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100 anni fa – una data importante – GRAMSCI scrive “Odio gli indifferenti”

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100 anni fa – una data importante – GRAMSCI scrive “Odio gli indifferenti”

100 anni fa – 11 febbraio

Riporto dal saggio “1917 L’Anno della Rivoluzione” di Angelo d’Orsi – Editore Laterza

Pag.26
“Non è un leader Antonio Gramsci, giunto al socialismo soltanto qualche anno prima, il quale si dedica, mentre è ancora studente nell’Università di Torino, alla militanza giornalistica. L’ 11 febbraio fa uscire un foglietto a stampa, intitolato “La città futura”: viene presentato come “Numero unico a cura della Federazione giovanile socialista”. Lo ha compilato tutto da solo, inserendo testi di pensatori contemporanei, Croce in testa, e riempendo il resto con testi propri. L’editoriale si intitola Indifferenti, e comincia con un vero e proprio annuncio di guerra: “Odio gli indifferenti”, incipit di un articolo divenuto, negli ultimi anni, il più celebre tra le molte centinaia di quelli scritti, e quasi mai firmati, dal giovane sardo che aveva scelto Torino.

“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.

11 febbraio 1917

Riprendo il testo di Angelo d’Orsi

Nello stesso giorno sia sul quotidiano socialista “Avanti!” sia sul settimanale piemontese del partito “Il Grido del Popolo”, esce un annuncio (sempre opera di Gramsci) in cui si legge……..”

Un numero unico dei giovani

Con questo titolo uscirà fra qualche giorno un numero unico, pubblicato a cura della Federazione giovanile piemontese dedicato appunto ai giovani.
Vorrebbe essere un invito e un incitamento.

L’avvenire è dei giovani. La storia è dei giovani.
Ma dei giovani che, pensosi del compito che la vita impone a ciascuno, si preoccupano di armarsi adeguatamente per risolverlo nel modo che più si confà alle loro intime convinzioni, si preoccupano di crearsi quell’ambiente in cui la loro energia, la loro intelligenza, la loro attività trovino il massimo svolgimento, la più perfetta e fruttuosa affermazione.
La guerra ha falciato i giovani, ha specialmente tolto alle loro fatiche, alle loro battaglie, ai loro sogni splendidi di utopia, che non era poi tale perché diventata stimolo di azione e di realizzazione, i giovani. Ma l’organizzazione giovanile socialista non ne ha in verità troppo sofferto in sé e per sé. Le migliaia di giovani strappati alle sue lotte, sono stati sostituiti subito.
Il fatto della guerra ha scosso come una ventata gli indifferenti, i giovani che fino a ieri si infischiavano di tutto ciò che era solidarietà e disciplina politica. Ma non basta, non basterà mai. Occorre ingrossare sempre più le file e serrarle.
L’organizzazione ha specialmente fine educativo e formativo. E’ la preparazione alla vita più intensa e piena di responsabilità del partito. Ma ne è anche l’avanguardia, l’audacia piena di ardore. I giovani sono come i veliti leggeri e animosi dell’armata proletaria che muove all’assalto della vecchia città infracidita e traballante per far sorgere dalle sue rovine la propria città.

Incontreremo il prof. D’Orsi sabato 18 alle ore 19 al CPA in via Villamagna 27/A a Firenze

Dopo San Paolo: la SINISTRA che parte

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Dopo San Paolo: la SINISTRA che parte

Costruire “oggi” un raggruppamento di Sinistra per sostenere “domani” un Partito come il PD, all’interno del quale “strumentalmente” si affannano “anime in pena” con l’obiettivo di “riportarlo sulla retta via”, non è nè corretto (soprattutto nei confronti di quanti anelano da tempo ed ancor più “oggi” nel progettare una vera Sinistra) nè utile per la riconquista dei diritti perduti e nella conquista di nuovi orizzonti.

Non trovo condivisibile quanto espresso da alcuni presenti alla riunione di San Paolo di giovedì scorso circa la “non” necessità di indicare con chiarezza l’appartenenza alla SINISTRA di un raggruppamento di persone che ai suoi valori si ispirano.
La interpreto benevolmente come una sorta di timidezza indotta forse da una diffusa sensazione dell’ambiguità espressa dalla Sinistra nel nostro Paese. Difendere i diritti non può essere scevro dall’applicazione ancor più rigorosa dei doveri e delle regole civili e democratiche. Lo sottolineo proprio in quanto, volendo vantarmi di ispirare la mia vita ai valori della Sinistra non ho mai condiviso alcune derive, alcune aberrazioni, irregolarità ad uso personale o poco più che tale (parenti ed amici stretti) anche da parte di alcuni esponenti della Sinistra, politica e sindacale.

Quando dico – e penso prima di dire – che la Sinistra nel nostro Paese ha immense praterie su cui cavalcare mi riferisco proprio a quelle illegalità, che una Sinistra deve prima combattere in casa propria e poi (ma ciò può avvenire contestualmente) pretendere che le “regole” siano rispettate da tutti. Solo per fare un esempio: non è possibile parlare di sfruttamento dei lavoratori (sia per il “nero” che per la “sottopaga”) e poi non rispettare tali parametri minimi nei propri ambienti. Allo stesso tempo non è possibile tollerare che si protesti con l’uso di violenza sia verso le persone che verso le cose, dimostrando di non essere capaci di “ragionare” dialetticamente con il resto del mondo (per inciso, se “il resto del mondo” non ti ascolta, occorre riflettere: può anche darsi che non si sappia più comunicare, può darsi anche che manchino gli interlocutori giusti ed – allora – è forse bene che la Sinistra senta su di sè la responsabilità di aver mal educato intere generazioni, abituandole al silenzio ed alla disperazione.
Su quella disperazione si sono inseriti movimenti demagogici e populisti come la Lega ed il M5S raccogliendo quei consensi che non erano ancora confluiti nel “non voto” su cui ha per breve tempo imperato Renzi ed il “suo” PD. Peraltro anche quest’ultimo Partito ha imboccato saltuariamente la strada della demagogia, ma con scarsi successi (vedasi il risultato referendario del 4 dicembre).
Il popolo italiano ha bisogno urgente di un Partito che sia esclusivamente di SINISTRA, che contemperi diritti e doveri nel rispetto della Costituzione, chiedendo che quest’ultima venga applicata alla lettera.

La SINISTRA non abbia timore di partire da risultati modesti.

Mantenga la sua autonomia senza mescolarsi con quella parte che, venendo dalla storia del movimento operaio e democratico, ne ha tradito i “fondamentali”, rimanendo preda di una religione del mercato e di una mutazione antropologica che oggi l’ha resa irriconoscibile. Immaginatevi un “fantasy” con il ritorno di un operaio degli anni Sessanta nella società di oggi: sarebbe un nuovo “Ritorno al futuro horror”!

I risultati modesti di un Partito della SINISTRA che mantenga dritta la barra della sua navicella sarebbero ben meno modesti di quelli che invece, rinunciando “praticamente” ad esistere, otterrebbe: un elettore di SINISTRA che potrebbe votare il PARTITO DI SINISTRA, se quest’ultimo si alleasse con altra forza, avrebbero tre strade, la prima sarebbe quella di votarlo per fede; la seconda, di non votare per niente; la terza, la più logica, sarebbe quella di votare l’altra forza.

Con l’autonomia ferrea ma motivata da programmi credibili anche il risultato modesto ma reale e concreto può essere una base per crescere. Tutti siamo nati piccoli e poi siamo cresciuti!

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ANNIVERSARI – 2017 perche?

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ANNIVERSARI – 2017 perche?

Perchè andiamo proponendo questo contenitore chiamato ANNIVERSARI ?

La scelta fa seguito ad un impegno che già alcuni di noi hanno svolto nel corso degli anni passati. C’è un “filo rosso”, un legame, un collegamento molto forte tra Pier Paolo Pasolini, al quale abbiamo voluto dedicare (nel 40ennale dalla morte) insieme ad Altroteatro un lavoro di recupero originale su tutto il territorio italiano con alcune incursioni estere, e Gramsci.

Pasolini scrive una raccolta di poesie (poemetti) dedicate proprio alla figura dell’autore delle “Lettere dal carcere” considerando lontano e tragicamente superato il “maggio italiano” nel quale il giovane Gramsci delineava “l’ideale che illumina”. E Pasolini e Gramsci hanno entrambi forti collegamenti con don Lorenzo Milani.

Il primo si occuperà costantemente delle azioni ed opere del priore di Barbiana, soprattutto la sua scuola rurale sì ma soprattutto innovativa ed antesignana nell’uso della parola e delle tecnologie audiovisuali e multidisciplinari; e Gramsci con il suo “magistero” civile fu molto affine a don Milani e quest’ultimo identificò l’uomo politico come “santo laico” utilizzandone l’opera civile. Ad entrambi toccò una diversa sorte nel comune esilio: Gramsci nel carcere “fascista”, don Milani nell’eremo di Barbiana costretto dalla gerarchia religiosa del suo tempo. Straordinario è inoltre il collegamento tra don Milani e Danilo Dolci per il loro impegno sociale a difesa degli “ultimi”: il primo tra gli operai-contadini di Calenzano e tra i contadini-montanari di Vicchio, il secondo tra i braccianti del Belice, abituati ad arare le loro terre con le unghie. E tutti, da Pasolini a Gramsci, da don Milani a Danilo Dolci, si impegnarono nella difesa dei diritti e nell’applicazione rigorosa della Costituzione italiana (mi riferisco in modo particolare a don Milani e Danilo Dolci) soprattutto gli articoli che regolano i Principi fondamentali: sia don Milani che Danilo Dolci professarono la non violenza e si ersero a difesa degli obiettori di coscienza (art.11); sia don Milani che Danilo Dolci si impegnarono a che fossero superati gli “ostacoli di ordine economico e sociale che limitavano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini” (art.3).

Ed è così che unendo le storie, le azioni e le opere di questi grandi uomini, ci occuperemo anche della grande Rivoluzione d’Ottobre e della nascita della nostra Repubblica, rafforzata dalla sua legge fondamentale, la nostra Costituzione.

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SINISTRA

SINISTRA

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A San Paolo ci sono degli spiriti liberi incondizionati ed incondizionabili da canalizzare, depotenziare, neutralizzare perlopiù normalizzare. Ci hanno provato anche nella scorsa campagna elettorale e, forse, vogliono riprovarci. Gli spiriti sanpaolini sono liberi e non hanno alcun desiderio di farsi strumentalizzare; tuttavia non mancano di contribuire al dibattito, non vogliono sottrarsene apportando la loro “critica” alla ragion d’essere di un raggruppamento che vuole interpretare il necessario bisogno di Sinistra vera nel nostro Paese e nelle nostre periferie.

La Sinistra deve imparare a costruire progettualità utilizzando le idee della Sinistra, pluraliste, progressiste, democratiche e, per tutto questo, in un mondo dove invece prevale un forte soggiacimento al “mercato”, “rivoluzionarie”.
La Sinistra deve essere Sinistra senza avere il timore di essere temporaneamente “minoranza” nel Paese. La crisi che sta sconvolgendo il Pianeta, ed in modo particolare la nostra vecchia Europa, è dovuta principalmente alla incapacità – o alla non volontà soggiacente ed alle convenienze strumentali – delle classi dirigenti di Sinistra di ribellarsi a quello “stato delle cose” considerato ineluttabile. Si parte costituendo piattaforme di Sinistra e, poi, si barattano quelle idee per posizioni di comodo riservate vieppiù a pochi “eletti”.
La Sinistra ha forti responsabilità sulla deriva populistica e demagogica di alcune formazioni storiche e di altre formazioni più recenti, pericolose per la nostra Democrazia.

Occorre riprendere la rotta, assumendo il comando della navicella, indicando gli obiettivi con la massima chiarezza, senza lasciarsi condizionare dalle “sirene”.

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verso gli ANNIVERSARI 2017 – don Milani

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verso gli ANNIVERSARI 2017 – don Milani

Quando si incontra don Milani la nostra vita inevitabilmente non può che cambiare “rotta”. E’ accaduto anche a me sin da quella fine degli anni Sessanta che mi coinvolsero socialmente e politicamente e, soprattutto, culturalmente. Eravamo all’Università e ci si muoveva all’interno del Movimento studentesco mantenedno però un forte contatto con gli ambienti cattolici nella frequenza della FUCI e della Pro Civitate Christiana di Assisi.

Ancora oggi leggere don Milani e leggere su don Milani ci rievoca emozioni facendoci rabbrividire. Il suo magistero, anche se la parola non era condivisa dal priore di Barbiana, è tuttora indelebile: è come se lui, oggi, parlasse a noi in modo diretto, contemporaneo. E questo accade con i grandi uomini, ma don Milani era – ed è bene che sia ancora così – un piccolo umile prete di una periferia lontana e – poi – ancor più lontana dell’Impero cristiano.

Forse a lui non farebbe piacere – anzi, di certo mon gli farebbe piacere – ma le sue analisi sociologiche oggi appaiono utilissime al nostro viatico politico e culturale. Dopo di lui qualche piccolo passo in avanti è stato prodotto nell’ambito dell’emancipazione delle classi più derelitte e diseredate: ma negli ultimi anni si sono fatti grandissimi passi indietro e rileggere le sue argomentazioni, anche quelle più dirette, meno ufficiali, non può che stimolarci a promuovere azioni di recupero del tempo perduto.
Ho letto stanotte l’introduzione al libro “L’apocalisse di don Milani” Edizioni Libri Scheiwiller, che raccoglie una serie di testimonianze illustri. L’autore (della introduzione) è Mario Gennari. In 50 pagine vengono toccati i punti essenziali del pensiero di don Milani. Vi riporto le prime nove righe e le ultime sei.

“Cercando nel fondo del pensiero di don Lorenzo Milani vi si trova un tono – ossia una modulazione ricorrente o un grado di luminosità – che manifesta una triplice tensione: apocalittica, profetica e laica, insieme. Su quel fondo restano le tracce, giorno dopo giorno, anno dopo anno, decennio dopo decennio sempre più sbiadite, di una vita al servizio dell’uomo, ma anche il segno di una coscienza umana libera che – in ogni istante concessole dal tempo – testimonia la fede in Dio, l’amore per i poveri, il rigore morale a fondamento del pensiero e dell’agire……………..Il lascito milaniano – composto di un’apocalittica premonitrice, di un profetismo coraggioso e di una laicità esemplare, cui certo s’unisce il legato della sua figura carismatica – è ciò che resta di lui, insieme alle molteplici voci che ha fatto parlare nel segno di quella libertà di cui è stato custode severo, anche quando poteva essere scomoda la verità.”

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LA SINISTRA VERSO SAN PAOLO – cosa penso!

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LA SINISTRA VERSO SAN PAOLO – cosa penso!

Più di qualcuno, a me sembra, si interroga su quali siano i pensieri che mi frullano per la testa in relazione a quanto da me sarà espresso nel corso della riunione della SINISTRA giovedì prossimo al Circolo San Paolo di via Cilea.
Anche in occasione di un precedente incontro (un paio d’anni fa, se la memoria non mi condiziona negativamente) il mio fu un “silenzio” critico. Ebbi però modo di esprimere le mie perplessità di fronte ad un comportamento attendista ed ambiguo di una parte che mi appare (ma sarei assai felice di una smentita in tal senso) ancor oggi predominare in quel variegato “rassemblement” che è la “cosidicasi” SINISTRA.
Ed è così che si perde del tempo prezioso. Comprendetemi, sono anche un “costruttore” di parole scritte, mi dilungo in questa attività utilizzando questo Blog o scrivendo su social come Facebook. Ma – come tante/i altre/i non ho molto più tempo per dedicarmici avendo di fronte prospettive di anni: i miei futuri sono mesi e giorni, giorni e mesi, non anni o decenni, ed è una profezia lapalissiana, incontrovertibile.
Non ho più il tempo di giocare e non è neanche più il tempo di traccheggiare con le tattiche: occorrono scelte strategiche chiare e nette. Poche parole ma che vadano al cuore dei veri problemi del Paese ed enucleino i principali obiettivi da raggiungere, proponendone i percorsi.
Se l’impegno della SINISTRA si sostanziasse nella ricerca di una possibile alleanza con quello che fu il Partito principale della Sinistra, considererei “inutile” il mio “impegno”. Sono invece convinto che il popolo italiano abbia bisogno di avere un interlocutore credibile della SINISTRA, che potrebbe essere FORTE se caratterizzato da PROPOSTE concrete e non pasticciate da compromessi atti ad ottenere solo vantaggi poco più che personali. Personalmente non avrei bisogno di utilizzare tali “scenari”, non avrei certamente bisogno di avvalermi di nuovi “accordi” esterni, visto che da parte del Partito Democratico di San Paolo le porte sono state sempre aperte e l’attuale Coordinatore ha sempre voluto – e di questo lo ringrazio profondamente – conoscere i miei pareri.
Dunque, come è ben chiaro, anche se le “parole” sono già troppe, per me esiste una profonda e netta “pregiudiziale”: se si profilasse anche solo nel sentore una strada che va verso un accordo con quella parte della politica “nostrana” dalla quale sono uscito, non rimarrei un solo attimo a discutere del futuro immediato di questo raggruppamento, considerando tale impegno una vera e propria perdita di tempo.
Se la SINISTRA conta poco è proprio per questo motivo: alcuni dei suoi adepti si lasciano attrarre dalla “sirena” del Potere, molto spesso quello piccolo piccolo locale. In questo modo si tradisce la buona fede di tante/i tra coloro che partecipano all’elaborazione di progettualità democratiche e progressiste.
La SINISTRA nel corso degli anni molto spesso ha tradito le attese concrete di tanta parte del popolo italiano. Ci si corrompe di fronte al Potere (lo ripeto, soprattutto quello piccolo piccolo del sottopotere locale) e si spinge l’elettorato a scegliere forme di populismo che si avvalgono di parole d’ordine ambivalenti.
Le piattaforme sono utili e necessarie e personalmente intendo partecipare alla loro costruzione; ma le trovo “inutili” e dannose se afferenti a progettualità ambigue riguardo ai loro esiti.

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E SE L’AVVENTO DI RENZI FOSSE UN SEGNO DEI TEMPI?

E SE L’AVVENTO DI RENZI FOSSE UN SEGNO DEI TEMPI?

LO VOGLIO INTERPRETARE COSI’. CI VOGLIAMO CREDERE? POSSIAMO METTERE DA PARTE LE NOSTRE SOLITUDINI INTELLETTUALI E COOPERARE PER UN’ALTERNATIVA NON PROVVISORIA? ABBANDONIAMO LE PICCOLE RENDITE DI POSIZIONE E NAVIGHIAMO IN ACQUE LIBERE INNALZANDO PERO’ BANDIERE BEN RICONOSCIBILI.
CHI CI HA GOVERNATO NEGLI ULTIMI TRENTA ANNI HA PRIVILEGIATO LE RENDITE, MORTIFICATO LA DIGNITA’ DEL LAVORO SFRUTTANDO NON SOLO I GIOVANI MA ANCHE LA FORZA LAVORO DEGLI STRANIERI – ANCOR PIU’ SE “SANS PAPIERS” – E UMILIANDO IL MERITO. DA CIO’ NE E’ CONSEGUITO IL DECLINO DEI DIRITTI CONQUISTATI NELLA SECONDA PARTE DEL SECOLO SCORSO.

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SPUNTI DI RIFLESSIONE PER UNA SINISTRA CHE VOGLIA ESSERE VERA SINISTRA

SPUNTI DI RIFLESSIONE PER UNA SINISTRA CHE VOGLIA ESSERE VERA SINISTRA

….proseguo il ragionamento….

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COME TUTTI ANCHE IO SONO NATO PICCOLO E POI SONO CRESCIUTO

Quella frase così ovvia è scritta qui sopra perché possa mostrare che “tutti” nascono piccoli. E poi diventano grandi man mano: insomma, siamo tutti una “minoranza”, all’inizio, però! E i nostri genitori ci nutrono per farci crescere, ci aiutano moralmente e materialmente a “crescere”; durante la vita incorriamo in momenti critici, durante i quali la crescita può rallentare, oppure arretrare ma poi ci si riprende.
Ecco, dobbiamo pensare con questa “positività” al nostro impegno….

ANDIAMO ANCORA PER SLOGAN

“PORTARE LA SINISTRA AL CENTRO DELL’AGENDA POLITICA NON EQUIVALE AFFATTO A SPOSTARE LA SINISTRA AL CENTRO POLITICO”

Questo è uno slogan, queste – come tante altre – sono “chiacchiere” e rimarrebbero tali. laddove non venissero superati protagonismi di sigle e/o personaggi che rappresentano “molecole” disgregate che solo se aggregate possono avere un senso. E’ necessario dunque assumere una responsabilità collettiva mirando verso la rappresentatività di quella parte della popolazione che ha bisogno di ricevere attenzione e risposte alle sue esigenze primarie, sempre di più “primarie”.
Vanno bene, molto bene, le analisi dotte del prima e del mentre ma occorre far comprendere quali siano le prospettive, agendo in quella direzione, stabilendo quali siano le alleanze e fin dove potranno essere utili al “progetto” intrapreso i compromessi; intendendo con ciò far comprendere, prima di tutto a noi stessi, che il principale obiettivo cui dirigere la nostra azione politica non sia il governo di una parte del, o dell’intero, Paese ma il benessere diffuso, l’abbattimento delle iniquità sociali, la conquista della dignità del lavoro, la cura e la difesa ambientale, la pace e la sicurezza, il rispetto dei diritti umani, la valorizzazione delle Culture e delle Conoscenze, l’esaltazione del “merito”.

LA SINISTRA, QUELLA DI LOTTA E DI GOVERNO DEVE RE-IMPARARE A FARE LA SINISTRA, CERCANDO DI CONIUGARE I DUE ASPETTI (LA LOTTA ED IL GOVERNO) IMPOSTANDO LA LOTTA MA MIRANDO CONTEMPORANEAMENTE AL GOVERNO (NON NECESSARIAMENTE A BREVE TERMINE), NON UN GOVERNO “CON” MA UN GOVERNO “PER”, OCCUPANDO DUNQUE IL CENTRO NON QUELLO INTESO COME LUOGO DELLA MODERAZIONE PALUDOSA MA QUELLO CHE SI OCCUPI E SI PREOCCUPI DI TUTTI – A PARTIRE DAI PIU’ DEBOLI – E NON LASCI INDIETRO NESSUNO

Quando si parla di “alleanze” non si deve sottintendere minimamente una “subordinazione” a chicchessia.
Posizioni chiare, definite all’interno di prospettive chiare e definite, non possono essere oggetto di compromessi.
Solo così si potrà ricostituire la fiducia di un elettorato che – se guarda a Sinistra – potrà sceglierla senza doversene pentire poi.
Se l’elettore vota la SINISTRA non dovrà mai più pensare che ha cobntribuito con il suo voto a sostenere chi con la SINISTRA (al di là di trite parole) non ha niente da spartire e che utilizza quei voti per sterilizzarne le forze…………….

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COME TUTTI ANCHE IO SONO NATO PICCOLO E POI SONO CRESCIUTO

COME TUTTI ANCHE IO SONO NATO PICCOLO E POI SONO CRESCIUTO

Quella frase così ovvia è scritta qui sopra perché possa mostrare che “tutti” nascono piccoli. E poi diventano grandi man mano: insomma, siamo tutti una “minoranza”, all’inizio, però! E i nostri genitori ci nutrono per farci crescere, ci aiutano moralmente e materialmente a “crescere”; durante la vita incorriamo in momenti critici, durante i quali la crescita può rallentare, oppure arretrare ma poi ci si riprende.
Ecco, dobbiamo pensare con questa “positività” al nostro impegno….

INSIEME A SINISTRA NELLA SINISTRA CHE E’ SINISTRA

Insieme

INSIEME A SINISTRA NELLA SINISTRA CHE E’ SINISTRA

scendo in strada, incontro delle persone che mi salutano amichevolmente e mi chiedono di andare con loro. Chiedo loro dove stiano andando; se non mi convincono, prendo la mia strada, quella già decisa nella scelta di scendere. Se mi convincono, mi aggrego

Comincio subito con il dire che “quel che scriverò” potrebbe “anche” essere il frutto di posizioni ed elaborazioni del tutto personali.
E, da questo punto di vista, mi faccio molto forte con le parole che mi rivolse l’attuale Segretario provinciale del PD a margine di un incontro al Circolo San Paolo: “Vedo che non condividi” mi disse “proprio nulla della linea del Partito”.
Ecco, è proprio così! a parte il fatto che non so cosa possa essere quella “linea” di cui parla il Bosi, non ho più nulla da spartire con questo PD.
Allora, continuo a ritenere che la parola “Alternativa” inserita nel Gruppo non possa essere contrassegnata da alcun segno di interpunzione. “Alternativa” e basta PUNTO
Andiamo avanti, allora! e rinfreschiamo la memoria, la nostra memoria! Semmai andando indietro nel tempo, con il passo del “gambero”!
Qual è stata la posizione del PD – sia quello locale che quello nazionale – nella campagna referendaria del 4 dicembre? C’è forse qualcuno tra coloro che “ambiscono” a collocarsi come candidati alla guida del nostro Comune ad esprimere posizioni di Sinistra?
Su questioni come l’Aeroporto, sui tagli alla Sanità la chiusura dei Distretti e tutta la partita del nuovo Ospedale, sulle questioni collegate all’immigrazione ed all’interculturalità ed al rapporto con le comunità straniere, all’ atteggiamento fortemente ambiguo nei confronti della Destra non si può transigere. E’ del tutto evidente che sia in atto da alcuni anni nella forza poltica di maggioranza una mutazione sostanziale ed un sostanziale cambio di rotta teso essenzialmente all’ottenimento di un “consenso” a prescindere dai valori tradizionali della Sinistra da cui quella forza proviene. La ricerca del consenso ha sospinto la politica renziana già nella sua esperienza toscana e ha infettato definitivamente il troppo giovane debole PD; con l’ascesa di Renzi e dei suoi supporter della prima ora hanno potuto riprendere vigore in quel Partito personaggi che erano stati “sconfitti” dal desiderio di rinnovamento che l’elettorato “locale” aveva mostrato di voler privilegiare.
Andiamo avanti, senza dimenticare quel che è stato, dunque!
Ma per andare avanti insieme ad altre persone e non isolarsi nichilisticamente, occorre scegliere la giusta compagnia. Provo ad esemplificare: scendo in strada, incontro delle persone che mi salutano amichevolmente e mi chiedono di andare con loro. Chiedo loro dove stiano andando; se non mi convincono, prendo la mia strada, quella già decisa nella scelta di scendere. Se mi convincono, mi aggrego.
Non penso che a convincermi debbano essere delle “promesse” di posizioni o emolumenti; alla mia età – ma spero fortemente che sia lo stesso per chi è più giovane di me – queste velleità sono del tutto assenti. Mi attraggono – come non mai -i valori. Proviamo dunque a partire da questi e vediamo cosa debba essere la Sinistra.

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