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9 agosto – LE STORIE – altre (il Circolo San Paolo di via Cilea) 2009 seguenti – dopo una breve introduzione parte 2

Quello che segue è un documento datato marzo-aprile 2009 con il quale colui che, meritatamente, sarebbe divenuto coordinatore del Circolo, avanzava una “proposta” di intervento urbanistico riqualificativo del territorio sud-ovest di San Paolo. Il tema era stato sviscerato tra coloro che sarebbero poi stati “storici” sostenitori e protagonisti di tutte le attività politiche culturali che avrebbero avuto la capacità di coinvolgimento ampio di gran parte della città. A Prato – a San Paolo – vennero grandi personaggi a seguire il percorso avviato. Occorre chiedersi come mai tutto questo impegno sia stato poi vanificato.

PROPOSTA PER UN PROGETTO DI INTERVENTO URBANISTICO,  INFRASTUTTURALE E AMBIENTALE NELL’AREA INDUSTRIALE DEL BALDASSINI ZONA MACROLOTTO ZERO

La zona è situata tra via Galcianese e via San Paolo e tra Via Toscanini e via Donzelli.

Se può essere utile in questa area scorre la gora del pero da nord a sud.

L’area ha una vasta parte verde di cui una buona parte di proprietà del COMUNE un’altra parte della Curia il tutto adiacente al complesso industriale del Baldassini.

Io mi chiedevo, se questa area facente parte del macrolotto zero, dove da anni vengono fatti studi per trovare delle soluzioni per la sua riqualificazione, potesse essere utilizzata come punto di partenza e di rottura diciamo pure per dare un segnale  forte e forse anche ambizioso alla popolazione ed anche alle generazioni future.

Non penso ad un qualcosa che sia di interesse solo all’abitante della zona ma che possa essere utile a tutta la cittadinanza e non solo.

La mie proposte sono due.

La prima è composta di due parti:

La parte prima è quella di sfruttare gli ampi terreni adiacenti al complesso industriale del Baldassini per adibirlo a parco cittadino attrezzato con chiosco e servizi igienici con un laghetto (andando a vedere magari quello che c’è ad Agliana vicino alla cioccolateria Catinari), inserendoci magari anche un giardino botanico come attrazione collaterale.

Il laghetto potrebbe essere usato anche come riserva d’acqua da utilizzare in caso di emergenza incendi perché situato in posizione strategica tra il Monferrato ed il Montealbano e vicino ad i vari macrolotti.

La parte seconda è quella di sfruttare tutti quei metri cubi del complesso industriale del Baldassini per costruire un struttura di utilità pubblica ma soprattutto ambiziosa.

Deve essere un’opera che dal punto di vista architettonico utilizzi tutte le tecnologie più avanzate di bioedilizia produzione e risparmio energetico cioè un opera architettonica autosufficiente e dirompente dal punto di vista funzionale ed estetico.

Io pensavo  per questa opera pubblica, di farne “la cittadella della cultura e della musica” dove potremmo dare una casa unica ad esempio alle grandi scuole di musica che abbiamo a Prato dotandole un auditorium all’avanguardia sale d’incisione, aule di studio dei vari strumenti musicali ecc. Un centro studi  del vernacolo e della canzone popolare italiana.

Si potrebbe dare una casa all’arte cinematografica chiamando a collaborare tanti nostri artisti pratesi da Veronesi a Benigni da Panariello a Nuti e quanti altri, dotando così Prato di un actors studios.

La seconda proposta ha in sé la prima parte della mia prima proposta ma la seconda parte vorrei proporre riguardo all’area industriale del Baldassini un centro per l’innovazione tecnologica e per l’innovazione ambientale e dell’energia alternativa.

Praticamente impiantarci la nostra silycon valley o meglio il nostro silycon park visto il parco adiacente.

Comunque possa essere utilizzata quest’area, penso possa essere comunque una porta verso la Prato del futuro.

 Il punto d’inizio della soluzione delle problematiche del macrolotto zero un segnale forte ma soprattutto utile da dare a tutti i cittadini sia a quelli che ci vivono sia chi giornalmente ci passano e quindi ne condividono i disagi.

Più che un’idea per i primi cento giorni il mio contributo vuole essere, in un momento di crisi di frustrazioni e di pessimismo, un segnale forza di volontà di creare nuove opportunità e di ricercare altri ambiti di sviluppo economico che non siano solo il tessuto o altro.

Questa mia nota vuole essere un semplice stimolo di discussione premesso che la mia proposta non è supportata da alcuna conoscenza specifica del campo dell’urbanistica ma è soltanto un desiderio di un cittadino che vuole vivere la propria città.

In fede

Marzio Gruni

P.S.

Allego quattro contributi cartografici della zona.

25 luglio – reloaded da un post pubblicato lo scorso anno sia a luglio che a settembre ERA IL 25 LUGLIO, E NON SI DICA CHE NON AVEVAMO – DA TEMPO, DA MOLTO PIÙ TEMPO – SEGNALATO CHE L’EMERGENZA “SCUOLA” ERA “PRIMARIA” QUASI COME QUELLA DELLA SANITA’

ERA IL 25 LUGLIO, E NON SI DICA CHE NON AVEVAMO – DA TEMPO, DA MOLTO PIÙ TEMPO – SEGNALATO CHE L’EMERGENZA “SCUOLA” ERA “PRIMARIA” QUASI COME QUELLA DELLA SANITA’


Era il 25 luglio, e non si dica che non avevamo – da tempo, da molto più tempo – segnalato che l’emergenza “Scuola” era “primaria” quasi come quella della “Sanità”

E non si dica che lo avevamo fatto in modo strumentale, non “amichevole”.

Abbiamo amato la Scuola; abbiamo dedicato ad essa gran parte della nostra vita e ne conosciamo gli aspetti eternamente emergenziali. Potremmo essere tacciati di scarsa fiducia verso le nuove generazioni, cui appartiene la Ministra Azzolina; e vogliamo correre anche questo rischio. Pur tuttavia l’ansia tutta politica (con i suoi aspetti peggiori, deleteri, non costruttivi) di voler apparire “super” competenti ha giocato e continua a giocare brutti scherzi. Se si sarà in grado di trarre la giusta lezione da questa parte minima di “Storia” forse accenderemo un lumicino di speranza. Anche se siamo sempre meno ottimisti in quella direzione. Abbiamo segnalato che – anche dal punto di vista “politico” – sarebbe stato utile e giusto addossare gran parte delle responsabilità ai precedenti Governi di Centrodestra e Centrosinistra ma si è voluti apparire troppo “signori” in quella direzione. Non sarebbe bastato, ma avrebbe consentito anche di dare uno sguardo giustamente ed equilibratamente “critico” per portare a soluzione i problemi, lentamente ma con determinazione. La mancanza di spazi, la carenza strutturale e di arredi, la difficoltà di gestione del reclutamento, l’assenza di interventi economici a sostegno del personale scolastico si sta rivelando un’emergenza nell’emergenza, mettendo a rischio la fruizione di diritti fondamentali e ponendo in difficoltà lo stesso intero Governo.

E non si dica, per l’appunto che in tanti non si sia evidenziato questo pericolo in un periodo in cui chi si occupava di quel settore a livello governativo ed a livello politico ed amministrativo nelle sedi comunali e provinciali aveva davanti a sé mesi di tempo per programmare e portare a soluzione le tante urgenze, facendo tesoro dei problemi degli anni precedenti, quelli – per così dire – “normali”.

25 luglio
ancora sulle politiche scolastiche abborracciate

Avevo percepito tra alcuni docenti il gradimento nei confronti del Ministro della Pubblica Istruzione del Governo Giallo-Rosso, Azzolina. Mi sorprendeva questo endorsement soprattutto da parte di docenti notoriamente iper democratici, per capirci bene “assolutamente e risolutamente di Sinistra”. Lo trovavo strano anche perché quasi sempre la contrapposizione da parte di questi colleghi era apparsa tale a prescindere dalla collocazione partitica dei Ministri in carica. Indubbiamente mi sono sentito spesso in linea con alcune critiche verso Ministri come la Gelmini o la Moratti rappresentanti della Destra ma non mi erano affatto piaciute nè la Carrozza nè la Giannini rappresentanti del Centrosinistra. Non credo che sia stata l’appartenenza nè alla parte politica nè tantomeno al “genere” che mi hanno fatto apprezzare Ministri come Berlinguer, come De Mauro e, negli ultimi tempi, lo stesso Fioramonti.
Eccolo, il Fioramonti. Sarebbe utile che la signora Ministra Azzolina, verso cui la critica da me rivolta ha degli elementi ben fondati (esposti in un post molto recente) legati alla incapacità di sviluppare una “memoria storica” adeguata alla necessità di attribuire le giuste responsabilità del disastro epocale cui stanno spingendo il nostro mondo della scuola, spieghi a se stessa ed a tutti noi le ragioni dell’astio, del fastidio profondo che esprime ogni qualvolta sente il nome del suo predecessore, proprio quel Fioramonti verso il quale mi sono sopra espresso positivamente. Non lo capisco, anche perchè il Fioramonti aveva denunciato il degrado del settore, una situazione molto complessa che aveva bisogno di interventi massicci, speciali, ben prima dell’arrivo del Covid19 e dei problemi che con esso si sono acuiti ulteriormente.
La Azzolina sta dimostrando di essere molto più vicina a rappresentare quelle forme di autocelebrazione, a partire dalle pretese competenze, peraltro (non scherziamoci su troppo!) di una “dilettante alle prime armi”, di esperienza ben difficile da essere credibile, molto più assimilabile a quelle di Ministre come la Moratti o la Gelmini, assai lontane da quelle di Ministri come Berlinguer o Di Mauro. Insomma, dimostri l’umiltà “vera” reale, di essere in grado di affrontare le emergenze, riconoscendo i suoi limiti culturali, storici. Basterebbe intanto far riferimento alla forza politica cui appartiene, quel Movimento 5 Stelle che ha fondato la sua forza sulla critica non sempre puntuale ma in ogni caso in grado di coinvolgere le masse e che è cresciuta essenzialmente sulla critica all’establishment consolidato. Uno dei motivi principali della disaffezione progressiva dell’elettorato verso quel Movimento, evidenziata dai frequenti sondaggi, è proprio l’abbandono – altrettanto progressivo – della opposizione alla politica di mestiere che i suoi Ministri stanno praticando. In realtà, l’Azzolina sta ogni giorno di più mettendo in mostra una modalità molto vecchia – non di certo alternativa – di far Politica. Questa omologazione sta producendo disastri, facendo crescere il consenso a favore delle Destre, che in realtà senza troppa fatica acquistano forza, nel mentre si riducono proprio quelli del Movimento 5 Stelle.
Questa mia attenzione verso il Ministero della Pubblica Istruzione è legata essenzialmente al ruolo che assegno a quel dicastero, che si occupa di costruire il futuro, il nostro e soprattutto quello dei nostri figli e dei nostri nipoti. Ne parleremo? Sì, certo, ne riparleremo.

Joshua Madalon

17 luglio – GLI ESSERI UMANI…. prima parte

Un essere umano è parte di un tutto che chiamiamo ‘universo’, una parte limitata nel tempo e nello spazio.
Sperimenta se stesso, i pensieri e le sensazioni come qualcosa di separato dal resto, in quella che è una specie di illusione ottica della coscienza.
Questa illusione è una sorte di prigione che ci limita ai nostri desideri personali e all’affetto per le poche persone che ci sono più vicine.
Il nostro compito è quello di liberarci da questa prigione, allargando in centri concentrici la nostra compassione per abbracciare tutte le creature viventi e tutta la natura nella sua bellezza.

(Albert Einstein)

Quando si può, se non piove a dirotto o se fa tanto freddo o c’è un vento forte Gil e Mary escono a piedi anche solo per comprare un pezzo di pane. Non amano i piccoli supermercati vicini e quindi si allungano verso via Pistoiese fino alla Pam.
La giornata di sabato ha già l’aria di festa. Dopo alcune giornate di pioggia incessante c’è un’arietta freschina ma pulita; e non c’è vento. La palazzina dove abitano è impacchettata con impalcature ferrose ricoperte da drappi fatti di plastica tipo canapa per sacchi. Gli operai pur in una giornata semifestiva stanno lavorando a rifinire la base di alcuni balconi prima di procedere con la posa delle piastrelle.
Davanti al bar di fronte alcuni avventori osservano i lavori con il solito interesse dei nullafacenti, mentre sgranocchiano patatine e noccioline per il consueto rito dell’aperitivo. Da un balcone di fronte una giovane signora gentile accenna un saluto, al quale Gil e Mary cordialmente rispondono. Con un sorrisino beffardo rilevano come in modo ben diverso altri, nascondendo la loro maleducazione dietro una presunta timidezza, anche se salutat, sembrano non avvedersi della nostra esistenza. Ma la sorpresa è in arrivo lungo il marciapiede che Mary e Gil percorrono.
Prato – quando si andava in giro per il Paese negli anni passati – era nota per il “tessile”, per il “panno”; da qualche anno invece, allorché riveliamo la nostra dimora, “ci sono i cinesi?!” ci dicono rivelando l’incapacità ad approfondire altre caratteristiche, come la presenza di luoghi d’arte magnifici, di un Museo dedicato al tessuto, di un Teatro che ha vissuto grandi successi, di un Centro per l’Arte contemporanea unico al mondo per la sua “mission”.
Quando cammini, particolarmente nelle vie di San Paolo, ne incontri di cinesi! Ci sono anche due famiglie nel condominio di Gil e Mary, gente operosa e molto aperta all’Occidente, e non importa se tale ampiezza di vedute sia strumentale nella forma tipica dei “mercanti”.
Non è stato semplice avviare una convivenza condominiale, ma non lo è a prescindere dalle diverse nazionalità: ad esempio, nel contesto di cui si tratta, è più difficile il rapporto tra la gran parte degli altri, autoctoni o comunque immigrati interni come Gil e Mary. Diverse questioni, a partire dal corretto conferimento dei rifiuti, per il quale tuttavia non vi è stata cura da parte dell’ente preposto a tali controlli.
Un raggio di sole illumina lo stretto marciapiede attraverso il sorriso di una piccola bimba, tenuta per mano dalla mamma, che già da qualche metro agitava la manina per mostrarsi a Gil che in realtà era stato distratto da alcuni suoi pensieri e vagava con la mente. Gil infatti se la ritrova direttamente abbarbicata ad una delle sue gambone. Vuole essere sollevata, ricorda Gil di averlo fatto con i propri figli che ora sono molto grandi e, anche se non obesi, pesanti. La solleva e la bimba lo abbraccia come se fosse pratica consueta, quella con un nonno o con uno zio. Sprizza energia attraverso gorgheggi come un uccellino…..

…1….G

15 luglio – Breviario per il nostro immediato futuro – SGUARDO LUNGO E SGUARDO CORTO p. 2

Breviario per il nostro immediato futuro – SGUARDO LUNGO E SGUARDO CORTO p.2.

Abbiamo convissuto in modo schizofrenico alternativamente tra la consapevolezza di partecipare ad un gioco inedito – allorquando siamo riusciti a conoscere meglio i nostri vicini ed i nostri dirimpettai che si affacciavano come noi alle finestre ed ai balconi per esprimere i comuni bisogni di socialità – e la sensazione sempre più incombente di essere impossibilitati a sviluppare percorsi collettivi che riuscissero a migliorare la condizione poco meno che passiva della maggior parte di noi. Allo stesso tempo si è percepito che la vita politica, rappresentata essenzialmente dai dirigenti e dagli amministratori locali e nazionali, proseguiva a sviluppare i suoi progetti, trascurando – dietro la giustificazione di un lockdown rigorosamente necessitato – quelli che avrebbero potuto contribuire a rendere meno grigia la solitudine diffusa.                                   Di certo di fronte a questo rilievo, negheranno, faranno spallucce e si mostreranno aggressivi ed offesi; ma si giustificheranno ulteriormente adducendo motivazioni certamente vicine ad una loro verità ma non potranno esimersi dal dover rilevare quanto poco coraggio abbiano avuto nel cercare maggiori contatti. Questi ultimi d’altra parte non sono stati negati ai loro pari, semplicemente per poter giocare meglio le prossime future partite di carattere politico ed amministrativo. In quegli ambienti ci si muove se conviene; se non conviene non ci si muove; non è materia per un settore di “volontariato”. Questa incuria sta pesando nel corso dei mesi sempre più, a quanto ci dicono i sondaggi, ed in modo particolare nella Sinistra, sia quella che tale si dice sia quell’altra che presume di esserne l’intestataria esclusiva.

Anche per questa “assenza”, ancor più si avverte il bisogno di creare delle strutture, che abbiano un minimo di riconoscimento istituzionale, sui territori periferici. Il modello potrebbe essere quello dei vecchi Quartieri che a Prato erano 11 (mentre le Circoscrizioni furono 5, a forma stellare); ma si potrebbe pensare a qualcosa di più snello, agile, leggero, duttile per corrispondere di volta in volta alle necessità.

Sguardo “corto”  intorno a quello che accade, è accaduto e potrebbe accadere: in questo modo un po’ alla volta potremo apporre sui nostri occhi lenti progressive che ci facciano comprendere meglio quel che necessita, sia in senso prettamente materiale sia in quello più spirituale, morale, culturale. In questi mesi resi più complicati dalle preoccupazioni di tipo sanitario (non solo quelle legate alla pandemia) avremmo già potuto creare nuove speranze e prospettive, ma c’è stato in pratica impedito. Sono saltati di punto in bianco i punti di riferimento logistici, troppo ristretti per poter essere utilizzati come lo erano prima; la maggior parte di noi, non avendo dimestichezza con gli strumenti di comunicazione utilizzabili “da remoto”, ha dovuto mantenere profili comunicativi pressochè rudimentali preistorici. Anche per queste ragioni occorrendo far tesoro delle “disgrazie” sarà opportuno attivarsi con una diffusa azione propedeutica di tipo informatico.

14 luglio – LE STORIE – altre (il Circolo San Paolo di via Cilea) 2009 seguenti – dopo una breve introduzione parte 1

LE STORIE – altre (il Circolo San Paolo di via Cilea) 2009 seguenti – dopo una breve introduzione parte 1

Questo Blog rappresenta, con tutti i suoi limiti segnatamente collegabili ad una certa autoreferenzialità patologica del sottoscritto Joshua Madalon al secolo Giuseppe Maddaluno, una piattaforma umile per mantenere la memoria di alcuni periodi della nostra esistenza (in modo particolare, proprio per il “personalismo” messo in evidenza, il tempo in cui mi è stato concesso di vivere). Non vi è alcuna pretesa di possedere la verità. Quest’ultima ha da sempre avuto una forma flessuosa, magmatica. Pur tuttavia sarà bene che quella parte minima di “verità” poco più che personale rimanga agli atti della “microstoria”. A questo scopo serve la trascrizione con brevi commenti attuali (il 2021) di una serie di documenti in mio possesso (perchè da me condivisi, redatti e/o ricevuti per opportuna conoscenza) che attestano quel che accadeva a Prato, quartiere Ovest e precisamente a San Paolo. Questa serie parte dal 2009 da un documento ricevuto dal compagno Lucio La Manna, al quale mi ha da sempre legato una profonda stima ed amicizia. Lucio me lo invia soprattutto perché a San Paolo- dopo la sconfitta delle amministrative del giugno 2009 – c’è un gruppo di attivisti e simpatizzanti del PD che intende procedere alla riapertura del Circolo di via Cilea. C’è un sentire comune, dunque, attestato dal bisogno di partecipazione suscitata dalla campagna elettorale comunale, della quale sto contemporaneamente trattando in “LE STORIE 2008/2009 e 2013/2014”, per il quale vado utilizzando altra documentazione, e di cui – tuttavia – si trovano i segni (“le ferite”) anche in questa altra, diciamo “nuova”, serie di documenti.

Prato 04 Settembre 2009

A: Segreteria del Partito Democratico di Prato      Comitato dei Garanti del PD Pc:Coordinatrice dei Circoli Circoscrizione Sud    

Oggetto: Riapertura della ex sezione PDS/DS di Via 1° Maggio come Circolo PD

Già da molto tempo diversi iscritti che hanno seguito l’evoluzione della politica italiana ed appartenenti a quella che è stata nel passato una sezione del vecchio Partito Comunista prima e successivamente PDS e DS, hanno espresso il desiderio di riaprire la sezione come Circolo del Partito Democratico di Via 1° Maggio.

Questo desiderio si è fatto più consistente nell’ultimo periodo a seguito anche delle passate elezioni amministrative che hanno visto la destra avanzare in una città storicamente di sinistra perdendo addirittura la guida del Comune. La vecchia sezione di Via 1° Maggio “copriva” nel suo raggio d’azione una vasta zona di Prato passata poi tutta sotto la giurisdizione del Circolo di Grignano. La posizione logistica della sezione rispetto a zone troppo lontane come Le Badie ha portato a stare lontano probabilmente anche dalla politica. Nelle scorse elezioni per la sola Circoscrizione Sud, è nata una lista civica che sicuramente ha attinto voti proprio nel nostro storico elettorato. La zona Badie inoltre, almeno nei progetti della giunta Romagnoli, dovrebbe subire una grande trasformazione nella zona ex Bangi con la realizzazione del Polo espositivo; l’attraversamento della prima linea della tramvia ed il Deposito CAP.

Abbiamo inoltre verificato un grande interesse di molte persone che vivono queste zone verso il PD con tanta voglia di partecipare attivamente alla politica cittadina ovviamente con un occhio particolare alla zona in cui vive.

Allo stato attuale durante la campagna tesseramento effettuata in Luglio, oltre 40 persone della zona Badie si sono interessati e si sono iscritte in altre sezioni con la promessa di un interessamento all’apertura del Circolo 1° Maggio. A conti fatti, tra nuovi iscritti e quelli che sono già iscritti al Circolo di Grignano ma che stando allo stradario dovrebbero appartenere alla giurisdizione del nascente Circolo 1° Maggio, gli iscritto sono già circa 50/60.

Detto questo, visto l’interessamento attivo verso il nostro Partito di tante persone e non solo di “vecchi” iscritti e militanti, SI chiede a codesta segreteria, di avviare la procedura per l’apertura del Circolo PD 1° Maggio in modo tale da essere pronto per il prossimo appuntamento congressuale. Se necessario saranno raccolte tutte le firme dei tesserati aventi giurisdizione 1°Maggio.

Per quanto riguarda la reggenza del Circolo fino al congresso ed all’elezione del coordinatore, potrebbero essere possibili almeno due soluzioni: 1) – Affidare l’incarico pro-tempore alla coordinatrice della Circoscrizione Sud; 2) – Elezione subito da parte degli iscritti, del coordinatore pro-tempore in attesa dei tempi congressuali.

Fiduciosi nell’esito positivo della richiesta, si resta a disposizione per eventuali ed ulteriori chiarimenti.

12 luglio – Breviario per il nostro immediato futuro – SGUARDO LUNGO E SGUARDO CORTO p.1

12 luglio – Breviario per il nostro immediato futuro parte – SGUARDO LUNGO E SGUARDO CORTO p.1

Chiunque si occupi di Politica conosce bene questa “formula”. Occorre avere ”sguardo lungo” e questo è stato oggettivamente appannaggio di una serie di personalità, sia “politiche” sia “intellettuali”. Mi fermo e mi inchino davanti a due icòne della nostra Storia recente, entrambi miei punti di riferimento: Enrico Berlinguer e Pier Paolo Pasolini. Essenzialmente è prerogativa dei “grandi” il possesso di tale capacità: guardare “oltre” il contingente temporaneo; prevedere tempi peggiori e progettare tutte le vie d’uscita per poterli fronteggiare e superare positivamente. Quest’ultimo compito spetta al mondo politico, segnatamente quella parte di esso cui è demandata la scelta delle strade da seguire all’interno di una visione politica complessiva, legislativa non solo amministrativa. Ben diversa è la funzione della politica amministrativa di tipo locale (Comuni, Province, Regioni) alla quale lo “sguardo lungo” potrebbe fare brutti scherzi. E nella realtà dei fatti ciò accade.  Lo “scimmiottamento” pedissequo dei grandi geni statisti della Politica e i protagonisti del mondo intellettuale cui ci si vorrebbe ispirare finisce per far perdere il giusto orientamento e si rischia di andare troppo al di là delle necessarie ed a volte urgenti incombenze amministrative territoriali. E’ come se con un cannocchiale dall’alto di una torre noi osservassimo i contorni più lontani del territorio, sottovalutando il dilagare di un’epidemia che sta colpendo la realtà che vive appena sotto le basi della torre e poco più in là. Lo “sguardo lungo” degli aspiranti emuli dei grandi statisti finisce per descrivere solo una realtà sfocata bucolica edulcorata, assai lontana da quella che ha maggiore necessità ed urgenze da soddisfare.

Nel corso degli eventi pandemici i cui effetti permangono in gran parte irrisolti, soprattutto – anche se non solo – nelle realtà periferiche (nelle quali poi, come cerchi nell’acqua, se ne riproducono altrettante) l’abbandono si è palesato in modo drammatico, essendo venuti a mancare i punti di riferimento “essenziali”. E’ mancato, così, anche uno “sguardo corto”. La stragrande maggioranza dei cittadini è stata lasciata sola a barcamenarsi: le uniche risposte peraltro spesso isteriche, infastidite da richieste che non sempre erano polemiche, sono state caratterizzate da modalità propagandistiche attestanti il “buonismo” del Potere, ma essenzialmente inefficaci a lenire le sofferenze della stragrande maggioranza dei cittadini. Questi ultimi, anagraficamente, ed in particolare nelle periferie, appartengono alla categoria degli “anziani” e pertanto non posseggono abilità relative alle  moderne tecnologie: allo stesso tempo la Sanità pubblica, la cui funzionalità è stata e continua ad esserlo  – come non mai –  fondamentale, ha mostrato tutti i suoi limiti, a partire dalla Medicina di Base, e non è riuscita a soddisfare le minime richieste dei cittadini. E’ mancato – lo si ripete – lo “sguardo corto”.

Ne riparleremo, aggiungendo altre notazioni critiche ma con volontà positiva di entrare nel vivo di una discussione che affronti una buona volta la necessità di un maggiore e concreto coinvolgimento di tutti coloro che intendono contribuire a migliorare le nostre realtà, partendo proprio dalle “lontane” periferie.

15 giugno – I CONTI NON TORNA(VA)NO parte 24 (per la 23 vedi 23 maggio)

I CONTI NON TORNA(VA)NO parte 24

     Proseguo con la pubblicazione di alcuni documenti relativi ai temi del “dimensionamento” degli Istituti scolastici superiori della città di Prato – in questo post c’è un Documento accluso ad un “Comunicato Stampa” inviato il 17 dicembre del 1998 quattro giorni prima della prevista seduta del Consiglio nella quale si sarebbe dovuto discutere su questo argomento              

Nell’andare ad un dimensionamento ottimale degli istituti scolastici della Provincia di Prato, per quel che riguarda le scuole medie superiori, occorreva risolvere prioritariamente il problema del Liceo “Copernico”, la cui attuale sede di Via Costantini costa alla Provincia per il suo canone di affitto un miliardo e duecento milioni l’anno.

E quel problema rimane comunque politicamente, finanziariamente ed umanamente al primo punto nell’ agenda di noi tutti.

Al Liceo “Copernico” è stata offerta la possibilità di trasferirsi in quel di Via Reggiana, occupando l’attuale sede dell’ITG “Gramsci” e la nuova struttura del Terzo Lotto.-

Il rifiuto da parte del “Copernico” di attuare tale ipotesi si basa su un duplice aspetto: innanzitutto si esprime un concetto aristocratico dell’istruzione secondo il quale i Licei dovrebbero essere nel Centro Storico e gli Istituti Tecnici in periferia, a costituire il cosiddetto “Polo Tecnico”; in secondo luogo la impossibilità di accettare la divisione in due sedi che distano meno di 300 metri l’una dall’altra.

A questo punto, si badi bene, e solo a questo punto, viene approntata una soluzione alternativa, che è poi più o meno l’attuale, che prevede lo spostamento dell’ITG “Gramsci” nel Terzo Lotto, dove a fronte di una necessità di 18 aule normali (per classi) e 15 speciali,  troverà 26 aule normali, 4 leggermente più piccole e 8 grandissimi spazi per Laboratori.       L’ITC “Dagomari” dovrebbe spostarsi da Viale Borgovalsugana 63 per collocarsi nei locali dell’ITG “Gramsci”, dove, a fronte di un bisogno di 35 aule normali (per classi) e di 25 aule Speciali (per Laboratori di vario tipo) si avrebbero a disposizione soltanto 31 aule normali e 15 aule speciali, ivi compresa la ristrutturazione delle attuali 4 aule disegno. Mancherebbero in ogni caso all’appello un’Aula Magna e lo spazio per la Biblioteca.  Si fa presente che, mentre il “Gramsci” ha avuto nell’ultimo anno 452 iscritti, il “Dagomari” ne ha avuti 887 (quasi il doppio): gli spazi vitali (uffici, aule docenti, magazzini) , devono essere pensati anche in quest’ottica.

 Risulta evidente che quella sede è inadeguata per ospitare l’ITC “Dagomari”.

Al posto dell’ITC “Dagomari” dovrebbe essere collocato il “Copernico”.

L’altra questione che si va evidenziando è l’accorpamento “Classico Cicognini – Magistrale Rodari”. La polemica garbata ma decisa del Preside Nannicini avrebbe bisogno di maggiore solidarietà: il rischio di perdere i suoi prestigiosi connotati sono molto forti per il Classico di Via Baldanzi.  Forse anche in quella direzione occorrerebbe maggiore coraggio e più forza nei confronti di chi attualmente dirige la sede di Piazza del Collegio, che si va caratterizzando per una certa insensibilità verso i problemi della città.

Comunicato stampa

Nella partita del dimensionamento, resa complessa da tutta una serie di problematiche chiare ed altre poco chiare assume grande rilevanza la struttura del Convitto “Cicognini” di Piazza del Collegio.  Alcuni problemi infatti potrebbero essere risolti se il Liceo Classico di Via Baldanzi fosse ospitato nella sede storicamente prestigiosa dalla quale peraltro proviene.

A parer mio questo dovrebbe risolvere la questione, più volte richiamata all’attenzione della città in questi ultimi giorni, del mantenimento dell’identità da parte del Liceo Classico, anche se avvenisse l’accorpamento amministrativo con il futuro Liceo Pedagogico (l’attuale “Rodari”).

Faccio un appello alla città, ai massimi dirigenti scolastici, alle forze politiche, ai parlamentari, ed in particolare a chi attualmente dirige il Convitto Nazionale “Cicognini” perché ascolti con attenzione i bisogni di questa città, chiamata a risolvere in pochi giorni, in pochi mesi, problemi che da anni erano urgenti e che ora sono divenuti urgentissimi.

E’  vero,  gli attuali amministratori e dirigenti non ne hanno colpa.

Grande tuttavia potrebbe essere la loro responsabilità, andando ad operare delle scelte che in questa situazione comporterebbero comunque da qui a qualche anno (già nella prossima legislatura) una nuova serie di problemi; problemi non tanto diversi da quelli che oggi rendono difficoltoso il cammino agli attuali amministratori e dirigenti, e danno alla città angustie e preoccupazioni.

Prato, 17\12\1998                                   Giuseppe Maddaluno

                                                        Consigliere Comunale Gruppo Dem. Sin.

28 marzo – Non è il momento. Può darsi, e io sono perfettamente d’accordo. A patto che lo sia per tutti. Prima parte

Non è il momento. Può darsi, e io sono perfettamente d’accordo. A patto che lo sia per tutti. Intanto, subito dopo il cambiamento al vertice del Partito Democratico, Enrico Letta ha lanciato la proposta di rivedere i piani per la nuova Pista dell’Aeroporto di Firenze e avviare una verifica sulla progettazione di una metropolitana leggera tra Pisa e Firenze. Questa è la sua dichiarazione su FirenzeToday.it del 22 marzo u.s.:

“Facciamo un esempio per la mia Toscana ma il principio vale per ogni altra parte del Paese. Penso di poter vedere un progetto già realizzato in molte altre parti del mondo: una metropolitana leggera che colleghi Pisa e Firenze in 25 minuti. Un’infrastruttura che rafforza la costa, toglie le auto anche un po’ di camion dalla strada, connette la dorsale costiera all’Alta Velocità. E chiude anche la disputa dei due aeroporti. Nel resto del mondo funziona così. Si atterra a Pisa e si va a Firenze in 25 minuti, e si possono usare i due scali in modo integrato. Si arriva a Pisa e si riparte da Firenze e viceversa”.

Potrebbe apparire un siluro lanciato al leader di Italia Viva, una risposta tardiva a quel “stai sereno” del febbraio di sette anni fa. Certo, tanta acqua è passata sotto i ponti e Renzi non è più nel Partito Democratico anche se una gran parte tra dirigenti, iscritti e supporter di quel Partito gli sono rimasti, in qualche modo, vicini (per non dire “fedeli”). In realtà il pensiero di Enrico Letta interpreta, con quella proposta, un sentimento popolare comune, accentuato ulteriormente dagli eventi drammatici che ci stanno coinvolgendo: il Progetto è una vera e propria sciagura per le sorti ecologiche (inquinamento, rumore, cementificazione selvaggia) della intera Piana tra Pistoia, Prato e Firenze. Porterà indubbiamente ricchezza, facendo affluire soprattutto nella città di Firenze torme di turisti, che avranno bisogno di allocarsi pur se temporaneamente in strutture alberghiere, ma non garantirà il rispetto di molte regole ecologiche che pur si vorrebbero attuare con gli altisonanti proclami politici ed elettoralistici, presenti anche nei Programmi dell’attuale Governo.

Dopo le dichiarazioni non si sono fatte attendere le polemiche, acide ed irridenti con punte involontarie di comicità come nelle dichiarazioni del Presidente della Regione su varie testate locali e nazionali: “Ho parlato direttamente con Letta, non ha detto questo; posso affermare che Enrico Letta, come toscano doc, crede che sia importantissimo costruire un treno che va da Firenze a Pisa velocemente; ma poi, andare in Europa e nel mondo con l’aereo è un altro discorso, si tratta di un altro mezzo. Per andare negli Stati Uniti, si passerà da Pisa, in tante città d’Europa si va da Firenze. Sono molto convinto che, grazie a Enrico Letta, avremo a Roma una voce molto più alta per supportare la complementarietà degli aeroporti di Firenze e di Pisa, ma, cosa nuova, avremo anche risorse per costruire una nuova ferrovia, sia questa un nuovo binario accanto a quella che c’è già, o una ferrovia che passa da tratti più veloci per unire le due città. Del resto, ben venga che un segretario intervenga sulla crescita complessiva della Regione”. Tuttavia Enrico Letta non ha detto affatto che si debba proseguire nella scelta sciagurata portata avanti molto convintamente in modo congiunto da una parte, chiaramente “renziana”, del Partito Democratico di Firenze e tutte le Destre, ma di lavorare ad un’integrazione tra gli attuali scali aeroportuali, incentivandoli ma senza stravolgere ecologicamente il territorio.

Poiché ne abbiamo già parlato nei tempi passati, ne riparleremo.                 L’affermazione iniziale è ovviamente in gran parte oscura ed è giusto chiarirla…..

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13 marzo – una “storia” apparentemente lontana – I CONTI NON TORNA(VA)NO parte 21 ( per la parte 20 vedi 25 febbraio)

21. Una delle cose che mi viene da dire è che l’eccezionale disponibilità a ristrutturare (a proposito i costi ed i tempi sono alti gli uni, lunghi gli altri e condizionerebbero troppo a lungo l’attività didattica) l’edificio del “Gramsci” per ospitare il “Dagomari” è un grande onore che non è stato riservato al “Dagomari” allorquando si prospettava la possibile ospitalità del “Gramsci”: è molto strano tutto questo, davvero. Come l’arrampicarsi sugli specchi relativamente ai capannoni della FIL: prima c’era l’amianto; poi, quando si è fatto notare che gli stessi identici capannoni erano utilizzati da alcune classi del “Datini” l’amianto è sparito come per incanto e sembra che debba essere smantellati da un momento all’altro. Quei capannoni avrebbero avuto la colpa di poter ospitare laboratori, uffici e qualche magazzino per consentire al “Gramsci” di essere collocato insieme al “Dagomari”. Ma i progetti erano altri, e dunque non si poteva proprio fare. Eppure, anche lì con qualche magico ritocco se si voleva si poteva.

 Si dice poi che il “Dagomari” è in una struttura troppo grande per lui.

Qui si scontrano due diverse “scuole di  pensiero”:  la prima di tipo ottocentesco e per questo da ritenere un po’, come dire, un po’ vetusta sarebbe quella che parla di “scolari” tutti bellini seduti nei loro banchini, ad ascoltare il Verbo dei dotti docenti senza alcun bisogno di Aule, Laboratori, Mense, Palestre, Biblioteche, ecc…ecc…ecc… 

La seconda è quella ultramoderna, che invece prevede meno Aule Normali e più Aule Speciali: ma, si sa, quella non riguarda alcuni, solo quegli altri.

C’è una CULTURA con le maiuscole ed una cultura con le minuscole: al “Dagomari” dovrebbe toccare quest’ultima.

Se qualcuno può pensare che chi lavora al “Dagomari” ed i fruitori di quel servizio si fermino davanti a decisioni che evidenziano un tale segno di ingiustizia, ha fatto davvero molto male i propri conti.

Dunque, si potrebbe dire che in viale Borgovalsugana 63 debba venire il “Copernico”. Si dice che, nell’arco di tre quattro anni dovrebbe riequilibrarsi ai livelli massimi (intorno a 900 allievi). Qualcuno mi deve spiegare allora che senso ha questa scelta, se fra tre quattro anni avremo il problema del “Dagomari” in chiara difficoltà, il problema del “Gramsci-Keynes” che più che una scuola apparirà un mostro di 1350 ragazzi, il problema del “Copernico” che ballerà dove prima ballava il “Dagomari”, con la differenza che ho prima sottolineato.

Non aspetto risposte, aspetto scelte concrete. Nessuno sfuggirà alle sue responsabilità, ma occorre anche che non vi sia solo il coraggio dell’incoscienza: si stanno commettendo errori madornali, forse per far piacere a qualcuno forse no solo per le difficoltà connesse al reperimento di strutture; ma allora fermiamoci. Quello che si va facendo, ve lo dico in maniera convinta, è un gravissimo errore e qualcuno lo pagherà. E’ già un errore quello che sta succedendo ora. Mi ritroverò con la solidarietà dell’opposizione e l’ottusaggine della maggioranza che vuole difendere l’establishment. Non l’ho certo voluto io: avete fatto di tutto perché questo avvenisse, ed eccoci qua. 

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13 febbraio ESTATE 2020 – parte 10 (per la parte 9 vedi 20 gennaio)

Panorama dalla Rocca

La Rocca di Campiglia è una straordinaria imponente struttura altomedievale dalla quale si domina l’intero territorio della provincia di Livorno. Patrizia rimane giù con Carol e Cloe e noi saliamo su per le scale metalliche per poter osservare il vasto panorama. Fa caldo ed è quasi l’ora del pranzo; noi pensiamo di fare una rapida merenda, in qualche pizzeria. Invitiamo anche Patrizia, che declina, aggiungendo che ha fatto colazione molto tardi e che mangerà qualcosa di leggero intorno all’ora del tè. Scendiamo insieme verso il parcheggio, percorrendo una strada che è contornata da ampie siepi di lavanda fiorita che sprizza un intenso profumo. Ne strappiamo un rametto per appropriarci di quella fragranza. Patrizia si ferma in un negozietto di generi vari che sta per chiudere: non so di cosa abbia bisogno, ma ci saluta con la promessa di un “Arrivederci!”.  Ricambiamo anche con un sorriso verso le due simpatiche cagnette.

Ritorniamo verso Venturina. Prima di salire su avevamo adocchiato una pizzeria, mentre attendavamo l’arrivo della seconda proprietaria ed eravamo lungo via Indipendenza. Ci fiondiamo là direttamente ed è proprio per un pelo che la troviamo aperta. Prendiamo un paio di tranci e due birre e non potendo trattenerci al tavolo ci muoviamo sempre con l’auto verso un Parco vicino, intravisto su Google Maps. Ci sono anche dei tavoli per picnic e accanto due laghetti. L’acqua è calda e proviene dalle zone termali, il Calidario e l’Hotel delle Terme Caldana. Un posto meraviglioso pieno di vegetazione tipica – soprattutto canneti e rovi – e con una fauna molto ricca, non solo avicola ma anche ittica che si sviluppa lungo le canalizzazioni. Il clima è ottimo e si sta davvero bene. Ma abbiamo l’intento di vedere altri appartamenti. In realtà non siamo riusciti a contattare preventivamente altri proprietari o, meglio, così come già esposto nella prima parte di questo blocco dedicato all’Estate 2020 (quella del Coronavirus 19), ci abbiamo provato ma non è stato facile, anche perché gli annunci si riferiscono a portali immobiliari che non consentono un contatto diretto.

Decidiamo dunque di spostarci verso la costa, che non dista in linea d’aria più di un paio di chilometri. Ci spostiamo a naso orientandoci in modo un po’ artigianale e ci ritroviamo in mezzo ai campi senza più una certezza. Riprendiamo lo strumento elettronico che ci dia una migliore resa e così prendiamo una strada molto diritta che passa prima davanti agli Stabilimenti di produzione Petti e poi da un lato e dall’altra grandi appezzamenti di terra coltivati a pomodoro targato con lo stesso marchio.

Usciamo sulla strada provinciale principale della Principessa (il riferimento è alla Principessa di Lucca e Piombino sorella di Napoleone, Elisa Bonaparte Baciocchi). Collega San Vincenzo a Piombino. Giriamo prima a sinistra e poi a destra per entrare nella località Baratti. In realtà non abbiamo fissato alcun appuntamento né tanto meno avevamo adocchiato qualche proposta. E, poi, a Baratti non vi sono molti insediamenti abitativi: bisognerebbe salire su a Populonia, ma anche quel borgo è piccolissimo. Percorriamo un quattrocento metri e giriamo a destra per andare verso la spiaggia sulla costa che è straordinariamente incantevole, ancor più per noi, gente di mare.