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reloaded di un post del 3 ottobre 2018 – MIMMO LUCANO sindaco di Riace e le buone pratiche nel settore dell’accoglienza e dell’ integrazione con un preambolo tecnico tipografico<

Ripropongo un post a ridosso di quanto sta accadendo, con la liberazione di Carola, capitana della Sea Watch. Il livore e la cattiveria sono stati sconfitti – per ora – e il leader di questi, Ministro dell’Odio, si è apprestato ad annunciare l’espulsione della giovane tedesca allo scopo di allontanare il buon esempio e proseguire nelle pratiche orrende dell’offesa e della discriminazione a buon prezzo, contando sul grado culturale diffuso che più basso di così non era mai stato.
La Sinistra, dopo le affermazioni di principio, avvii una profonda revisione del suo agire politico, prima che sia troppo tardi!

J.M.

riace

MIMMO LUCANO sindaco di Riace e le buone pratiche nel settore dell’accoglienza e dell’ integrazione con un preambolo tecnico tipografico

Scrivo sempre con una tastiera impazzita con errori involontari. Tuttavia spero che involontariamente io possa essere pi\ corretto *lo vedete_ clicco una parentesi ed appare un asterisco, clicco un punto interrogativo ed emerge un trattino basso( e poi chiudo la parentesi e potete vedere che invece mi si apre. Quindi cercate di interpretare la follia della tastiera allo stesso tempo con cui interpreterete la mia.
Ma quel che ho scritto [ *volevo scrivere la terza persona del presente indicativo del verbo essere ed invece [ apparsa una parentesi quadra [, lo ripeto, solo un preambolo tecnico tipografico.

Nelle ultime ore la protervia la arroganza della Destra salviniana supportata dalla dabbenaggine del Movimento 5 Stelle si va impegnando a sottolineare la propria soddisfazione per l’intervento della Magistratura nei confronti del Sindaco di Riace, Domenico detto Mimmo Lucano, che è costretto agli arresti domiciliari per presunte irregolarità nella gestione dell’immigrazione.
A Salvini che gioisce potremmo anche far sapere che laddove fossero riscontrati degli addebiti, ormai risulta molto chiaro che Mimmo Lucano potrebbe appellarsi ad un precedente grazie proprio alla Lega, chiedendo che le multe che gli fossero comminate fossero dilazionate in circa 80 rate annuali.
Purtroppo non funziona in questo modo, anche perchè in primo luogo sarebbero in molti, forse i soliti buonisti, a voler compartecipare ed in secondo luogo, ve lo assicuro, perchè tutto si scioglierà in una bolla di sapone, in quanto non ha valenza di reato quel che si compie attraverso la volontà dei protagonisti.
Tutta questa bagarre serve per mantenere attenzione intorno a temi che appassionano i destrorsi ed allontanano dalla mente dei cittadini la consapevolezza della incapacità sostanziale di questo Governo, alle prese con scelte impossibili da realizzarsi per ragioni che ho diverse volte descritto come antropologiche connaturate nel corpo vivo del nostro popolo, lo stesso peraltro che ha applaudito e sostenuto, e continua ancora a farlo, questi movimenti che anche per tali motivi sono populisti e sovranisti.
A Mimmo Lucano che ho incontrato nel maggio 2015 invio la mia personale solidarietà. La sua attenzione verso le vite degli immigrati ha avuto uno sviluppo che va esportato nei tanti luoghi del nostro Paese che sono stati abbandonati, per rivitalizzarli e renderli produttivi. La sua è una buona pratica da imitare anche sui nostri territori, e non penso soltanto agli immigrati ma anche a tanti italiani che potrebbero rimettersi in gioco nella vita, con il vedersi assegnate delle strutture periferiche abbandonate con piccoli appezzamenti di terreno nelle zone collinari e montane qui circostanti. Sembra impossibile? Forse no.

Joshua Madalon

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reloaded di DESERTI del 10 luglio 2017

E’ un post del 2017 poco meno di un anno fa (10 luglio); il PD a trazione renziana si era mosso con protervia ed arroganza verso il disastro del Referendum del 4 dicembre 2016 – intorno ai temi dell’Immigrazione il Governo Gentiloni era molto poco diverso da questo Governo grigioverdescuro (supporters del PD non inalberatevi, andate a controllare quel che accadeva, cosa dicevano e cosa facevano i vostri leaders).
Lo ripropongo proprio perché trovo necessario far comprendere i miei “distinguo”!

Joshua Madalon

reloaded di DESERTI del 10 luglio 2017

DESERTI

Deforestazione

Dove vanno tutte quelle persone che fino ad ora hanno resistito nel sostegno al PD renziano (che, lo ripeterò all’inverosimile, non è lo stesso che abbiamo fondato nel 2007 – 14 ottobre) e che lo stanno lasciando? Con la scelta del Segretario attraverso Primarie “aperte” a chicchessia il Partito democratico ha decretato definitivamente la sua “trasformazione genetica”. Non è mica colpa di un destino cinico e baro che subito dopo l’ “avvento” di Renzi i Circoli si siano andati desertificando progressivamente; è stato offeso ed umiliato il lavoro disinteressato di centinaia e centinaia di iscritti, sbeffeggiato dalla “nouvelle vague” che osannava il cambiamento di verso che rendeva “inutile” quel lavorio sui territori attraverso il quale si erano impegnati ed erano cresciuti gli amministratori. “Il mondo è cambiato e voi siete vecchi” dicevano e si riempivano la bocca di quella “rottamazione” che è poi servita semplicemente a riportare in auge gli sconfitti che con Renzi pregustavano la loro rivincita.
Dove vanno, allora? non penseranno mica di poter modificare il DNA del Partito da cui provengono, andando a rimpolpare una nuova entità che poi pretenda di condizionarlo a dirottarsi verso Sinistra? vogliono eventualmente continuare a lanciare la palla della responsabilità di una possibile débacle del Centrosinistra nel settore (mi astengo dall’utilizzare la parola “campo”!) della Sinistra vera e propria, nel tentativo di condizionarne le scelte?
Il timore che ho è che molti di loro, umiliati nel loro orgoglio finiranno per astenersi o qualcuno più arrabbiato di altri per votare forze che da questo sbandamento hanno già goduto di notevoli vantaggi.
Da tempo vado indicando l’unica strada per poter corrispondere in modo serio ai bisogni che ci vengono sollecitati da un mondo sempre più pieno di oppressi, marginalizzati, dove manca l’etica del lavoro da una parte e dall’altra (chi ha il lavoro non ne rispetta le regole, chi dà lavoro non rispetta i suoi doveri), dove la ricchezza è sempre più nelle mani di pochi e dove la povertà sta dilagando, dove si finge di voler contrastare l’afflusso di migranti ma ci si impegna ad utilizzarne la forza lavoro abbassando in modo inverosimile i salari, sempre più simili ad oboli, o ancor più ne ricava lucro attraverso i meccanimi dell’accoglienza. La strada che io indico è quella della costituzione di un Partito della Sinistra, alternativa in modo assoluto al Partito Democratico. Non c’è soluzione diversa, e la motivazione è che il PD si sta ormai dissanguando completamente del fattore S ( = Sinistra) e potrebbe anche modificare il suo nome in Partito Destro o della Destra, e sarebbe anche originale perché potrebbe inglobare il Nuovo Centrodestra. Ovviamente, sto esagerando ma lo faccio in modo strumentale e consapevolmente (credetemi! Mi piange il cuore, a farlo!), perché sembra proprio che quella sia la strada intrapresa. Anche quell’ultima sortita dal libro “Avanti”, abbeccedario del Credo renziano, sui migranti da aiutare a casa loro, così simile alle affermazioni della Lega Nord e della Destra tutta, è la cartina di tornasole della deriva del Partito che fu Democratico. In tanti stanno cercando di riparare, peggiorando la situazione, anche perchè hanno l’ardire di dire che non è una novità, e che aiutarli a casa loro è un principio di Sinistra, dimenticando però che l’emergenza è ora qui e che per aiutarli in casa loro noi non bastiamo, soprattutto non bastano le enunciazioni.
Occorrerebbe cambiare completamente il corso della Storia degli ultimi secoli (avete sentito mai parlare di “colonialismo”? eppure papa Francesco l’altro giorno vi ha fatto suonare quel “campanellino” nelle vostre testoline bacate) e soprattutto occorrerebbe mettere un limite alla voracità delle multinazionali dei Paesi più ricchi ed opulenti che hanno desertificato l’Africa ed utilizzato le terre fertili per monoculture inutili per quelle popolazioni, un modello che riduce la biodiversità, distrugge le economie locali, annulla l’identità culturale delle comunità.

Ecco: per chiudere! Il PD e Renzi si stanno impegnando a far sì che le multinazionali avviino a modificare il loro impatto su quelle realtà, si stanno muovendo affinchè la Cina non utilizzi il Congo come sua colonia? Mi piacerebbe saperlo: ci troveremmo davvero davanti ad uno statista di livello mondiale, stra-to-sfe-ri-co!!!

J.M.

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SCHIZOFRENIA ALLO STATO IMPURO

SCHIZOFRENIA ALLO STATO IMPURO

Ho ascoltato J-AX ieri argomentare su alcuni aspetti della vicenda che sta attirando l’attenzione dei media in questi ultimi giorni.
Intanto, riflettiamo sul fatto che i media in gran parte ormai supini in copia conforme alle farneticazioni semplicistiche e volgari di alcuni personaggi della commedia dell’arte contemporanea non si limitano a seguirne le mosse mediatiche ma le sostengono essenzialmente.
E riflettiamo anche sul fatto che sono sparite dall’attenzione dei media alcune vicende chiaramente illegali come quella dei 49 milioni di euro indebitamente entrati nelle casse della Lega, all’interno della quale è stato cresciuto il signor Maramaldo e tanti altri come lui. Su quella vicenda il rapporto con la magistratura è stato tutto rose e fiori e dunque nulla da obiettare, tanto – “campa cavallo” – un po’ alla volta finirà tutto in cavalleria (per l’appunto).
E riflettiamo anche sulle capacità mentali di questa gente che schizofrenicamente si richiama ai valori cristiani nel mentre si gira dall’altra parte sdegnosa quando si tratta di aiutare chi ha bisogno. Questa gente che si propone di distruggere con le ruspe degli insediamenti umani e si dà da fare per liberare immobili pur illegalmente occupati, a parte che non appartengano a sodali quali gli attivisti di Casa Pound romani.
E, per ritornare ai discorsi di J-AX, ne riprendo un tratto all’ingrosso: quando sottolinea come, guardando un film, ci si appassioni a difendere le ingiustizie e, poi, troppe volte ce ne si dimentica quando dalla finzione si passa ad una realtà.
Alcune vicende potrebbero servire anche a distogliere l’attenzione dai fatti più seri (a proposito non è che la disoccupazione come la “povertà” debellata da Di Maio sia ai minimi livelli: è che in questa parte dell’anno ci sono maggiori bisogni di piccoli lavoretti: in pratica sono quei lavori pagati a quattro euro l’ora per quattro ore dichiarate e ventiquattro lavorate), come la necessità di intervenire sui conti correnti e le cassette di sicurezza della gente per bene (quella non per bene sa perfettamente dove custodire i propri risparmi); ed è andata anche male al Governo il braccio di ferro con la Sea Watch che ha portato a Lampedusa un po’ alla volta nel corso dei giorni da tutto il mondo decine e decine di osservatori, che hanno avuto molto tempo per accorgersi in diretta che il flusso dei “visitatori” africani era costante, tanto che mentre tenevano fermi sulla nave i 42 a terra ne arrivavano a centinaia, senza tanti clamori.
Ho scritto nei giorni scorsi alcuni brevi commenti nei soliti dibattiti social. Quello che sta accadendo e che è accaduto negli anni, nei mesi e nelle settimane scorse è semplicemente un movimento naturale di uomini alla ricerca di un luogo migliore. Se vengono qui è perchè non stanno bene dove nascono e dove dovrebbero vivere: ci sono guerre, epidemie, carestie, una natura ostile. La società occidentale, la nostra, ha contribuito a depredare quelle popolazioni, le ha sottomesse, umiliate e mortificate, schiavizzate. Ora in qualche modo forse inconsapevole vengono qui a chiedercene conto. E’ gente in gran parte onesta disponibile a contribuire alla crescita della nostra civiltà, che a tutta evidenza è apprezzata. Frapporre un muro di odio è incomprensibile. Allo stesso modo, e per oggi chiudo, il messaggio del Maramaldo apparentemente diretto all’Europa (“li faremo andare dove vogliono senza procedere al riconoscimento”) appare essere un twitter ai malavitosi che approfittano proprio degli irregolari sans papier per lavoretti vari nei periodi più intensi della raccolta di alcuni vegetali nelle campagne del Sud.

Joshua Madalon

miles gloriosus

LA SCELTA DI CAROLA e quel che ne consegue

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LA SCELTA DI CAROLA e quel che ne consegue

Forse non se ne renderanno nemmeno conto quei quattro buzzurri del Governo che si danno bordone per ottenere consensi facili basati su problemi inesistenti. Si sono dati un gran daffare a smentire che in questo Paese molte delle emergenze gridate e fatte temere sono essenzialmente “percepite” in modo abnorme lontane dalla realtà. Hanno contestato questo termine, “percepite”, perchè fosse invece più evidente la paura dello straniero, visto come unico e solo pericolo per la quiete e la sicurezza pubblica. Ed in tutto questo non si rendono conto, quei quattro buzzurri di cui sopra, che la vicenda Sea Watch e “la scelta di Carola” sta portandoli alla sconfitta. Accadrà un po’ come la storia (ma i “buzzurri” la ignorano nella sua complessità) di Davide e Golia. Ma basterebbe ricordarsi di Nelson Mandela per capire che le scelte rivoluzionarie spesso sono contro leggi ingiuste perché varate da Governi ingiusti, che approfittano di una provvisoria “vacatio” del sonno della ragione per emanare provvedimenti liberticidi come quelli che attaccano capisaldi della Carta costituzionale italiana e della Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo e del cittadino.
Quella “vacatio” di cui sopra è data da un profondo fallimento del Centrosinistra in questo Paese, quel raggruppamento che gravita intorno al Partito Democratico che non ha saputo mettere insieme legalità e accoglienza rimanendo succube di meccanismi illegali (o para illegali, cioè sopportati per abitudine come tali) all’interno dei quali hanno convissuto parti sane e parti corrotte della società. D’altra parte non sempre la Sinistra è stata in grado di cogliere tali contraddizioni, rimanendo invischiata per piccole convenienze all’interno di quei meccanismi perversi. Fino a quando non si riconoscono questi gravissimi errori sarà gioco facile delle Destre alzare la voce: solo questo tuttavia possono fare ed ovviamente aggregare in tal modo la parte più debole culturalmente del Paese, che non riesce ad andare oltre all’elemento di base per cui il male è tutto da quella parte “estranea” che chiede di essere accolta. Altro elemento è la partita con l’Europa, che è giocata allo stesso modo di come lo è stato con i Governi precedenti. L’appartenenza all’Europa è molto più altro che la mera questione immigrazione. Puntare il dito sul sovranismo e sulla necessità di partecipare al ricollocamento dei migranti in quota parte è una profonda contraddizione. Il giorno in cui la massa di migranti fosse assai più alta dell’attuale si parlerebbe – allora sì – di invasione ma sarebbe come quella dei popoli del Centronord europeo dei primi cinque secoli del primo Millennio. Nessuno li fermerebbe.
Ad ogni modo occorre innanzitutto una ferma opposizione a questo Governo, partendo tuttavia dal riconoscere gli errori, e proseguendo nel proporre soluzioni vantaggiose per tutti. Occorre aprire una “nuova frontiera”; per costruirla bisogna nella maniera più assoluta abbandonare la presunzione sia da parte del Partito Democratico sia da parte della Sinistra, che nella sua irrilevanza paga lo scotto di una diffusa paura della Destra, una paura altrettanto immotivata e basata su elementi percettivi, che in definitiva contribuiscono a rendere difficile la cooperazione. Non basta dire che è necessario fare un fronte comune, occorre specificare come lo si può fare insieme.

Joshua Madalon

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P.S.: Golia forse era un gigante (un uomo probabilmente più alto degli altri, probabilmente più forte degli altri) ma essenzialmente era un arrogante presuntuoso. Tra i due protagonisti della vicenda Sea Watch degli ultimi giorni è Salvini ad assomigliare a Golia. Credo che la Carola gli farà con la sua “scelta” rendere indigesto l’insulto “pur benevolo” di “sbruffoncella”!

incontrando Norman McLaren

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incontrando Norman McLaren


Su questo Blog ho dedicato spazio ai miei ricordi, ed in particolare ho aperto una serie di riferimenti alla mia formazione professionale, culturale e politica con “da giovane….”. Il post di oggi è in parte un’aggiunta anche se ha una sua funzione autonoma relativa al contesto in cui viviamo. Gli anni di Feltre erano caratterizzati da altre battaglie politico-culturali, anche se in quella parte di Nord Est del nostro Paese si avvertivano già alcuni sentimenti ostili: ero essenzialmente “straniero” anche se accettato largamente perché il mio desiderio di conoscenza non mi faceva rinchiudere nel privato così come accadeva per tanti altri che continuavano a rimpiangere il loro personale “piccolo mondo”.

A Feltre conobbi Norman McLaren, non lui di persona ma il suo cinema sperimentale. L’incontro avvenne attraverso quelle casualità che mi hanno fatto crescere e che contribuiscono a far crescere tanti giovani: la curiosità immensa che sin da bambino mi aveva portato a costruire “ombre” che a me davano l’idea della proiezione cinematografica. Ho amato la settima Arte anche se poi non ho definito in quella direzione il mio impegno professionale. E così capitò di avere tra le mani un catalogo di filmati dell’Ambasciata del Canada e, forte anche della collaborazione già avviata con Carlo Montanaro, di concentrare la mia attenzione sui prodotti dell’animazione e del documentario. Una gran messe di filmati portava la firma di Norman McLaren, di origine scozzese, approdato nel 1941 dopo esperienze come la partecipazione alla guerra civile spagnola al National Film Board of Canada, nel quale riuscirà anche a produrre filmati di propaganda a sostegno degli sforzi bellici nella seconda Guerra mondiale, nel mentre approfondisce le tecniche sperimentali che lo faranno diventare uno dei maestri assoluti del cinema d’animazione.

In verità oggi non pensavo di dilungarmi su Norman McLaren. Senonché ho pensato ad uno dei suoi film più noti, mentre meditavo su alcuni aspetti antropologici contemporanei espressi innanzitutto attraverso i social e corroborati da una serie di risultati reali e virtuali, che stanno facendo emergere la parte peggiore del nostro Paese.

Ciò significa che c’è un ampio fondo “nero” che si è depositato nel corso degli anni di crisi ed è andando crescendo nel buio, una sorta di “vaso di Pandora” che attendeva di essere sollecitato ad aprirsi.

Ebbene, riflettendo sull’odio e la cattiveria, la volgarità e la violenza non solo – ma anche – verbale, ricordavo la sintesi di quello straordinario apologo che è “Neighbours” di Norman McLaren.

In un luogo ameno, felice, idilliaco, due vicini, molto simili conducono una vita serena, anche se qualche segnale ci avverte di una diversità di vedute: i due leggono quotidiani dai titoli diversi e contrastanti. Uno riporta il titolo “PEACE CERTAIN IF NO WAR”, l’altro è “WAR CERTAIN IF NO PEACE”. Entrambi fumano la pipa e si scambiano il fuoco, ma dietro questo quadretto ottimistico si nasconde il tema della “proprietà privata” di oggetti e territori, che spinge al dissidio. “Neighbours” vinse l’Oscar come miglior cortometraggio nel 1953.
La tecnica utilizzata è assolutamente innovativa e si inscrive nel solco della ricerca incessante di nuove frontiere mettendo in animazione non solo oggetti reali ma soprattutto per la prima volta persone reali non disegni. Straordinaria rilevanza tra l’altro ha l’uso della colonna sonora che è disegnata direttamente sulla pellicola “positiva”. Norman McLaren utlizzerà questa tecnica studiando i segni riprodotti sulla banda sonora dai suoni reali registrati e riproducendoli manualmente a sua volta in quella forma sulle bande delle pellicole da lui stesso disegnate.

Vi propongo dunque di vedere “Neighbours” e due degli altri film del grande McLaren disegnati direttamente sulla pellicola, compreso la colonna sonora, come rapidamente spiegato prima. Ho scelto “Dots” (trad.ne “Punti” o “puntini”) del 1940, anticipatore del “Minimalismo” e “Boogie Doodle” . Ma, per chi volesse, youtube aiuta gli audaci e i curiosi.

Joshua Madalon

Una nuova forma di Resistenza pacifica ma decisa prima che sia troppo tardi

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Una nuova forma di Resistenza pacifica ma decisa prima che sia troppo tardi

Viviamo un’età di mezzo, un Medioevo tardivo, nel corso della quale potrebbero crollare del tutto i già traballanti pilastri istituzionali. Occorre alzare l’asticella del nostro impegno, non rannicchiarsi nei meandri sicuri della nostra esistenza: il rischio c’è di non saper corrispondere al sempre più flebile grido di dolore di una massa sempre più crescente nella sua forma indistinta. E di fronte a questi drammi può apparire appagante il ritrarsi nel comodo privato. C’è una classe poltica immatura, incapace di assumersi le sempre più alte responsabilità. Vecchie e giovani èlite giocano irresponsabilmente sui destini della nostra terra. Non possiamo permettere che ci trascinino in uno scontro “in-civile” ed allora è necessario anche da una posizione di forte minoranza assumersi il compito di lanciare l’allarme. Un Governo sgangherato come quello che ci ritroviamo non era per niente immaginabile ma la crisi politica del Centrosinistra a guida renziana ha prodotto macerie istituzionali dalle quali è sortita una forma di “mostro” a tre teste divergenti e ciò che non era prevedibile è accaduto. Il verdetto delle urne del 4 marzo 2018 non ha sancito alcun vincitore assoluto: il Partito che ha preso più voti è stato quel Movimento anch’esso a tre teste come Cerbero o lo stesso Lucifero dantesco. Successo cercato ma forse inatteso che ha creato schizofreniche attese di soluzioni improvvisate intorno alle problematiche del mondo del lavoro. La forza politica “tradizionale” che ha ottenuto maggiori consensi è stato il PD in caduta libera, dopo l’ubriacatura del 40 e più per cento delle Europee del 2014 e la smania di potere del suo leader nel ruolo di nuovo De Gasperi artefice di una rivoluzione istituzionale. Viste le distanze tra M5S e PD sancite da un lungo scontro era improbabile creare un’asse tra le due forze, anche se allo stesso modo risultava complicata l’altra soluzione. Tuttavia le consultazioni del Capo dello Stato, che invitava ad un’assunzione di responsabilità la forza maggioritaria, hanno portato ad una forma abnorme di Governo. Mattarella ha confidato nelle sue capacità di controllo, agendo sul corpo inesperto e debole del principale azionista, inserendo il nome di Giovanni Tria nel dicastero di Economia e Finanze, accogliendo con riserva la nomina alla Presidenza del Consiglio del prof. Antonio Conte, con il quale per ora intrattiene un rapporto di fiducia costante, che somiglia molto più ad un vigile controllo. Tutto questo produce una situazione in perenne incertezza, che crea la sensazione diffusa della necessità di soluzioni radicali antidemocratiche, le cui pericolose avvisaglie non sono mancate negli ultimi tempi: la tolleranza nei confronti di gruppi neofascisti e l’attacco alla libertà di espressione del pensiero accanto alla repressione indistinta delle proteste sono elementi che necessitano di riflessioni ponderate ed azioni conseguenti sul piano delle scelte di campo.

Occorre con urgenza ricostruire una nuova forma di Resistenza pacifica ma decisa prima che sia troppo tardi.

Joshua Madalon

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Una delle “lezioni” di cui tener conto dopo la “campagna elettorale” appena conclusa…..

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Una delle “lezioni” di cui tener conto dopo la “campagna elettorale” appena conclusa…..

Già prima della campagna elettorale, accanto alle forme strumentali di sottovalutazione, intorno a “Prato in Comune” si è creata una diffusa attenzione. Essa era dovuta all’affermazione costante che da parte dei suoi componenti veniva espressa sulla necessità di dare vigore e sostanza, sostanza ed energia, ad un Programma di Sinistra, partendo dalla constatazione che tali temi non avevano (e non avrebbero) trovato una loro essenza in quella parte di mondo politico che si colloca nel – ed intorno al – Partito Democratico. Ed è accaduto che quasi sempre agli incontri ufficiali organizzati da Prato in Comune vi fosse la presenza di “osservatori” non neutri, come possono essere considerati i giornalisti. Non “osservavano” soltanto ma, rielaborando i nostri contenuti li rieditavano sotto la loro sigla.
In quei periodi anche su questo Blog attuavo una forma di prudenza, astenendomi (non del tutto, ovviamente, come si può rilevare dalla lettura dei miei post) dall’approfondire analisi tematiche anche su argomenti di mia diretta competenza. Mi limitavo, nella consapevolezza che altri, che avevano a disposizione mezzi molto più incisivi di comunicazione, avrebbero potuto far veicolare come proprie le nostre idee. Il rischio c’era e alcune nostre posizioni e qualche slogan c’è stato copiato da chi evidentemente non sapeva più in modo autonomo declinare le proprie generalità politiche.
Ovviamente accanto ad un primo disappunto, abbiamo avvertito anche una certa punta di soddisfazione e di orgoglio: molto di quanto noi dicevamo, partendo da una critica severa verso l’Amministrazione di centrosinistra 2014-2019, trovava riscontro in una parte delle nuove leve.
Anche per questi motivi, preparandoci ad una Opposizione critica e puntuale partendo da quanto da noi esposto nei Programmi (“partendo” perché non li consideriamo come indiscutibili) sarebbe logico attendersi la giusta attenzione da parte di alcuni consiglieri di maggioranza.

Joshua Madalon

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NOTE SPARSE di Joshua Madalon

NOTE SPARSE di Joshua Madalon

Una struttura “giovane” come “Prato in Comune, i cui obiettivi essenzialmente sono recuperare degli spazi a Sinistra che si sono andati perdendo nel corso degli ultimi decenni in maniera incessante e progressiva, ha bisogno di riflessioni e di azioni contemporaneamente ma senza fughe in avanti.
All’indomani delle consultazioni elettorali del 26 maggio abbiamo avviato un’analisi severa del risultato; la delusione non può però farci perdere di vista le condizioni con cui abbiamo operato. Dobbiamo sapere quali erano i nostri limiti riconosciuti; non dobbiamo farci prendere dalla frustrazione: ci sta che qualcuno abbia potuto scambiare la passione e l’entusiasmo del gruppo per sicumera e tracotanza ed essere indotto a ritrarsi ed abbandonare l’agone. Ci sta che l’inesperienza soprattutto di quella parte che per la prima volta si avvicinavano alla battaglia politica abbia modificato la sua percezione della realtà. Noi intanto venivamo da un rapporto snervante con una parte della Sinistra che ha inopinatamente abbandonato il campo poco prima delle scadenze per la presentazione del nostro candidato e della lista. Molti non conoscono questa parte di storia che invece rappresenta il grado di schizofrenia ormai ai limiti della sopportazione di una parte – di quella parte – della Sinistra: ancora una volta hanno mostrato l’incapacità a superare i dogmatismi vetusti e gli schematismi inutili ad interpretare la nuova realtà. Non si tratta di negare i princìpi ed i valori fondamentali ma di collocarli all’interno di un contesto fortemente modificato dall’Ottocento ad oggi, ed in modo ancora più forte dall’ultima parte del Novecento ad oggi. Tra l’altro giusto per scrvere un pezzettino di Storia (storia minuscola ma significativa) la rottura tra Prato in Comune e quella Sinistra si è consumata non sui” fondamentali” ma sulla candidatura di Mirco Rocchi (da aggiungere che prima di Mirco avevamo pensato ad un’altra candidatura, che per ragioni più strettamente “politiche” avrebbe dovuto incontrare il favore di tutti). A Mirco (ed alla giovane donna di cui prima) veniva contrapposto un candidato che – dopo la rottura – non ha neanche avuto il sostegno di chi lo aveva difeso strenuamente al punto da abbandonare la partita. In questo c’è la ragione per la quale parlo di “schizofrenia”.
Di fronte a questo quadro di maggiore difficoltà sopraggiunta in extremis abbiamo dovuto impegnarci in modo intenso, costruendo la lista, pezzo per pezzo,correndo dietro agli adempimenti burocratici lottando non solo contro il tempo cronologico ma anche quello climatico. Il tutto senza risorse minimamente necessarie per una pur piccola forza politica come la nostra.
Certamente non siamo riusciti a superare sufficientemente la prova: quel che dico prima e dico dopo non serve a giustificare la nostra debolezza. Comprendere ciò che è accaduto serve comunque a prepararsi per le prossime competizioni, in primo luogo la nostra “opposizione” all’Amministrazione di Centrosinistra contro la quale – da Sinistra – abbiamo presentato il nostro Programma ed il nostro candidato.
Un altro ostacolo al dispiegamento del nostro progetto è stato il ricatto del voto utile: siamo stati additati come responsabili di un possibile disastro politico a favore della Destra. Chi ha aizzato contro di noi la parte più onesta dell’elettorato lo ha fatto contando soprattutto sui proclami farneticanti di Salvini e Meloni; sono stati dei veri avvoltoi, uccelli spregevoli che campano approfittando dell’ausilio di altri. Queste sollecitazioni espresse anche con una certa cattiveria sono state ripetute anche in occasione del ballottaggio.
Ad ogni modo, andiamo avanti con ponderazione ed equilibrio.

Joshua Madalon

Note sparse – la Sinistra è morta? no, viva la Sinistra – 3

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Note sparse – la Sinistra è morta? no, viva la Sinistra – 3

No, non erano salmi, era la mia immaginazione in un contesto emotivamente non gradito: erano esercizi vocali accompagnati da violoncelli che provenivano dalle stanze della Scuola di Musica cittadina.

Venivo verso il centro dalla periferia solitaria, a quest’ora abbandonata a se stessa, per una verifica intorno agli accordi non solo musicali per niente musicali che si stringono davanti ad un boccale di birra, snack e aperitivi tra amici di lunga data, con percorsi politici diversi ma convergenze progettuali pragmatiche. Al centro quelli come me, pratesi non pratesi – non del tutto pratesi, ci vengono per parcheggiare l’auto nel posto più conveniente possibile e poi dirigersi verso obiettivi già segnati, ficcarsi in stanze oggi un po’ meno – ma solo un po’ – fumose, per uscire da queste intorno alla mezzanotte o poco più, riguadagnare la zona del parcheggio e ritornare nella periferia.

Santa Trinita è una strada diritta che raggiunge poi una delle porte della città. A quell’ora di norma è affollata di giovani festanti. Continuo il mio lento passeggio in un varco molto ristretto. Più avanti ad uno dei tavolini rivedo un giovane compagno della Sinistra che dialoga davanti ad un boccale di birra con una ragazza; sono incerto se palesarmi, ma è lui che mi vede e mi chiede “Che si fa?”. Non voglio interrompere il suo dialogo ma è lui ad interloquire con me “Si ragiona e si va avanti” cercando la sintesi “abbiamo discusso a lungo nei mesi scorsi e non si è compreso il motivo per cui ci si è divisi, proprio in fotofinish”. Non commenta ma rilancia “Sto cercando di riprendere il ragionamento, anche se ho tanti impegni” In realtà so bene che è così, ce ne ha troppi di impegni ed alla fine la forma prevale sulla sostanza: è il limite dei sognatori. Gli chiedo un numero di telefono per un contatto che considero necessario. Me lo linka sul dispositivo Whatsapp in un attimo. Lo saluto e proseguo. Incrocio di sottecchi un gruppo di persone con cui non voglio parlare: forse è anche il loro desiderio e avanzo tra la folla. “Forse là dietro, ai giardini di Sant’Orsola, sono giunti alla conclusione” penso, perchè avverto lo scoppiettare di mortaretti e fuochi di artificio. Quello spazio è invisibile da dove sono; io vado oltre su una strada parallela ma a distanza di sicurezza. Arrivo davanti alla sede della Sociale Corale Giuseppe Verdi. Per strada c’è più spazio; i negozietti sono più etnici collegati ad attività alimentari o di servizio per comunità estere. Non ci sono più tavolini. Mentre osservo il numero civico della Società corale un giovanotto mi saluta; lo riconosco: è uno dei giovani rampanti e pasionari del PD che è anche capace di soppesare la realtà. Parliamo della sua possibilità di entrare in Consiglio, collegata a quella di uno o più ingressi in Giunta da parte di alcuni eletti. Non mi sembra angosciato davanti all’eventualità di rimanerne fuori. E’ scappato solo temporaneamente dalla festa per comprare le sigarette. Gli faccio i miei auguri e decido di tornare indietro.
Lentamente come sono venuto così torno verso il parcheggio. Sotto il tunnel della stazione di Porta al Serraglio incontro due ragazzi: conosco lui ma non ne ricordo il nome. Mi aiuta sorridendo. Mi parla di Pier Paolo Pasolini e dell’amore che ho suscitato in lui nell’ultimo anno delle superiori per il poeta friulano; e mi chiede, a sorpresa, di Fioravanti. Capisco che si riferisce al professor Maurizio Fioravanti, costituzionalista e Presidente del PIN. Gli dico che l’ho visto poche settimane prima e poi gli chiedo perché mai vuole sapere di lui. “L’ultimo anno lei ci portò ad un Convegno sulla Costituzione. Il professor Fioravanti fu così coinvolgente e soprattutto chiaro nella sua esposizione, tanto che – lei non può saperlo perché Italiano e Storia erano materie riservate agli esterni – utilizzai tutti gli appunti di quell’incontro per fare il tema: quell’anno c’era proprio una traccia sulla Costituzione ed ebbi la valutazione massima”.
La ragazza che lo accompagna è solare, anche al buio è splendente. E’ un buon viatico per il futuro, quello che ci attende e questo incontro sul far della notte ci lascia grandi speranze.

Joshua Madalon

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Note sparse – la Sinistra è morta? ma no, viva la Sinistra – 2

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Note sparse – la Sinistra è morta? ma no, viva la Sinistra – 2

…e così vado avanti, salutato il gruppo, mentre da lontano avverto una sorta di salmodiare come una messa cantata, quasi funebre. Altre persone a me ignote affluiscono lungo la Piazza San Francesco nel mentre mi avvio verso via Santa Trinita. Tra queste due figure, una anziana l’altra giovane: l’anziano mi sorride con quella forma di interrogazione muta sembra dire “Sei contento? Suvvia, abbozzala!” ma non lo dice, mentre invece da quel gruppo di donne, quelle dell’avvio di questa metanarrazione (ad uso pedagogico), mi viene in modo esplicito e diretto richiesto “Sei contento?” “No!” secco. e arrivederci con cordialità.
Ci fermiamo a parlare con abbracci possenti oltre che di una rozzezza primitiva, quasi a volermi convincere che sia stato giusto votare nel secondo turno il Centrosinistra. L’anziano mi presenta il giovane, che vuole capire il mio punto di vista, anche se non lo condivide. A me sembra un approccio onesto e argomento mettendo insieme la storia degli ultimi anni e la deriva di un Centrosinistra nel quale i valori della Sinistra avevano trovato sintetiche corrispondenze con quelli di un Centro moderato attento ai bisogni dei più deboli. Una deriva che purtroppo era originata da un elemento fondamentale ineludibile, quello di aver dovuto rendere conto, nella genesi di una nuova forza politica frutto di un accordo tra ex PCI ed ex DC (la prendo da lontano), prima di tutto ai gruppi dirigenti escludendo di fatto la base. In definitiva quanto è accaduto è generato dall’atto fondativo, sbagliato. I residui della Sinistra sono stati occultati a favore di un progetto ambiguo ed ipocrita nelle affermazioni paraideologiche. Nei fatti a prevalere sono stati gli interessi dei gruppi dirigenti e inevitabilmente nella realtà si è prodotta una forma Partito molto più attenta al mantenimento dei “poteri” consolidati nella parte più traffichina e postideologica del nuovo Partito, il PD. L’avvento del “renzismo” ha posto in evidenza questa “metastasi” in atto.
Il giovane mi ascolta ed argomenta su quello che sa; è così giovane da non potersi avvalere di conoscenze ed esperienze dirette, ma non presume di conoscere e sapere. Ed è un buon avvio di confronto; raccolgo anche il suo parere su “Prato in Comune”. “Lo considero un progetto elitario, autoreferenziale” afferma “che non poteva aspirare a sintetizzare i bisogni molteplici, che sono invece punto di riferimento dei Partiti che hanno una base popolare più ampia”. Argomento, condividendo il fatto che il nostro progetto è appena all’inizio; è un bimbo che gattona che ha bisogno di essere aiutato a sostenersi soprattutto da forze giovani. In queste condizioni, mentre ci si barcamena tra sostegni ipocriti e malèfici anatemi sostenuti dal bisogno di fronteggiare la Destra, le Destre e la necessità di avviare un percorso di riconoscibilità di una Sinistra democratica di Governo, una Sinistra che sia Sinistra che non sia un rosa pallido centrosinistra, indubbiamente il nostro lavoro è improbo ma gli obiettivi cui miriamo sono alti e la nostra consapevolezza ci sospinge con passione ed entusiasmo.
Ci scambiamo un arrivederci a partire dai contatti sui social. E proseguo, mentre imboccando via Santa Trinita tra tavolini affollati di giovani avventori nel chiacchiericcio generale ascolto l’origine di quei canti, che mi apparivano Salmi.

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