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ELIANA PETRIZZI – UN NUTRITO GRUPPO DI POETE E POETI DAL NOSTRO SUD partecipa a “PASOLINI 40” silloge poetica a cura di Altroteatro Firenze e Dicearchia 2008 Prato – parte 4 – ELIANA PETRIZZI

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ELIANA PETRIZZI – UN NUTRITO GRUPPO DI POETE E POETI DAL NOSTRO SUD partecipa a “PASOLINI 40” silloge poetica a cura di Altroteatro Firenze e Dicearchia 2008 Prato – parte 4 – ELIANA PETRIZZI

Oggi accenniamo ad un’altra straordinaria artista che abbiamo incontrato finora solo attraverso il web e per intermediazione di Antonello Nave, che ha avuto la fortuna di incontrarla nelle giornate del Festival di Aliano organizzato dal paesologo Franco Arminio lo scorso agosto. Eliana Petrizzi vive nei dintorni di Avellino, è una pittrice e scrive racconti. Il suo sito è www.elianapetrizzi.com. Il suo blog http://www.elianapetrizzi.blogspot.it/.

Contattata da me per la silloge poetica ha aderito con entusiasmo, donandoci anche una delle sue opere, l’immagine che appare poi sulla copertina del libretto. Per conoscere meglio Eliana potete utilizzare i link che vi propongo. Di recente le è stato dedicato un libro. Qui di seguito ne trovate le principali indicazioni.
ELIANA – INTERVISTA SUI COLORI DELL’ANIMA, è il titolo del libro scritto dal giornalista Franco Genzale, edito da De Agostino Editore; un’intervista a tutto campo che, partendo dai primi anni dell’infanzia, spazia in maniera originale, schietta e profonda su tutti gli aspetti della mia vita: dalla dimensione pubblica e privata a questioni più intimamente artistiche e creative. Un’operazione editoriale che mi trova imbarazzata per la messa a nudo cui mi sono prestata, ma anche emozionata e sorpresa per il risultato di pubblico finora ottenuto.
Il libro, introdotto da una prefazione di Franco Arminio, è corredato da un’appendice di ottanta immagini a colori, che documentano il mio percorso umano e la mia ricerca pittorica dagli inizi, nel 1995, ad oggi.
Gli amici, i collezionisti e tutti coloro che fossero interessati ad acquistarlo, possono ordinarlo al prezzo di 12,00 euro incluse le spese di spedizione, contattandola all’indirizzo mail elianapetrizzi@tiscali.it

https://www.facebook.com/petrizzieliana?fref=ts
https://crateri.wordpress.com/

Dal suo sito copio e incollo uno dei suoi racconti

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“Un viaggio”
pubblicato lo scorso settembre
Prendo un treno oggi, dopo anni. Seduto accanto, Luca non mi vede, perso nell’I-Phone. Niente di nuovo tra noi; carta geografica piegata negli stessi punti, che alla lunga si è spezzata, separando territori un tempo confinanti, spaccando strade e montagne, deviando il corso dei fiumi.
Mi ricordo il sogno fatto dormendo insieme stanotte. Mi trovavo in una città sconosciuta, da sola per strade funeste, talmente limpide e ordinate. Molti estranei mi sorridevano senza fermarsi. Ho incontrato Luca per caso all’angolo di un grande incrocio, e pure lui mi ha sorriso senza fermarsi. Mi sono ricordata allora del paese in cui sono nata. Ho visto un portone chiuso, un muro lasciato ai morsi degli anni, il selciato su cui in un giorno non passano che la luce del sole e un gatto. Più in là, strade impensierite dalle ombre lunghe degli assenti. Ma io è lì che volevo tornare, e lì infine sono arrivata. Come alla fine di una guerra, ho corso per i vicoli portata dal vento, abbracciando anche quelli che non conoscevo.
Ciò che osservo dal finestrino di un treno somiglia così tanto alla vita: la fuga veloce del presente nelle forme in primo piano, il passo più lento degli spazi intermedi, l’orizzonte quasi fermo, il futuro sempre nascosto, dalla motrice se si è seduti nel senso di marcia, sciolto alle spalle se si viaggia controverso. Il tempo mi lascia passare, senza tentare rettifiche agli inciampi. Dal finestrino di un treno il brutto non esiste, ridotto a macchie di un grigio più scuro, di quel grigio che i pittori faticano una vita a indovinare. File di fabbriche che si perdono tra alberi e case sono affioramenti di civiltà estinte. Lì squilli di bianco, là alberi raccontati da una pennellata ruvida e lesta. Vedo la campagna pettinata, da Roma in su, priva della scomposta nostalgia che hanno i paesaggi meridionali, ritrovati intatti rileggendo proprio in questo viaggio le pagine di Carlo Levi. Il rosa carne di vecchi casolari, il celeste del pieno giorno d’agosto e le città degli uomini, diventano costruzioni infantili posate sui campi, senza alcuna pretesa se non quella di partecipare a un’impeccabile logica estetica del paesaggio dipinto.
Non sono triste. Non sono felice. Se penso adesso per quale ragione non vorrei morire, non è per l’amore, né per i piaceri; non per i viaggi, né per nessun arrivo, ma per l’avventura delle forme negli spazi aperti del mondo, tra i raccolti sempreverde dei giorni.

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UN NUTRITO GRUPPO DI POETE E POETI DAL NOSTRO SUD partecipa a “PASOLINI 40” silloge poetica a cura di Altroteatro Firenze e Dicearchia 2008 Prato – parte 3 – STEFANIA TARANTINO

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UN NUTRITO GRUPPO DI POETE E POETI DAL NOSTRO SUD partecipa a “PASOLINI 40” silloge poetica a cura di Altroteatro Firenze e Dicearchia 2008 Prato – parte 3 – STEFANIA TARANTINO

Tra le donne poete presenti nella silloge “PASOLINI 40” un posto di rilievo assume la figura artistica poliedrica di Stefania Tarantino, filosofa esperta delle tematiche filosofiche sulla problematizzazione della differenza sessuale all’interno della filosofia e del pensiero politico contemporaneo. La sua scheda ripresa interamente dal suo sito http://www.stefaniatarantino.it/ ce la presenta “in prima persona” sia come filosofa che come musicista. Alla Stefania Tarantino musicista ho dedicato un post http://www.maddaluno.eu/?p=2863 – a metà novembre dovremmo avere la possibilità di seguire proprio lei e il suo gruppo “Ardesia” a Firenze. Vi terrò informate\i.

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– La filosofa –

Laureata in filosofia presso l’Università “Federico II” di Napoli nel mese di marzo del 1998, con una tesi dedicata al pensiero di María Zambrano. Traduttrice di María Zambrano (Note di un metodo, Filema, Napoli 2002) e di Jeanne Hersch (Essere e forma, Bruno Mondadori, Milano 2006). Nel 2000, dopo aver vinto una borsa di studio per un corso di specializzazione in Storia della filosofia, presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli e dopo un soggiorno prolungato in Spagna e in Francia, mi sono trasferita in Svizzera, a Ginevra, dove ho conseguito il Master di studi approfonditi in fenomenologia e il titolo di dottore di ricerca. Fino al 2004 sono stata assistente presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università di Ginevra e ho partecipato al progetto di ricerca su Jeanne Hersch diretto da Roberta De Monticelli dal titolo “Jeanne Hersch: une femme philosophe à son temps. Un parcours à travers l’éthique, l’esthétique et la pédagogie“, finanziato dal Fonds National Suisse pour la Recherche Scientifique (2002-2004). Ritornata a Napoli, dopo aver avuto una splendida bambina, ho vinto un’altra borsa di dottorato presso l’Istituto Italiano di Scienze Umane (SUM) conseguendo il secondo titolo di dottore di ricerca. Sono stata successivamente assegnista presso l’Istituto Italiano per gli studi filosofici di Napoli (Iisf), collaboro (cultrice della materia) presso la cattedra di Storia della Filosofia della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università “Federico II” di Napoli. Dal 2012 al 2013 sono stata assegnista di ricerca presso l’Università degli studi di Salerno in un progetto di rilevanza nazionale (Prin) dal titolo Donne, democrazia e crisi della politica. Attualmente sono assegnista presso l’Università degli studi di Napoli “L’Orientale” su un progetto relativo alla ricezione kantiana nelle filosofe del XX secolo.

 

– La musicista –

Nel 1988 ho iniziato a suonare il pianoforte con Celeste Zaccaria, allieva di Paolo Spagnolo, e ho dato i primi esami al Conservatorio di Napoli “San Pietro a Majella”. Ho sempre avuto una passione anche per il canto e mi sono esibita per molti anni con piccoli gruppi locali. Ho conosciuto più tardi Titina Quagliarella, maestra di canto del Conservatorio di Napoli e ho studiato per tre anni canto lirico affinando così le mie qualità vocali. Nel 2000 ho scritto e diretto un’opera teatrale con il sostegno e l’appoggio del gruppo “Zezi teatro”, dal titolo La rivolta del 2640che è andata in scena nell’ambito della manifestazione “Maggio dei monumenti” che si svolge ogni anno a Napoli. Poi sono partita per Ginevra, in Svizzera, dove ho incontrato alcuni musicisti tra cui: Constance Frei (violinista), Raphael Buscaglia (pianoforte), Boris Dunand (chitarra) e Philipp Stubenrauch (contrabbasso). dall’incontro con questi musicisti è nata l’idea di formare un gruppo “Retrovia” che si è esibito in vari locali ginevrini. Il repertorio era diviso in due parti: nella prima proponevo mie composizioni inedite e nella seconda parte una rivisitazione di varie cover. Rientrata a Napoli nel 2005, nel 2009 ho dato vita al gruppo Ardesiaband, con la collaborazione di Maria Letizia Pelosi, coautrice e chitarrista. Il nostro primo album “Incandescente”, che ha visto la partecipazione di Ciro Riccardi, Lucia Marucci, Antonino Talamo e Giuseppe Fontanella, (etichetta Graf Music/Audioglobe), uscito nel 2011, è ispirato al saggio di Virgina Woolf, Le tre ghinee, libro d’avanguardia per il superamento della cultura maschile dominante e per comunicare il senso politico-esistenziale della differenza femminile. Ardesia è dunque un progetto, un’idea, un’ispirazione, un’esplosione di musica tutta al femminile. Da Hannah Arendt a Virginia Woolf, passando attraverso Emily Dickinson, Carla Lonzi, Ingeborg Bachmann e molte altre, la nostra musica propone un sound originale e inedito che mescola sapientemente dolcezza e fermezza, raffinatezza e combattività. Attualmente la band è formata, oltre che da me, da Claudia Scuro (chitarra/basso) e Ciro Riccardi (tromba).

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Un esempio dell’arte musicale di Stefania – il testo è di Emily Dickinson

UN NUTRITO GRUPPO DI POETE E POETI DAL NOSTRO SUD partecipa a “PASOLINI 40” silloge poetica a cura di Altroteatro Firenze e Dicearchia 2008 Prato – parte 2 – MARIA SANTUCCI e IDA DI IANNI

 

 

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UN NUTRITO GRUPPO DI POETE E POETI DAL NOSTRO SUD partecipa a “PASOLINI 40” silloge poetica a cura di Altroteatro Firenze e Dicearchia 2008 Prato – parte 2 –

Un gruppo di poete fa riferimento al Parco Nazionale d’Abruzzo tra Castel di Sangro e Cerro al Volturno. Si tratta di Maria Santucci e di Ida Di Ianni – La prima a presentarsi è Maria Santucci:

E’ nata e vive con la famiglia a Castel di Sangro (AQ), centro turistico dell’Alto Sangro.
Bibliotecaria, esperta in ricerche genealogiche e ricercatrice storica, ha redatto diversi articoli giornalistici sui Templari e sul Monachesimo in Abruzzo collaborando con numerose riviste. Si occupa della storia del suo territorio con particolare riferimento alla studio dei Tratturi ed al recupero delle tradizioni storico-culturali ed enogastronomiche ad esso collegate. Ha pubblicato articoli per le Riviste Abruzzesi “D’Abruzzo” e “Tesori d’Abruzzo”. Oltre a “Profumo di Ciclamini” la sua prima raccolta di poesie, diversi sono i testi regionali contenenti suoi versi come “Il Parnaso d’Abruzzo”, in due pubblicazioni, e “La donna nella Poesia”.
Vari i riconoscimenti di merito e premi ottenuti in diversi concorsi. In ultimo la pubblicazione dei suoi versi nella silloge “Linguaggi ed alchimie di donne” sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e della Presidenza della Camera dei Deputati nel Comune di Narni. Ha partecipato dal II, all’ VIII Festival della Letteratura – Saggistica – Cinema e Poesia al Femminile di Narni (TR). Per ben 10 anni a Castel di Sangro ha sostenuto organizzandola in loco la Scuola Estiva di Alta Formazione Filosofica.
“Domenico Bozzelli – Un Eroe Dimenticato” è il suo primo saggio storico breve che nasce da una sua ricerca dedicata ad un suo concittadino, che compì un gesto eroico rimasto sconosciuto. Fa parte del Movimento Artistico Letterario Femminile “La Tela del Mediterraneo” con sede in Napoli.
Promotrice di convegni storici e letterari, quest’anno ha organizzato il Convegno “A Sud dell’Expo, Saperi e Sapori” al quale hanno partecipato importanti nomi della cultura nazionale e studiosi del campo enogastronomico e della nutrizione, della musicologia, dell’oreficeria, della poesia e letteratura nonchè uno chef di fama mondiale, avvicendatisi tutti in argomenti molto variegati ed interessantissimi.
La sua ultima raccolta di poesie (70 sillogi per 70 sillabe) “Il silenzio del tempo” è del 2015, edita dalla Volturnia Edizioni.

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La seconda è Ida Di Ianni di Cerro al Volturno
Ida Di Ianni è nata e vive a Cerro al Volturno (IS).

Docente di Italiano e Latino presso i Licei, direttore editoriale della Volturnia Edizioni di Cerro al Volturno (IS), direttore editoriale e redattore della rivista molisana di arte, letteratura, storia, natura e tradizioni “altri Itinerari” (quadrimestrale alla venticinquesima uscita), giurata dal 1997 in diversi Premi nazionali ed internazionali di Poesia e narrativa, svolge attività di critica letteraria (prefazioni e recensioni librarie) ed è promotrice culturale ad ampio raggio. Ha scritto per diverse testate giornalistiche regionali e riviste letterarie molisane e nazionali.

Ha a suo attivo pubblicazioni che attengono i suoi diversi interessi: Impronte d’inverno (poesia, 1998), L’Alta Valle del Volturno – Natura, Storia e Tradizioni (in collaborazione, 1999), Sfogliando pagine (critica letteraria, 1999), Le famiglie feudali in Il Medioevo molisano attraverso torri, castelli, palazzi e fortificazioni (ricerca storica, 2001), Alta Valle del Volturno (guida turistico-culturale, in collaborazione, 2000, ristampa in edizione aggiornata 2009), Dissonanze (poesia, 2002), Vincenzo Rossi ed i canti della terra (saggio, in collaborazione, 2001), Agnone e l’Alto Molise (guida turistico-culturale, in collaborazione, 2003), Scapoli ed il Museo della Zampogna (guida turistico-culturale, in collaborazione, 2006), Gli intangibili blu (prosa-poesia, 2006), Brividi imperfetti (poesia, 2008), Ora nell’aria (poesia, 2010), Moventi (poesia, 2011), Mario Di Ianni – Un uomo, un politico (in collaborazione, biografia, 2012), Dizionario della lingua cerrese (in collaborazione, linguistica, 2012), Paillettes (poesia, 2013), Nido bianco di baci (poesia, 2014) in italiano e spagnolo e Altra partenza (poesia 2015).
Curatrice di molteplici altre opere in seno alla propria casa editrice, autrice anche di testi per documentari e presente in numerose sillogi per La stanza del poeta dell’omonima associazione culturale (Formia, LT)

Riporto un post dedicato a lei a commento di un libro di versi che Ida mi ha donato questa estate.

ALTRA PARTENZA un magnifico dono di Ida Di Ianni – poeta

Forse Ida Di Ianni sa già che ho da sempre una enorme difficoltà a confrontarmi con la poesia, essendo essa una (forse la più importante) delle forme più complesse dell’espressione artistica promanando dal profondo delle vite di coloro che la praticano. I poeti , io, li ho sempre invidiati anche se fin da bambino ed ancora ora provo a confrontarmi con loro. Per questi motivi, e per quella forza di sfida eterna che mi sostiene e muove, sono stato molto lieto per i doni che Ida, in occasione di “A sud dell’Expo” a Castel di Sangro, ha voluto concedermi: prima di tutto la sua amicizia e poi alcune delle sue “poesie” raccolte in “Altra partenza” edito da Volturnia. La poesia di Ida ha evocato in me molte delle sensazioni colte nella lettura di quella splendida antologia delle poete arabe contemporanee tradotte e commentate da Valentina Colombo, “Non ho peccato abbastanza”. La poesia e l’amore che essa in primo luogo tratta e canta assumono una funzione liberatoria da tutti i vincoli moralistici in modo limpido elegante diretto. Oltre ad essere donna si è anche madre: e nei testi ritroviamo quel filo sottile che lega queste due essenze e che non potrà mai essere posto in discussione da certe ideologie “femministe” che interpretano la parità di sesso come mero e freddo livellamento di generi. Altrove emerge una malinconia struggente del ricordo, dei passi perduti, delle occasioni lasciate e prevale il timore di non essere più in grado nemmeno di riportarle a galla della coscienza: è l’inespresso non ancora espresso che tenta di farsi strada. Ed ancora in altri versi affiorano alcuni elementi di insicurezza nel mondo che ci circonda attenuati però dalla vicinanza di una persona amata che riesce a rassicurarci. E su tutto domina l’Amore.

PASOLINI 40 – 3 NOVEMBRE 2015 – CIRCOLO MATTEOTTI PRATO VIA VERDI 30 ORE 21.00

un pool di Associazioni culturali “aperto” alle collaborazioni presenta
PASOLINI 40 – 3 NOVEMBRE 2015 – CIRCOLO MATTEOTTI PRATO VIA VERDI 30 ORE 21.00 –

Sarà presentata una silloge poetica di straordinaria bellezza – ieri abbiamo accennato alla Prefazione ed alla Postfazione – presenteremo i poeti un po’ alla volta

PASOLINI ed il genocidio culturale progressivo

Ritengo che la distruzione e sostituzione di valori nella società italiana di oggi porti, anche senza carneficine e fucilazioni di massa, alla soppressione di larghe zone della società stessa: …larghi strati, che erano rimasti per così dire fuori della storia, la storia della rivoluzione borghese, hanno subìto questo genocidio, ossia questa assimilazione al modo e alla qualità della vita della borghesia.

Come avviene questa sostituzione di valori? Io sostengo che oggi essa avvenga clandestinamente, attraverso una sorta di persuasione occulta. Oggi i modi sono più sottili, abili e complessi, il processo è molto più tecnicamente maturo e profondo. I nuovi valori vengono sostituiti a quelli antichi di soppiatto.

………………………….I giovani hanno perduto il loro antico modello di vita……….. e adesso cercano di imitare il modello messo lì dalla classe dominante di nascosto.

Perché questa tragedia in almeno i due terzi dell’Italia? Perché questo genocidio dovuto all’acculturazione imposta subdolamente dalle classi dominanti? Ma perché la classe dominante ha scisso nettamente “progresso” e “sviluppo”?

Ad essa interessa solo lo sviluppo, perché solo da lì trae i suoi profitti. Bisogna farla una buona volta la drastica distinzione tra i due termini progresso e sviluppo.

Si può concepire uno sviluppo senza progresso, cosa mostruosa che è quella che viviamo: ma in fondo si può concepire anche un progresso senza sviluppo , come accadrebbe se in certe zone contadine si applicassero nuovi modi di vita culturale e civile anche senza, o con un minimo di sviluppo materiale. Quello che occorre è prendere coscienza di questa dissociazione atroce  e rendere coscienti le masse popolari perché appunto essa scompaia, e sviluppo e progresso coincidono.

 

Il regime è un regime democratico…però quell’acculturazione, quella omologazione che il Fascismo non è riuscito assolutamente ad ottenere, il potere di oggi, cioè il potere della società dei consumi riesce ad ottenere perfettamente…distruggendo varie realtà particolari, togliendo realtà ai vari modi di essere uomini che l’Italia ha prodotto in modo storicamente molto differenziato…e allora questa acculturazione sta distruggendo in realtà l’Italia e quello che posso dire senz’altro è che il vero Fascismo è proprio questo potere della società dei consumi che sta distruggendo l’Italia e questa cosa è avvenuta talmente rapidamente che in fondo non ce ne siamo resi conto, è avvenuta negli ultimi sette dieci anni è stata una specie di incubo in cui abbiamo visto l’Italia distruggersi, sparire…adesso risvegliandosi da questo incubo e guardandoci intorno ci accorgiamo che non c’è più niente da fare…

Domino letterario – giovedì 22 ore 21.00 al Circolo San Paolo in via Cilea 3 – Prato Chiara Recchia presenta MAURO FONDI ed il suo libro “ANGIOLINO si doveva chiamare Benedetti”

 

 

 

AngiolinoUn libro si legge se vi è la curiosità di approfondire il tema che viene annunciato dal titolo e dalla copertina; un libro si legge perché l’autore te ne fa omaggio e ti sei impegnato a presentarlo in una delle prossime occasioni; un libro si legge perchè l’amico che lo ha letto te ne parla così bene da spingerti a farlo; un libro si legge perché dopo le primissime pagine ti prende la voglia di continuare e continuare e continuare…a leggerlo fino alla fine.  Diciamo così: il libro che Mauro mi ha portato durante uno degli incontri politici delle ultime settimane, quegli incontri ai quali si partecipa per poter capire quali speranze ha il nostro Paese, quegli incontri nei quali si entra con ottimismo ed entusiasmo e se ne esce (questo accade a me, ovviamente)  con delusioni e pessimismo, è appunto “ANGIOLINO si doveva chiamare Benedetti” che giovedì sera Chiara Recchia sotto l’occhio e l’orecchio vigile del sottoscritto presenterà al Circolo ARCI San Paolo in via Cilea 3 a Prato. Mauro ha presentato questo libro già in altre realtà cittadine e credo non solo cittadine ma io non ho avuto occasione di assistervi. Peraltro nell’ultima presentazione a “L’Hospice” in Piazza del Collegio sono arrivato ma ho preferito eclissarmi per evitare di dover ripetere qualcosa che avrei potuto sentire (sono fatto così, voglio rischiare di dire le stesse cose ma non voglio che mi si dica che ho copiato). Mauro poi si è lamentato perché nessuno gli pone critiche negative e rilievi ed allora in coda all’incontro di presentazione del libro di Giardi e Mannori alla Libreria Mondadori gliene ho proposta una: la suddivisione in quadri separati della vicenda non mi convince del tutto. Ma, per davvero, questa critica è poca cosa rispetto all’intero impianto narrativo del suo romanzo. Piuttosto avrei bloccato il titolo con ANGIOLINO e non avrei aggiunto altro.

Questo lavoro di Mauro Fondi è un tipico esempio di romanzo di “auto-Formazione” strutturato per quadri ognuno dei quali ha un titolo. Esso è il risultato di una ricerca delle proprie radici e rappresenta un utile esempio per quanti altri (e davvero ce ne sono tanti e sono ancora pochi) vogliano accingersi con modalità simili o diverse a ricostruire la propria storia, vangando e rivangando i territori del passato, quello degli antenati vicini così simili ai nostri. La storia di Angiolo ed Annunziata dalla quale prendono il via le epiche e drammatiche vicende narrate e quella dei loro figli rappresenta anche il movimento della gente comune, quella di tutti i tempi, quasi sempre – ma non solo – la più povera.

Scritto con un linguaggio piano, semplice, mai complesso o involuto, ci mostra a pieno i connotati principali di un popolo operoso nel bene o nel male (lo sfruttamento minorile o il contrabbando)  come quello toscano, ricco di quella particolare cultura  contadina che mette in evidenza la pratica del fare.

Tutti i protagonisti dai più ai meno importanti fanno emergere l’orgoglio del loro lavoro o del loro impegno sin dall’avvio del romanzo nel prologo, e via via lungo l’intero percorso della vicenda che prende inizio da una provvidenziale agnizione nel senso più classico del genere mitologico e favolistico. Mauro Fondi assume i panni ed i connotati del vecchio Ettore, un vagabondo prima per necessità e poi per scelta che assomiglia molto ai vecchi saggi narratori cha hanno fatto la storia delle contrade toscane fino agli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. Mauro come Ettore conduce per mano il lettore alla ricerca del passato per riportarlo poi al presente.

Non vi dico null’altro perché la storia è molto ricca ed articolata e va gustata in modo diretto.

Intanto se volete approfittare per sentirla (o risentirla) potete venire al CIRCOLO ARCI SAN PAOLO IN VIA CILEA 3 A PRATO GIOVEDI’ 22 OTTOBRE ALLE ORE 21.00 – Sarete benvenute e benvenuti!

DOMINO LETTERARIO – giovedì 22 ottobre ore 21.00 ARCI SAN PAOLO Prato ore 21.00 – Chiara Recchia presenta MAURO FONDI ed il suo “ANGIOLINO si doveva chiamare Benedetti”

 

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DOMINO LETTERARIO – giovedì 22 ottobre ore 21.00 ARCI SAN PAOLO Prato ore 21.00 – Chiara Recchia presenta MAURO FONDI ed il suo “ANGIOLINO si doveva chiamare Benedetti”

Un libro si legge se vi è la curiosità di approfondire il tema che viene annunciato dal titolo e dalla copertina; un libro si legge perché l’autore te ne fa omaggio e ti sei impegnato a presentarlo in una delle prossime occasioni; un libro si legge perchè l’amico che lo ha letto te ne parla così bene da spingerti a farlo; un libro si legge perché dopo le primissime pagine ti prende la voglia di continuare e continuare e continuare…a leggerlo fino alla fine. Diciamo così: il libro che Mauro mi ha portato durante uno degli incontri politici delle ultime settimane, quegli incontri ai quali si partecipa per poter capire quali speranze ha il nostro Paese, quegli incontri nei quali si entra con ottimismo ed entusiasmo e se ne esce (questo accade a me, ovviamente) con delusioni e pessimismo, è appunto “ANGIOLINO si doveva chiamare Benedetti” che giovedì sera Chiara Recchia sotto l’occhio e l’orecchio vigile del sottoscritto presenterà al Circolo ARCI San Paolo in via Cilea 3 a Prato. Mauro ha presentato questo libro già in altre realtà cittadine e credo non solo cittadine ma io non ho avuto occasione di assistervi. Peraltro nell’ultima presentazione a “L’Hospice” in Piazza del Collegio sono arrivato ma ho preferito eclissarmi per evitare di dover ripetere qualcosa che avrei potuto sentire (sono fatto così, voglio rischiare di dire le stesse cose ma non voglio che mi si dica che ho copiato). Mauro poi si è lamentato perché nessuno gli pone critiche negative e rilievi ed allora in coda all’incontro di presentazione del libro di Giardi e Mannori alla Libreria Mondadori gliene ho proposta una: la suddivisione in quadri separati della vicenda non mi convince del tutto. Ma, per davvero, questa critica è poca cosa rispetto all’intero impianto narrativo del suo romanzo. Piuttosto avrei bloccato il titolo con ANGIOLINO e non avrei aggiunto altro.
Questo lavoro di Mauro Fondi è un tipico esempio di romanzo di “auto-Formazione” strutturato per quadri ognuno dei quali ha un titolo. Esso è il risultato di una ricerca delle proprie radici e rappresenta un utile esempio per quanti altri (e davvero ce ne sono tanti e sono ancora pochi) vogliano accingersi con modalità simili o diverse a ricostruire la propria storia, vangando e rivangando i territori del passato, quello degli antenati vicini così simili ai nostri. La storia di Angiolo ed Annunziata dalla quale prendono il via le epiche e drammatiche vicende narrate e quella dei loro figli rappresenta anche il movimento della gente comune, quella di tutti i tempi, quasi sempre – ma non solo – la più povera.
Scritto con un linguaggio piano, semplice, mai complesso o involuto, ci mostra a pieno i connotati principali di un popolo operoso nel bene o nel male (lo sfruttamento minorile o il contrabbando) come quello toscano, ricco di quella particolare cultura contadina che mette in evidenza la pratica del fare.
Tutti i protagonisti dai più ai meno importanti fanno emergere l’orgoglio del loro lavoro o del loro impegno sin dall’avvio del romanzo nel prologo, e via via lungo l’intero percorso della vicenda che prende inizio da una provvidenziale agnizione nel senso più classico del genere mitologico e favolistico. Mauro Fondi assume i panni ed i connotati del vecchio Ettore, un vagabondo prima per necessità e poi per scelta che assomiglia molto ai vecchi saggi narratori cha hanno fatto la storia delle contrade toscane fino agli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. Mauro come Ettore conduce per mano il lettore alla ricerca del passato per riportarlo poi al presente.
Non vi dico null’altro perché la storia è molto ricca ed articolata e va gustata in modo diretto.
Intanto se volete approfittare per sentirla (o risentirla) potete venire al CIRCOLO ARCI SAN PAOLO IN VIA CILEA 3 A PRATO GIOVEDI’ 22 OTTOBRE ALLE ORE 21.00 – Sarete benvenute e benvenuti!

IL DOMINO LETTERARIO E’ ORGANIZZATO DA ADSP CIRCOLO DELLE IDEE E DA ARCI SAN PAOLO VIA CILEA 3

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UN NUTRITO GRUPPO DI POETE E POETI DAL NOSTRO SUD partecipa a “PASOLINI 40” silloge poetica a cura di Altroteatro Firenze e Dicearchia 2008 Prato – parte 1 –

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UN NUTRITO GRUPPO DI POETE E POETI DAL NOSTRO SUD partecipa a “PASOLINI 40” silloge poetica a cura di Altroteatro Firenze e Dicearchia 2008 Prato – parte 1 –

Il libro (PASOLINI 40 – … il dialogo non finisce … versi di-versi) che verrà presentato il prossimo 3 novembre a Prato al Circolo “Matteotti” in via VERDI 30 (ore 21.00) raccoglie parole in prosa e in versi di un gruppo di poete e poeti provenienti da molte parti d’Italia. Tra queste parti il nostro Mezzogiorno è ben rappresentato sin dalla Prefazione di Melania Petriello, giornalista giovanissima che dice di lei sul suo Blog nel suo stile nitido e scoppiettante:
“Beneventana, con il sapore del sud nell’anima, sono innamorata della meravigliosa narrabilità delle cose. Ho messo piede in una redazione a quattordici anni ho capito che non ne sarei più uscita. T(r)emo ogni volta che dico di fare la giornalista: oltre a un mestiere, è una ipotenusa di senso. Ho studiato Lettere alla Sapienza di Roma e portato per un po’ i neuroni a zonzo tra Roma, Napoli e Bruxelles. Ora gravito quasi sempre intorno alla Capitale, e in coda sul raccordo sogno una vita sulle spiagge del Messico. Mi sono occupata di un importante ufficio stampa politico-istituzionale presso il Parlamento Europeo e sono attualmente consulente per la comunicazione e le politiche editoriali del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia.
Aggrappata all’eterno fascino della carta stampata, ho scritto anche per la tv.
Dopo refusi, teatro e letteratura vengono solo i miei boccoli platinati..

Straordinario per la chiarezza e la forza delle parole il suo libro collettivo, che a noi pratesi è piaciuto in modo particolare quando Melania e Danila la sua editrice (eDimedia) sono venute a presentarlo alla FIL ed al Circolo “Matteotti”, “Al mio Paese. Sette vizi una sola Italia”

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Allo stesso tempo, la Postfazione è a cura di Gilda Policastro, salernitana di cui da Internet troviamo alcune indicazioni.
Gilda Policastro è assegnista di ricerca presso l’Università di Perugia. È redattrice della rivista «Allegoria» e collabora con «Alias», «Liberazione», «L’Indice dei Libri del mese», «l’immaginazione». Ha collaborato con “il manifesto” e con il supplemento culturale “La lettura” del Corriere della Sera. Ha pubblicato i volumi In luoghi ulteriori. Catabasi e parodia da Leopardi al Novecento (Giardini, Roma-Pisa 2005) e Sanguineti(Palumbo, Palermo 2009), oltre ad articoli su Dante, Leopardi, Pirandello, Manganelli, Pasolini, Leonetti, Balestrini. Ha esordito come poetessa a Romapoesia e RicercaBo 2007. È stata finalista del Premio Delfini 2009, la sua silloge Stagioni e altre è edita nel Decimo Quaderno di Poesia di Marcos y Marcos (2010). Pubblicato nel 2010 per le edizioni d’if il poemetto La famiglia felice, vincitore dell’edizione 2009 del Premio Mazzacurati-Russo. Del 2010 è anche Il farmaco (Fandango). Nel 2013 sempre per Fandango pubblica un altro romanzo “Sotto” ed un libro di poesie come “Non come vita” per Aragno editore. Ha pubblicato saggi in rivista e in volume, tra i quali Polemiche letterarie: dai Novissimi ai lit-blog per Carocci editore nel 2012. Da qualche settimana è uscito il suo nuovo romanzo “Cella” per Marsilio.

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–poete e poeti del Mezzogiorno a “PASOLINI 40” fine prima parte…

PASOLINI 40 – Prato 3 novembre CIRCOLO MATTEOTTI ORE 21.00 – Un pool di Associazioni culturali presentano una silloge poetica ed uno spettacolo – “COME SONO DIVENTATO MARXISTA”

 

 

Firenze, mostra dedicata a Pasolini nell'archivio Bonsanti di via Maggio 42 2010-11-16 © Niccolò Cambi / Massimo Sestini
Firenze, mostra dedicata a Pasolini nell’archivio Bonsanti di via Maggio 42 2010-11-16 © Niccolò Cambi / Massimo Sestini

 

Come sono diventato marxista.

Come sono diventato marxista?
Ebbene… andavo tra fiorellini candidi e azzurrini di primavera,
quelli che nascono subito dopo le primule,
– e poco prima che le acacie si carichino di fiori,
odorosi come carne umana, che si decompone al calore sublime
della più bella stagione –
e scrivevo sulle rive di piccoli stagni
che laggiù, nel paese di mia madre, con uno di quei nomi
intraducibili si dicono “fonde”,
coi ragazzi figli dei contadini
che facevano il loro bagno innocente
(perché erano impassibili di fronte alla loro vita
mentre io li credevo consapevoli di ciò che erano)
scrivevo le poesie dell’”Usignolo della Chiesa Cattolica”;
questo avveniva nel ’43:
nel ’45 “fu tutt’un’altra cosa”.
Quei figli di contadini, divenuto un poco più grandi,
si erano messi un giorno un fazzoletto rosso al collo
ed erano marciati
verso il centro mandamentale, con le sue porte
e i suoi palazzetti veneziani.
Fu così che io seppi ch’erano braccianti,
e che dunque c’erano i padroni.
Fui dalla parte dei braccianti, e lessi Marx.
[…] 

 

Pasolini si iscriverà al PCI  nel 1948, diventando segretario di una Sezione, quella di San Giovanni a Casarsa della Delizia, provincia di Pordenone. Sempre nel 48 comincerà ad insegnare alla scuola media di Valvasone, a circa sei chilometri da Casarsa. Per il suo impegno politico avrà contrasti con gli ambienti retrogadi della Chiesa e della Democrazia Cristiana, che approfitteranno di una serie di accuse e di illazioni (Pasolini verrà denunciato e processato ma nel dicembre del 1950 verrà assolto) per umiliare e denigrare le sue appassionate difese dei diritti dei lavoratori. Ma quel che fu più grave, non venne difeso dal PCI. La Federazione di Udine si affrettò a comunicare su “l’Unità”:

…….

“Prendiamo spunto dai fatti che hanno determinato un grave provvedimento disciplinare a carico del poeta Pasolini per denunciare ancora una volta le deleterie influenze di certe correnti ideologiche e filosofiche dei vari Gide, Sartre, di altrettanto decadenti poeti e letterati, che si vogliono atteggiare a progressisti, ma che in realtà raccolgono i più deleteri aspetti della degenerazione borghese”.  

 E Pasolini rispose:

“Malgrado voi, resto e resterò comunista, nel senso più autentico di questa parola”.

 

… continua …

 

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ALTROTEATRO Firenze – DICEARCHIA 2008 ed altre Associazioni culturali (ADSP – Circolo Matteotti – Succede a Prato – Laboratorio di via del Cittadino….. Prato) presentano PASOLINI 40 – una silloge poetica ed un evento teatrale – 3 novembre 2015 ore 21.00 CIRCOLO MATTEOTTI Prato

PASOLINI 40 – una silloge poetica ed un evento teatrale – 3 novembre 2015 ore 21.00 CIRCOLO MATTEOTTI Prato

Ecco alcune delle partiture per la Conferenza-spettacolo che il 3 novembre porteremo (parzialmente) in scena al Circolo Matteotti in via Verdi 30 a Prato – non siamo stati in grado di prepararla per intero, per cui mostremo un assaggio di quel che sarà “PASOLINI 40 – conferenza spettacolo con parti cantate, lette e recitate”

 

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Prima voce di Pasolini

Io…ero un figlio di papà! Io…purtroppo sono stato un figlio di papà. Il padre ufficiale la madre maestra e soprattutto voglio dire sono vissuto per tanti anni finchè ero già grande nell’Italia settentrionale, nel Friuli e a Bologna. Poi sono sceso a Roma e ho conosciuto un mondo che non avevo mai conosciuto cioè il mondo del sottoproletariato, quel mondo di gente che lavora dove non ci sono industrie. A Milano gli operai sono dei proletari. A Roma dove non ci sono industrie, a Napoli, in Sicilia invece si ha il sottoproletariato perché non ci sono delle fabbriche, delle industrie. Però qui c’è un mondo caratteristico, particolare, speciale: è il “terzo mondo”, il mondo pre-industriale come l’Asia, l’Africa, l’America del Sud, il “terzo mondo” comincia qui…e allora io che sono figlio di papà che sono arrivato a Roma sono stato stupito, meravigliato, ispirato dalla presenza, dall’apparizione di questo mondo che io non conoscevo, e allora mi sono interessato come tutte le cose che mi offrono una forte impressione…i poeti scrivono di questo, i poeti scrivono di cose che fanno loro una forte impressione…

 

Narratore

Pier Paolo Pasolini nasce a Bologna il 5 marzo del 1922

La famiglia per seguire il padre militare è costretta a “passare da un accampamento all’altro – dirà Pier Paolo – senza mai avere un focolare stabile”. Unico refugio sereno è quello di Casarsa, luogo di cui è originaria la madre, figura centrale nella “storia” di Pasolini, con la quale egli vive un rapporto di profonda simbiosi, mentre si accentuano i contrasti col padre.

 

 

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Seconda Voce di Pasolini

“Mi raccontava storie, favole, me le leggeva. Mia madre era come Socrate per me. Aveva e ha una visione del mondo certamente idealistica e idealizzata. Lei crede veramente nell’eroismo, nella carità, nella pietà, nella generosità. Io ho assorbito tutto questo in maniera quasi patologica”.

Terza voce di Pasolini

“La mia infanzia finisce a 13 anni. Come tutti: tredici anni è la vecchiaia dell’infanzia, momento perciò di grande saggezza. Era un momento felice della mia vita. Ero stato il più bravo a scuola. Cominciava l’estate del ’34. Finiva un periodo della mia vita, concludevo un’esperienza ed ero pronto a cominciarne un’altra. Questi giorni che hanno preceduto l’estate del ’34 sono stati tra i giorni più belli e gloriosi della mia vita”.

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….continua….

 

PIER PAOLO PASOLINI 40 – una splendida silloge poetica a cura di ALTROTEATRO Firenze e DICEARCHIA2008 Prato

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Dea-della-giustizia -DICEARCHIA 2008 – Ass.ne Culturale

PIER PAOLO PASOLINI 40 – una splendida silloge poetica a cura di ALTROTEATRO Firenze e DICEARCHIA2008 Prato

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Sta per andare in stampa – è un testo collettivo (grandi autrici ed autori hanno inviato per l’occasione poesie originali) una silloge poetica dal titolo “PASOLINI 40 …il dialogo non finisce…. versi di-versi”, che si inserisce tra le molteplici iniziative nel quarantennale della tragica morte di Pier Paolo Pasolini – la presentazione avverrà attraverso una Conferenza Stampa il 30 ottobre ed una serata al Circolo “Matteotti” il 3 novembre durante la quale leggeremo poesie, brani da opere di Pasolini. ALTROTEATRO presenterà anche un primo assaggio di una Conferenza-spettacolo fatta di testi, immagini e canzoni. Informeremo la cittadinanza affinché le persone interessate possano intervenire.

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