UN POST per chiarire…

UN POST per chiarire…

…d’altronde rispondere su Facebook è molto più effimero di quanto non sia una risposta sul mio Blog.

Ho profondo rispetto per i travagli culturali e politici dei miei amici che si imbattono in una delle crisi più acute che io stesso, settantenne, non ricordo di averne vissute. E comprendo la difficoltà di interpretarla in modo interiore con il necessario distacco. Ed inoltre capisco la passione che sospinge ciascuno ad interpretazioni diverse ma sostanzialmente tutte sincere.
Quando accenno a documenti mi riferisco alle ragioni intorno alle quali ci si divide. Ed è necessario dunque fare il punto, doveroso financo. Tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017 su un quotidiano locale (non ritrovo l’articolo) due membri del gruppo di San Paolo, tra gli ex PD, vengono reclutati (non del tutto involontariamente ma con una certa sorpresa personale) a sostegno di un Progetto che metta insieme la Sinistra anche se in modo difforme dalla loro volontà. Marzio Gruni e io apprendiamo che siamo della “partita”. Niente di male, ovviamente: l’interpretazione non era sgradita e nessuno, al di fuori, poteva sorprendersi, non riconoscendoci già da tempo nella linea del PD (Gabriele Bosi ebbe a dirmi: “Maddaluno, non condividi proprio più nulla del Partito?” “Sì, caro! Non l’avevi ancora capito?”), anche se a legger bene quell’articolo non si parlasse del tutto di Alternativa.
Si avviò però subito dopo un percorso chiamato “Alternativa 2019” (il nome non era stato scelto da noi, che in quella prima fase non partecipammo concretamente al progetto, ma “Alternativa” e “2019” un senso ce lo aveva, no?) che portò alla stesura di una “Carta d’intenti” curata in particolare da Fabio Bracci. I “sanpaolini” iniziarono a partecipare in modo costante il 9 febbraio all’Assemblea convocata proprio in via Cilea. In quell’occasione potemmo notare essendoci stata consegnata in serata che nel testo della Carta d’intenti composto da due fitte pagine mancava del tutto la parola “SINISTRA” e su proposta mia e di Manuele Marigolli proponemmo di aggiungere in apertura la seguente dizione (la parte in grassetto):

“Siamo persone nate o che hanno scelto di vivere e lavorare a Prato e nella sua provincia.”

“Siamo animati da una grande passione civile che ci spinge ad impegnarci nella nostra città per creare una forte alternativa politica di Sinistra”

La nostra proposta fu accolta all’unanimità. Qualcuno, a dire il vero, continuava ad argomentare che non fosse del tutto necessario aggiungere quella “parolina”, perchè era sottinteso che noi si fosse di Sinistra. Davvero curioso questo pensiero, per me soprattutto che affermavo e continuo a ribadire che la forma è sostanza, e nulla è scontato ed ovvio: certo scrivere “Sinistra” e fare poi azioni di Destra non garantirebbe nulla, ma meglio averla ben presente quella parola che indichi soprattutto a noi la direzione da prendere.
Non ricordo bene se ci fu una nuova Assemblea prima del 22 marzo, ma quest’ultima fu significativa. Era in discussione la scelta del nome da dare al “soggetto” politico. Fui ancora io a proporre “Prato A Sinistra” per lo stesso motivo di cui sopra. La proposta fu approvata a maggioranza qualificata, quasi all’unanimità, ma con una mail del 30 marzo Diego ci inviava il report dell’incontro con questa notazione:

“È bene specificare che il nome non rappresenta nient’altro che il riferimento del percorso e senza fare alcuno slancio in avanti, come è stato specificato anche ieri, non è necessariamente il nome di un’auspicabile (ma ancora prematura) lista della sinistra alle prossime elezioni comunali del 2019”.

A parte il fatto che in quell’occasione non si parlò di limiti e non ci fu alcun dibattito sulla “essenza” di quell’ “A Sinistra”, ritenni che fosse del tutto arbitraria e frutto di una volontà non espressa in sede assembleare quell’affermazione. D’altronde Diego già dal 24 febbraio (articolo de “Il Tirreno”) aveva lasciato Sinistra Italiana e aveva inteso partecipare legittimamente ad un nuovo progetto nazionale di conversione verso il PD da parte di Pisapia.

Era evidente che non sarebbe stata possibile una convergenza, anche se per alcune settimane e ben più di due mesi siamo andati avanti in scaramucce formali e davanti a noi strade divaricate.

Ben prima del fallimento della proposta “pisapiana” ci sono stati numerosi tentativi di convincere alcuni di noi di sostenere quel percorso, di certo tentativi legittimi nell’agone politico, ma certamente non si potrà negare che con la stessa legittimità, riconoscendo in essi una insistenza al di là di ogni immaginazione di fronte all’affermazione netta di autonomia dal Partito Democratico, ciascuno di noi ha interpretato quell’atteggiamento come accondiscendente e sottomesso negando di volervi aderire.

Personalmente ancora una volta ritengo che “conditio sine qua non” per il mio impegno politico sia l’essere svincolati nettamente dal PD nella ricerca di costituire un soggetto unico della Sinistra.

Il mio obiettivo è quello di lavorare per un Progetto di Governo cittadino ampio, articolato, coinvolgente, partecipato. Qual è l’obiettivo degli altri? Non basta dire che “non si vuole che il Centrodestra riprenda il Comune”; occorrono strategie che, nelle condizioni attuali, significa rinnovamento complessivo dei metodi e, purtroppo, delle persone che i vecchi metodi hanno utilizzato e non se ne riescono a liberare. Occorre NON pensare ad avere rappresentanti ma far viaggiare le idee (forse poi i rappresentanti arriveranno) in modo libero da vincoli di Potere già consolidati.

Joshua Madalon