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Gil o dell’amore e passione (solo un avvio di racconto….)

Gil o dell’amore e passione (solo un avvio di racconto….)

 

 

Sognava un amore, Gilberto. Un amore vero, solido, corrisposto. Sorriso timido, rispettoso, guardingo, aveva molte qualità per amare ed essere riamato ma non aveva avuto esperienze; o meglio le avrebbe anche potuto avere ma non le aveva voluto cogliere in un rincorrere ed uno sfuggire tipicamente epico. Si sa, i tempi – a sentir narrare le imprese dei maschi sia colti che rozzamente incolti che aveva fin là praticato – andavano cambiando e Gil, come lo chiamavano per abbreviarne comodamente il nome i suoi amici, aveva rincorso ragazze che non ne volevano sapere ed era sfuggito alle insidie di altre che lo avrebbero scelto volentieri, e lo mostravano in diverse occasioni. Non era certamente tra quelli che si rinchiudono in casa lontano dai luoghi sociali, aveva partecipato alla costruzione di alcuni circoli culturali e li aveva animati con la sua forza naturalmente organizzatrice: era sin da ragazzino un punto di riferimento robusto per tanti altri, più grandi o più giovani non vi era differenza alcuna. Aveva da sempre scelto la pratica dell’”insieme” preferendola a quella della “solitudine” aristocratica ed in quei campi sentiva di poter essere vincente. Quell’attivismo frenetico gli aveva permesso di superare l’handicap del figlio unico compresso e represso dall’affetto materno, anche se dentro di sé avvertiva di tanto in tanto un sottile senso di colpa ogni qualvolta abbandonava i suoi non più giovani genitori per seguire le sue predilezioni naturali. Seguiva i corsi universitari di Lettere Moderne ed era appassionato cultore del cinema di Robbe Grillet, Godard e Resnais, preferendo questi autori di Avanguardia e ricerca a quelli più narrativi dello stesso periodo come Truffaut e Rohmer: il cinema francese era in quegli anni fucina preziosa per gli intellettuali di prima e dopo il Sessantotto……

UN FUNERALE RICCO DI ALLEGRA MESTIZIA…

Casaglieri

UN FUNERALE RICCO DI ALLEGRA MESTIZIA… le lacrime arrivavano a sgorgare ma non vi era disperazione. Una strana sensazione coinvolgeva i presenti; anche i congiunti credo che abbiano avuto la certezza di essere al centro di un vortice di positività. Franco regalava a tutti un sorriso con la sua consueta personale eleganza; lo regalava anche quando il suo sguardo era sarcastico e critico nei confronti di coloro che incrociava: e lo ha regalato anche in questa occasione, che solo apparentemente può sembrare l’ultima. Che stile possedeva Franco Casaglieri! Quale “aplomb” vergaiese-british egli mostrava sin da ragazzo; di certo a me, che lo conoscevo soltanto dagli anni Ottanta, non è stato dato di conoscerlo in quegli esordi, ma non vi sono dubbi alcuni a sentir parlare i suoi amici di allora. Certamente ci lascia un poeta “verace” intensamente immediato, di quelli che difficilmente troverà imitatori, e se non fosse così (e in tanti se lo augurano!), sarebbe un vero e proprio miracolo di “reincarnazione”. In verità non si costruiscono facilmente poeti-cantori in ottava rima e lo sapeva molto bene il Casaglieri, come lo sa Gabriele Ara, che negli ultimi anni si è adoperato in prima persona a formare nuovi talenti. Ho la sensazione però che tali peculiarità siano vieppiù innate, stimolate più dal contesto socio-antropologico che da una “scuola” tradizionale: una scuola di vita! Un pubblico d’eccezione fatto da gente semplice come sono gli artisti e gente semplice come possono essere gli amici di Franco in una giornata grigia e piovosa si sono ritrovati fianco a fianco lungo le navate del Duomo, accorsi a salutare il Casaglieri che anche in questa occasione ha voluto sorprendere tutti; di certo me, che quando il Castellani in una chat sul social per preparare una nostra iniziativa mi ha detto “ci vediamo dopo il funerale del Casaglieri” ho pensato immediatamente ad una “boutade”, l’ho richiamato per capire ed ho insinuato il dubbio, che tuttavia si è dissolto in modo drammatico in pochi minuti, allorché abbiamo tutti potuto accertarci che si trattava di una notizia concreta; mi risultava incredibile il tutto anche perché l’ultima volta che avevo visto Franco alla presentazione del libro degli amici Maurizio Giardi e Marco Mannori lo avevo trovato in piena forma e non mi era passato nemmeno per l’anticamera del cervello che potesse essere così tanto gravemente ammalato. Col senno di poi credo di poter dire che la forza e la bellezza della Cultura siano in grado di superare infinite barriere e l’Amore per la Vita non conosce ostacoli. Tanto è che con questo funerale organizzato per – e da – Franco, assoluto protagonista anche in Duomo in una giornata buia e piovosa, egli stesso ci ha voluto regalare all’alba del nuovo anno uno spettacolo inusuale straordinariamente vivace e pieno di ALLEGRA MESTIZIA!

“Noi siamo quella razza che non sta troppo bene, che di giorno salta i fossi e la sera le cene, lo posso grida’ forte, fino a diventa’ fioco; noi siamo quella razza che tromba tanto poco, noi siamo quella razza che al cinema si intasa pe’ vede’ donne ignude, e farsi seghe a casa; eppure la natura ci insegna sia sui monti sia a valle, che si po’ nasce bruchi pe’ diventà farfalle, ecco noi siamo quella razza che l’è fra le più strane, che bruchi siamo nati e bruchi si rimane, quella razza semo noi è inutile fa’ finta, c’ha trombato la miseria e semo rimasti incinta.”

La cerimonia si è conclusa con un canto collettivo… nella cornice austera del Duomo di Prato… in questo video “L’amore è come l’ellera…” è cantata dal grande Carlo Monni che ora troverà in Franco un compagno per le sue “improvvisate” straordinarie alla barba di noi tutti e della bravissima Lisetta Luchini, insuperabile chansonnier della tradizione toscana.

LIBRI DI MARE LIBRI DI TERRA a Bacoli – 20 dicembre 2015

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LIBRI DI MARE LIBRI DI TERRA a Bacoli – 20 dicembre 2015

Premio Michele Sovente IV edizione, concorso di poesia, narrativa ed illustrazioni, e under 30, organizzato dall’associazione Il Diario del Viaggiatore con il patrocinio del Comune di Bacoli all’interno della rassegna letteraria: festival libri di mare libri di terra nei Campi Flegrei 2015 VIII edizione.

Quest’anno, sperimentalmente, sono state coinvolte, per tutte le sezioni alcune scuole secondarie dei Campi Flegrei ed i giovani under 30.
Oltre 120 gli elaborati giunti da tutta Italia, la premiazione si svolgerà nella scenografica e storica Real casina borbonica al lago Fusaro, domenica 20 dicembre dalle ore 17,30 e con intermezzi musicali a cura di Angela Luongo.
La mattina in collaborazione con l’associazione Michele Sovente alle 10.30 ci sarà alla spiaggia di Torrefumo MontediProcida, una visita guidata e narrata, un omaggio al poeta flegreo tra i maggiori contemporanei della poesia neodialettale.

In questo fine settimana si svolgerà a BACOLI ( Casina vanvitelliana – Complesso borbonico del Lago Fusaro ) l’VIII Edizione di “Libri di mare libri di terra” e la iV Edizione del Premio “Michele Sovente”. Sono tra gli organizzatori degli eventi, collaborando con “Il Diario del viaggiatore” di cui è Presidente Angela Schiavone. Già lo scorso anno abbiamo cooperato per l’Edizione 2014.
Quest’anno siamo in grande ritardo (l’anno scorso gli eventi – molteplici – si svolsero a fine settembre in un periodo ancora tardo-estivo) soprattutto per le incertezze degli ambienti amministrativi. A dire il vero, non è che, al di là della partecipazione verbale, le Amministrazioni locali siano state attente nelle passate edizioni; forse occorrerà meglio chiarire che, se non vi è compartecipazione, non ha alcun senso riferirsi nemmeno nominalmente (aggiungendo i loghi) alle Amministrazioni locali che fino a questo momento (e mi riferisco in particolar modo all’Amministrazione puteolana) hanno continuato a sostenere con contributi fin troppo generosi (ben superiori alle reali necessità) sempre gli stessi soggetti, alcuni dei quali hanno continuato a vantare “chiacchiere” su “ritorni di immagine” che non si sono affatto verificati, visto che dopo anni ed anni poco o nulla si muove sul piano turistico in quella parte dei Campi Flegrei. Da questo punto di vista perlomeno l’Amministrazione di Bacoli può vantare una propria “verginità”, essendo formata da amministrazioni giovani appartenenti a gruppi civici, e dunque può essere posta alle prove. Personalmente ringrazio sia il neo-Sindaco Josi Della Ragione sia il neo Assessore alla Cultura Gennaro Di Fraia che hanno dimostrato di apprezzare il lavoro “volontario” ma di eccellente levatura qualitativa che “Il Diario del viaggiatore” ha posto in campo.

MADDALUNO IN TRENO

reloaded – LA MUSICA CHE VOLA INTORNO di Aldo FERRARIS – lo presento insieme ad Angela Schiavone all’IPERCOOP di Quarto (Na) ore 17.30

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Aldo Ferraris. Ne avevo sentito parlare nelle mie incursioni flegree. Avevo letto i suoi versi per lui “profetici” di “Dopo un lungo viaggio”, con cui aveva partecipato al Premio Michele Sovente prima edizione 2012 ed avevo scorso il suo curriculum, così per farmene un’idea mentre preparavo l’incontro di fine dicembre 2014. Il curriculum di un poeta, di uno scrittore, autore di libri riservati al mondo dei lettori più giovani, giovanissimi. A quell’incontro alla Casina vanvitelliana sul Lago Fusaro non ci si incontrò, lui non venne; però abbiamo avviato una corrispondenza su Facebook, complici le amicizie comuni così come le passioni comuni per le iniziative culturali. Poi Aldo è arrivato da queste parti per presentare in una delle scuole elementari di Campi Bisenzio alle periferie di Prato e di Firenze, invitato da una libreria specializzata nel settore dell’editoria dedicata all’infanzia, “Il Gufo”, uno dei suoi libri (“Eugenia storia di una lavagna” – vedi immagine in evidenza) e me lo ha comunicato. Felicissimo di incontrarlo ma dispiaciuto per la concomitanza di un altro “oneroso” impegno (il workshop di “Digital storytelling”) mi sono però precipitato la sera al ristorante in coda alla cena. Aria di famiglia sin dalle poche parole che ci siamo scambiate dal “Soldano”; la serata era climaticamente tiepida ed abbiamo deciso di percorrere lentamente le stradine del Centro della città tra il Duomo ed il Palazzo Pretorio, tra San Francesco e Santa Maria in Castello con la “Bella sognatrice” di Fabrizio Corneli, tra le Carceri ed i bastioni di Federico II, tra il Metastasio e Piazza Mercatale, tra il Bisenzio ed il Cantiere. Aria di famiglia con il reciproco impegno a rivederci con maggiore tranquillità a Prato e/o a Miseno. Aldo in quell’occasione mi ha donato l’ultima sua creatura, fresca di stampa (sembra che sia tra le prime persone ad averlo); si tratta de “LA MUSICA CHE VOLA INTORNO”.

Colgo l’onore ed accolgo l’onere con curiosità. “Lo leggerò con attenzione” gli dico “Ma non subito, dato che ho impegni “urgenti” da assolvere…….”

….parte 1…. continua

“LA MUSICA CHE VOLA INTORNO” di Aldo Ferraris – Valtrend Editore – parte 2

E’ sabato 30 maggio. Sono in treno al ritorno da Pozzuoli. Domattina si vota per le Regionali in Toscana ed io abito a Prato. Ora posso leggere con calma (riesco ad astrarmi dal contesto turbolento di un vagone Smart-Italo) il libro che Aldo Ferraris mi ha cortesemente portato fino a Prato, “La musica che vola intorno”. Il formato tascabile è comodo. Compatto e graficamente curato, affascinante a prima vista. So già che la storia ha dei riferimenti con il mondo musicale; se non me ne avessero già parlato sia Aldo sia Mario Marotta, che con Mara Iovene dirige la casa Editrice Valtrend (è un suggestivo ed azzeccato acronimo di “Valorizzazione e Tutela delle Risorse Endogene”), lo avrei scoperto leggendo il sottotitolo “Una canzone per piangere, una canzone per ballare”. Sia Aldo che Mario mi hanno detto anche di più: vi è un contatto in corso con la Direzione del Conservatorio di San Pietro a Maiella di Napoli per attivare un concorso riservato a giovani musicisti e collegato al suo libro. Che è un ottimo compagno del mio viaggio di ritorno. Aldo Ferraris è in possesso di una scrittura finemente sintetica, straordinariamente poetica semplice ma originalissima, collegata sia alle sue abilità poetiche sia alla elaborazione narrativa che egli rivolge soprattutto ai più giovani da molti anni a questa parte. La semplicità con cui procede nel “racconto” è efficacemente arricchita da una straordinaria profondità di contenuti riferiti ai più alti valori morali rappresentati da alcuni dei personaggi della storia che egli ha deciso di raccontarci. L’incipit è fulminante (“La donna ballava”), proprio a dettare il ritmo della narrazione, e scevro da inutili e spesso vuote retoriche. Le immagini si snodano in un “mattino d’inverno napoletano” e la “storia” prende vita. Non siamo in un film anche se Hitchcock ed Ozpetek potrebbero essere punti di riferimento alle loro rispettive “finestre”. Le mie note di viaggio riportano termini come “raffinata”, “gentile”, “elegante”, “fluida”, “di elevatissima sensibilità” e sono tutte riferite alla prosa spesso poetica Di Aldo Ferraris. Nei primi capitoli dove la vicenda prende vita impariamo a conoscere i due giovani protagonisti allievi del Conservatorio (Roberto frequenta lezioni di pianoforte e Chiara quelle di flauto) e li seguiamo nei loro tragitti quotidiani lungo le stradine che si snodano e si intersecano nella Napoli antica tra la loro scuola e San Pietro a Maiella, attraverso Piazza Dante, Port’Alba, Piazza Bellini. La musica con le contaminazioni e le commistioni tra classico e moderno, tra reggae, pop e blues, tra indie rock ed heavy metal, tra Pergolesi e gli Almanegretta, tra Carl Reinecke e Bob Marley, tra Skrjarbin e la musica americana della West Coast, è indiscussa protagonista. Ma il libro non è solo incentrato su questi aspetti: è un classico romanzo di formazione che segue il percorso di crescita dei due protagonisti adolescenti, che sono dotati di un carattere che li rappresenta già maturi ed adulti, così come sono entrambi consapevoli delle proprie responsabilità, al contrario di alcuni adulti.

“La musica che vola intorno” è anche un “giallo” con incursioni efficaci nel “mistero” e nell’esoterico “napoletano” assolutamente però credibili. Molto importante ed attuale è anche tutta la materia dell’integrazione e della multiculturalità in risposta alla xenofobia. E poi ci sono le canzoni una delle quali ispirata a Napoli, città di cui Aldo ha imparato ad amare, grazie all’amore, “le bellezze ed i misteri”. E l’ha imparato così bene da riuscire a coglierne nel profondo l’umanità e la cultura. L’altra canzone, ispirata dallo “Stabat Mater” di Pergolesi si collega con grande sensibilità alla “storia” narrata. Di entrambe abbiamo i versi che attendono di essere musicati. Ed è questo il senso del Concorso che si sta preparando insieme al Conservatorio di San Pietro a Maiella di Napoli e di chiunque vorrà parteciparvi.

E DOPO LA CHIUSURA DI TRAMEDIQUARTIERE – IL VIAGGIATORE riprende il cammino (mai interrotto, perché le soste sono sempre produttive!)….

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IL VIAGGIATORE riprende il cammino (mai interrotto, perché le soste sono sempre produttive!)….

Da quando non sono presente sul Blog? Dal 9 novembre e la sosta è stata imposta da una mia personale scelta, essendo straimpegnato in questo periodo sul piano culturale; sono stati giorni di acquisizione e rilancio.

Ho presentato almeno un paio di libri ed ho progettato; domani vi sarà un’altra presentazione e domenica e lunedì interventi scenici; martedì (siamo al 1° dicembre)  partirò per Napoli insieme a Nino Ceccatelli e presenterò, prima della sua Mostra “AMERIKA”, un libro di Aldo Ferraris. Venerdì 4 presenterò la Silloge pasoliniana. IL 10, ritornato a Prato, parteciperò alla presentazione de “Il silenzio sugli innocenti” di Luca Mariani; il 12 saremo con lo spettacolo pasoliniano al No Cage di Prato; il 16 siamo al Circolo San Paolo con Alessio Cesarani e tutta la combriccola de “IL Domino letterario” ed il 18 si replica “Pasolini” in uno spazio di Via del Serraglio – anche se avrò qualche problema ad esserci, dovendo scendere giù a Bacoli per Libri di Mare libri di terra – IV edizione del Premio Sovente (18-20 dicembre)  per il quale sono in giuria.

Questa è una road map per le prossime settimane ma in verità volevo svolgere una riflessione su TRAMEDIQUARTIERE che in questi giorni sta correndo il rischio di chiudere il suo percorso. I timori che avevamo, noi del Circolo ARCI San Paolo di via Cilea 3 qui a Prato, non sono stati fugati. Anche le parole “rassicuranti” ma in perfetto stile politichese di Massimo Bressan (IRIS) e Valerio Barberis (Assessore Urbanistica Comune di Prato) non ci convincono.

Non volevo intervenire l’altra sera, 25 novembre, perché quel che mi passava per la mente era vera e propria “polemica” verso alcune apparenti “concessioni” al nostro desiderio di operatività; e non avevo intenzione di rovinare un’atmosfera idilliaca ricca di falsità e ipocrisia. Diciamocelo: se questa fosse solo una mia impressione, accetto volentieri di essere rimproverato e smentito. E poi, sì, sono stato al gioco ed anche io ho partecipato al festival limitandomi con bonomia a ringraziare ed a chiedere che questo percorso appena avviato non si concluda “a tarallucci e vino”.

Il documento che avevamo preparato lo posto qui; contiene, al di là delle convenzioni, la richiesta di proseguire; contiene anche una “minaccia” che è quella di continuare in modo autonomo con chi voglia collaborare il lavoro che non è mai “finito” del tutto.

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Permettetemi di avviare con la prima persona singolare: “Mi presento. Sono un “narratore”, un modesto “narratore” dei miei tempi e della contemporaneità, un narratore di parte, di una parte infinitesimale di realtà,  quella di una “parte” di questo Quartiere, che ha tuttavia valenza di cartina di tornasole di una variegata umanità,  di una diffusa universalità.

Non sono solo! Appartengo ad un Gruppo che in questa realtà ha operato, opera e vuole continuare a farlo.

E’ su questo terreno di operatività che ci siamo reciprocamente incontrati noi e Trame, noi e IRIS in primo luogo, in un contesto di reciproche ricerche, caratterizzate dall’idea che, per progettare futuri migliori, occorra conoscere il passato e comprendere il presente.

Abbiamo lavorato insieme finora e ci siamo scambiate idee costruendo linee di prospettive. Soprattutto abbiamo condiviso il metodo e ci siamo impegnati a valutarlo discuterlo, criticarlo e poi ad applicarlo.

Di questo Progetto abbiamo apprezzato la ricerca dell’inclusione vs l’esclusione e l’esclusività che troppe volte vediamo emergere e riemergere nei processi pseudo-culturali autoreferenziali ad uso e consumo di elites.

Siamo consapevoli di aver partecipato con ruoli non secondari ad un progetto che, naturalmente, ha avuto un suo avvio e prevede una sua conclusione. Ma come accade nei percorsi dell’istruzione anche la fine cela dentro di sé un nuovo inizio che, per noi, come nel gioco dell’oca,  può prevedere qualche passo indietro per raggiungere una “linea” verso la quale però ci dirigiamo carichi di conoscenze nuove ed insperate rispetto a due anni fa, quando l’incontro con Bressan e Trame era collegato per noi ad un Progetto politico ben preciso, “politico” nel senso più alto ed ampio del termine.

Infatti noi di San Paolo ripartiamo da lì con una nuova elaborazione puntando soprattutto sulla condivisione di una forma di sperimentalismo democratico che vogliamo utilizzare come metodo. E, per far questo, chiediamo la collaborazione di Associazioni, gruppi, semplici cittadini che abbiano a cuore la pratica della Politica al servizio di tutti e non per fini personali, a partire dal nostro territorio che, se ulteriormente trascurato, rappresenta un problema per tutti mentre se è meglio curato si propone a tutti come una ricchezza.

La nostra sete non è appagata e la nostra fame di Conoscenza non è soddisfatta.

In queste poche righe sono del tutto sottintesi i profondi e sinceri ringraziamenti per Enti, Istituzioni, Associazioni e per i loro rappresentanti che hanno reso possibile la realizzazione del Progetto, così come evidenti appaiono le richieste di non considerare del tutto chiuse queste esperienze, richieste che partono in primo luogo dal territorio nel quale esse sono state calate e dal quale provengono appelli a non essere abbandonato.

Grazie!

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nuovo COMUNICATO STAMPA – Convegno internazionale della Società Italiana delle Letterate. Conflitti e rivoluzioni: scritture della complessità Firenze, 13-15 novembre 2015

NUOVO COMUNICATO STAMPA che sostituisce quello precedente

Convegno internazionale della Società Italiana delle Letterate. Conflitti e rivoluzioni: scritture della complessità Firenze, 13-15 novembre 2015

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COMUNICATO STAMPA
Convegno internazionale della Società Italiana delle Letterate.
Conflitti e rivoluzioni: scritture della complessità
Firenze, 13-15 novembre 2015
con il sostegno dell’Università di Firenze e la collaborazione della Wake Forest University di Venezia, della Biblioteca delle Oblate e del Giardino dei Ciliegi di Firenze

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La Società Italiana delle Letterate festeggia i suoi venti anni di vita e attività con un convegno internazionale, intitolato “Conflitti e rivoluzioni: scritture della complessità”, che si svolgerà dal 13 al 15 novembre a Firenze, la città dove nel 1995 fu proposta, sempre all’interno di un convegno, l’idea dalla quale, qualche mese dopo, sarebbe nata formalmente l’associazione.
Un brindisi augurale accoglierà le partecipanti al convegno per la registrazione a partire dalle 12 di venerdì fino alle 14, nell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Firenze in piazza San Marco 4. Dopo i saluti del rettore Luigi Dei, la Presidente della SIL Giuliana Misserville e la direttrice del Dipartimento di Lingue, Letteratura e Studi Interculturali dell’Università, Rita Svandrlik introdurranno il convegno passando poi la parola alle protagoniste del dialogo su “Conflitti” con Clotilde Barabulli e Laura Marzi e sulle “Rivoluzioni” con Laura Fortini e Alessandra Pigliaru, coordinate da Liana Borghi. Seguirà l’intervento dell’artista visiva Giusy Calia e Giuliana Misserville che dialogheranno sul tema “Riscritture asimmetriche”.

Cuore del convegno saranno gli 11 workshop che si svolgeranno venerdì pomeriggio al termine degli interventi, dalle 17 alle 20 presso il Dipartimento di Lingue e Letterature e Studi interculturali in via Santa Reparata 93, e sabato mattina dalle 9 alle 12 presso la scuola di Studi Umanistici e di Formazione in via Laura 48. Ciascun workshop è stato proposto, e sarà condotto, da diverse coordinatrici. Molti i temi in cui si declineranno le scritture della complessità: Non normale, non rassicurante. Laboratorio sul teatro di Caryl Churchill di Paola Bono e Giorgina Pilozzi; Narrazioni non lineari: esplorazione di conflittualità e scansioni rivoluzionarie nella letteratura, le arti visive e altre forme di narrazione delle donne di Liana Borghi e Roberta Mazzanti; Che genere di conflitto: scritture ed esperienze di donne tra spostamenti, ricomposizioni e rotture di Gisella Modica e Federica Castelli; Alba de Céspedes. Poesia e rivoluzione di Chiara Cremaschi e Sara Filippelli; Annie Ernaux e “La Scrittura come un coltello” di Valeria Lo Forte, Conflitti globali, cinema e personagge. Le figure femminili nella rappresentazione filmica dei traumi collettivi contemporanei di Antonella Buonauro; Terra di Palestina di Maria Vittoria Tessitore e Nadia Setti, con la presenza di Valérie Pouzol (Paris 8) e Areen Abu Hlal (Università di Poitiers) Dell’impresa di raccontare i lavori del vivere, per vivere di Cristina Bracchi e Laura Fortini; Raccontare la politica, ovvero l’arte della guerra con altri mezzi di Bia Sarasini; La cecità di Maria Inversi; E se…? Rivoluzioni poetiche imperfette, relazioni meravigliose, sguardi ironici, trasgressioni dissonanti di Lisa Marchi, Cristiana Pagliarusco, Giovanna Covi, Francesca Berguecio e Rosa Edith Tapia Pena.

Sabato alle 17 alla Biblioteca delle Oblate in via dell’Oriuolo 26 la scrittrice e giornalista libanese che dal 1989 vive e lavora a Parigi, Hoda Barakat dialogherà con Laura Graziano sul tema “Abbiamo tanto amato la rivoluzione”. La giornata si concluderà con la performance della scrittrice e regista poliedrica italo-etiope Gabriella Ghermandi “Regina di fiori e di perle”.

Sarà il Giardino dei Ciliegi, in via dell’Agnolo 5 ad accogliere la sessione finale del convegno domenica alle 9.30 con una discussione coordinata da Roberta Mazzanti e Giuliana Misserville sul tema “SIL/labario: dalle parole del convegno al futuro della SIL”. Interverranno Anna Maria Crispino, Liliana Rampello, Stefania Tarantino e tutte le partecipanti al convegno. Dalle 12.30 alle 13.30 la festa finale insieme ad “Ardesiaband” con Stefania Tarantino (voce e tastiera), Pina Valentino (percussione), su parole di Emily Dickinson, Carla Lonzi e altre.

“Nell’oggi così difficile – si legge nel testo introduttivo al convegno – ci sembra importante interrogarci sulle modalità di conflitto che l’arte e la letteratura esprimono rispetto alla violenza epistemica delle architetture disciplinari e sulle rivoluzioni, simboliche, possibili, reali, a partire dalle loro rappresentazioni e modalità di invenzioni altre e diverse. La stessa storia delle donne è stata una storia di conflitti e rivoluzioni, agite con modalità varie e implicate sempre nelle dialettiche di interventismo e pacifismo, giustizia e libertà, ecologia, sussistenza, lavoro”.
E dunque, quali parole, quali narrazioni, quale performatività troviamo nelle scritture e nelle arti delle donne? Quali esempi di pratiche antagoniste, dissonanti e dissenzienti rispetto all’egemonia patriarcale? Il pensiero, la scrittura e le pratiche delle donne, come affrontano conflitto e rivoluzioni? Che forma assumono nella narrativa e nelle arti moderne e post-moderne? E dove si incontra la loro rappresentazione con la teoria femminista? Queste e altre le domande sulle quali le partecipanti al convegno potranno confrontarsi.

Per altre informazioni si può consultare il sito www.societadelleletterate.it o la pagina facebook Conflitti e rivoluzioni:scritture della complessità. Firenze 13-15 nov 2015

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LA DISCARICA DELLA MEMORIA

LA DISCARICA DELLA MEMORIA
Avvicinandoci alla conclusione di un Progetto (di norma e per buona abitudine in ogni Progetto deve essere previsto un inizio ed una fine, devono essere evidenziate le premesse e previsti gli obiettivi da raggiungere) si corre il rischio di chiudere un percorso non soltanto – in modo giusto – se i risultati sono stati deludenti ma anche per mancanza di volontà politica o per stanchezza dei proponenti. E quest’ultima eventualità si caratterizza come “spreco” di risorse pubbliche: in pratica “prima” si lavora con denaro pubblico per alcuni mesi o per anni, si costruiscono attraverso metodi coinvolgenti interessanti prospettive e “poi” per mancanza di fondi, di volontà politiche e debolezze varie si chiude e, dopo “parate” più o meno ingiustificatamente ipocrite con le quali si tende a descrivere la bontà dei percorsi e dei risultati, tutto finisce nella “discarica della memoria”.
Personalmente per motivi vari non apprezzo queste modalità. Non ho più molto tempo davanti a me ed è necessario fermare le risultanze e procedere, apprezzare stimare vagliare e operare progressivamente. Non voglio per ora finire come Iago e Otello nella discarica di “Che cosa sono le nuvole” di Pier Paolo Pasolini.

Convegno internazionale della Società Italiana delle Letterate. Conflitti e rivoluzioni: scritture della complessità Firenze, 13-15 novembre 2015

 

 

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ricevo e volentieri diffondo

 

COMUNICATO STAMPA

Convegno internazionale della Società Italiana delle Letterate. Conflitti e rivoluzioni: scritture della complessità
Firenze, 13-15 novembre 2015

con il sostegno dell’Università di Firenze e la collaborazione della Wake Forest University di Venezia e del Giardino dei Ciliegi di Firenze

La Società Italiana delle Letterate festeggia i suoi venti anni di vita e attività con un convegno internazionale, intitolato “Conflitti e rivoluzioni: scritture della complessità”, che si svolgerà dal 13 al 15 novembre a Firenze, la città dove nel 1995 fu proposta, sempre all’interno di un convegno, l’idea dalla quale, qualche mese dopo, sarebbe nata formalmente l’associazione.

Un brindisi augurale accoglierà le partecipanti al convegno per la registrazione a partire dalle 12 di venerdì fino alle 14, nell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Firenze in piazza San Marco 4. Dopo i saluti del rettore Luigi Dei, la Presidente della SIL Giuliana Misserville e la direttrice del Dipartimento di Lingue, Letteratura e Studi Interculturali dell’Università, Rita Svandrlik introdurranno il convegno passando poi la parola alle protagoniste del dialogo su “Conflitti” con Clotilde Barabulli e Laura Marzi e sulle “Rivoluzioni” con Laura Fortini e Alessandra Pigliaru, coordinate da Liana Borghi. Seguirà l’intervento dell’artista visiva Giusy Calia e Giuliana Misserville che dialogheranno sul tema “Riscritture asimmetriche”.

 

Cuore del convegno saranno gli 11 workshop che si svolgeranno venerdì pomeriggio al termine degli interventi, dalle 17 alle 20 presso il Dipartimento di Lingue e Letterature e Studi interculturali in via Santa Reparata 93, e sabato mattina dalle 9 alle 12 presso la scuola di Studi Umanistici e di Formazione in via Laura 48. Ciascun workshop è stato proposto, e sarà condotto, da diverse coordinatrici.  Molti i temi in cui si declineranno le scritture della complessità: Non normale, non rassicurante. Laboratorio sul teatro di Caryl Churchill di Paola Bono e Giorgina Pilozzi; Narrazioni non lineari: esplorazione di conflittualità e scansioni rivoluzionarie nella letteratura, le arti visive e altre forme di narrazione delle donne di Liana Borghi e Roberta Mazzanti; Che genere di conflitto: scritture ed esperienze di donne tra spostamenti, ricomposizioni e rotture di Gisella Modica e Federica Castelli ; Alba de Céspedes. Poesia e rivoluzione di Chiara Cremaschi e Sara Filippelli; Annie Ernaux e “La Scrittura come un coltello” di Valeria Lo Forte, Conflitti globali, cinema e personagge. Le figure femminili nella rappresentazion e filmica dei traumi collettivi contemporanei di Antonella Buonauro; Terra di Palestina di Maria Vittoria Tessitore e  Nadia Setti, con la presenza di Valérie Pouzol (Paris 8) e Areen Abu Hlal (Università di Poitiers) Dell’impresa di raccontare i lavori del vivere, per vivere di Cristina Bracchi e Laura Fortini; Raccontare la politica, ovvero l’arte della guerra con altri mezzi di Bia Sarasini; La cecità di Maria Inversi; E se…? Rivoluzioni poetiche imperfette, relazioni meravigliose, sguardi ironici, trasgressioni dissonanti di Lisa Marchi, Cristiana Pagliarusco, Giovanna Covi, Francesca Berguecio e Rosa Edith Tapia Pena.

 

Sabato alle 17 alla Biblioteca delle Oblate in via dell’Oriuolo 26 la scrittrice e giornalista libanese che dal 1989 vive e lavora a Parigi, Hoda Barakat dialogherà con Laura Graziano sul tema “Abbiamo tanto amato la rivoluzione”. La giornata si concluderà con la performance della scrittrice e regista poliedrica italo-etiope Gabriella Ghermandi “Regina di fiori e di perle”.

 

Sarà il Giardino dei Ciliegi, in via dell’Agnolo 5 ad accogliere la sessione finale del convegno domenica alle 9.30 con una discussione coordinata da Roberta Mazzanti sul tema “Sil/labario: dalle parole del convegno al futuro della Sil”. Interverranno Anna Maria Crispino, Liliana Rampello, Stefania Tarantino e tutte le partecipanti al convegno. Dalle 12.30 alle 13.30 la festa finale  insieme ad “Ardesiaband” con Stefania Tarantino (voce e tastiera), Pina Valentino (percussione), su parole di Emily Dick… Carla Lonzi e altre.

 

Nell’oggi così difficile – si legge nel testo introduttivo al convegno – ci sembra importante interrogarci sulle modalità di conflitto che l’arte e la letteratura esprimono rispetto alla violenza epistemica delle architetture disciplinari e sulle rivoluzioni, simboliche, possibili, reali, a partire dalle loro rappresentazioni e modalità di invenzioni altre e diverse. La stessa storia delle donne è stata una storia di conflitti e rivoluzioni, agite con modalità varie e implicate sempre nelle dialettiche di interventismo e pacifismo, giustizia e libertà, ecologia, sussistenza, lavoro”.

E dunque, quali parole, quali narrazioni, quale performatività troviamo nelle scritture e nelle arti delle donne? Quali esempi di pratiche antagoniste, dissonanti e dissenzienti rispetto all’egemonia patriarcale? Il pensiero, la scrittura e le pratiche delle donne, come affrontano conflitto e rivoluzioni? Che forma assumono nella narrativa e nelle arti moderne e post-moderne? E dove si incontra la loro rappresentazione con la teoria femminista? Queste e altre le domande sulle quali le partecipanti al convegno potranno confrontarsi.

 

Per altre informazioni si può consultare il sito www.societadelleletterate.it o la pagina facebook Conflitti e rivoluzioni:scritture della complessità. Firenze 13-15 nov 2015

Una anticipazione: Convegno internazionale della Società italiana delle Letterate Firenze 13-14-15 novembre 2015

 

 

 

 

 

 

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Una anticipazione: Convegno internazionale della Società italiana delle Letterate Firenze 13-14-15 novembre 2015

con il sostegno del
Dipartimento di Lingue, Letterature e Studi interculturali dell’Università di Firenze
e la collaborazione della Wake Forest University di Venezia, della biblioteca delle Oblate
e del Giardino dei Ciliegi di Firenze

 

nelle prossime ore ne scriverò più diffusamente!

reloaded “LA SFIDA” un ricordo del novembre 1966

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reloaded “LA SFIDA” un ricordo del novembre 1966

La sfida
Quante partite nello scalo merci delle ferrovie avevano giocato; al pomeriggio prima di mettersi a studiare si ritrovavano nel piazzale all’ingresso della Stazione della Metropolitana di Pozzuoli; si contavano e quando il numero lo permetteva si andava a giocare. Intanto con il pallone di cuoio quello regolamentare si palleggiava sulla strada. Allora le auto circolanti non erano molte e quando arrivavano si chiedeva agli automobilisti di parcheggiare più in là. La porta, virtuale, era nel muraglione della villa signorile che affacciava sulla piazza: si sistemavano degli oggetti reperiti casualmente (a volte erano i nostri giubbini arravugliati, altre volte dei mattoni di tufo) per delimitare lo spazio orizzontale della “porta”; per l’altezza si andava “ad occhio” ma, ad ogni modo, quando il numero dei convenuti era consistente si spostavano all’interno dello Scalo.
A volte, considerando questa pratica un allenamento, affittavano un campo di calcio con il contributo di tutti e si sfidavano fra di loro oppure sfidavano altri gruppi come il loro, mettendo in palio “pizza e birra”.
Era la fine di un mese di ottobre ancora caldo; molti già discutevano su come il clima fosse cambiato. Era il 1966.
Alberto spesso si recava nell’isola; di solito vi trascorreva la bella stagione ma anche qualche fine settimana. Là poteva respirare aria buona, godere della libertà dai vincoli, a volte apprensivi, della famiglia. Aveva un gruppo di amici con i quali condivideva alcune passioni, teatro e musica. Aveva costruito anche qualche timida relazione, ma niente di importante e di fisso, con una ragazza del luogo, amicizia e nulla di più per accordo reciproco. Seguiva – da tifoso – una delle squadre di calcio locali, dove giocavano altri amici ed amici dei suoi amici. Ed una sera, una domenica di metà settembre, raccontò loro del gruppo di amici della Metropolitana, elogiandone le qualità tecniche, quasi a sottolineare la loro possibile superiorità: quasi! Ma agli “isolani” sembrò certa la provocazione di Alberto nei loro confronti. Ed il guanto della sfida fu gettato.
A quei tempi nel gruppo della Stazione tutti erano studenti, molti al Liceo Classico, una parte all’Istituto Tecnico e, tranne un paio di loro che erano già all’Università, frequentavano l’ultima o la penultima classe del corso di studi superiori. L’occasione buona sarebbe stata quella delle vacanze dei Santi e dei Morti che, con il 4 novembre, Festa dedicata all’Armistizio di Villa Giusti che nel 1918 concluse la prima guerra mondiale, e con la concessione di un “ponte” il sabato 5 componeva un utile filotto. E così si strinse un patto fra Alberto e gli “isolani” per una sfida ufficiale nel primo pomeriggio del giovedì 3 novembre.
La banchina, quella mattina, era sgombra; la notte il vento era stato così forte da aver provocato la caduta di alcuni cartelloni pubblicitari lungo il viale di accesso al porto…ma il cielo era sgombro di nubi, quella mattina. Non faceva molto freddo. Il mare nel porto di Pozzuoli, protetto dal lungo molo caligoliano alla fine del quale vi era un faro abitabile, piccolo ma ugualmente maestoso, appariva calmo. Alberto con i suoi amici si avviarono, dopo aver acquistato i biglietti di imbarco ed aver controllato anche gli orari per il ritorno, verso quella che ancora allora chiamavano la “Cumana”, in ricordo del fatto che già dall’Ottocento e poi fino a metà Novecento il collegamento fra Procida e la terraferma si svolgeva prevalentemente da Torregaveta, “terminal” della Ferrovia per l’appunto detta “Cumana”. Dopo il controllo dei biglietti, salirono a bordo. Al di là del personale non vi erano molti altri passeggeri.
Alle 9.45, in perfetto orario, la nave si staccò dalla banchina. Il viaggio durava all’incirca 45 minuti; dopo essere uscita dal porto di Pozzuoli girava a sinistra e proseguiva mantenendo sulla destra la riva di Baia e di Bacoli fino a doppiare il Capo Miseno dove, virando a destra e mantenendosi a distanza dalla costa di Miliscola e del Monte di Procida, avrebbe puntato verso l’Isola di Procida.
Un percorso semplice semplice, ma quel giorno non fu così.
Non appena usciti dal porto, superato il Faro, ci si accorse che il mare non era più così tranquillo come sembrava. La nave, una delle più grandi fra quelle che circolavano su quella linea, cominciò a beccheggiare di fronte ad onde larghe ed enormi che la colpivano lateralmente. Il capitano decise di spostare la prua in direzione delle onde per poterle affrontare; il rollio commisto al beccheggio creava una combinazione maligna che in un primo tempo, ricordando alcune delle attrazioni dei Luna Park, appariva piacevole ai giovani passeggeri che scherzavano fra loro mimando gli ubriachi lasciandosi andare da una parte all’altra del ponte godendosela e ridacchiando. La nave si allargò dal Capo Miseno e si inserì verso il canale di Procida affrontando onde altissime che la portavano nella parte più bassa del ventre impedendo ai passeggeri di vedere la terra e poi la sollevavano sulle loro creste per farle ridiscendere vertiginosamente.
I giovani amici di Alberto cominciarono a spaventarsi e più di uno di loro dovette liberarsi della colazione; lo stesso Alberto era confuso e fortemente preoccupato per i suoi compagni, e qualcuno si spinse anche ad offenderlo. Il mare si calmò soltanto all’ingresso del porticciolo di Procida protetto dalla scogliera. Il gruppo, un po’ malconcio, raccattò le sue borse, dove erano state riposte le tute, le magliette ed i pantaloncini della squadra, e si preparò a scendere dalla scaletta che era stata calata sulla banchina di Procida. Si era di fronte all’imponente palazzo Merlato del ‘600 e ad una serie di abitazioni dal vario colore mediterraneo, ma la traversata aveva messo ciascuno di cattivo umore e poi tutti erano arrivati a Procida in tempi migliori. Alberto aveva lanciato già lo sguardo dall’alto della nave per cercare qualcuno dei suoi “isolani” e non ne aveva visto alcuno. Si era fermato in uno dei bar della Marina Grande ed aveva, utilizzando un gettone, telefonato a casa di Valerio, l’allenatore della squadra locale. Rispose sorprendendosi del fatto che loro fossero arrivati; chi vive circondato dal mare conosce i suoi segreti e le previsioni non erano positive: il mare andava ancor più ad agitarsi ed il rischio dell’interruzione del servizio marittimo nelle ore successive era molto elevato. Ma, visto che c’erano, disse che poiché avevano confermato il loro allenamento pomeridiano, non ci sarebbe stato alcun problema per la “sfida”, a patto però che si evitasse il gioco duro.
Si fermarono tutti a Marina Grande rifocillandosi con tè caldo al Bar del Porto; e poi si avviarono verso il piccolo autobus che era arrivato, essendo stato avvisato da Valerio. Il biglietto lo si faceva direttamente a bordo e l’autista sapeva anche dove lasciarli scendere poco prima di giungere al capolinea che era la Marina Chiaiolella. Riconobbe Alberto ed anche lui, l’autista, che si chiamava Gennaro, lo rimproverò di non aver consultato le previsioni marittime; sarebbe bastata una telefonata alla Capitaneria del Porto, anche quella di Pozzuoli. Alberto allargò le braccia per giustificarsi così come poteva e chiese a Gennaro di indicargli una trattoria alla buona per il pranzo. Erano soltanto le 11; potevano mangiare un primo ed un po’ di frutta prima di andare a giocare. L’appuntamento per la “sfida” era alle 14.30 per avviare alle 15.00 e chiudere entro le 17.00 per poter poi ripartire per Pozzuoli alle 18.00.
Decisero dunque di arrivare giù alla Chiaiolella e di fermarsi in una delle trattorie dove di solito facevano da mangiare agli operai edili che venivano dalla terraferma. In quei giorni non erano arrivati non solo per il maltempo ma soprattutto per le ricorrenze, per cui i gestori furono ben contenti di avere una dozzina di clienti inattesi e si prodigarono per accontentarli. Alberto li conosceva ma non bene come quelli della Corricella e di Marina Grande; si presentò e presentò i suoi amici spiegando il motivo per il quale si trovavano quel giorno a Procida.
Insieme ascoltarono alla radio le previsioni meteo e seppero che in gran parte dell’Italia del Centro Nord aveva continuato a piovere mentre al Sud non erano previste perturbazioni pericolose: si rasserenarono convinti anche del fatto che, pur se il vento continuava ad essere intenso, non facesse freddo ed il cielo era pressoché sgombro di nubi. Tanto che, alla fine del pranzo, dopo il caffè si spostarono verso la spiaggia e si sedettero sulla sabbia al sole che era abbastanza caldo.
Fino alle 14 vi rimasero; poi a piedi si avviarono salendo verso il Campo sportivo. Lungo la strada Giovanni, il capitano della squadra, impartì alcune indicazioni sui ruoli da ricoprire: Luciano avrebbe fatto il portiere, come al solito; Alfredo e Gino avrebbero supportato la linea di difesa mentre al centro di questa vi sarebbe stato lui stesso; nel centrocampo avrebbero operato Mattia e Peppino; la linea di attacco con capacità e potenzialità di rientro sarebbe stata composta da Alberto, Nicola, Fulvio come centravanti, Saverio e Renato. Di certo non avrebbero avuto alcuna possibilità di sostituzioni; ma nelle “amichevoli” spesso accadeva così. Alberto faceva da segretario a tutta la compagnia e prese appunti diligentemente.
Arrivarono con qualche decina di minuti di anticipo rispetto alla squadra locale; così si spogliarono, indossarono magliette – con i numeri canonici – e pantaloncini e poi cominciarono a fare riscaldamento. C’era intanto un pubblico occasionale sorpreso di vedere tante facce nuove. Arrivarono i “locali” per la sfida mentre Alberto e gli altri stavano provando dei palleggiamenti. Valerio fece le presentazioni di Alberto e quest’ultimo presentò i suoi amici. Alle 15, forse poco dopo le 15, scelto come arbitro un ragazzo che si era proposto, cominciarono a giocare; decisero di fare due tempi di 35 minuti con un breve intervallo di 10, in modo da poter finire per le 16.30 e ripartire, anche perché Valerio paventava il rischio che sul far della sera il mare sarebbe diventato più agitato e non vi sarebbe stata possibilità alcuna di partire; il vaporetto che li aveva portati la mattina ritornava da Ischia e sarebbe partito alle 17.30 ed era il mezzo più sicuro rispetto alle altre imbarcazioni meno solide.
La partita si mantenne su un piano di gioco aperto ma molto corretto così come era stato previsto dai patti; e nessuno si lamentò del risultato che fu un pareggio per 2 a 2. Finita, si rivestirono tutti, bevvero del tè caldo che era stato portato dai “locali” all’interno di thermos e non appena ritornò il pulmino si salutarono e, così come erano arrivati la mattina, ridiscesero alla Marina Grande.
Il mare era abbastanza tranquillo nel porto, anche se con l’approssimarsi del tramonto il vento aveva ripreso a tirare ed a dire il vero non era freddo. Il gruppo di Alberto, tutti soddisfatti per l’esperienza vissuta, arrivò a Marina Grande con il piccolo autobus. Scesero e si avviarono alla biglietteria, ma la trovarono chiusa e videro anche un cartello affisso: “SERVIZIO SOSPESO per mare forza 9”. In effetti, il mare non appariva poi così tempestoso, ma uno degli ormeggiatori che Alberto conosceva disse che il moto ondoso era molto forte nella parte più aperta alle correnti aeree ed in particolare fra Ischia e Procida e nel canale di Procida; e , quel che era peggio, le previsioni non annunciavano miglioramenti nelle ore successive, anzi! Cosa fare, a quel punto? Alberto sapeva anche che in qualche occasione era stata ripresa la rotta per Acquamorta, al Monte di Procida; ne accennò al gestore del bar, Geppino, che conosceva da tempo ma quello gli rispose che, in simili condizioni, nessuno lo avrebbe potuto condurre dall’altra parte: la sera stava sopraggiungendo e non vi erano le condizioni per poter con certezza far ritorno e poi la Capitaneria non lo avrebbe consentito.
Alberto chiamò Valerio che, per fortuna, visto il maltempo, era ritornato a casa e lo informò. “Se qualcuno ci dicesse che di certo domattina si parte potremmo anche adattarci in un magazzino del porto o chiedere ospitalità in uno dei locali della Marina; ma ho la sensazione che non vi siano certezze in tal senso.” Alberto pensò anche di portare una parte dei suoi amici dai suoi parenti, ma Valerio lo rassicurò: “In occasioni come queste, voi siete stati nostri ospiti, tocca a noi ricercare una soluzione. Chiamo il Sindaco per capire quel che si può fare! Aspettatemi”. Alberto ringraziò ed avvertendo su di sé la responsabilità di averli condotti in quella “sfida”, informò il gruppo, che intanto come aveva fatto al mattino si stava rifocillando al caldo in una stanza interna del Bar con te e pastine varie.
Valerio arrivò dopo meno di un’ora; con lui c’era il vice Sindaco che assicurò tutti che l’isola avrebbe provveduto ad ospitarli in una struttura alberghiera (avevano pensato anche all’Ospedale, ma veniva utilizzato solo per il Pronto Soccorso e non aveva spazi organizzati) fin quando il servizio di navigazione non fosse ripreso. Alberto aveva telefonato alle zie e si fece escludere dal computo; disse che però li avrebbe accompagnati per accertarsi della sistemazione. In quei giorni, per la concomitanza delle festività e del maltempo, gli alberghi erano pressochè vuoti. Era consuetudine ad ogni buon conto avere il massimo rispetto per gli “ospiti”, ancor più in occasioni come quelle; e non capitava certamente spesso.
Valerio, il Vice Sindaco ed un altro amico fino ad allora sconosciuto li accompagnarono, utilizzando tre auto, ai due Alberghi che si trovavano fra Solchiaro e la Chiaiolella, il “Savoia” ed il “Riviera”. Furono accolti con estrema cortesia nella tradizione ospitale dell’isola. Alberto ringraziò gli amici di Procida, si accomiatò dai suoi amici assicurando loro che, presto, la mattina dopo sarebbe ritornato, suggerendo loro di essere pronti perché se il mare si fosse calmato ed il servizio ripreso sarebbero partiti. La notte il vento riprese vigore e la mattina, limpida perché sgombra di nubi annunciò tuttavia che nulla era cambiato e che il mare, lo si vedeva dall’alto della casa delle zie di Alberto, lo si vedeva altrettanto dall’alto delle terrazze dei due alberghi, era ancora più tempestoso. Alberto raggiunse presto gli amici e con loro, sapendo di dover rimanere ancora qualche ora, forse un giorno, si sperava un solo giorno, si incamminò sulla via “Panoramica” e da quella poterono osservare la maestosità delle onde marine che si scagliavano possenti contro la scogliera sollevando una schiuma corposa; ed il vento intenso rendeva il cammino faticoso lungo la strada. Alberto e pochi altri, rassicurati e protetti dalla dolcezza e dall’ospitalità dell’isola, ricordarono i versi di Lucrezio nel secondo libro del “De rerum natura”

“Suàve , marì magnò turbàntibus àequora vèntis
è terrà magnum àlteriùs spectàre labòrem;
nòn quia vèxarì quemquàmst iucùnda volùptas ,
sèd quibùs ìpse malìs careàs quia cèrnere suàve est.”

“bello, quando sul mare si scontrano i venti
e la cupa vastità delle acque si turba,
guardare da terra il naufragio lontano.
Non ti rallegra lo spettacolo dell’altrui rovina,
ma la distanza da una simile sorte”

e fecero ritorno, dopo aver acquistato alcuni prodotti per l’igiene intima in un “Coloniali” in Piazza Olmo, uno di quei negozi che emanano profumi di pulito e vendono di tutto, ai loro Alberghi. Era il 4 novembre, venerdì e nel Nord ed il Centro d’Italia, si stava consumando la tragedia delle alluvioni. Trento, Venezia, Udine, Brescia, Padova subirono enormi danni; Firenze fu sommersa dall’Arno. Un patrimonio immenso di Arte, Cultura e Civiltà rischiò di essere perduto. Alberto ed i suoi amici si incollarono alle radioline che riportavano i notiziari del “dramma”. Compresero di essere davvero fortunati. La mattina dopo riuscirono a far ritorno. Il mare non era ancora tranquillo ma il servizio era ripreso.

Joshua Madalon

Firenze 66