“PACE E DIRITTI UMANI” un intervento di Giuseppe Panella in suo ricordo tredicesima parte (per 12a vedi 6 maggio)

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“PACE E DIRITTI UMANI” un intervento di Giuseppe Panella in suo ricordo tredicesima parte (per 12a vedi 6 maggio)

PACE E DIRITTI UMANI

XIII

Qual è dunque l’origine di questa contraddizione?
“E perché è indelebile negli uomini questo sentimento ad onta della ragione? Perché gli uomini nel più segreto dei loro animi, parte che più d’ogni altra conserva ancor la forma originale della vecchia natura, hanno sempre creduto non essere la vita propria in potestà di alcuno, fuori che della necessità, che col suo scettro di ferro regge l’universo.”
“E” – conclude Beccaria – “se mi si opponesse al fatto appunto che io credo improponibile una legislazione che contenga la pena di morte con l’uso e la consuetudine, cioè il fatto che essa si pratica a partire dalla caduta dell’impero Romano,” (voi sapete che la pena di morte era qualcosa che deve la propria instaurazione a partire dalle invasioni barbariche perché era molto, molto poco comminata sia all’epoca del trionfo della cultura greca sia nell’Impero Romano dove la pena di morte non era cosa che venisse data a cuor leggero) e “se qualcuno mi contrapponesse questa verità storica, il fatto al punto che quasi tutti i secoli e quasi tutte le nazioni hanno praticato la pena di morte, appunto risponderei che la storia degli uomini ci dà l’idea di un immenso pelago, un immenso mare di errori, fra i quali poche e confuse e a grandi intervalli distanti verità sopra emergono. Gli umani sacrifici furono comuni a quasi tutte le nazioni, e chi oserà scusarli? Che alcune poche società e per poco tempo solamente si siano astenute dal dare la morte, ciò mi è piuttosto favorevole e contrario, perché ciò è conforme alla fortuna delle grandi verità la durata delle quali non è che un lampo, in paragone della lunga e tenebrosa notte che involge gli uomini”, ed infatti la Costituzione e la riforma del codice criminale di Pietro Leopoldo attuata in Toscana non viene recepita completamente neppure in Austria o in altre nazioni che riformano pur profondamente il codice penale. Non solo ma dopo la Rivoluzione francese, dopo l’epoca napoleonica, dopo il passaggio della Toscana da Granducato a Regno d’Etruria e quindi il ritorno al Granducato di Toscana, la pena di morte viene introdotta di nuovo nel Granducato di Toscana. Voglio dire, purtroppo, la legislazione riformatrice di Pietro Leopoldo viene disattesa dopo la bufera rivoluzionaria e l’impero napoleonico. Ma quello che resta però e resta come acquisito – e questo è poi il grande merito del Codice Leopoldino, nonostante la pena di morte continuasse ad essere comminata come pena, è l’dea fondamentale della necessità della giustezza e della certezza del diritto e l’idea che la legislazione penale non può essere affidata all’arbitrio di alcuno, ma deve essere regolamentata e trasformata in qualcosa che venga recepita come patrimonio comune, non solo ma che tutti gli atti di arbitrio e di violenza sugli altri soggetti alla legislazione criminale come la tortura, la confisca dei beni, la detenzione immotivata o eccessivamente prolungata, tutte quelle forme di arbitrio che contraddistinguevano la legislazione penale prima del Codice Leopoldino, non siano più ammissibili. E se la pena di morte viene reintrodotta non vengono più reintrodotte la carcerazione prolungata o arbitraria, e quindi l’obiettivo del codice, anche se viene mancato per quanto riguarda la pena di morte, viene colto completamente per quanto riguarda gli altri suoi articoli e questo merito, sia merito di Pietro Leopoldo che merito dei suoi ministri illuministi o illuminati che recepiscono la proposta di Beccaria è merito appunto di questo libro che scuote le coscienze d’Europa ed in certa misura porta un grande sommovimento e come tale viene vista come opera sovversiva e distruttrice dei costumi, ma se a noi per via di questo passato che non è trascorso invano ma che è ancora nel presente, fa sentire una voce forse fievole forse timida, forse troppo poco marcata, è proprio questo passato che permette a noi oggi di dirci cittadini e membri di una Nazione, di uno Stato, di una Regione maggiormente civile. Grazie.

Termina qui l’intervento di Giuseppe Panella. Il dibattito prosegue…..
…XIII….

Panella (5)
Pace e diritti umani

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