“PRIMO MAGGIO a Tricarico” ROSSO POMPEIANO di Abdon Alinovi – un ricordo di Mario Garuglieri e Rocco Scotellaro

“Rosso pompeiano” di Abdon ALINOVI con inediti di Mario Garuglieri: “Memoria alla Corte d’Assise” Carcere delle Murate, Firenze 17 agosto 1922 e “RICORDO di GRAMSCI”

La “narrazione” di Abdon Alinovi parte dal giugno 1941, allorquando a Eboli di ritorno da Spoleto dove aveva conseguito il diploma di maturità classica, ebbe modo di conoscere Mario Garuglieri, un confinato fiorentino, calzolaio di professione, che era stato per dodici anni in carcere:

“Non per delitto comune”, subito precisò. Era stato vittima di persecuzione politica grave, e gli ultimi tre anni li aveva scontati a contatto con un Maestro speciale, di cui non fece immediatamente il nome…..”

Era stato a Turi, in una cella abbastanza vicina a quella di Antonio Gramsci.

Più avanti nel libro, 536 pagine di una eccezionale lieve scorrevolezza, un capitolo è dedicato ad un Primo Maggio, quello del 1944 a Tricarico con Rocco Scotellaro e Carlo Groebert che, per inciso, fu anche Sindaco della mia città agli inizi del secolo scorso.

“Per la prima volta in Tricarico, il Primo Maggio 1944, proprio sotto i finestroni della Pretura celebrammo la Festa del Lavoro. Un grande tavolo davanti alla sede della Sezione PCI; una sedia per il primo passo. Salimmo in tre, Carlo, Rocco ed io. Parlò prima Rocco, poi toccò a me, chiuse Groebert. Un successo….”
L’amicizia con Rocco Scotellaro sarà arricchita da altre occasioni importanti, di cui Abdon Alinovi ci parla in questo suo “Rosso pompeiano”.

Nel chiudere il capitolo, l’autore si lascia trasportare dai ricordi e:
“Di questi tempi mi torna spesso il ricordo di Rocco, e mi piace qui recitare per chi mi sta a cuore, e me stesso, i suoi sonanti versi:

“Sempre nuova è l’alba”

Non gridatemi dentro
non soffiatemi in cuore
i vostri fiati caldi, contadini.
Beviamoci insieme una tazza colma di vino.
Che all’ilare tempo della sera
s’acquieti il nostro vento disperato.
Spuntano ai pali ancora le teste dei briganti e la caverna
lindo conserva un guanciale di pietra.
Ma dai sentieri non si torna indietro
altre ali fuggiranno dalle paglie della cova
perchè lungo il perire dei tempi
l’alba è nuova! E’ nuova!

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