L’ACCUSA DI CONSERVATORISMO DA PARTE DEL GOVERNO VERSO I SOSTENITORI DEL “NO” ALLA RIFORMA NASCONDE IL TENTATIVO DI MANTENERE INALTERATO IL PROPRIO POTERE

L’ACCUSA DI CONSERVATORISMO DA PARTE DEL GOVERNO VERSO I SOSTENITORI DEL “NO” ALLA RIFORMA NASCONDE IL TENTATIVO DI MANTENERE INALTERATO IL PROPRIO POTERE

lo si può leggere anche nell’ambiguità delle affermazioni di Renzi “o dite “sì” o me ne vado” e nella schizofrenica parziale marcia indietro che sta facendo “per non parlare del miserabile tentativo pauperistico delle promesse ai poveri” frusta llà

Scritto nel giugno 2014 e ripubblicato nel luglio 2016 – un mio post che serve a far comprendere come si sia di fronte ad un “paradosso” – i sedicenti “innovatori” sono allo stesso tempo “conservatori” –

Occorre fare “Rete” e deve essere a maglie larghe in nome della Libertà e della Democrazia. Quello che serve è superare il muro di silenzio che i “mass media” ( al di là di qualche “strumentale” dissenso da parte di pochissime testate ) stanno imponendo a tutti coloro che esprimono dissenso nei confronti del “conformismo” dilagante che ha visto accrescere il sostegno all’azione di “rinnovamento” a tappe forzate proposto dall’attuale Segretario del PD.
Non è facile dissentire di fronte ad un sostegno così apparentemente ampio, anche perché si rischia di apparire dei conservatori ideologici arroccati nel mantenere posizioni e rendite. Di certo sembra che questo possa essere l’obiettivo giusto della “critica”, ma sta di fatto che la maggior parte di coloro che quelle rendite e posizioni le vogliono “conservare” sono nel “mucchio” dei sostenitori del “rinnovamento”. Occorre ad ogni modo fare attenzione su quanto è accaduto negli ultimi mesi all’interno del Partito Democratico partendo da quanto noi conosciamo in maniera più diretta, che sono alcune realtà locali. Poniamoci una domanda utilizzando la “matematica”: come si attua un “rinnovamento” quando l’80% della vecchia guardia di un gruppo dirigente si ritrova a sostenere il “vincitore” ed i suoi non sempre “vergini” sodali: se dovessi usare un termine “storico” più che rinnovamento scriverei “restaurazione”. E senz’altro anche la Restaurazione di inizio XIX secolo apparve ad una parte considerevole degli Stati europei una scelta rivoluzionaria! Ecco dunque l’ambiguità della terminologia: chi dissente dal “rinnovamento” fatto in queste modalità viene considerato “ideologico e superato” oltre che conservatore, difensore dello “status quo”. E sono terminologie, se vogliamo esser seri, parimenti incentrate su un significato ideologico che nulla di più e di meglio può aggiungere per contribuire ad un vero positivo cambiamento. Il “cambiamento” non c’è stato e non ci può essere se al mutare delle sembianze (identità ed età) non corrisponde un coerente mutamento delle metodologie di approccio ad i temi che valorizzino la Democrazia. Ed infatti la maggior parte di coloro che hanno affollato con entusiasmo e passione – e con un po’ di sana rabbia – i “gazebo” delle Primarie alzando i toni della contesa “rivoluzionaria” si sono, in nome di un mondo nuovo rispetto al “vecchio” da alcuni militanti d’annata rappresentato, ben guardati dall’assumere un impegno più concreto nei Circoli. L’utilizzo del web sembra la panacea ad alcuni di loro ma non tengono conto dell’invecchiamento della popolazione e del relativo analfabetismo tecnologico diffuso su tutti i territori; accanto a questo va aggiunto che la maggior parte dei cybernauti sono “giovani” e, per ragioni molto serie, sono arrabbiati con chi governa perché lo ritengono (abbiano ragione o meno, in questo momento poco importa) responsabile del “disagio” collegato alla perdita di posti di lavoro ed alla non creazione di nuove e concrete opportunità lavorative. E così corrono dietro la “rabbia” di chi si oppone in modo strumentale: i dati statistici sono chiarissimi riguardo all’attenzione con cui la maggioranza dei “giovani” guarda al M5S, guidato da demagoghi populisti rivoluzionari catastrofisti. Il web dunque è già occupato e lo spazio residuale è scarso. Chi si oppone all’interno del PD ha pochi spazi in questo appiattimento generale sulle posizioni fortemente maggioritarie ed è visto come chi, rimanendo fermo sulla riva di un fiume, attende i passaggi dei cadaveri degli avversari. Non possiamo dare questa impressione, conoscendo il nostro attivismo critico; ed allora ecco che emerge la necessità di mettere in piedi un Gruppo che accolga i “Democratici” convinti che l’attuale Dirigenza non sia idonea a rappresentare in modo coerente i principali valori fondanti del Partito.
Se tuttavia continuiamo solo a dircelo fra di noi e non lo esprimiamo rivelando le contraddizioni che sono all’interno dello stesso percorso piegato ad una “democrazia” di comodo non riusciremo mai a far emergere queste nostre posizioni che, se da una parte non vogliamo siano strumentalizzabili, dall’altra desideriamo non accantonare nemmeno temporaneamente come “per necessità contingente”(non è mai il momento e dobbiamo turarci le narici e procedere malgrado) ci viene richiesto. Non vogliamo e non possiamo confonderci con chi a suo esclusivo vantaggio va sbandierando il vessillo della Democrazia contro l’Oscurantismo oppure quello della Speranza contro la Disperazione o quello del Fare contro il Disfare. Lasciamo a costoro il tempo della loro Propaganda Politica e lavoriamo per il “dopo”! non è mica vero che siamo all’ultima spiaggia; questo è il vero “catastrofismo”! come a dire “o ti mangi questa minestra o ti butti dalla finestra”. Non abbiamo bisogno di balie; sappiamo ragionare e condividiamo molti aspetti della critica alle istituzioni che, negli ultimi mesi, sembra essere unico appannaggio di chi governa. Se si deve mettere mano agli sprechi lo si faccia con una scelta “costituente” che ridisegni nel complesso o non a pizzichi e bocconi il quadro istituzionale con regole nuove e stringenti. Ma lo si faccia partendo dalla base dei Circoli non dai gruppi dirigenti che penserebbero prioritariamente ai propri interessi.

giemme

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