UN MIO AMPIO INTERVENTO quarta parte per la terza parte vedi 10 maggio

UN MIO AMPIO INTERVENTO quarta parte per la terza parte vedi 10 maggio

20 OTTOBRE 1995 (nell’aprile del 1995 ero entrato a far parte del Consiglio Comunale di Prato ed ero membro della Commissione Cultura e coordinatore della Commissione Scuola e Cultura del PDS provinciale; la legislatura in corso era la prima con la quale applicavamo la legge 142. 8 giugno 1990, quella intitolata Ordinamento delle autonomie locali che rivedeva nel profondo le prerogative del Consiglio e del Sindaco).

Non vorrei, dunque, che ci si comportasse come i cicisbei che tendevano ad annullare la loro “puzza” (aborrivano notoriamente l’uso dell’acqua e sapone) con litri di profumi. Allo stesso tempo credo sia opportuni rilanciare l’immagine di Prato fra la gente di questa nostra città che, abituata a ritmi di lavoro quasi “cinesi”, non ne conosce la complessa ricca realtà culturale.
Prato ha vissuto anche nel suo apparato politico diffuso una crisi progressiva dalla fine degli anni Settanta ad oggi contrassegnata dall’assenza prolungata di passione civile, di impegno sociale che occorrerebbe recuperare.
I fenomeni negativi dello yuppismo e del rampantismo non ci sono stati del tutto estranei, lasciando spazio anche in noi ad una superficialità antropologica, un decadimento culturale ed un appannamento dei valori ideali. Si è celebrata anche da parte nostra troppo in fretta la morte delle ideologie ed a queste è stato sostituito un pragmatismo arido che ha teorizzato un modo di vivere giorno dopo giorno senza progetti senza futuro.
E’ evidente che di tanto in tanto ci si è risvegliati ma lo è stato sempre per brevi periodi, quasi tutti collegati a contese elettorali o a questioni contingenti del tutto passeggere. Le tematiche della solidarietà e dell’accoglienza non più intese come negli anni Sessanta e Settanta come esclusivo sostegno alle famiglie bisognose ma collegate in particolare all’inarrestabile fenomeno cosmico delle migrazioni extra-comunitarie non possono essere lasciate solo all’iniziativa dei cattolici, non possono essere affrontate nè con la chiusura tipica della Destra nè con il cinismo “piccolo borghese” di una società che, ancorchè opulenta e soddisfatta, è in profondissima crisi di valori ed in declino morale ed è incapace di risolvere i propri problemi e di affronatre le questioni, partendo in particolare dal rispetto umano e dalla tolleranza.
E’ altresì evidente che sussistono negli ambienti degli immigrati fenomeni di delinquenza e di illegalità diffuse che vanno accuratamente controllati e, dove possibile, prevenuti; ma questo, come per tutti, non deve pregiudicare in nessun modo il nostro rapporto con la maggior parte di questa gente. Allo stesso modo vanno perseguiti anche gli sfruttamenti cui queste persone vengono sottoposte da proprietari di fondi e da datori di lavoro senza tanti scrupoli.
Diverso, anche se di poco, è il problema dei nomadi che a Prato sono peraltro in generale in possesso di residenza con i quali occorre attivare un rapporto reciproco che consenta di pervenire ad una soluzione idonea a tranquillizzare la popolazione “stabile” e permettere ai nomadi una vita comunque degna di questo nome, pur nel rispetto degli usi e costumi di questi popoli. Quello che va accadendo negli ultimi giorni è un segno inequivocabile della caduta di tensione anche nella Sinistra, una Sinistra che a Prato (vale la pena ricordarcelo) è numericamente fra le più forti di Italia.

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“PACE E DIRITTI UMANI” un intervento di Giuseppe Panella in suo ricordo quattordicesima parte (per 13a vedi 12 maggio)

“PACE E DIRITTI UMANI” un intervento di Giuseppe Panella in suo ricordo quattordicesima parte (per 13a vedi 12 maggio)

PACE E DIRITTI UMANI

XIV
Riprende la parola il coordinatore, prof. Giuseppe Maddaluno:
Bene, ringraziamo Giuseppe Panella per la sua disamina lucida, significativa e stimolante; e mentre il Professor Panella interveniva avete visto che sono arrivate anche l’Assessore alla Pubblica Istruzione della Provincia, Gerardina Cardillo, la Professoressa Anna Agostini del Provveditorato agli Studi e la signora Liviana Livi di Amnesty International. Vedo, proprio mentre stavo cominciando a parlare, vedo anche il Vice Presidente del Pecci, che avevo annunciato in precedenza, il Professor Attilio Maltinti; prego vieni, sì, intanto poiché fra qualche minuto inizierà la seduta solenne dell’Amministrazione Provinciale, io credo che la prima cosa che dobbiamo fare, addirittura prima di salutarla perché sicuramente potrebbe essere anche in ritardo è quella di passare la parola a Gerardina Cardillo, Vice Presidente dell’Amministrazione Provinciale di Prato. Grazie.
Parla la Signora Gerardina Cardillo:
Grazie, a me sarebbe piaciuto rimanere da ora in poi anche perché molto probabilmente si ptrà stabilire un dialogo, un confronto tra i giovani che sono presenti qui in questo Auditorium e naturalmente soprattutto con chi è dall’altra parte di questo tavolo. C’è la seduta del Consiglio Provinciale sempre dedicata a questo tema e che rientra nel programma della Festa della Toscana e quindi dovrò purtroppo necessariamente lasciarvi. Ma prima di lasciarvi vorrei fare soltanto alcune brevi considerazion. Il professor Panella ci ha fatto una lezione puntuale, precisa e ricca di riferimenti storici e non solo. Io voglio dire solo questo, ricordare solo questo. Leopoldo abolì la pena di morte, suo fratello abolì nello stesso periodo la pena di morte in Austria: successivamente sappiamo che fu reintrodotta e voglio ricordare due episodi, in Toscana, successivamente all’abolizione. Non so se il professor Panella lo ha già ricordato, ci furono due esecuzioni, una a Firenze ed una a Livorno; ci fu la rivolta delle popolazioni e allora l’abolizione della pena di mortela colleghiamo a degli illuminati, Leopoldo e Giuseppe, ma dobbiamo sicuramente invece ricordare che il popolo della Toscana e soprattutto visto che quelle due esecuzioni avvennero a Firenze e Livorno, quei cittadini proprio di Firenze e di Livorno, quei “toscani” avevano maturato una coscienza civile, erano convinti del no alla pena di morte, e questo va sottolineato. Ecco, se accanto a tutti quei nomi ch giustamente Panella metteva in evidenza: Leopoldo, Giuseppe, Beccaria, e tutti gli altri grandi personaggi che costituiscono sicuramente un grande riferimento, noi in Toscana possiamo aggiungere con orgoglio la nostra gente e dobbiamo ricordarlo.
Ora, permettetemi, sempre andando per brevi flash significativi, di riflettere sul perché ricordiamo quegli eventi e sul perchè diamo tanta importanza ad un qualcosa che possiamo considerare acquisita nella nostra realtà, nella nostra Italia, e per fortuna anche in molte altre parti del mondo (anche se sicuramente ci riteniamo impegnati, come lo siamo stati, per l’abolizione della pena di morte anche in altri paesi).
E allora permettetemi di ricordare un altro episodio; non molto tempo fa ho partecipato con alcuni studenti delle scuole medie superiori ad un dibattito, ad un confronto che seguiva la visione di un film “L’albero di Antonia”…………..

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