PROGETTO DI ATTIVITA’ dell’ UCCA Prato Firenze martedì 23 aprile 1985 – seconda parte (per la prima vedi il 14 maggio)

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PROGETTO DI ATTIVITA’ dell’ UCCA Prato Firenze martedì 23 aprile 1985 – seconda parte

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Il Congresso Nazionale di San Miniato certamente passerà alla storia per avere espresso l’intenzione di operare un profondo rinnovamento nell’apparato direttivo, adeguanfolo al corrispondente adeguamento emerso nella nostra società, e di estendere l’intervento dell’UCCA, con una maggiore attenzione, al sistema di realizzazione elettronica, riconoscendo inoltre che il corpo sociale si era fondamentalmente trasformato e non si poteva più fare esclusivo riferimento al vecchio Circolo di Cultura Cinematografica (UCCA senza puntini non significa più Unione dei Circoli Cinematografici dell’ARCI, ma è comunque una sigla che permane per consolidato storico ed affettivo), nè essenzialmente al vecchio tipo di sala, seppure “d’essai”.
Anche lo spettatore e l’operatore culturale hanno assunto in questi ultimi anni caratteristiche molto diverse, i primi diventando più esigenti e rivendicando molto aspesso un ruolo sempre meno passivo, i secondi organizzandosi in società, in cooperative per poter corrispondere sempre meglio alle richieste ed alle necessità del mercato ed anche per poter intervenire in maniera più diffusa sul territorio. E così dal vecchio tipo di sala unica e grande si è passati alla concezione di sale multiple anche se piccole, con l’uso non contemporaneo di più mezzi in sale diversificate a seconda del loro utilizzo (cinema – sala video – bar – ristorante – sale giochi etc…).
Nella realtà toscana il vecchio, anche se costantemente sospinto dal nuovo, resiste e nella maggior parte del territorio ancora predomina: quasi inesistente per ora il fenomeno delle multi mini sale, così come mancano strutture destinate specificatamente all’ “elettronico”; qualche novità la si ritrova nell’organizzazione degli operatori culturali in cooperative di gestione e di servizio.
E’ in questa realtà che va inserita la nostra proposta che, a parer mio, non poteva e non doveva partire da un allargamento precostituito dell’organismo dirigente (direttivo e coordinamento: si ricorderà che nell’assemblea di Prato ci fu un acceso dibattito su questo aspetto), anche se la riduzione di questo a cinque elementi è apparsa di fatto eccessiva ed ha visto spesso i lavori del Coordinamento in qualche difficoltà.
D’altronde un allargamento del Coordinamento in quella occasione creato, a mio modeto modo di vedere, difficoltà diverse e più complesse da gestire, dovendo procedere più che altro in questo periodo ad un inventario della realtà toscana e ad un’analisi dei problemi. Ritengo comunque che la proposta che faremo oggi debba servire ad un successivo – anche se possibilmente ravvicinato – ampliamento dell’organismo direttivo che peraltro è già stato avviato formalmente con una prima verifica sulla disponibilità effettiva alla partecipazione dei vari compagni che deve essere poi vagliata con attenta serietà, pur garantendo in ogni caso che si mantenga un contatto politico e culturale – anche molto diretto e costante – con le realtà più decentrate della Regione, che hanno oggettivamente più problemi a partecipare agli incontri che si svolgono a Firenze.
D’altra parte, occorrerà meglio delineare quello che deve essere il ruolo di questo organismo, i cui membri sono chiamati a rappresentare istanze dai contorni ben precisati e ad avere caratteristiche che li facciano sentire e rendano responsabili di settori particolari.

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