NULLA SARA’ COME PRIMA SOLO SE CAMBIERANNO I MODELLI DI SVILUPPO E DI CONTRASTO ALLE INGIUSTIZIE

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NULLA SARA’ COME PRIMA SOLO SE CAMBIERANNO I MODELLI DI SVILUPPO E DI CONTRASTO ALLE INGIUSTIZIE

Lo spirito caritatevole funziona in una società nella quale molti di noi avvertono il profondo senso di colpa, da addebitare ad una nostra incapacità a modificare lo stato delle cose in relazione al mercato del lavoro, inquinato profondamente da comportamenti criminosi da parte di fin troppi tollerati datori di lavoro e professionisti.
Abbiamo detto in tanti che questa pandemia, evento straordinariamente drammatico, avrebbe potuto portare ad un cambiamento epocale in meglio (ma anche in peggio). Tutto però dipende da ciascuno di noi. Molti anche in queste ultime giornate, nelle quali si aprono spiragli di luce per un possibile allentamento della morsa pandemica, vanno affermando linee di principio verso una riforma del modello di sviluppo e di contrasto molto più stringente ed efficace alle ingiustizie sociali.
Potrebbe essere, questa, un’ottima occasione per avviare una più rigorosa riforma del merccato del lavoro, all’interno della quale inserire regole più stringenti. Leggo dati drammatici dai quali si rileva che “prima della pandemia erano 23,5 milioni gli italiani con un posto di lavoro, anche saltuario….dall’inizio della pandemia…circa 11,2 milioni di lavoratori sono stati costretti a far ricorso a un sussidio pubblico”.*
Vuol dire che 11,2 milioni di lavoratori o aveva un reddito bassissimo (a fronte di contratti legali ma “immorali”) oppure ha perso il posto di lavoro. Se questo è il “dato” occorre inevitabilmente partire da questo per risalire la china della crisi individuale e collettiva. E quale migliore occasione se non questa – lo dico riconoscendo in questo una punta di cinismo – la nostra società poteva attendersi per poter rivedere nel profondo regole e rispetto di esse in modo rigoroso? La qual cosa permetterebbe di andare ad un lieve livellamento dello stato sociale facendo passare dai più ricchi ai più poveri una parte delle risorse. E consentirebbe a chi guadagna di poter contribuire in modo equo alle spese dei servizi che lo Stato, dalla Sanità all’Istruzione e molto altro, è tenuto ad organizzare e far funzionare.
L’auspicio è che non siano parole vuote, di circostanza e legate alla passione del momento quelle pronunciate da alcuni leader sindacali nelle ultime ore, in occasione del PRIMO MAGGIO Festa del Lavoro.
Landini della CGIL ha detto: ““In questa fase bisogna rafforzare e non indebolire il ruolo dei contratti nazionali, non solo per tutelare il salario dei lavoratori ma anche per affrontare i processi di cambiamento in atto, coinvolgendo i lavoratori e il sindacato sulle scelte strategiche, su come e cosa si produce”….Anche le imprese devono cambiare e se non ricostruiscono insieme a noi rischiano di proseguire su una linea fallimentare”. E poi rilancia la necessità di un nuovo Statuto dei lavoratori, aggiungerei “post-pandemico”, proprio in dirittura d’arrivo dei 50 anni dalla introduzione dello Statuto dei lavoratori introdotto con la legge 20 maggio 1970, n. 300 Statuto per garantire a tutte le persone che lavorano, a prescindere dal rapporto di lavoro che hanno, gli stessi diritti e le stesse tutele”, ponendo così fine alla “competizione tra le persone che per vivere hanno bisogno di lavorare”.
La segretaria della CISL Annamaria Furlan ha confermato l’unità di intenti delle forze sindacali :“Già dalla prossima finanziaria dobbiamo dare segnali precisi mettere in sicurezza sanitaria il Paese ma anche in sicurezza l’economia con la centralità del lavoro: un grande patto sociale che dia obiettivi chiari al Paese e strumenti chiari”. “E’ necessario ripensare il lavoro ma anche un modello di crescita e sviluppo che va rivisto ripensato e organizzato. Il lavoro è centrale, la centralità della persona è il vero segno con cui cambiamo il nostro modello di società”. “Mettere al centro la persona significa non dimenticare gli invisibili nel mondo del lavoro, non tutelati e lasciati soli, un’organizzazione del lavoro che veda attraverso l’applicazione delle nuove tecnologie un modo di lavorare più sano e più partecipativo e una coesione indissolubile tra lavoro e ambiente, perché vogliamo consegnare alle nuove generazioni un mondo più sano ci vuole un grande senso di responsabilità”.

Carmelo Barbagallo, segretario generale della UIL aggiunge “Più che essere una festa oggi è un primo maggio di impegno per il lavoro in sicurezza e per ricostruire il nostro futuro” e prosegue “Penso che anche l’Europa comincia a capire che l’austerità, il fiscal compact, il Mes vecchia maniera non servono a niente. Bisogna fare investimenti in sicurezza, in infrastrutture, in innovazione e ricerca e digitalizzazione. Abbiamo scoperto di essere in ritardo su tutto”.**
Come si può capire questa è un‘ottima occasione per costruire un mondo migliore; potrebbe essere proprio il contrario, e non sarebbe una buona notizia.

*L’Espresso 3 maggio 2020 “L’esercito dei nuovi poveri” di Vittorio Malagutti, Gloria Riva e Francesca Sironi p.13

**AGI AGENZIA ITALIA – ANSA e altri
https://www.agi.it/economia/news/2020-05-01/primo-maggio-sindacati-coronavirus-8491912/
https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2020/05/04/landini-serve-nuovo-modello-sviluppo-partecipazione-dei-lavoratori_e6847257-1868-4c94-8959-e7cbd7730534.html

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