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BRINDIAMO ALLE NOSTRE AVVENTURE CULTURALI !!!

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BRINDIAMO ALLE NOSTRE AVVENTURE CULTURALI !!!

Oggi è NATALE, giorno tradizionalmente dedicato alla famiglia. Sarò breve nel mio post: voglio però augurare alle mie amiche ed amici tutta la serenità possibile e l’auspicio che dopo il solstizio riprenda progressivamente vigore la LUCE, quella della RAGIONE (per tutti) così come quella della FEDE (per chi la possiede o la ricerca). Un saluto affettuoso alle persone con le quali condivido percorsi di affetto e di amicizia, sia in Toscana che altrove, in modo particolare tra Prato, Feltre e Pozzuoli. Tra due giorni mi incontrerò con il gruppo che lavora intorno al Progetto “FESTIVAL DELLA LETTERATURA NEI CAMPI FLEGREI – Libri di Mare libri di Terra – ed il Premio dedicato a Michele Sovente”. Sono scrittrici e scrittori, produttrici di versi e di narrazioni, amministratrici ed amministratori sensibili, operatrici ed operatori culturali preparati, tante amiche e tanti amici che nel corso di quest’ultimo anno – il 2014 – ho ritrovato o conosciuto. Ringrazio Angela Schiavone per avermi dato queste splendide occasioni e consentirmi di lavorare con lei per le prossime “avventure culturali” che ci attendono. L’Associazione “Il diario del viaggiatore” fra l’altro organizza a Prato delle “proiezioni del Festival” (non si tratta di film ma di trasferte del Festival) fra il 30 ed il 31 gennaio.
Il 27 dicembre presso la Casina vanvitelliana sul Lago Fusaro alle ore 17.00 vi sarà questo incontro durante il quale rifletteremo sugli esiti del Festival 2014 e tracceremo le linee di quello del 2015 – A coloro che saranno presenti chiederei di portare il loro contributo di idee e semmai concederci un piccolo “saggio” (dei versi, dei racconti brevi) delle loro produzioni letterarie. Presenteremo la Silloge 2012 – 2013 “Scrittura sottoluce”. Brinderemo per il futuro “comune” e per tutte le nostre avventure culturali dal 2015 in poi.
AUGURI A TUTTEI

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VIAGGIATORI – I GIORNI 1972 – parte 24 e ultima

VIAGGIATORI – I GIORNI 1972 – parte 24 e ultima

Le quattro ragazze di Roma, della mattina prima, lì.
Il viso intelligente e bambino della mia amica. Attaccammo di nuovo a parlare. L’eclisse, primo argomento, era stata magnifica, da Chiaia di Luna. Il mio amico felicemente si immette nel discorso e mi evita l’imbarazzo retorico della presentazione.
“Cosa fate la sera?” Aria di noia da una parte e dall’altra.
“A noi piacerebbe divertirci insieme a queste ragazze e, forse, anche a loro”, dovemmo pensare all’unisono e così cominciammo a parlare come se la nostra vacanza dovesse prolungarsi per almeno una settimana ancora.
Si recita dunque su questo nuovo soggetto. Progetti futuri, falsi. Una speranza nel cuore, segreta, nel cuore di entrambi.
Si parte da Frontone. Un addio silenzioso a quella spiaggia. Ci guardammo, io e il mio amico, e fummo d’accordo. Aneddoti, battute spiritose ed opportune, gran voglia di riuscire simpatici. Offrimmo spettacolo a buon prezzo, botta e risposta fra noi due. Vantammo scherzando le nostre eccelse qualità, con presunzione disperata falsa ed accentuata. Larghi sorrisi ci mettevano di nuovo in forma, ed il controbattere.
Al culmine, la lettura della mano. In più per scherzo, quella dei piedi, ma soltanto annunciata, minacciata e promessa per la sera. Prendemmo l’appuntamento per il pomeriggio, alle diciotto, a Chiaia di Luna. Ci salutammo col nostro e con il loro entusiasmo.
Appena soli, ci guardammo. Lo sguardo tradiva tutto. Gioia, incertezza e timore di non so cosa. Decidemmo di rimanere… Era chiaro! Ma altri problemi si profilavano, meno gravi: noi eravamo in due e le ragazze quattro.
All’albergo, pero. Ci dissero che non c’era più posto. Lasciammo le valigie all’ingresso.

Durante il pranzo, in un locale migliore di quello del giorno prima, ma meno costoso, decidemmo di tentare in altri alberghi. Certo, il tutto per tutto.
Profumo di fragole, in un cespuglio accanto alla tua testa. Pensavo fossero le tue labbra. Lì, allo stesso posto. Ti aspetto. Senza le fragole profumerà di te. Il castello è fatiscente, ma il giardino dentro è diventato selvatico, pieno di grovigli erbosi. Un tappeto magnifico e soffice di muschio riveste le mura. Il vecchietto non si affaccia più dai merli a sgridare i bambini. E l’acqua sotto il ponte levatoio è disseccata. Dicono ci sia un tesoro. Un fantasma lo custodisce. Io non ho paura dei fantasmi. Tu?
Fai segno di no. Poi, una lucciola ti fa paura. Non voglio ammazzarla. Stringi la mia mano, fortissimo. Mi segui. Forse non hai più timore.
Ora anche tu vuoi trovare il tesoro e non temi più il fantasma.
Il cielo, senza stelle. Pioverà. E noi resteremo lì nel castello fino a quando svanirà la tempesta, al sicuro, scaldandoci coi baci. Sarà sempre così?
Tanti alberghi, nemmeno un posto. Durante il pranzo, una tragica decisione. Partire, all’occorrenza, senza salutare. Era logico. Senza un luogo di riferimento per trascorrere la notte, non si poteva certo restare.
Una tristezza improvvisa, che non ci faceva neanche aprir bocca. Ognuno cercava di far decidere l’altro. Quattro ragazze, insomma, erano pur sempre quattro ragazze. Ma con tutto ciò non ce la sentivamo di restare senza un tetto, nemmeno per una notte.
Non si capirebbe facilmente come ciò potesse essere possibile senza quella crisi profonda nella quale versavamo.
Alle diciassette, sul vaporetto. Ognuno con il volto opaco come se rimproverasse all’altro di averne la colpa. Il mio amico sfoggiava a tratti un po’ di calma, ma dentro lo capivo io. Io, poi, dovevo essere ben nero di spirito, da farlo trapelare chiaramente sul viso.
Accesero i motori.
Pensammo per un attimo: “Scendiamo!”.
Ma ormai non ne avevamo più la forza. Meglio lasciare. Io accusavo l’altro e l’altro me.
Si scusava “Ma non eri sicuro nemmeno tu. D’altronde, se vuoi, puoi ancora scendere”.
Scendere, sì, diceva bene, ma dove sarei andato? No, no, era meglio lasciare. Oramai, sconfitti come eravamo, non potevamo pretendere di più. Pensavo alle ragazze.
“Stupidi!…” non vedendoci arrivare ed avranno attaccato con altri.
Rideva della mia tristezza, il mio amico, per dimenticare se stesso.
Quando fummo al largo e Ponza una massa rocciosa lontana, scoppiai a ridere anch’io, guardando il viso imbronciato del mio amico. La testa del toro era, a terra, staccata dal busto cui apparteneva. Cominciava un nuovo corso, per la mia storia. Così come era incominciato tre giorni prima. La testa del toro era a terra, la testa del toro.

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“Complimenti!”, così, sprovveduto, imbambolato, sorpreso di sentirsi dire “Complimenti!”. Una mano tesa nell’attesa dell’altra. E la stretta è diplomatica.
I discorsi si allontanano dall’argomento. E poi vi ritornano con un moto repentino. Scoprire così quel che ti rende alternativamente simpatico e antipatico ed essere sorpreso di sentire:
“Complimenti!”
E di cosa “Complimenti!”, di saper dare se stesso agli altri, di svelarsi tutto, di diventare un niente all’improvviso?
“Complimenti!”
Nient’altro che “Complimenti!”
“Bello, sai, molto bello!”
E lì dentro ci sono tutto, tranne piccola parte di me non sviluppata ed insignificante, ancora segreta. E voi mi dite solo questo, soltanto questo, nient’altro. E la riuscita formale è quella che più di tutto piace….

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LEZIONI DI CINEMA – L’ALBA DEGLI AUTORI – JACQUES TATI – quarta parte

LEZIONI DI CINEMA – L’ALBA DEGLI AUTORI – JACQUES TATI parte 4

“Les vacances” come “Jour de fete” fu girato in esterni reali e non è fornito di un’abituale struttura narrativa; insomma non si può parlare di un film con una trama vera e propria: solo una serie di sequenze che mostrano alcuni episodi consueti che interessano un gruppo di semplici e normali turisti nelle loro vacanze dall’inizio alla fine. Di certo Federico Fellini lo vide e se ne ispirò per molti dei suoi film (per comprendere qule che scrivo occorrerebbe vedere il film di Tati). Il successo delle “Vacanze” ed i numerosi consensi della critica, l’afflusso imponente del pubblico consentirono a tati una sempre maggiore libertà nella realizzazione del film successivo, “Mon oncle” (1958).
Questo lavoro impegnò Tati per ben due anni, e ciò viene confermato da una sua affermazione. “Dicono: – Tati impiega più di due anni a fare un film – Vi assicuro, tuttavia, che non perdo il mio tempo. Lavoro ogni giorno, ogni giorno, ogni giorno. Potrei anche andare in fretta, come i nuovi autobus: allora ci metterei tre settimane. E neanche in tre mesi…Ma quando si è scelto il mestiere del cinema, che è appassionante, occorre riconoscerlo, bisogna farlo come lo faccio io, o rinunciarci…Non si può, in trentasette giorni, raccontare una storia molto importante…”. “Mon oncle” si addentra nella contraddizione, assai più viva in verità in quegli anni del “boom” economico, della industrializzazione e dell’avvento tecnologico moderno nelle abitazioni private e nelle sedi pubbliche, verso cui guardavano fiduciose tante casalinghe e tanti mariti speranzosi di poter evitare le settimanali “corvées” più o meno prevedibili ed imposte da contratti “privati”.
E’ un argomento, questo, certamente originale e diverso da tutti gli altri analizzati da Tati nei suoi precedenti film: lo zio della vicenda è quello di Gèrard Arpel, nove anni, ed è sempre Mister Hulot. La sua occupazione è limitata (ed è di un interesse e di una condivisione per noi considerevole) a vivere la vita, guardando la gente, scrutando la vita quotidiana ed il suo evolversi e facendo appassionare a questa osservazione il nipotino nelle loro passeggiate al ritorno da scuola: un film indiscutibilmente “di formazione”. Hulot è del tutto negato per intrattenere un qualsivoglia rapporto “amichevole” (o di semplice e pacifica convivenza) con le macchine, ma mentre lui non si lascia assolutamente coinvolgere – ma ne è inevitabilmente coinvolto – in un confronto con le macchine, gli altri, che se ne servono abitualmente, ne escono fortemente turbati se non proprio sconfitti. Dice però giustamente Roberto Nepoti nella biografia di tati pubblicata nella collana “Il Castoro Cinema” n. 58, La Nuova Italia, pag. 51: “Il film non si risolve tuttavia nell’inno al passatismo. Indica piuttosto Hulot, liaison fisica tra ipertecnologico e desueto, come “terza forza” capace di umanizzare il progresso, in nome della rivolta contro il condizionamento che esso comporta”.
Anche questo film ottenne numerosi premi: a Cannes, New York, Parigi e, ciliegina sulla torta, l’Oscar nel 1958.

fine parte 4 – continua

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“TERZO CONCORSO DI PITTURA A TEMA LIBERO” organizzato dall’Associazione “SUCCEDE A PRATO” – CIRCOLO ARCI DI CAFAGGIO

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“Terzo Concorso di Pittura a tema libero” organizzato dall’Associazione “SUCCEDE A PRATO” – Circolo ARCI di Cafaggio

Conosco Nicola e Lucio sin da quando sono arrivato a Prato, di certo dal 1983 o 1984. Insieme ad altri amici ferrovieri andavamo a giocare a calcio (chi mi conosce oggi potrebbe pensare ad una mia “boutade” ma non è così e anche alcune foto lo confermano) in un campo di patate verso San Giusto. Con il passare del tempo abbiamo smesso calzoncini e scarpette e ci siamo impegnati in attività culturali al Dopolavoro Ferroviario. Si può dire: fino a ieri! Gli anni passano ancora e ci si ritrova di tanto in tanto con la voglia di fare sempre qualcosa di bello e di nuovo; ed è così che con la loro Associazione “Succede a Prato” da alcuni anni organizzano “Partite del Cuore” al femminile e sempre mi invitano, anche ora che non rivesto più incarichi amministrativi e la Politica – per me, si intende – langue. Così accade che da tre anni seguendo un Progetto che avevano curato e fatto crescere al dopolavoro di Piazza Stazione organizzano con la collaborazione di Circoli ARCI come il 1° Maggio e quello di Cafaggio un Concorso di Pittura a Tema Libero con un Premio speciale riservato ad un’opera ispirata a “Prato com’era – Prato com’è – Prato che vorrei”. Inaugurata domenica scorsa alla presenza del Sindaco Matteo Biffoni e di una folta schiera di artiste ed artisti accompagnati da intenditori raffinati – e curiosi in genere – la Mostra è ospitata nelle Sale del Circolo ARCI di Cafaggio in via del Ferro 26 a Prato fino al 5 gennaio, compreso i festivi, e sarà possibile visitarla dalle ore 16.00 alle ore 19.00. Gli interessati che di volta in volta approderanno al Circolo potranno anche dare un voto all’opera che riterranno migliore; i loro voti assegneranno il Premio della Giuria Popolare, mentre i premi in concorso che saranno assegnati da una Giuria composta da critici d’arte, esperti del settore e da un rappresentante del Museo “Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci” sono collegati all’acquisto da parte dell’organizzazione delle stesse opere (si chiamano perciò “Premio acquisto): al 1° classificato verrà assegnato un premio di 400,00 euro; al secondo, 300,00, mentre all’opera ispirata al tema su Prato verrà assegnato un Premio acquisto di 250,00 euro. Ulteriori premi non inferiori a euro 200,00 sono in via di definizione dagli organizzatori. La Giuria peraltro ha il compito di assegnare, laddove fosse possibile, altri premi (vedasi art.6 del Regolamento) ed in ogni caso una serie di segnalazioni da riportare sul diplomino che attesta la partecipazione dei diversi artisti.

Martedì 6 gennaio 2015 alle ore 10.00 avverrà la cerimonia di assegnazione dei premi. Da mettere in risalto è il numero e la qualità sempre crescente dei partecipanti.

P.S.: Quando parlo di Nicola e Lucio mi riferisco alle due anime culturali che sovraintendono alle attività dell’Associazione “Succede a Prato” e cioè Nicola Verde e Lucio La Manna. Buon Natale e ricco di prospettive positive il prossimo Anno 2015 a loro, alle loro famiglie ed ai loro amici!!!

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2015 New Year celebration

FESTIVAL DELLA LETTERATURA NEI CAMPI FLEGREI LIBRI DI MARE LIBRI DI TERRA – PREMIO MICHELE SOVENTE – RIFLESSIONI E PROSPETTIVE INSIEME – ANDIAMO AVANTI VERSO IL 2015 SABATO 27 DICEMBRE ORE 17.00 CASINA VANVITELLIANA SUL LAGO FUSARO – ELENCO AUTORI PRESENTI NELLA SILLOGE

Il diario

FESTIVAL DELLA LETTERATURA NEI CAMPI FLEGREI LIBRI DI MARE LIBRI DI TERRA – PREMIO MICHELE SOVENTE – RIFLESSIONI E PROSPETTIVE INSIEME – ANDIAMO AVANTI VERSO IL 2015
SABATO 27 DICEMBRE ORE 17.00 CASINA VANVITELLIANA SUL LAGO FUSARO

Sabato 27 dicembre a partire dalle ore 17.00 si svolgerà presso la Casina vanvitelliana al Fusaro (siamo nella città di Bacoli) l’incontro conclusivo della III Edizione del Premio “Michele Sovente” e della VII di “Libri di mare libri di terra” e si avvieranno a tracciare le linee delle future Edizioni (a partire dalla IV del “Premio Sovente” e dell’VIII del Festival della Letteratura nei Campi Flegrei.
Come già annunciato sarà l’occasione per coloro che hanno partecipato alle passate edizioni per incontrarsi, confrontarsi e proporre. L’Associazione “Il diario del viaggiatore” che insieme alle amministrazioni di Bacoli, di Monte di Procida e di Pozzuoli ha organizzato l’edizione del 2014 presenterà il volume “Scrittura sottoluce” che raccoglie tutti i testi (poesie, racconti ed articoli giornalistici) che hanno preso parte alle prime due edizioni del Premio Sovente (2012 solo poesie, 2013 anche racconti ed articoli). Vi avevo preannunciato l’elenco dei partecipanti; ed eccolo:

Sezione poesia anno 2012

Dell’infinito on nessuna “ultima sphaera mundi” di Mariano Baino
Foglie e respiro di vento di Vincenzo Crosio
Un genio di Gianni Valentino
Il bambino di via delle Ginestre di Ersili Anna Tomoe
Nu’ perjed’ trist’ ma felice di Antonio Maione
Alle ore diciotto di Maria Natalia Iiriti
Cade polvere bianca di Cinzia Caputo
Ultim’ora di Costantino Sgamato
Lo specchio di Francesco Fusco
Grappoli d’uomini di Roberto Gaudioso
L’assoluto gesto d’amore di Mariella Ioime
Lungomare d’agosto di Roberto Volpe
Dopo un lungo viaggio di Aldo Ferraris
Passaggio di Antonio Spagnuolo
Lampadine fulminate di Raffaele Pisani
Eterno fluire di Giuseppe Varriale
Notte di Vittorio Gennarini
Terra violata di Valentina Soria
Raggiungere il mare di Rita Felerico
Sono parte della biologia di Adriana La Volpe
Son nella luce! Di Paolo de Rogatis
Miseno di Dario Antonioli
A Michele Pina Esposito
Il grande cocomero di Antonio Russo De Vivo
La nostra casa di Riccardo Imperiali
Della terra, degli occhi, della condizione di Giuseppe Gargiulo

Sezione poesia anno 2013

Le tre Marie di Roberto Volpe
Ricordi di Antonio Spagnuolo
Vertigine di Carla De Falco
Come il mare in tempesta di Shasa
Vittime annunciate di Gioconda Marinelli
Di quercia e di rose di Dante Iagrossi
Di non chiudere le porte stasera di Giuseppe Vetromile
Il barone di Liliana Ianni
Le camicie stirate di Vera D’Atri
Lucciole e more di Teresa De Ninno
Il tempo di Matteo Tafuto
I miei giorni di te di Paolo Martino
Orlando di Floriana Coppola
Viaggio a San Miniato di Giuseppe Mandia
Lieve di Alessia Rocco
Shairi nero-bianco di Roberto Gaudioso
Altalena di Adriana La Volpe
Almuncantarat di Patrizia Lopez
A Silvia di Alla Melnychuk
Ritorno di Milena Tonelli, Mauro Milani
Perché una volta qualcuno ha detto “auterkeia”… di Angela Chiaro
Allegro ma anche no di Diego Guida
Sinonimo d’assenza di Giampaolo Materazzo
Madre di Brigidina Gentile
Il tempo della clessidra di Luisa De Cristofano
Figlia di nessuno di Rossana De Lorenzo
Melma sottile di Stefania Palumbo
L’onda di Felice Casucci
Per gli antichi luoghi di Salvatore Del Giudice
Il colore di questo istante di Antonietta Gnerre
Ti racconterò di quando attraversai il deserto di Assunta Esposito
Baptizo piscem di Costantino Sgamato
Libro di poesia di Raffaele Piazza
Se l’amore muore di Eliana Esposito

Sezione narrativa anno 2013

Anabasi di Francesco Pisano
Caponatina di Acitrezza di Brigidina Gentile
D’amore si muore di Floriana Coppola
Fravulella di Laura De Giorgio
Il gusto delle ciliegie di Cinzia Caputo
Il profumo buono del pane di Teresa De Ninno
Il sipario di Salvatore Del Giudice
Il sogno di Shiva e Kali di Assunta Esposito
Il tram di Patrizia Lopez
L’amore, la Sibilla e Sant’Antimo di Raffaele Pisani
La nebbia sul lago di Dante Iagrossi
La notte di Rosaria Vaccaro
In quel cortile di Giuseppe Mandia
Storie di pietra di Iaia De Marco
Trent’anni dopo di Corrado Izzo

Sezione giornalismo anno 2013

Aspettative e buchi neri di Valentina Soria
Camorra, gli avversari del Quarto di Francesco Pisano
La sfida intergenerazionale di Freebacoli di Assunta Esposito
I Campi Flegrei tra miti e realtà di Dante Iagrossi
Pozzuoli di Salvatore Del Giudice
Pozzuoli, nella torre del ‘500 preservativi e versioni di latino di Marco Perillo

Nel libro curato dall’Associazione “Il diario del viaggiatore” ed edito da Valtrend troverete, oltre all’Introduzione della Presidente Angela Schiavone che ho già pubblicato, le Note biografiche di tutti gli autori ed in conclusione “La poesia degli affetti “ tre poesie di Michele Sovente, una dedicata a Francesca sua nipote acquisita perché moglie del nipote Francesco ed un’altra dedicata ai loro bambini nella doppia versione in vernacolo “Luiggie e Antonie” ed in italiano “Luigi e Antonio”.
La serata sarà condotta da Angela Schiavone e dalla sua Associazione “Il diario del viaggiatore” e tutti saranno ospiti della città di Bacoli che ha permesso l’utilizzo della splendida struttura della Casina vanvitelliana.

Gli enti pubblici organizzatori sono, oltre alla città di Bacoli, la città di Monte di Procida ed il Comune di Pozzuoli.

Siete tuttei invitatei a partecipare e, se lo gradite, ad estendere l’invito a quanti fossero interessatei.
Buone feste!

2015 New Year celebration

DOVE E’ “LA BUONA SCUOLA”?

DOVE E’ “LA BUONA SCUOLA”?

Ieri, in relazione ad un video che avevo postato sul mio account Facebook nel quale veniva riproposta la contestazione portata da una insegnante a Matteo Renzi in una puntata di “Porta a Porta” dello scorso novembre al mio commento

Punto uno: “La demagogia di Renzi è partita proprio con questa “centralità” della scuola che è chiaramente solo “FUMO”!” – Punto due: “Come si fa a cambiare se a dirigere il Ministero è stato nominato una delle rappresentanti più alte della “BARONIA”?” e via dicendo….

sono arrivate due risposte – che in calce riporto – da parte di una docente giovane. Il terzo blocco è mio.

1. Non sa cosa rispondere, il Matteo. Ovviamente, perché sotto la demagogia non c’è nulla. Ieri ho letto la notizia di una circolare del Miur che direbbe agli istituti di pagare “a metà” i supplenti, visto che non ci sono soldi. Peccato che “metà” stipendio voglia dire metà possibilità di mantenersi, di mangiare, di mantenere una famiglia, di pagare la benzina per raggiungere la scuola e così via… Poi per me, che lavoro da fine settembre, già “metà” sarebbe qualcosa, visto che ancora non ho visto una lira e che pago l’affitto da mesi con i risparmi. E come me ci sono molti altri precari che non stanno vedendo lo stipendio e che lamentano che se avanti così, saranno costretti a rinunciare all’incarico perché non sanno come affrontare le spese che vivere fuori, per lavoro, comporta. Queste persone rinunceranno a stipendio e punteggio dei prossimi mesi, perché lo Stato è moroso e non gli paga quanto gli deve. Io andrò avanti finché i risparmi durano, a credito. Ovviamente facendo più ore di lavoro di quelle ufficiali, perché per “sostenere” realmente i ragazzi che ne hanno bisogno, due ore alla settimana (in alcuni casi una) sono ridicolmente insufficienti… e non sto menzionando le ore di lavoro a casa e a scuola fuori dalla classe. Si parla di alternanza scuola-lavoro, ma non c’è una lira, al solito, e i docenti che si occupano dei progetti lo fanno per volontariato. In tutto ciò promettono “stabilizzazioni” senza ricostruzioni di carriera, ovvero due spiccioli elargiti che vengono da soldi tolti ad altri docenti. E si permettono anche solo di suggerire che i lavoratori della scuola possano essere pagati “un po’ sì e un po’ no”, nel totale disprezzo non solo dei titoli di studio e della centralità del lavoro svolto da queste persone, ma prima ancora, del fatto che le persone “normali”, lavorano, tra l’altro, per vivere…

2. Io pensavo che Renzi fosse un nulla arrivato lì un po’ per caso, ora comincio a credere che ci sia un chiaro progetto di distruzione dello stato sociale approfittando delle condizioni “oggettive” di crisi. Distruzione dei servizi sociali, e distruzione della dignità dei lavoratori, più o meno qualificati, in base al principio che meglio qualcosa che nulla, e quindi ci accontentiamo e speriamo, a tempo indefinito.

3. Ho sin dalla sua apparizione avvertito “odore di bruciato” (qualcun altro più ideologico ha avvertito odore di incenso, ma no mai avuto queste preclusioni, anche essendo stato convintamente “comunista”) e dunque non mi è parso proprio il più adatto alla carica di Segretario del PD e ancor di più a quella di Presidente del Consiglio. Demagogico ed imbroglione, come il suo “padre putativo” ha cominciato proprio con la Scuola promettendo balle spaziali senza alcun senso ed affidando l’incarico di ministro ad una “barona” dell’Università dal volto sorridente (ricordati Silvia che “chi ride fotte a chi chiagne”) ma assolutamente inadeguata proprio per un cambiamento necessario che premi il merito ed escluda gli incapaci (il mestiere di insegnante è nobile e delicato e non è per tutti, ma nella Scuola c’è posto anche per attività culturali “diverse” e non è umiliante lavorare nelle Biblioteche o seguire organizzativamente i progetti. C’è chi non è tagliato per un rapporto diretto con gli studenti e va orientato diversamente; a tale scopo occorrerà lavorare anche in questa direzione e superare il “nozionismo” dei vecchi Concorsi a vantaggio delle capacità di relazione.

In serata (20.12.2014) Gramellini riportava il caso della insegnante precaria che come tredicesima ha ricevuto 1 (un) euro.
Ecco: dove è la “buona scuola” di cui si è riempita la bocca RENZI?

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VIAGGIATORI – I GIORNI 1972 – parte 23.

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VIAGGIATORI – I GIORNI 1972 – parte 23.

C’era un sole fortissimo, quel pomeriggio.
Mi accarezzava per scherzo. E lui soffriva.
Veniva sul mare con me. E lui moriva, steso sulla spiaggia, con gli occhi nella sabbia per non vedere, come ad aspettare la morte.
Ballava con me, stretta, con lo sguardo e le labbra sensuali. Gli occhi, pieni di una libidine contratta che si vantava di apparire recitata. Lui si sedeva là, al solito posto, e aspettava che lei lo guardasse, come la mamma fa con il suo bambino. Si sentiva tenera e lo accarezzava anche con un po’ di burla affettata. Così come non accarezzava me. Faceva sul serio, con me. Lo si scopre sempre un po’ tardi. Sembrava uno scherzo. Ora so che lo sconfitto non era solo l’altro.
Poi, la partenza. Era settembre e, strano come siano tutte così le giornate dell’addio, pioveva.
Avevamo deciso di partire, quel pomeriggio. Restare di più, a cosa sarebbe valso? Eravamo rimasti per due giorni soli. Ora non ci interessava altro che partire.
Sulla spiaggia, gente di ogni paese, di lingua diversissima, di ogni razza umana. E nulla più ci attirava fuor che partire.
Frontone era tutta ciottoli. Alle spalle, dove si trova lo sbocco della vallata, un ristorante ed un campeggio. Al centro, il piccolo pontile d’attracco per i battellini serviva da trampolino per un gruppo di ragazzini rumorosi.
Giù nell’acqua con un tuffo. Ad un metro o poco più dalla riva, non toccavi. E le acque erano limpide. In apnea, occhi aperti, distinguevi le gambe di una persona a molti metri di distanza. Rara esperienza per i viventi. Accenno qualche bracciata. Mi sento bene.
Ero diventato noioso, per qualcuno. Al mare, quel qualcuno, poco tempo prima era diventato noioso per me. Scherzi di ogni genere. Irripetibili umiliazioni. Accondiscendenza ed impotenza.
Avrei dovuto abbandonare. Ma così giovane, quasi bambino, ad avere la forza…. Io non l’avevo.
“Sei una bugiarda!”. Lo era. Ma anche innamorata di un altro. Era una bugiarda e lo sapevo da tempo. Avrei dovuto abbandonare. Ma così giovane, quasi bambino, ad avere la forza. Io non avevo la forza…
Dal mare, senza gli occhiali, un mondo tutto opaco, per lo più grigio. Il mio amico, sull’asciugamani gigante, ad abbronzarsi. Una coppia un po’ strana accanto. Una famigliola dall’altro lato. I bambini sul bordo riva a costruire castelli con la sabbia ed i ciottoli più piccoli. Una ragazza, nuotando, mi passò accanto molto vicina e mi guardò come fossi uno strano animale. Di forza, nemmeno un po’ per rompere il ghiaccio.
Una ragazza faceva acrobazie con il suo reggiseno, ora che il suo ragazzo si era allontanato. Il gioco non sembrava minimamente impressionarla, né l’eccitava esteriormente. Lo lasciava cadere e senza molto scomporsi lo rimetteva in maniera imperfetta, per lasciarlo cadere di nuovo. Uno spettacolo così, deleterio per tipi come noi, in quel particolare momento.
Non per lei, ci alzammo e andammo via. C’era un battellino pronto al pontile. Ci avvicinammo con immensa difficoltà camminando ed incespicando sui ciottoli. Altre ragazzine sul pontile facevano tuffi in evoluzioni piroettando. Ci imbarcammo.

fine parte 23 – continua

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DEMAGOGIA D’ACCATTO

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DEMAGOGIA D’ACCATTO

Riprendo una parte dell’articolo di Gianni Trovati sul “Sole 24ore” di oggi sabato 20 dicembre 2014 per ampliare la mia riflessione su quel disastro che si è avviato dietro la volontà “giusta” di ridurre o perlomeno riordinare la spesa pubblica. Molti di noi lo hanno più volte detto: “Fate attenzione che a cavalcare la DEMAGOGIA non si finisca poi per doversi pentire!” Soprattutto perché alla fine ad essere penalizzati saranno sempre gli stessi e non si affronteranno i nodi reali del problema: NON LA SPESA PUBBLICA MA I BENEFIT, LE RUBERIE, LA DISTRIBUZIONE DI RISORSE AGLI AMICI ED AGLI AMICI DEGLI AMICI VANNO ELIMINATI- a chi ha “rubato, fatto rubare e distribuito in modo criminoso le risorse pubbliche vanno fatte pagare le spese della crisi”. E’ questo il coraggio che manca a RENZI e compagnia bella e qualche dubbio sulle motivazioni per cui ad una persona così coraggiosa manche il coraggio mi viene; a dire il vero l’ho sempre avuto!

J.M.

La riforma delle Province, da passepartout per una politica in cerca di consensi, rischia così di trasformarsi in una guerra fra poveri. Su un fronte ci sono i dipendenti, “colpevoli” di essere stati assunti in un ente oggi considerato «inutile», e i contrattisti, che senza una proroga in extremis gonfierebbero dal 1° gennaio gli elenchi dei disoccupati. E sull’altro ci sono i tanti, giovani e meno giovani, che hanno affrontato con successo un concorso pubblico e oggi temono di vedere le loro prospettive, già ridotte da tagli di spesa e vincoli al turn over, occupate dai lavoratori in uscita dalle Province, con vincitori ed ex provinciali a giocare una partita da cui gli idonei rischiano di essere esclusi del tutto. Su questo scenario, meglio evitare una “guerra” parallela, combattuta però dai politici di Comuni e Regioni a suon di richieste incrociate di risorse. Non sarebbe un bel vedere.

Gianni Trovati sul “Sole 24ore” di oggi sabato 20 dicembre 2014

LEZIONI DI CINEMA – L’ALBA DEGLI AUTORI – JACQUES TATI – terza parte

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LEZIONI DI CINEMA – L’ALBA DEGLI AUTORI – JACQUES TATI – terza parte

Dopo la guerra, alla quale partecipa in qualità di sergente, Jacques Tati prende parte a due film di Claude Autant-Lara, “Sylvie et le fantome” (1945) e “Le diable au corps” (1946). Sono piccole interpretazioni poco importanti e per niente interessanti, la cui citazione vale solamente a non perderlo di vista. Ma con il denaro messo da parte con quei due lavori egli riuscì a finanziare un importantissimo cortometraggio, “L’école des facteurs” (1947), che prelude non solo tecnicamente, ma anche tematicamente al suo primo lungometraggio. “Jour de fete”(1949) nacque nella mente di Tati quando, rifugiatosi a Sainte-Sèvère-sur-Indre nella Touraine, all’indomani della guerra, egli ebbe modo di vivere in quel tranquillo borgo di campagna e di annotarne tutte le caratteristiche umane e sociali. Il film registra proprio il susseguirsi degli avvenimenti in un villaggio nell’arco di una giornata, dal 13 al 14 luglio. Queste vicende, che scaturiscono dalla verifica minuziosa delle diverse abitudini e comportamenti della gente finiscono per apparire, pur se normali, estremamente divertenti nella rielaborazione ed interpretazione di Jacques Tati. Il film aveva ulteriori particolari caratteristiche: il sonoro era registrato in diretta ed alla sua realizzazione collaborò tutta la gente di Sainte-Sèvère. Il successo arrise al film, in particolare al suo autore che ebbe il premio per la migliore sceneggiatura alla Biennale di Venezia nel 1949 ed il Grand Prix du Cinèma nel 1950 a Cannes. Questa favorevole accoglienza di critica e di pubblico, da una parte contribuì a far conoscere l’autore al mondo intero, dall’altra gli procurarono l’assalto di produttori desiderosi di arricchirsi, che proponevano di far divenire “Jour de fete” il primo di una serie di film il cui protagonista fosse il postino Francois. Ma Tati aveva ben altri progetti e soprattutto in questa occasione egli mostra quanto sia in grado di poter ragionare con la sua testa: giudica un episodio, anche se eccezionalmente importante, la sua descrizione della vita di campagna ed, avvicinandosi al mondo medio-borghese della città (o perlomeno della sua immediata periferia), si dispone alla creazione di un nuovo personaggio anche lui del tutto normale, uomo della strada, “di una indipendenza totale, di un disinteresse assoluto, che la sventatezza, il suo difetto principale, rende, nella nostra epoca funzionale, un disadattato” (Jacques Tati). Questo personaggio che si indentificherà da quel momento in avanti sempre di più in tutto e per tutto con Jacques tati è Monsieur Hulot. Non si può dire che “Les vacances” sia proprio il primo film in cui questo personaggio appare perché anche le prime opere raccolgono ricerche e descrizioni di quel mondo proprio di Tati-Hulot. “Nella vita esistono tanti che, in fondo, sono degli Hulot” dice lo stesso Tati, argomentando circa le invenzioni tipologiche del suo personaggio e negandole decisamente. E, comunque, Hulot appare con questo nome per la prima volta nel titolo di “Les vacances de M. Hulot”, un film che, iniziato nel luglio del 1951, fu condotto a termine solo alla fine dell’anno seguente. In effetti, questo come gli altri film di Tati, ha una gestazione molto più lunga rispetto ai tempi di altri registi ed è legato ad una lenta, minuziosa ed attenta analisi di tutto quello che deve essere ripreso, anche se apparentemente la vita di Hulot e degli altri villeggianti sembra scorrere nella più assoluta normalità, ma è proprio questa identificazione con la realtà che fa scattare il meccanismo comico della condivisione che provoca la sorridente intelligente e composta partecipazione del pubblico.

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Una risposta a MARCO (una sola? non credo)

Caro Marco vado accumulando motivi su motivi per spiegare la mia dolorosa scelta e non c’è né ora né giorno che passi senza che la “collezione” si accresca. Quando arriverò al 31 dicembre ci sentiremo; insieme agli AUGURI immancabili per il nuovo Anno esplicherò anche i motivi, tanti, per il fatto che “cambio verso”. D’altronde qualcuno ce lo voleva indicare come “stile di vita”, no?
Cordialmente
J.M.