Archivi categoria: Politica

UN INVITO A TUTTE/I VOI – OGGI 1° GIUGNO 2017 ORE 17.00 LIBRERIA FELTRINELLI – ORE 21.30 SPAZIO AUT VIA FILIPPINO 24

Cena ad AUT con Gramsci 001

CARISSIME AMICIZIE DI FACEBOOK ( e, spero, non solo di Facebook! ) QUESTO E’ UN INVITO PER TUTTE/I VOI ( da estendere, se vi piace, alle vostre amicizie ) per questo pomeriggio (LIBRERIA FELTRINELLI – PRATO ORE 17.00) E STASERA ( SPAZIO AUT VIA FILIPPINO 24 PRATO ORE 21.30 ) – incontreremo il prof. Angelo d’Orsi con il suo “GRAMSCI una nuova biografia”
DAGLI ALLEGATI TROVERETE ALTRE PICCOLE INFORMAZIONI – GRAZIE PER LA VOSTRA ATTENZIONE

Gramsci incrociò nella sua breve incredibile ed intensa vita la storia dle primo Novecento, quella delle gloriose giornate della Rivoluzione russa e delle promesse ad esse connesse e diffuse nell’Europa squassata, spossata dalle distruzione fisiche e morali della Grande Guerra, dalle privazioni, dalle umiliazioni della classe lavoratrice, del proletariato che aveva preso coscienza di sè man mano nei decenni precedenti proprio in quella Torino, che poteva a buon diritto apparire la Pietrogrado d’Italia. Una vita intensa, quella del giovane Gramsci, negli anni della sua formazione civile, sociale e politica, la sua formazione negli studi universitari che gli consentirono di aprirsi al mondo di allora, che possedeva un respito forse addirittura più ampio rispetto a quello nostro contemporaneo verso l’Europa ed il mondo.
Visse in mezzo alle speranze ma la sua cultura, la sua preparazione, la sua acuta sensibilità gli fecero intuire, al di là dei fatti stessi che andavano proponendosi, con le fratture e le varie distinzioni all’interno di queste nel corpo vivo del movimento operaio e socialista, peraltro in un tempo che sembrava promettere un ben diverso futuro, le ragioni di una sconfitta che di lì a poco porterà ad altre divisioni e fratture ed all’avvento del ventennio fascista.
Angelo d’Orsi ha indagato nel profondo proprio quella parte della “nostra” Storia nel corso della sua carriera di studioso di Gramsci. Tra i suoi libri, oltre a quelli che andiamo a presentare e cioè “GRAMSCI una nuova biografia” e “1917 L’anno della Rivoluzione” dobbiamo ricordare a proprosito di quanto scritto sopra: “La cultura a Torino tra le due guerre”, Einaudi, 2000, “Intellettuali nel Novecento italiano”, Einaudi, 2001, “L’Italia delle idee. Il pensiero politico in un secolo e mezzo di storia” Bruno Mondadori, 2011, “Il nostro Gramsci. Antonio Gramsci a colloquio con i protagonisti della storia d’Italia” Viella, 2013, “Gramsciana. Saggi su Antonio Gramsci” Mucchi, 2015; 2a ed., “Inchiesta su Gramsci” Accademia University Press, 2015, oltre alla cura della Bibliografia Gramsciana Ragionata (I vol., Viella 2008) ed alla direzione di “Historia Magistra”, rivista di storia critica, e di “Gramsciana”, rivista internazionale di studi su Antonio Gramsci.
La consapevolezza della “rivoluzione mancata” da parte di Gramsci è descritta dal d’Orsi nel libro “GRAMSCI una nuova biografia” nel capitolo omonimo: divisioni all’interno del movimento, una “mancata capacità di stabilire reti efficaci di solidarietà tra le fabbriche e l’esterno e ancora la scarsa o nulla incidenza del movimento sui quadri, sui tecnici e sugli impiegati” oltre a una forte “debolezza della classe politica socialista” a fronte della “fragilità politica dello Stato” portarono alla sconfitta ed al fallimento dei progetti rivoluzionari.
Che dire? Interroghiamoci. La Storia dovrebbe essere utile ai nostri giorni, ma tutto sembra ripetersi.

16806715_1222008644586364_2588668466723257651_n

GIOVEDI’ 1° GIUGNO – ANGELO d’ORSI A PRATO con il suo “GRAMSCI una nuova biografia” alla Libreria Feltrinelli ore 17.00 ed allo Spazio AUT dalle ore 20.15 con una cena e dalle 21.30 con CONVERSAZIONE su ANTONIO GRAMSCI – coordinate da Chiara Gori e Giuseppe Maddaluno – LETTURE DI ALTROTEATRO

GIOVEDI’ 1° GIUGNO – ANGELO d’ORSI A PRATO con il suo “GRAMSCI una nuova biografia” alla Libreria Feltrinelli ore 17.00 ed allo Spazio AUT dalle ore 20.15 con una cena e dalle 21.30 con CONVERSAZIONE su ANTONIO GRAMSCI – coordinate da Chiara Gori e Giuseppe Maddaluno – LETTURE DI ALTROTEATRO

Era lo scorso 18 febbraio ed insieme ad Antonello Nave e Giuseppe Guida andai al CPA di Firenze per incontrare dal vivo il prof. Angelo d’Orsi – La foto ci ritrae (Giuseppe Guida, io ed il prof. d’Orsi) al termine di quella presentazione del suo libro “1917 L’anno della Rivoluzione” edito da Laterza.

16806715_1222008644586364_2588668466723257651_n

Nell’impostare la struttura di ANNIVERSARI avevamo trovato un “filo “rosso”” che legava i tre “giganti” di cui con diversa modulazione ricorrono gli anniversari dalla loro morte: don Lorenzo Milani, Antonio Gramsci e Danilo Dolci. Il loro approccio didattico-educativo in forme diverse per la inevitabile differenziazione delle loro personalità, delle loro territorialità e del loro tempo ha delle straordinarie consonanze. Don Milani riconosceva nel grande uomo politico sardo la caratteristica di “santo laico” e l’approccio educativo socratico di Gramsci lo si ritrova nella struttura dialogica investigativa di tipo antropologico in Danilo Dolci. A collegarci con il prof. d’Orsi fu però in primis la ricorrenza del centenario che pervade l’intero anno e che riguarda la Rivoluzione russa. A segnalarlo è stato Antonello Nave, con il quale da alcuni anni coopero per la presentazione di eventi vari collegati dalla comune passione per il teatro, il cinema, l’arte e la letteratura.
“Cerco io un contatto” disse Antonello; e la sorpresa fu che tra il dire ed il fare – e la conseguente realizzazione del contatto – ci fu di mezzo qualche minuto. Prima per mail e per Messenger poi in modo telefonicamente diretto il contatto con il prof. d’Orsi è stato piacevole.
Ora lo aspettiamo a Prato.
Giovedì sarà con noi fin dal primo pomeriggio: visiteremo qualche parte della città e poi ci recheremo alla Libreria Feltrinelli in via Garibaldi per la presentazione della nuova biografia di Gramsci, che abbiamo avuto modo di leggere apprezzandone il taglio che, accanto al personaggio politico, si occupa della vita privata dell’uomo gigante Gramsci. Un uomo piccolo dal punto di vista fisico, reso ancora più minuto dalla sofferenza, ma che nell’immaginario diffuso era già allora un vero e proprio “GIGANTE”. Anche il d’Orsi (pag.225 del libro) riporta l’aneddoto riferito dallo stesso Gramsci in una delle “lettere” alla cognata Tatiana non presenti nelle “Lettere dal carcere” (20 gennaio 1927) relativo al compagno di cella che, all’arrivo di Gramsci, avendo sentito che quello fosse il suo cognome, gli aveva chiesto se era un parente dell’uomo politico, giustificando la sua richiesta per il fatto che “quello lì” che aveva davanti non potesse esserlo perché doveva essere “un gigante”.
A presentare il libro – insieme all’autore – saranno con me, che farò da “Moderatore”, sia il prof. Guida (quello della foto sopra) sia il Presidente della SFI di Prato, prof. Spena.

A chiusura della giornata, abbiamo previsto una cena per un gruppo ridotto di compagni ed amici (non per selezione, ma per lo spazio anch’esso ridotto) intorno alle 20.15 allo Spazio AUT. Subito dopo io e Chiara Gori avvieremo una presentazione pubblica del libro, aiutati dalle letture di Altroteatro, associazione fiorentina diretta da Antonello Nave.

CHE DIRE? SIETE INVITATE/I TUTTE/I – APPROFITTATE DI QUESTA OCCASIONE

INVITO A PARTECIPARE – “GRAMSCI una nuova biografia” l’autore Angelo d’Orsi allo Spazio AUT di via Filippino 24 -Prato – giovedì 1° giugno ore 21.00

INVITO A PARTECIPARE

“GRAMSCI una nuova biografia” l’autore Angelo d’Orsi allo Spazio AUT di via Filippino 24 -Prato – giovedì 1° giugno ore 21.00

Qui di seguito: 1) chi è l’autore (prof. Angelo d’Orsi); 2) la sinossi del libro; 3) una delle letture che saranno presentate allo Spazio AUT da ALTROTEATRO Firenze

1)

Angelo d'Orsi

Angelo d’Orsi
Angelo d’Orsi è stato allievo di Norberto Bobbio ed è ordinario di Storia del pensiero politico all’Università di Torino. Oltre alla storia delle idee e alla storia della cultura e dei gruppi intellettuali, si dedica a questioni di metodologia e di storia della storiografia. Da anni studia la vita e il pensiero di Antonio Gramsci. Tra i suoi libri: La cultura a Torino tra le due guerre, (Einaudi, 2000; Premio Acqui Storia), Intellettuali nel Novecento italiano (Einaudi, 2001), I chierici alla guerra. La seduzione bellica sugli intellettuali da Adua a Baghdad (Bollati Boringhieri, 2005), Guernica, 1937. Le bombe, la barbarie, la menzogna (Donzelli, 2007), L’Italia delle idee. Il pensiero politico in un secolo e mezzo di storia (Bruno Mondadori, 2011), Il nostro Gramsci. Antonio Gramsci a colloquio con i protagonisti della storia d’Italia (Viella, 2013), Gramsciana. Saggi su Antonio Gramsci (Mucchi, 2015; 2a ed.), Inchiesta su Gramsci (Accademia University Press, 2015), 1917. L’anno della rivoluzione (Laterza, 2016) e Gramsci. Una nuova biografia (Feltrinelli, 2017). Cura la Bibliografia Gramsciana Ragionata (I vol., Viella 2008), dirige “Historia Magistra”, rivista di storia critica, e “Gramsciana”, rivista internazionale di studi su Antonio Gramsci.

2) Gramsci una nuova biografia_

“Arrestato alle ore 22,30 dell’8 novembre 1926, davanti all’ingresso di via Morgagni 25, dimora dei Passarge, l’onorevole Gramsci venne tradotto al carcere di Regina Coeli. In quella manciata di minuti fu decretata la fine, o quasi, dell’attività politica di un militante appassionato e coraggioso, anche se si aprì la strada all’opera di un gigante del pensiero, politico, ma non solo.”
Angelo d’Orsi racconta questa storia dall’infanzia in Sardegna agli studi a Torino, da Mosca a Vienna, da Roma al carcere di Turi, fino alla clinica romana dove spirerà il 27 aprile 1937. Personaggi pubblici e figure della vita privata, a cominciare dalla famiglia Schucht e dalla complessa vicenda amorosa con Giulia, attraversano la vita e la vicenda intellettuale e politica del più grande pensatore (e rivoluzionario) italiano del Novecento. Con una narrazione capace di restituire i drammatici eventi storici di cui Gramsci fu protagonista o testimone, facendosene interprete in tempo reale, d’Orsi getta luce sulla genealogia e sull’originalità del suo pensiero, percorrendo le convergenze, le collisioni e le interferenze con la storia della sinistra italiana e sovietica, e dei suoi protagonisti, da Togliatti a Bordiga, da Lenin a Trockij e a Stalin. Del “capo della classe operaia”, come lo definì Togliatti nel 1927, d’Orsi mostra lo sforzo crescente di superare le rigide barriere del “recinto del marxismo-leninismo”, all’insegna di un pensiero critico e antidogmatico, senza mai perdere di vista l’obiettivo che lo accompagnerà fino all’ultimo giorno: la liberazione del proletariato dalle sue catene.
E lo fa ascoltando le parole che ha lasciato, insieme alle testimonianze di chi gli era vicino, prima fra tutti la cognata Tania Schucht, e dei suoi compagni e avversari politici, con un’avvincente ricostruzione biografica, storica e politica che fa il punto sullo stato attuale degli studi, ma che è anche il racconto struggente di una personalità tormentata e profonda, dotata di un genio tanto penetrante da essere inattuale nel suo tempo e, forse, anche nel nostro.
La prima biografia che di Gramsci indaga l’intimo intreccio tra pensiero politico e vita affettiva, tra le vicissitudini della storia personale e della “grande storia”, e l’elaborazione di una nuova teoria generale del marxismo.

3) Saggio scolastico, manoscritto, probabilmente del novembre 1910, quando G. frequentava l’ultima classe del liceo Dettori di Cagliari

Gramsci_murale

1910
Oppressi ed oppressori

È davvero meravigliosa la lotta che l’umanità combatte da tempo immemorabile; lotta incessante, con cui essa tenta di strappare e lacerare tutti i vincoli che la libidine di dominio di un solo, di una classe, o anche di un intero popolo, tentano di imporle. È questa una epopea che ha avuto innumerevoli eroi ed è stata scritta dagli storici di tutto il mondo. L’uomo, che ad un certo tempo si sente forte, con la coscienza della propria responsabilità e del proprio valore, non vuole che alcun altro gli imponga la sua volontà e pretenda di controllare le sue azioni e il suo pensiero. Perché pare che sia un crudele destino per gli umani, questo istinto che li domina di volersi divorare l’un l’altro, invece di convergere le forze unite per lottare contro la natura e renderla sempre piú utile ai bisogni degli uomini. Invece, un popolo quando si sente forte e agguerrito, subito pensa a aggredire i suoi vicini, per cacciarli ed opprimerli. Perché è chiaro che ogni vincitore vuol distruggere il vinto. Ma l’uomo che per natura è ipocrito e finto, non dice già «io voglio conquistare per distruggere», ma, «io voglio conquistare per incivilire». E tutti gli altri, che lo invidiano, ma aspettano la loro volta per fare lo stesso, fingono di crederci e lodano.
Cosí abbiamo avuto che la civiltà ha tardato di piú ad espandersi e a progredire; abbiamo avuto che razze di uomini, nobili e intelligenti, sono state distrutte o sono in via di spegnersi. L’acquavite e l’oppio che i maestri di civiltà distribuivano loro abbondantemente, hanno compiuto la loro opera deleteria.
Poi un giorno si sparge la voce: uno studente ha ammazzato il governatore inglese delle Indie, oppure: gli italiani sono stati battuti a Dogali, oppure: i boxers hanno sterminato i missionari europei; e allora la vecchia Europa inorridita impreca contro i barbari, contro gli incivili, e una nuova crociata viene bandita contro quei popoli infelici.
E badate: i popoli europei hanno avuto i loro oppressori e hanno combattuto lotte sanguinose per liberarsene, ed ora innalzano statue e ricordi marmorei ai loro liberatori, ai loro eroi, e innalzano a religione nazionale il culto dei morti per la patria. Ma non andate a dire agli italiani, che gli austriaci erano venuti per portarci la civiltà: anche le colonne marmoree protesterebbero. Noi, sí, siamo andati per portare la civiltà ed infatti ora quei popoli ci sono affezionati e ringraziano il cielo della loro fortuna. Ma si sa; sic vos non vobis. La verità invece consiste in una brama insaziabile che tutti hanno di smungere i loro simili, di strappare loro quel po’ che hanno potuto risparmiare con privazioni. Le guerre sono fatte per il commercio, non per la civiltà: gli inglesi hanno bombardato non so quante città della Cina perché i cinesi non volevano sapere del loro oppio. Altro che civiltà! E russi e giapponesi si sono massacrati per avere il commercio della Corea e della Manciuria. Si delapidano le sostanze dei soggetti, si toglie loro ogni personalità; non basta però ai moderni civilissimi: i romani si accontentavano di legare i vinti al loro carro trionfale, ma poi riducevano a provincia la terra conquistata: ora invece si vorrebbe che tutti gli abitanti delle colonie sparissero per lasciar largo ai nuovi venuti.
Se poi una voce di onesto uomo si leva a rimproverare queste prepotenze, questi abusi, che la morale sociale e la civiltà sanamente intesa dovrebbero impedire, gli si ride in faccia; perché è un ingenuo, e non sa tutti i machiavellici cavilli che reggono la vita politica. Noi italiani adoriamo Garibaldi; fin da piccoli ci hanno insegnato ad ammirarlo, il Carducci ci ha entusiasmato con la sua leggenda garibaldina: se si domandasse ai fanciulli italiani chi vorrebbero essere, la gran maggioranza certo sceglierebbe di essere il biondo eroe. Mi ricordo che a una dimostrazione per una commemorazione dell’indipendenza, un compagno mi disse: ma perché tutti gridano: «viva Garibaldi! e nessuno: viva il re?» ed io non seppi darne una spiegazione. Insomma, in Italia dai rossi ai verdi, ai gialli idolatrano Garibaldi, ma nessuno veramente ne sa apprezzare le alte idealità; e quando i marinai italiani sono mandati a Creta per abbassare la bandiera greca innalzata dagli insorti e rimettere la bandiera turca, nessuno levò un grido di protesta. Già: la colpa era dei candioti che volevano turbare l’equilibrio europeo. E nessuno degli italiani che in quello stesso giorno forse acclamavano l’eroe liberatore della Sicilia, pensò che Garibaldi se fosse stato vivo, avrebbe sostenuto anche l’urto di tutte le potenze europee, pur di fare acquistare la libertà a un popolo. E poi si protesta se qualcuno viene a dirci che siamo un popolo di rètori!
E chi sa per quanto tempo ancora durerà questo contrasto. Il Carducci si domandava: «Quando il lavoro sarà lieto? Quando sicuro sarà l’amore?». Ma ancora si aspetta una risposta, e chi sa chi saprà darla. Molti dicono che ormai l’uomo tutto ciò che doveva conquistare nella libertà, e nella civiltà, l’abbia già fatto, e che ormai non gli resta che godere il frutto delle sue lotte. Invece, io credo che ben altro da fare ci sia ancora: gli uomini non sono che verniciati di civiltà; ma se appena sono scalfiti, subito appare la pellaccia del lupo. Gli istinti sono ammansati, ma non distrutti, e il diritto del piú forte è il solo riconosciuto. La Rivoluzione francese ha abbattuto molti privilegi, ha sollevato molti oppressi; ma non ha fatto che sostituire una classe ad un’altra nel dominio. Però ha lasciato un grande ammaestramento: che i privilegi e le differenze sociali, essendo prodotto della società e non della natura, possono essere sorpassate. L’umanità ha bisogno d’un altro lavacro di sangue per cancellare molte di queste ingiustizie: che i dominanti non si pentano allora d’aver lasciato le folle in uno stato di ignoranza e di ferocia quali sono adesso!

GRAMSCI - d'Orsi alla Feltrinelli

Cena ad AUT con Gramsci 001

DISGUSTO – RIPUGNANZA – NAUSEA sono i sinonimi di “schifo” ed è quel che provo…..

DISGUSTO – RIPUGNANZA – NAUSEA sono i sinonimi di “schifo” ed è quel che provo…..

PERCHE’?

A chi chiede il perché alcuni di noi che hanno fondato il PD ritengono che quello di ora è il risultato di una trasformazione maligna di tipo antropologico culturale non si fa fatica a rispondere con un’altra domanda, altrettanto retorica: “Mentre più di centomila cittadine e cittadini erano a Milano alla Marcia antirazzista dove si trovava il Segretario riconfermato del PD, Matteo Renzi, il quale ha declinato l’invito a partecipare dicendo che era impegnato “altrove”?”.

Il luogo dove si trovava era a Milano in Viale Pasubio a 7 minuti da Porta Venezia, da dove la Marcia è partita (due chilometri e mezzo di distanza).
Ma ciò che è maggiormente significativo è che si trovava a parlare in quella che “inopinatamente” è stata dedicata a Pier Paolo Pasolini come Scuola del Partito Democratico.
Proprio Pier Paolo Pasolini che ai temi della multiculturalità, della accoglienza, della condivisione, dell’apertura delle frontiere aveva dedicato pagine e pagine, a partire da quella bellissima lirica “Alì dagli occhi azzurri”.

…………………………

Sbarcheranno a Crotone o a Palmi,
a milioni, vestiti di stracci
asiatici,e di camicie americane.
Subito i Calabresi diranno,
come da malandrini a malandrini:
” Ecco i vecchi fratelli,
coi figli e il pane e formaggio!”
Da Crotone o Palmi saliranno
a Napoli, e da lì a Barcellona,
a Salonicco e a Marsiglia,
nelle Città della Malavita.

……………………..
Essi sempre umili
essi sempre deboli
essi sempre timidi
essi sempre infimi
essi sempre colpevoli
essi sempre sudditi
essi sempre piccoli,
essi che non vollero mai sapere, essi che ebbero occhi solo per implorare,
essi che vissero come assassini sotto terra, essi che vissero come banditi
in fondo al mare, essi che vissero come pazzi in mezzo al cielo,
essi che si costruirono
leggi fuori dalla legge,
essi che si adattarono
a un mondo sotto il mondo
essi che credettero
in un Dio servo di Dio,
essi che cantavano
ai massacri dei re,
essi che ballavano
alle guerre borghesi,
essi che pregavano
alle lotte operaie…

Non c’è bisogno di dire altro se non che da una parte Pasolini è stato “infangato”, “ucciso” ancora una volta da questi arroganti venditori di illusioni, al cui capo si è posto Matteo Renzi; dall’altra con molta franchezza provo un senso di ripulsa sempre più forte verso coloro che guardano con speranza (!!!) al futuro del nostro Paese, aderendo o sostenendo da fuori il Partito Democratico.

GIUSEPPE MADDALUNO

ORGANIZZARE LA PARTECIPAZIONE DAL BASSO

ORGANIZZARE LA PARTECIPAZIONE DAL BASSO

Conosco perfettamente i limiti giuridici assegnati agli Enti locali per la istituzione di Circoscrizioni sul loro territorio. Prato ha poco meno di 200.000 (192.492 al 31.03.2017) abitanti e dunque non rientrerebbe tra quei Comuni per i quali “istituzionalmente” è prevista la presenza di Circoscrizioni.

Pur tuttavia, ripercorrendo la storia dei passati decenni, troveremmo che il Decentramento amministrativo in questa città ha funzionato egregiamente fin quando le forze politiche di maggioranza e di governo le hanno tollerate. La pratica della Democrazia partecipata è stata una delle palestre attraverso le quali si è formata una parte preponderante della classe dirigente locale. Ovviamente – e tutti lo sappiamo – la Democrazia è impegno costante: la fatica con la quale le Amministrazioni hanno dovuto far passare le loro scelte, a volte non pienamente condivisibili dai territori coinvolti, hanno indotto a marginalizzare ed a neutralizzare progressivamente il ruolo del Decentramento.

Rispondo a chi ha rilevato che la “partecipazione” è organizzata da Partiti e Sindacati: forse non conosce lo stato di crisi di queste due Istituzioni; forse è convinto che esse siano ancora baluardo di Democrazia. Io vorrei che così fosse ma poiché non sempre lo è mi attivo a rilevarne le contraddizioni. La mia preoccupazione fra l’altro sono “i piatti di lenticchie spesso avariate” che vengono offerte dal Potere (che “può”) a coloro che ne sono affamati (che “non possono”). E’ la battaglia eterna tra chi gestisce il Potere e gli “incapienti ideologizzati”.

L’alternativa (!) alle Circoscrizioni proposta dall’attuale Amministrazione è un meccanismo solo apparentemente democratico che non può essere accolto come prospettiva: propongo di studiare “alternative” democratiche della pratica partecipativa per la prossima legislatura, che vadano a sanare il vulnus che si è voluto creare per umiliare, mortificare la volontà dei territori. Ovviamente, per poter realizzare tali progetti bisognerà attivarsi alla ricerca di risorse “umane” su tutti i territori: a mio parere occorrerà andare al di là – oltre – della strutturazione in 5 aree (macro, come quella che Prato aveva fino al 2014 e che fu fatta “consumare” lentamente) nè tantomeno di quella in 11 quartieri (la stessa San Paolo di cui sono più esperto ed a mo’ di esempio potrebbe essere suddivisa in tre: Borgonuovo, San Paolo e via Filzi-via Pistoiese). Ogni frazione o sotto-frazione dovrebbe avere una “struttura” a base volontaria, ma parliamone meglio. E soprattutto fuori il coraggio e senza paura! La Democrazia non ci può far paura.

signature_2

PROVE DI DIALOGO sulla Sinistra (dal 2014 a oggi)

PROVE DI DIALOGO sulla Sinistra (dal 2014 a oggi)

Il mio blog è un luogo nel quale esercito la mia cittadinanza attiva e le mie passioni culturali. Negli ultimi tempi, deluso profondamente dalla deriva personalistica del Partito che ho consapevolmente contribuito a fondare (la consapevolezza, se si vanno a leggere le fasi che hanno contraddistinto la nascita del PD e le mie posizioni, è stata sempre caratterizzata dalla mia presenza critica: il PD nasceva per superare le criticità delle forze politiche, con il desiderio di ampliare il confronto democratico a Sinistra, e le mie battaglie sin dal 2007 si sono indirizzate verso quell’obiettivo, avendo rilevato già in anticipo molte tra le tantissime contraddizioni presenti, che avrebbero finito per mortificare l’impegno onesto di tantissimi militanti a vantaggio di poteri locali resistenti e reazionari), mi sono impegnato insieme ad altri vecchi amici e compagni a lavorare per la costruzione di una possibile Alternativa di Sinistra a partire dai nostri territori.
Trovo utile, però, ricostruire alcune fasi, senza partire da tanto lontano. Cercherò di avere il tempo per parlare delle mie esperienze nella fase di avvio del PD in altra occasione.
Nel 2014, allorquando già il mio rapporto con il PD era logorato, nell’approssimarsi della campagna elettorale per le Amministrative (il Comune di Prato era governato da una Giunta di Centrodestra) alcuni di noi – io e miei amici-compagni – ci avvicinammo (invitati peraltro a farlo, avendo acclarato il nostro malessere) alla “galassia” della Sinistra che si riuniva in preparazione dell’appuntamento elettorale. Eravamo considerati, a conti fatti, portatori (non del tutto) sani di un virus particolare contratto evidentemente nell’atto fondativo del PD, per la qual cosa non ci sentivamo del tutto a nostro agio, anche se cercammo, stimolati a partecipare in modo concreto, di proporre una modalità di confronto che avevamo praticato con successo sui nostri territori, e che fu immediatamente bloccata senza tante spiegazioni, forse perchè “infetta”.
Quello che accadde dopo, e forse spiega il rifiuto di un nostro specifico contributo troppo chiaramente “alternativo”, è scritto sul web ( http://www.po-net.prato.it/elezioni/2014/ ).
Consultatelo per andare avanti, in tutti i sensi.

Di certo ricordo bene gli inviti di Diego Blasi a noi reprobi piddini per riportarci all’impegno. Ma dove? All’interno di un percorso apparentemente alternativo ma parallelo e subalterno al Partito Democratico. Infatti la Sinistra (Sinistra, Ecologia e Libertà – SEL e Federazione della Sinistra) non si pose in alternativa al PD ma ne sostenne il candidato Sindaco Biffoni.
Andate a scorrere i risultati delle due liste e troverete le risposte alla necessità di un soggetto alternativo al PD, ancor più oggi dopo le ”prove” pessime di un’Amministrazione che non ha mai nascosto il suo sguardo più attento al consenso delle Destre piuttosto che a quella parte che doveva essere naturale punto di riferimento di una forza che nasceva per rafforzare la partecipazione democratica alla ricerca di una maggiore equità sociale: la Sinistra democratica e progressista.

La recente discussione sul nome potrebbe però essere a questo punto e nuovamente (nessuno di noi auspica la ripetizione del percorso del 2014) una delle cartine di tornasole sulle paure e le contraddizioni dell’attuale Sinistra con la quale abbiamo accettato di confrontarci e nella costruzione della quale vogliamo essere partecipi e protagonisti. Segnare il territorio ideologico (troviamo che sia una vera e propria “baggianata” ad uso dei creduloni, e purtroppo ce ne sono tanti in buona fede, questa idea che le ideologie siano tramontate) è fortemente necessario per la creazione di un’identità che serve più all’esterno che all’interno. Probabilmente è molto più importante, per chi propone tale soluzione, il non inserimento del termine “Sinistra” piuttosto che per coloro che vi si oppongono ribadendo la necessità di contraddistinguersi: non si sa mai che qualche epigono-peduncolo del PD in sede di competizione elettorale non tiri fuori nella sua denominazione occasionale una pseudo appartenenza alla Sinistra!
In verità ciò che sarebbe più urgente è un progetto che, partendo dalle infinite criticità dell’azione amministrativa e dalle mancanze democratiche sui nostri territori, segni irrevocabilmente la differenza tra PD e SINISTRA.

signature_4

RIFLESSIONI sulla Sinistra

RIFLESSIONI sulla Sinistra

Stiamo lavorando per costruire una nuova formazione più che civica nell’ambito della Sinistra, una Sinistra nuova che guarda anche a quella società “di Sinistra” che non riconosce più la sua appartenenza a quella che fu nella seconda parte del primo decennio del nuovo secolo la costruzione del Partito Democratico; una Sinistra che impari dagli errori suoi e da quelli delle altre forze che declinano il proprio operato mantenendo alla base di esso i valori fondamentali della giustizia sociale, della libertà, della laicità, della Democrazia.
Abdicare a riconoscersi apertamente nella Sinistra anche soltanto nella denominazione andando alla ricerca di un termine che sia un amo da lanciare ed un surrogato da propinare è un atto fondamentalmente “ipocrita”, costruito soltanto per limitare, senza approfondirne le ragioni, il pregiudizio spesso fondato verso una forma di elaborazione politica che non va molto al di là della “professione di fede”, e ne evidenzia denunciandolo spesso in modo schizofrenico l’aspetto utopistico ed autoreferenziale.

Per valutare il valore dell’attuale Sinistra pratese e per operare un raffronto scientificamente corretto occorre riferirsi agli ultimi risultati delle Amministrative del 2014.
Andateli a guardare e capirete intanto quanto valga una forza politica che si appiattisca su un carrozzone guidato dal Partito Democratico; allo stesso tempo andate a guardarne i programmi: nulla di nuovo e diverso rispetto a proclami generici che utilizzano parole che hanno una forza meramente ideologica e per niente innovativa: non si dialoga ma ci si parla addosso.
Sono convinto che da questo punto di vista occorrerà partire dalla gente; va benissimo la fase di costruzione della nuova formazione all’interno di gruppi ristretti, ma non possiamo continuare a parlare tra di noi rimanendo fermi nei nostri centri “di gravità permanente”, lo so, nè più nè meno così come per ora vado facendo io.

Di certo occorrerà attenuare i personalismi: ce ne sono fin troppi. Porto un esempio concreto.

Seguo le chat con grande difficoltà, ma partono treni a tutte le ore, inseguendo semplicemente le urgenze. E non c’è un senso comune che le coordini, le diriga, ne riesca a sanzionare gli eccessi, a indirizzarne le risorse e valorizzarne i meriti.
In verità, se c’è un’egemonia è quella della “confusione” che non può essere tollerata: la “Democrazia” non è “Anarchia”, anche quando si aggiunga loro la caratterizzazione ideologica “di Sinistra”.
E’ di certo il limite delle tecnologie contemporanee.

Infine, chiudo (il post deve avere una sua brevità) chiedendo a coloro che hanno considerato “tranchant” il mio giudizio sull’attuale Sinistra di Prato (ma non è diversa la realtà altrove) o che non si sono detti d’accordo con me di spiegare meglio il loro pensiero, sostanziandolo di pragmatismo. Le mie critiche non sono originate dalla volontà di sostituire chicchessia: piuttosto – lo dico con chiarezza – la mia preoccupazione è che si valga ancora una volta come il “due di picche” e che non si riesca a contare in questa città, in questo Paese se non come appendice inutile di altre forze politiche. La mia preoccupazione è che si vada a sterilizzare una parte di elettorato “fastidioso” e che poi siano sempre i soliti ad occuparsi della “cosa pubblica”.

My name is Joshua

LA SINISTRA deve essere in grado di…..

contro-sinistra-globalista-carlo-formenti-499

l’immagine in evidenza rappresenta l’allontanamento di quelle classi sociali dalla Sinistra! Diamo loro ascolto e voce!

LA SINISTRA deve essere in grado di…..

LA SINISTRA deve essere in grado di rinnegare molte delle pratiche che ha prodotto, che si sono sempre più contraddistinte in forme ideologiche radicali che non riescono a dialogare con la maggioranza della gente, soprattutto quella parte che non esiterebbe a collocarsi in una posizione democratica e progressista.

Continuo a difendere l’identità della SINISTRA, basata sui suoi principi e valori, ma vedo la profonda necessità di attivare una fase critica che sappia analizzare gli errori strategici, che i suoi sacerdoti spesso commettono, vantandosene.

La capacità di inclusione politica deve essere ampia, altrimenti la SINISTRA continuerebbe ad essere operazione ideologica accademica marginale.

Il Partito Democratico non è in grado di produrre un vero rinnovamento, impastoiato come è all’interno di meccanismi di tipo economico-finanziario che limitano l’azione di coloro che non accettano la mutazione genetica renziana.

E’ per questo che occorre saper ascoltare il mondo che ci circonda ed essere capaci di parlare a quelle compagne e compagni, a tutte quelle persone che ancora si ostinano a mantenere un rapporto interno o esterno con quella leadership.

Per poterlo fare, bisogna cambiare strategia, mantenendo ben dritta la barra dei principi e dei valori fondamentali, a partire da quelli scritti con il sangue dei partigiani nella Carta costituzionale e puntando verso obiettivi che realizzino l’equità sociale, la valorizzazione dei meriti, il giusto riconoscimento delle competenze, un livello di “Democrazia partecipata” che non sia soltanto di facciata.

signature_3

Il mondo cambia, cambia la Sinistra

signature_1(4)

Il mondo cambia, cambia la Sinistra

http://gazzettadimodena.gelocal.it/modena/cronaca/2017/04/26/news/licenziato-per-furto-ma-troppo-tardi-deve-essere-riassunto-1.15249713

Sono in tanti a sapere che alcuni di noi, di certo il sottoscritto, hanno voluto che nei documenti programmatici prima e poi nel nome della nuova formazione “unita” che abbiamo avviato a creare nei mesi scorsi (ben prima che ci fossero Art.1 MdP o Campo Progressista), vi fosse la dizione “Sinistra”.
In verità nelle due occasioni in cui ci siamo incontrati sia a San Paolo che a Paperino sono stato io a formulare la proposta, votata poi a maggioranza, credo qualificata, dei presenti. Chi vi si opponeva non era certamente appartenente alla Destra o a settori moderati; credo che nei loro ragionamenti forte fosse la preoccupazione del discredito o – se vogliamo essere meno catastrofici – del pregiudizio di una larga parte dell’elettorato progressista nei confronti della Sinistra. E forse non si è mai ragionato apertamente delle ragioni di tali dubbi e probabilmente, affinchè non sia troppo tardi, è l’ora di analizzarne alcune per illuminare meglio il nostro cammino.

Su “Il Venerdì” del 12 maggio un piccolo trafiletto in fondo a destra della pagina 47 riporta un caso sul quale dovremmo poter discutere in modo aperto. Lo riassumo, prendendolo però solo come punto di riferimento: “Un dipendente di un negozio viene scoperto mentre sottrae beni dal luogo di lavoro. I titolari gli inviano la lettera di contestazione il 19 marzo 2013. Per rispondere, il dipendente ha impiegato otto giorni: la sua giustificazione è arrivata il 27 marzo. A questo punto la lettera di licenziamento della società viene spedita il 22 aprile, ben 11 giorni dopo i quindici previsti dal Contratto Nazionale di lavoro. Il giudice ha annullato il licenziamento ed ora il dipendente dovrà essere riassunto.”

Non c’è segnale di discussione sul “merito”, ma soltanto interpretazione della legge in modo rigido. Poichè certamente i Sindacati si ergeranno a difesa del lavoratore che tuttavia non si difende sui termini dell’accusa, ed è “dunque” ladro confesso, questo è un modo di essere della Sinistra? Lo chiedo perché se ne possa discutere, ma “ovviamente” la mia opinione è che chi sbaglia debba essere sanzionato ed a maggior ragione, se si interrompe il rapporto di fiducia tra l’imprenditore, l’artigiano, il privato professionista ed un suo dipendente, non sia nella maniera più assoluta possibile ascrivere alla Sinistra la difesa “tout court” ed a prescindere dal reato. Sarebbe assurdo costruire intorno all’atteggiamento illegale un’aurea antropologica che finisca per discriminare una delle due parti, semmai quella che consideriamo “non di Sinistra”, attingendo alle memorie antiche di un rapporto meramente conflittuale tra la classe borghese capitalistica e quella operaia.

Scrivo questo post anche perché, avendone pubblicato ieri un altro ed avendolo inviato in diretta su una chat, “Alternativa 19”, mi sono state rivolte benevoli critiche in relazione alla mancanza di una vera e propria volontà da parte delle forze politiche di costruire un livello di partecipazione attiva diffusa sui territori. La critica, ripeto “benevola”, rilevava che esistono Partiti e Sindacati che organizzano la partecipazione, aggiungendo che anche il nostro “A SINISTRA” ha questo scopo ed in qualche modo lo sta attivando.
Penso che sia solo in parte vero, anche perché – bisogna fare attenzione a quel che dico – una vera e propria partecipazione non pone limiti e raccoglie dubbi, perplessità, interrogativi alla ricerca di soluzioni che devono necessariamente appartenere alla Sinistra con i suoi fondamentali principi e valori ma non per questo debbono essere declinate in modo acritico ed innovativo.

Il mondo cambia, cambia LA SINISTRA! ma è pur sempre SINISTRA! senza alcuna paura di menzionarla!

signature_4

LA FARSA DELLA PARTECIPAZIONE

LA FARSA DELLA PARTECIPAZIONE

Le forze politiche, quando si avvia un percorso amministrativo, si avvalgono di un uso di parole come “partecipazione”, “ascolto”, “coinvolgimento” e sinonimi vari a sostegno del loro concetto di “democrazia”. Spesso questo è un modo di mettere in scena il cosidetto “teatrino della Poltica” che finisce poi per far allontanare sdegnati i migliori cittadini, che lasciano campo libero ai “pescecani” ed ai creduloni. I primi sono coloro che sperano di poter raccogliere quanto più possono della melma che rimane, i secondi invece si attestano a far da manovali semplici, portatori d’acqua.
La partecipazione dovrebbe essere l’anima della Democrazia, ma quando essa si sviluppa come dovrebbe finisce per essere fastidiosa ed insopportabile per coloro che hanno già fissato in stanze segrete i limiti del loro agire. In effetti, questi limiti sono dettati da organismi leciti ed illeciti esterni che tendono a condizionare l’azione politica dettando le scelte da compiere, seguendo più che gli interessi collettivi quelli della finanza privata. Tale è non solo quella che fa riferimento a gruppi economici imprenditoriali ed immobiliari ma anche quella che si connette ad un associazionismo cooperativo multicolore che, per sopravvivere, deve attingere necessariamente alle provvigioni pubbliche.
La partecipazione vera, cioè quella che non conosce steccati, rischia di far fallire quegli obiettivi e dunque non può essere consentita “oltre” il necessario “maquillage” progettuale.
Questo accade nella nostra città, care amiche ed amici, ma non si può pensare che “così va il mondo” e far finta di niente.
A Prato, alcuni di noi lo hanno denunciato da tempo, è stata fatta fallire miseramente l’esperienza del “decentramento”. E le ragioni sono esclusivamente, non quelle del suo costo, il livello di “democrazia partecipativa” che aveva attivato sui territori.
Di questo dobbiamo parlare.

signature_4