testo che per intero potreste trovare sul seguente link

http://www.radicali.it/wp-content/uploads/2017/05/Proposta-di-legge-per-soggiorno-e-inclusione-stranieri_def.pdf

Ma mi occorre sottolineare quanto sta accadendo in questi giorni “grazie”(!) al Decreto Minniti e compagnia bella, ivi compreso la grande confusione politica e amministrativa con cui la questione “immigrazione” viene trattata. Alcune Associazioni locali di Prato, ma immagino che ciò stia accadendo anche altrove, hanno denunciato alla Prefettura questa situazione che può peraltro ingenerare anche episodi piccoli o grandi essi siano che non diano contezza della realtà ma accrescano la psicosi dello straniero in una comunità bombardata da messaggi e slogans purtroppo negativi, quasi sempre non veri.
In questa città qualche giorno fa sono stati “allontanati” da una delle strutture SPRAR alcuni giovani richiedenti asilo, colpevoli di non aver frequentato alcune lezioni del corso di alfabetizzazione alla lingua italiana. Già volli notare che troppo spesso questi corsi sono affidati a personale “qualificato” ma che non ha alcuna esperienza pratica per rendere tali lezioni gradevoli ed utili davvero alla comprensione dell’abc della “necessità” primaria di uno straniero. Ma la gravità della vicenda non può essere la “colpa” degli ospiti; ciò che è più serio e grave è che questi giovani vengono sì espulsi ma non “accompagnati” in altre strutture o “rimpatriati” e potrebbero essere attratti ad entrare in circuiti davvero pericolosi per l’ordine pubblico o, e forse è il meno, essere considerati utili per il lavoro nero oppure darsi all’accattonaggio. Sono in ogni caso giovani deboli dal punto di vista psicologico e potrebbero comportarsi in modo tale da creare preoccupazione tra i cittadini.
Come spesso dico in questi giorni parlando di Politica, occorre ricordarsi che la responsabilità di ciò che fanno gli altri è anche nostra, che viviamo nella “nostra” società, abbiamo i nostri contatti sociali, che ci garantiscono tutto sommato qualche certezza in più.
So che c’è un Gruppo di persone giovani, attente a questi temi che si sta impegnando per portare all’attenzione delle autorità e dell’opinione pubblica locale tali questioni. Anche se non ho la loro età sono loro vicino.

Joshua Madalon

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