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PERCHE’ GIRAI UN DOCUMENTARIO SU “GIOVANNA” DI GILLO PONTECORVO – quarta parte

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PERCHE’ GIRAI UN DOCUMENTARIO SU “GIOVANNA” DI GILLO PONTECORVO – quarta parte

…continua la testimonianza di GILLO PONTECORVO

Da dove è nata l’idea di ‘Giovanna’?

L’idea di Giovanna è venuta da Joris Ivens, in quanto Ivens coordinava un film che doveva raccontare quattro storie di donne con quattro registi di nazionalità differente.
Dovendo fare la storia di una donna italiana, essendo io e Franco Solinas della stessa posizione politica e avendo gli stessi interessi, abbiamo discusso di cosa poteva essere più interessante e più utile di fare. E discutendo è venuta fuori l’idea di fare una storia femminista ante-litteram, e ci sembrava che quella fosse una maniera interessante per parlare della condizione della donna allora. Perché noi avremmo potuto rappresentare una donna nella Resistenza, o nei suoi rapporti quotidiani casalinghi, ma ci sembrava utile raccontare la storia di una donna che deve vincere anche le resistenze degli ambienti che erano o che avrebbero dovuto essere più vicini a favorire il suo affacciarsi sulla scena sociale e politica. E così abbiamo pensato alla storia di Giovanna, operaia tessile moglie di un metalmeccanico, comunista per di più, che malgrado l’opposizione del marito e contro questa opposizione partecipa attivamente ad un’occupazione di fabbrica.
Mi è stato chiesto molte volte come mai nei miei film ci sia tanto spesso il tema della donna: oltre a Giovanna penso a Kapò, che è la storia di una ragazzina in un campo di concentramento, a La Battaglia di Algeri, in cui hanno un ruolo molto importante le donne che trasportano le bombe, le donne resistenti algerine travestite da europee. A questa domanda io sarei tentato di dire che è un caso, avendo fatto pochi film, che mi sia capitata questa tematica. Ma forse a pensarci bene c’è una ragione: le donne sono sempre state la parte più emarginata della società, e per chi ha interesse verso la condizione umana è abbastanza naturale raccontare proprio la parte più emarginata della società.

E quindi siete venuti a Prato…

Per ambientare questa storia abbiamo subito pensato a Prato dove vi sono moltissime industrie tessili. Facemmo un sopralluogo e durante questo sopralluogo vidi la fabbrica dove poi abbiamo girato, che mi entusiasmò immediatamente, perché era una fabbrica con ancora il tono fine ottocento, con una roggia bellissima davanti alle finestre, alle cancellate, e subito pensai che era l’ambientazione ideale.
Il nostro film, poi, era molto povero, ed avevamo quindi bisogno di aiuti; sapendo che a Prato c’era un’amministrazione di sinistra, comunista, pensammo che sarebbe stato un ambiente molto favorevole come infatti è stato.
Devo premettere che forse nella memoria la cosa mi appare più bella, perché si sa bene che il filtro della memoria abbellisce tutto, poi era il primo film, ma quando penso a quell’ambiente, a quel periodo, ci penso con una grande felicità. Mi ricordo che la gente era estremamente generosa nell’aiutarci, nel darci una mano, e ci trovammo veramente bene. Poi eravamo una troupe molto affiatata, c’era molta amicizia tra di noi. Insomma un clima che poi non ho mai più ritrovato durante la lavorazione degli altri film. L’aiuto ci è stato dato in mille maniere, in primo luogo dalla Camera del Lavoro, dall’UDI, dalla gente stessa, dalle ‘comparse’, che ci davano indicazioni preziose su com’era la vita dentro una fabbrica.

fine quarta parte…. prosegue INTERVISTA DI GIUSEPPE MADDALUNO A GILLO PONTECORVO

CIRCOLO DELLE IDEE SAN PAOLO PRATO – COMMON LAND – Terre comuni –

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CIRCOLO DELLE IDEE SAN PAOLO PRATO – COMMON LAND – Terre comuni –

Il nostro territorio è “patrimonio” comune. Il nostro compito è difenderne le integrità, migliorarne le strutture, adeguarle ai bisogni, progettare a misura del nostro futuro all’interno di percorsi integralmente sostenibili. Osservando le carte di decennio in decennio il territorio di San Paolo è stato aggredito, violato, mortificato, umiliato da scelte che troppe volte sono apparse piegate ad interessi particolaristici che hanno prodotto situazioni critiche. Su quella parte di territorio, in particolare quella parte che si chiama Macrolotto Zero, si parla ora di interventi di riqualificazione. Molto bene se questi sono però collegati e collegabili ai bisogni del territorio; meno esaltante sarebbe l’ipotesi di interventi realizzati ad uso e consumo di piccoli gruppi, ancor più se questi afferiscono a realtà “private” con intendimenti prettamente mercantilistici, all’insegna del motto “a buon rendere” che ha tristemente e bassamente caratterizzato lo stile di vita di una parte, ahimè anche quella “dirigente”, dell’intera città. Non “mecenati” ma semplici “profittatori” finché c’è da mungere la vacca pubblica; pronti poi ad abbandonare la “nave” quando la tempesta si avvicina.
IL CIRCOLO DELLE IDEE che sostituisce ed integra l’attività di un Circolo del PD ha avviato da tempo serie riflessioni sui temi dell’ambiente e del territorio e non mancherà di denunciare interessi che non appaiano e non siano di rilevanza pubblica; non certamente per impedire ingiustamente ai legittimi proprietari di poter disporre liberamente dei loro possessi ma per evitare “democraticamente” con l’uso del pensiero e della parola che altri scempi vengano compiuti soprattutto sul territorio di San Paolo. Come si scriveva qualche giorno fa questa realtà che attende da decenni di essere risarcita per la violenza subita potrebbe diventare un “grande polmone verde” indirizzato (gli assunti di EXPO 2015 di cui tanto ci si riempie la bocca dovrebbero essere un punto di riferimento “reale”) verso l’agricoltura (un’agricoltura di sperimentazioni), il giardinaggio con scopi didattici ed educativi, garantendo ai cittadini che verranno l’usufrutto di quegli spazi per la “vita”, quella reale non di certo quella virtuale solo narrata ai poveri e goduta dai ricchi. E, questo, soprattutto in un’area nella quale le differenze sociali – come purtroppo accade in tutto il nostro Paese – vanno vieppiù aumentando.

Giuseppe Maddaluno – J.M.

IL CARNEVALE DELLA LIBERAZIONE

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IL CARNEVALE DELLA LIBERAZIONE

Le ragioni per un allontanamento di alcuni di noi, in primis il sottoscritto, da quella che una volta veniva chiamata “militanza” con un termine davvero improprio in un tempo di Democrazia ma molto attuale per chi pretende che rispetto e dedizione siano a senso unico , possono avere caratteristiche di incomprensibilità solo per coloro che ipocritamente continuano a ritenersi depositari assoluti ed indiscutibili alfieri del Verbo unico. Abbiamo messo in chiaro con netta evidenza quali fossero i temi della nostra profonda delusione; lo abbiamo fatto a differenza di quanti, mostrando disinvolta sopportazione continuano a rovesciare critiche velenose contro il nuovo corso del Partito ma rimangono seduti in poltrona o in panchina in attesa che cambi il vento. Noi non siamo mai stati ipocriti tanto è che abbiamo accontentato i critici ma scontentato i potenti anche quando la leadership non aveva queste caratteristiche di neo-centrismo spinto. L’Ipocrisia del Potere non ha previsto nemmeno una minima richiesta di spiegazioni; ma no, forse ci si sbaglia! da una parte non vogliono sentire argomentazioni che sotto sotto forse condividono e dall’altra non vogliono darci la soddisfazione di farcele profferire. Ecco! In definitiva però queste sono le nostre conclusioni. Noi continuiamo ad occuparci di Politica e continuiamo anche a suggerire modalità nuove come lo è stata la Palestra delle Idee. La differenza sta però che quell’esperienza era un “luogo” vero con un confronto “vero”; quello che ora si va proponendo è un “sistema” per continuare a prendere per i fondelli la gente facendo credere loro che sono utili; ma sì, lo sono e lo saranno ora che incombono scelte elettorali ravvicinate e lo sono soltanto per coloro che hanno personali interessi, travestiti in modo carnevalesco da interessi “comuni”. E’ pur vero che il 16 febbraio è la vigilia del martedì grasso. Il 17 sarà dunque il Carnevale della Liberazione.

GIUSEPPE MADDALUNO

PERCHE’ GIRAI UN DOCUMENTARIO SU “GIOVANNA” DI GILLO PONTECORVO – terza parte

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PERCHE’ GIRAI UN DOCUMENTARIO SU “GIOVANNA” DI GILLO PONTECORVO – terza parte

La storia del film che ho fatto e di come l’ho fatto andrebbe raccontata a parte: un giorno forse lo farò (si pensi soltanto che tutti quelli che ho intervistato sono venuti qui a Prato e sono stati con me qualche giorno; si pensi che Gillo Pontecorvo è stato intervistato all’Hotel ‘Flora’ mentre la CNN trasmetteva le prime immagini della ‘Guerra del Golfo’; si pensi che mentre giravamo ci lasciò per sempre il nostro caro amico Franco Morbidelli; si pensi che, purtroppo, alcuni di questi personaggi da me coinvolti – come Roberto Giovannini e Gracco Giustini – oggi non ci sono più).
Le testimonianze trascritte e raccolte in questo libretto furono rese dai protagonisti proprio in occasione di quel lavoro.

Questa raccolta di testimonianze e articoli vari costituisce il secondo impegno della ‘Mediateca della Memoria’ ed è dedicato ad Armida Gianassi, la Giovanna di Gillo Pontecorvo.
Continua, dunque, l’impegno da parte della Circoscrizione Est nel recuperare parti della ‘memoria’ della nostra collettività.
Si ringraziano per la collaborazione il Sindacato CGIL di Prato, la rivista ‘Azione Sindacale’ e, l’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico.

Giuseppe Maddaluno
Presidente Commissione Cultura
della Circoscrizione Prato Est

Da qui iniziano le testimonianze dei “protagonisti” – questa è la prima parte dell’intervista a Gillo Pontecorvo di cui si parla qui sopra.

Gillo Pontecorvo, regista

Sei arrivato al cinema dopo tante esperienze. Quali sono gli elementi ti hanno condotto a fare cinema?
Il fatto che io sia arrivato al cinema dopo tante esperienze differenti credo dipenda un po’ dal caso. Comunque all’inizio di tutto c’era una componente molto precisa, cioè un interesse per la realtà, un interesse per l’uomo, per la condizione umana, e quindi il tentativo di approfondirla. E questo mi ha spinto ad aver voglia di fotografare, di scrivere, di fare i film.
C’è inoltre un’altra componente che non c’entra nulla con questo ed è la mia passione per la musica. Io però per ragioni economiche non ho potuto studiare composizione. Avevo appena cominciato e ho dovuto smettere subito, e forse anche questo mi ha portato verso il cinema, perché io credo che il cinema risponde a molte delle esigenze di chi vuole comporre. Non solo, ma io penso che nel cinema la componente sonora è importantissima. So che c’è molta gente che non è d’accordo con questo, ma se il cinema fosse stato non sonoro, senza musica, io non avrei fatto questo mestiere, o l’avrei fatto con molta meno passione. Per me il film è un contrappunto immagine visiva – immagine sonora, dove non sempre l’immagine visiva e più importante di quella sonora.
Poi l’attività politica, in quanto è interesse per la condizione umana, e quindi è una spinta a interessarsi a quella e a fare qualcosa per migliorarla. Ecco, credo che siano queste le componenti che mi hanno portato al cinema.

fine terza parte – continua…

PRATO – UN GRANDE PARCO ATTREZZATO PER RILANCIARE LA CULTURA E LA CONOSCENZA

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UN GRANDE PARCO ATTREZZATO PER RILANCIARE LA CULTURA E LA CONOSCENZA

Questo è quel che potrebbe essere lo spazio che a Prato va dal Cimitero della Misericordia alla Tangenziale, superata la quale potrebbe proseguire fino alle porte di Galciana. La costruzione di edifici per l’edilizia industriale o abitativa è ormai da tempo arrivata alla saturazione; occorre dunque costruire il futuro, utilizzando il passato e valorizzando il presente. Non dunque piccoli spazi sparsi qua e là nel territorio di San Paolo ma un grande parco attrezzato per rilanciare la cultura e la conoscenza, anche per rispondere ad esigenze che non sono state soddisfatte finora per la miopia progettuale che ha caratterizzato le classi dirigenti passate ed attuali. Vorrei pensare – o sperare – che le giovani generazioni politiche siano meno legate ad interessi parziali ed osservino la realtà con sguardo proiettato in avanti.

J.M. (G.M.)

PERCHE’ GIRAI UN DOCUMENTARIO SU “GIOVANNA” DI GILLO PONTECORVO – seconda parte

PERCHE’ GIRAI UN DOCUMENTARIO SU “GIOVANNA” DI GILLO PONTECORVO – seconda parte

Dal settembre di quell’anno divenni pratese con una certa continuità, anche se anagraficamente e per motivi di lavoro sono residente dal 1983. Prato mi accolse con grande calore e grande affetto; fui sentito subito come una ricchezza per quel che avrei potuto fare e dare ed entrai subito a far parte della struttura ‘fondativa’ del Terminale che si aprì poi nel 1984. Là dove c’è quel cinema c’era una volta un Circolo (per la verità una parte c’è ancora adesso) dove i giovani andavano a ballare, il famosissimo Circolo ‘Rossi’.
Occupandomi dunque di cinema e della programmazione del Terminale, molti compagni, fra i quali ricordo Anna Fondi e Pietrino Vannucci, mi chiedevano di cercare un film che tutti ricordavano con particolare affetto: Giovanna di Gillo Pontecorvo. Con molta onestà devo dire che non ne conoscevo l’esistenza prima di allora ma mi presi l’impegno di cercarlo attraverso quelli che erano i nostri canali privilegiati, la Cineteca Nazionale, la Cineteca Italia-Urss e qualche privato, come l’architetto Carlo Montanaro di Venezia con il quale avevo già organizzato delle rassegne straordinarie in quel di Feltre.
Trovai una pellicola piuttosto malandata, persa fra le tante in possesso di Gastone Predieri: “Giovanna” era lì fra gli altri episodi de “La rosa dei venti” e, quando lo proiettammo, praticamente fu difficile capire bene dove cominciasse, fra i diversi episodi, il film di Gillo Pontecorvo, “Giovanna”, e la pellicola era così fragile che si sgretolava negli ingranaggi del proiettore: quella non fu certamente una grande serata per me, ma per tutti quelli che erano convenuti chiamati dal Sindacato e dal Partito l’iniziativa era riuscita; continuarono perciò a parlare fra di loro, a ricordare quegli anni, nel pieno della Guerra Fredda e degli scontri sociali, nei quali ciascuno di loro aveva vissuto più o meno la giovinezza.
Fu alla fine degli anni ottanta, poi, che ritornarono alla carica, chiedendomi un nuovo impegno e, poiché da qualche tempo avevo cominciato anche a maneggiare videocamere e centraline di montaggio, ad organizzare i ‘film video makers toscani’ per i quali costruii qui a Prato tre grandi rassegne, mi venne in mente di ‘scrivere’ un film su “Giovanna” di Gillo Pontecorvo, un film che fosse tutto incentrato sulla figura di Giovanna ma senza di lei, perché ormai tutti (spero che la signora Armida Gianassi sappia fare gli scongiuri), tutti, la davano per dispersa e qualcuno addirittura per morta (si legga ad esempio l’intervento di Paola Scarnati su ‘Annali’ n.3 del 2000 dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico dedicato a ‘filmare il lavoro’).
Avendo io avuto un po’ di pazienza, il film ebbe anche nella sceneggiatura un percorso diverso: nella ‘ricerca di Giovanna’ attraverso le testimonianze di moltissimi che avevano a vario titolo ed in vario modo collaborato a quell’iniziativa avemmo anche noi, come Pontecorvo e company nel 1955, una certa fortuna. Chi ci diede l’indicazione giusta non era affatto coetanea di Giovanna, ma ricordava di essere stata da bambina molto attratta da quella signora che ‘aveva fatto l’attrice’ e che, a volte, l’aveva presa in collo. Adesso quella bambina è una splendida donna, una brava amministratrice, dopo essere stata anche un’eccellente sindacalista: si tratta appunto di Ambra Giorgi che, un giorno, mi chiamò e mi disse come avrei potuto trovare Giovanna (anche per ringraziarla nel film Ambra Giorgi c’è, simbolicamente in testa ad una manifestazione di donne). Il film, dunque, che doveva chiamarsi “Alla ricerca di Giovanna” cambiò titolo e cambiò anche inevitabilmente struttura. Lo chiamammo “Giovanna. Storia di una donna” perché nel corso delle riprese ci accorgemmo che certamente eravamo attratti dal personaggio cinematografico, ma lo eravamo ancora di più nei confronti della donna che avevamo di nuovo scoperto, che avevamo di nuovo, come dire, ‘portata alla luce’.

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PASSI VERSO IL FUTURO – una bozza sintetica di proposta per l’area SAN PAOLO – MACROLOTTO ZERO di Prato – CIRCOLO DELLE IDEE DEMOCRATICHE

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PASSI VERSO IL FUTURO – una bozza sintetica di proposta per l’area SAN PAOLO – MACROLOTTO ZERO di Prato – CIRCOLO DELLE IDEE DEMOCRATICHE

Ci possono essere interessi “comuni” e non personali; cioè, intendo dire non orientati ad un vantaggio economico di coloro che nel promuovere “progetti” li difendono? e caratterizzati per l’appunto da vantaggi sociali (da cui inevitabilmente scaturiscono effetti positivi anche economici) che coinvolgano la gente nel modo più ampio possibile? E’ allo stesso tempo evidente che chi propone questa progettualità per così dire “ideale” troverà anche sostegno da parte di coloro che subodorano un loro “personale” vantaggio, così come da parte di coloro che “idealmente” appoggeranno quei progetti, ma dovranno fare i conti con coloro che, ammantandoli di presunti idealismi, ne proporranno altri “alternativi” che semmai tendano soprattutto a difendere interessi parziali.
Osservando la realtà di San Paolo, qui a Prato, non posso che rilevare la fondamentale importanza di questo territorio nell’avviare un ridisegno urbanistico dell’intera città con valenze elevatissime di tipo sociologico ambientale antropologico, con una possibilità immensa di far ripartire a livelli stratosferici il dibattito CULTURALE sui destini futuri di Prato. Non è un caso che abbia utilizzato le maiuscole per scrivere la bella parola che in sé contiene il futuro dei nostri figli, dei nostri nipoti e di tantissime generazioni. Quel FUTURO è nelle mani nostre e di coloro che riusciranno gestendo il loro POTERE a costruire con la risistemazione di tante aree di questo territorio (San Paolo e Macrolotto Zero) della città di Prato a modificarne l’assetto senza indulgere verso le pretese costruttive degli immobiliaristi e dei palazzinari, ai quali bisogna con fermezza rivolgere l’invito (con fermezza una volta per tutte) ad impegnarsi nel settore delle messe a norma e nella ristrutturazione ad uso sociale dell’intera area.
Vasti spazi a verde che solo in parte sono coltivati dovrebbero poter essere impegnati a scopo didattico sempre però all’interno di progetti condivisi e coordinati dalle Istituzioni e dalle amministrazioni.
Trasformare un’area postindustriale in una serie di spazi utilizzabili per la Cultura e la Conoscenza (si pensi anche alle sorti di quell’incredibile CREAF) rendendo questa parte periferica di Prato un “PARCO UNICO con servizi” alla stregua delle migliori e più accoglienti città europee.

Nelle prossime ore se ne parlerà al nuovo “CIRCOLO LIBERA AGGREGAZIONE DEMOCRATICA – CIRCOLO DELLE IDEE DEMOCRATICHE di SAN PAOLO” e quando sortirà il Documento finale lo pubblicizzeremo.

Intanto possiamo dire con limitata soddisfazione (per ora solo PAROLE, si attendono a breve i FATTI!) che l’iniziativa che avevamo intrapreso sul DISTRETTO SANITARIO ha ottenuto PAROLE per ora “convincenti” di possibili soluzioni da parte del Sindaco e della Società della Salute. Vigileremo!

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CUL DE SAC

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CUL DE SAC

La sobrietà di cui dispone il nuovo Presidente della Repubblica ha ben poco a che vedere con la forza rivoluzionaria espressa da Papa Bergoglio; avremo con Mattarella un Presidente della Repubblica silenzioso e triste che rischierà di far rimpiangere qualcuno dei predecessori. Il mio entusiasmo è pari a zero facendo pari e patta con il rischio ben maggiore di avere altre figure in quel ruolo: penso ad Amato o a Veltroni; e, con buona pace delle filo-donne, alla Finocchiaro. Quindi, come ben capite, non mi sembra proprio una bella scelta quella di Renzi ed anche il gradimento attuale nei confronti dei due leader della “balena bianca” d’antan è un fuoco di paglia che caratterizza il popolo italiano facile ad infiammarsi ed a dimenticare gli obbrobri ma allo stesso tempo in grado di fare lo stesso con i propri facili entusiasmi. Credo che non sia assolutamente cambiato nulla anche con l’acquisizione degli otto transfughi di Scelta Civica; anzi, e mi rivolgo a chi si dice di “Sinistra”, è la cartina di tornasole della modificazione genetica di cui, non solo io, vado parlando da tempo, e che caratterizza quello che doveva essere un Progetto progressista e che chiamavamo “Democratico”. Di quel PD rimane poco.
J.M. (G.M.)

PERCHE’ GIRAI UN DOCUMENTARIO SU “GIOVANNA” DI GILLO PONTECORVO di Giuseppe Maddaluno

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PERCHE’ GIRAI UN DOCUMENTARIO SU “GIOVANNA” DI GILLO PONTECORVO di Giuseppe Maddaluno

La via Carlo Marx fino a qualche anno fa era chiamata Via della Romita, e in quel luogo c’era una fabbrica. I proprietari della “Romita” erano i Vannini, una famiglia nota anche per i suoi ideali democratici. La fabbrica era molto grande e vi si svolgeva una lavorazione a ciclo completo: nel 1955 vi fu girato il film “Giovanna”. Esso fu il primo mediometraggio (circa cinquanta minuti) a soggetto di Gillo Pontecorvo, un episodio del lungometraggio La rosa dei venti prodotto da un’associazione della Rdt, la Defa (Federazione internazionale democratica delle donne), che aveva commissionato al grande documentarista Joris Ivens la realizzazione di un film sui problemi delle donne. Ivens mise insieme, per dirigere i diversi episodi, un gruppo di registi internazionali: Cavalcanti, Viany, Gerasimov, Bellon, Vuo Kuo Yn.
Per l’episodio italiano, attraverso il produttore Gaetano Giuliano De Negri, venne scelto Pontecorvo; e quest’ultimo chiese la collaborazione dell’amico Franco Solinas, poi partì per Prato, dove riteneva esistessero obiettivamente le condizioni ambientali ottimali per la realizzazione del suo progetto. La Camera del Lavoro fu uno dei punti di riferimento fissi per Pontecorvo e con lui collaborarono fra gli altri Anna Fondi, Pietro Vannucci, e l’allora sindaco della città Roberto Giovannini. La troupe che operò era di altissimo livello ed anche se composta da pochi elementi, erano tutti molto affiatati fra loro; accanto al regista, oltre ai personaggi già menzionati, si trovarono Franco Giraldi, Giuliano Montaldo, Mario Caiano, Enzo Alfonsi, Erico Menczer, Elena Mannini, Enzo Ciruzzi. Tutti si adoperarono per cercare fra la gente comune le protagoniste e Giovanna sarà una vera giovane operaia, scoperta per caso, in puro stile neorealistico, in un pomeriggio danzante al Circolo Rossi, dal regista e dal produttore, ai quali la presentò Roberto Giovannini.
Il film Giovanna è la storia di una giovane operaia tessile e della sua maturazione, della sua presa di coscienza totale al contatto con le prime esperienze di lotta e di emancipazione; si tratta di un film ingiustamente dimenticato ed escluso immediatamente dalla normale circolazione, per motivi politici ed ideologici legati anche al periodo storico: sono, quelli, anni duri di ‘guerra fredda’, gli anni di Scelba, del centrismo e della ‘legge-truffa’. Ma la storia di Giovanna è stata stranamente dimenticata anche da gran parte della sinistra democratica, dai giovani movimenti delle donne: quella figura di donna ‘integrale’ ancora oggi può essere un punto di riferimento importante per le attuali e future generazioni e può fornire storicamente un interessante momento di partenza ed una chiave di lettura per ricostruire la storia delle donne dagli anni cinquanta ai giorni nostri.

Quando, nel 1982, partendo da Pozzuoli e passando per Feltre, arrivai a Prato, mi portavo dietro il retaggio di un’esperienza decennale fra teatro e cinema sia dal punto di vista ideativo che organizzativo; avevo contribuito a realizzare alcune importanti iniziative ed avevo messo in piedi un ‘collettivo teatrale’ a Pozzuoli ed un’associazione di cultura cinematografica a Feltre, ‘La Grande Bouffe’; ero entrato in modo quasi travolgente nel direttivo nazionale dell’UCCA, l’ Unione dei Circoli Cinematografici dell’ARCI. La prima tappa, messo piede a Prato, fu la Federazione del PCI in via Frascati; subito dopo passai all’ARCI in via Pomeria ed al Sindacato Scuola di Piazza Mercatale: ricordo anche che mi incontrai con Andrea Coveri che già si occupava, era il luglio del 1982, della programmazione cinematografica al Castello dell’Imperatore. Prato aveva da poco festeggiato il suo campione mondiale ‘Pablito’ Paolo Rossi. Quella sera, un 14 luglio, era in programmazione La donna del tenente francese ed un acquazzone concluse la proiezione con un fuggi fuggi generale.

fine 1a parte

NO ALLA CHIUSURA DEL DISTRETTO SANITARIO DI VIA CLEMENTI A PRATO

Distretto sanitario Ovest

Nella vicenda relativa alla annunciata chiusura del Distretto Sanitario di via Clementi a Prato Ovest (zona San Paolo) si metterà alla prova anche l’Amministrazione comunale, che non può tirarsi fuori dalle responsabilità (è assurdo affermare che “non ci si possa far molto” e che la responsabilità unica sia dell’Azienda Sanitaria). Occorre – forse questo sì – coraggio ed anche le forze politiche come il Partito Democratico forte del consenso ottenuto in recenti competizioni elettorali dovrà mostrare gli attributi, se li possiede; e quando parlo del PD mi riferisco di certo al Sindaco Biffoni ma anche al Segretario Bosi, perché è questa un’altra occasione da non perdere come quella per ora “persa” della vicenda Aeroporto di Firenze-Peretola. I cittadini elettori di San Paolo avranno da riflettere nell’occasione delle prossime tornate elettorali; le scelte politiche regionali volute da Rossi e compagnia bella vanno in controtendenza rispetto all’assunto che chi si occupa di Politica lo faccia per difendere gli interessi “comuni”, anche perché nel caso in oggetto finiranno per avvantaggiarsi solo le strutture “private” che già ora hanno di che festeggiare, visto che anche l’Ospedale NUOVO non è in grado di erogare gli stessi servizi già parecchio limitati di quello VECCHIO. Le stesse promesse di poter utilizzare strutture convenzionate a supporto della riduzione oggettiva dei servizi non sono state mantenute.

I cittadini di una realtà la più popolosa, la più anziana e la più “povera” di Prato non possono veder ridursi il loro già “basso” tenore di vita; è forse il tempo di far sentire la loro voce: c’è una sola unica soluzione!

BLOCCARE LA CHIUSURA E PROVVEDERE A RICERCARE SUL TERRITORIO DI SAN PAOLO UNA STRUTTURA IDONEA AD OSPITARE TUTTI I SERVIZI FINORA EROGATI INCENTIVANDOLI ULTERIORMENTE!!!