QUEL CHE LA PROPOSTA DI MODIFICA COSTITUZIONALE NON RISOLVE – LA BULIMIA LEGISLATIVA

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QUEL CHE LA PROPOSTA DI MODIFICA COSTITUZIONALE NON RISOLVE – LA BULIMIA LEGISLATIVA

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Ieri mattina al Parco mia moglie ed io per una delle passeggiate all’alba riservate a pensionate e pensionati o a bambine e bambini che non possono sopportare il caldo del sole di fine luglio: “Ciao. Come va?” e giù di lì a parlare dei nostri figli e delle loro fortune o difficoltà, più le seconde che le prime con una signora che abbiamo conosciuto quando nostro figlio Daniele era in una società sportiva di Atletica insieme al figliolo della signora, Francesco. Ingegnere informatico il nostro, avvocato con predilezioni nell’amministrativo suo figlio. E quindi si parla del futuro dei giovani, che forse è più facile per Daniele che già intravede elementi di positività nell’aver scelto degli studi tecnologici ed abbastanza più difficile per Francesco la cui scelta è andata verso le materie giuridiche. In Italia c’è un surplus di avvocati (e, quel che è grave, all’interno dell’Europa, altri Paesi come la Gran Bretagna, ambita meta anche dopo la Brexit, e la Germania hanno un surplus di professionisti legati alla Giurisprudenza) che si affannano a conquistare clientela contribuendo ad allungare i tempi della Giustizia, grazie ad una legislazione farraginosa e complessa, spesso contraddittoria e difficilmente interpretabile (ci è venuto in mente quel che disse un amico impegnato nel settore: “La legislazione va applicata per tutti tranne che per gli amici, per i quali va interpretata”). Ho scritto in modo lapalissiano già in altre occasioni che, di fronte alle migliaia di pagine piene di cavilli e meandri misteriosi, Azzeccagarbugli impallidisce di vergogna. In Manzoni troviamo tante pagine che denunciano la prolissità legislativa del Seicento da lui descritto ne “I Promessi Sposi” (P.S.)

Cap.III P.S.
Era questo uno stanzone, su tre pareti del quale eran distribuiti i ritratti de’ dodici Cesari [3]; la quarta, coperta da un grande scaffale di libri vecchi e polverosi: nel mezzo, una tavola gremita d’allegazioni, di suppliche, di libelli, di gride, con tre o quattro seggiole all’intorno, e da una parte un seggiolone a braccioli, con una spalliera alta e quadrata, terminata agli angoli da due ornamenti di legno, che s’alzavano a foggia di corna, coperta di vacchetta [4], con grosse borchie, alcune delle quali, cadute da gran tempo, lasciavano in libertà gli angoli della copertura, che s’accartocciava qua e là.

Cap. I P.S.
La forza legale non proteggeva in alcun conto l’uomo tranquillo, inoffensivo, e che non avesse altri mezzi di far paura altrui. Non già che mancassero leggi e pene contro le violenze private. Le leggi anzi diluviavano; i delitti erano enumerati, e particolareggiati, con minuta prolissità; le pene, pazzamente esorbitanti e, se non basta, aumentabili, quasi per ogni caso, ad arbitrio del legislatore stesso e di cento esecutori; le procedure, studiate soltanto a liberare il giudice da ogni cosa che potesse essergli d’impedimento a proferire una condanna: gli squarci che abbiam riportati delle gride contro i bravi, ne sono un piccolo, ma fedel saggio.

La mia riflessione è collegata alla prossima scadenza referendaria (della quale non è possibile sapere ancora con certezza la data): e qui mi rifaccio a Walter Tocci che in suo post articolato variamente e ricco di approfondimenti, nell’evidenziare la contraddizione espressa nella volontà di semplificare e velocizzare l’azione parlamentare (per garantire “mani libere” al Governo) ha spinto il Governo a costruire un meccanismo altrettanto complesso e farraginoso senza arrivare al “cuore del problema”.

Tocci parla di “Bulimia legislativa” che è la vera causa delle lungaggini: vi allego in corsivo una parte delle riflessioni di Walter Tocci.

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Bulimia legislativa

La bulimia legislativa è la causa principale del degrado dello Stato italiano. È l’alimento della piovra burocratica, dei contenziosi tra le istituzioni, delle ubbie sulle competenze, dell’ignavia dei funzionari. La normativa ormai è dilagata in tutti i campi, dal fisco, alla scuola, agli Enti locali, alle pensioni, al lavoro, alle procedure amministrative e contabili, ecc. Le chiamiamo ancora leggi ma sono diventate accozzaglie di norme eterogenee e improvvisate che fanno impazzire le amministrazioni, i tribunali e le imprese. Il cittadino non è in grado di comprendere i testi legislativi, deve interrogare i maghi che gli rivelano i misteri delle interpretazioni. Invece di occuparsi del degrado della legislazione, da decenni la classe politica si trastulla con l’ingegneria istituzionale.

Allora, quale è il vero problema? Non è la velocità, ma la qualità. Si dovrebbe rallentare la produzione legislativa – come insegnava Luigi Einaudi – certo non per perdere tempo, ma per approvare poche leggi, organiche, efficaci, leggibili, e delegando i dettagli l’Amministrazione. Per il resto del tempo il Parlamento dovrebbe dedicarsi al controllo degli apparati, all’indirizzo politico e alla verifica dei risultati.

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