ORFEO, EURIDICE “LA GRANDE SOGNATRICE” – prima parte

Favola_Orfeo_ Angelo_Poliziano

Dedicato alla “terra che trema e porta dolori sgomento e morte

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L’INSTALLAZIONE DI LUCE E OMBRA “GRANDE SOGNATRICE” DI FABRIZIO CORNELI
OPERA PERMANENTE DELLA CITTÀ DI PRATO
Nell’ambito di “PRATO CONTEMPORANEA”, iniziativa promossa e organizzata dal Comune di Prato in stretta collaborazione con il Centro Pecci, il 12 aprile 2014 è stata inaugurata l’installazione ambiente di luce e ombra la Grande Sognatrice dell’artista FABRIZIO CORNELI (Firenze 1958), che illumina Piazza Santa Maria in Castello.
La scoperta di questa installazione è stata per me illuminante; ho immediatamente pensato a questi due personaggi della mitologia classica; ho pensato ad un amore “eterno” struggente; ho pensato alla dolcezza della “morte”.

ORFEO, EURIDICE “LA GRANDE SOGNATRICE”

Orfeo aveva amato davvero una donna che casualmente si chiamava come quella narrata da Virgilio ed Ovidio; ed anche lui aveva visto morire Euridice la sua donna vittima di un male crudele che l’aveva dapprima lentamente debilitata e poi stroncata. L’aveva amata così intensamente che non aveva mai più voluto conoscerne altre ed aveva deciso di vivere la sua vita lontano dal mondo coltivando da solo il suo orto lassù fra le montagne di Vernio al confine fra la Toscana e l’Emilia.

Di Euridice aveva conservato soltanto un’immagine, un disegno con cui lui stesso aveva voluto tracciare su un cartoncino con del carbone i lineamenti del volto sul letto di morte; e questo oggetto custodiva con affetto in una tasca interna segreta del suo vecchio cappotto.

Erano passati anni ed anni ed Orfeo andava ormai vivendo la sua vecchiaia lontano dal mondo, isolato lassù nei boschi e aveva ricercato la solitudine evitando il più possibile di incontrare e di parlare con anima viva, autoescludendosi anche dalla partecipazione, fosse morbosa o umanamente mostrata, dei vicini che però distavano da lui circa un chilometro più giù verso la valle del Bisenzio….. le stagioni si alternavano ed alle nevi seguivano le fioriture primaverili e le calure estive ed i colori intensi e variegati della natura accompagnavano le giornate di Orfeo, che non aveva mai più nemmeno nella sua immaginazione incrociato una figura umana che pur lontanamente assomigliasse alle fattezze di Euridice, alla bellezza del suo corpo, al suo bel volto, del quale custodiva il disegno, che ogni notte per migliaia e migliaia di volte aveva estratto dalla tasca interna del suo consunto paltò, quel disegno che non era però mai invecchiato, come il volto che vi era ritratto, sempre giovane, sempre bello, sempre sorridente anche se quella donna, la sua Euridice, era là sul letto di morte; ed erano trascorsi quasi trenta anni.

… fine prima parte …