reloaded GLI ESAMI (DI STATO) NON FINISCONO MAI

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Chiamerò questo post “reloaded Gli esami (di Stato) non finiscono mai” in attesa delle riflessioni su alcuni argomenti specifici emersi nel corso degli Esami.
Il link di sopra è riferito al mio post del 4 luglio dal titolo “Gli Esami (di Stato) non finiscono mai”, nel quale scrivevo sui motivi per cui non ho mai rinunciato a partecipare agli Esami di Stato quando potevo fare “domanda”: anzi, quelle rare volte (un paio a mia memoria) che non mi hanno convocato ci sono rimasto un po’ male. Ed ho esplicitato le motivazioni principali, che sono di tipo umano e culturale relative all’ansia per una conoscenza che si amplia grazie ad esperienze e risultati diversi posti a confronto con le esperienze ed i risultati propri del rapporto con i giovani.
Fino allo scorso anno abbiamo avuto la possibilità di essere nominati in altre province della nostra Regione; mentre alcuni anni fa potevamo scegliere anche sedi fuori Regione. Quest’anno la “spending review” ha limitato il nostro raggio d’azione sul territorio provinciale di servizio o di residenza.
Niente male: la conoscenza si amplia anche se la sede è a pochi passi da casa nostra; e la prova di quel che dico è nei fatti.. intanto in simili occasioni ci si riconcilia con i giovani, che pur con qualità diversificate dimostrano quanto ingenerosi e malevoli siano i giudizi che la società (e moltissimi dei loro rappresentanti istituzionali) formula su di loro) i livelli di preparazione sono comuni al loro background familiare e culturale, agli ambienti sociali praticati, alle capacità acquisite nella vita ed a scuola, volontarie ed involontarie. Ciascuno ha una sua propria storia inglobata ed impastata nei diversi contesti di riferimento (famiglia, gruppo, classe, scuola, circolo, oratorio, etc.) e noi docenti lavoratori fortunati li incontriamo in una serie di giorni importanti, fra quelli che potrebbero rimanere indelebili nella loro memoria per sempre. E per noi che siamo lì è un “miracolo” che non si ripeterà più nella stessa forma, un “unicum” straordinario nel quale devono essere loro i protagonisti.
Odio quei docenti che vogliono dimostrare quanto, e quello che, sanno; quanto sono bravi! Personalmente so di non sapere tantissime delle cose che sanno i giovani che ho incontrato e so di “non sapere” tout court. Lo ripeto sempre: ho insegnato per imparare e vivo per sapere. E la partecipazione all’Esame di Stato come membro esterno mi permette di imparare; certo, si impara anche di fronte a punti di vista diversi, verso i quali occorre avere rispetto e chiedere a tua volta che si usi lo stesso rispetto verso chi la vede in altro modo.
La prova nell’insieme serve ad accertare non solo le mere conoscenze ma il metodo di analisi dei temi e la capacità di elaborarli e ricondurli a sintesi attraverso approcci interdisciplinari. I “ quiz” tanto cari ai cultori della televisione non sono ammessi. Non ci si trova di fronte a macchinette ma ad esseri pensanti cui dobbiamo consegnare le prime piccole chiavi del futuro.
A scanso di equivoci la Commissione d’Esame che ho appena presieduto ha operato in modo serio e corretto; mi riferisco ad esperienze “altre” in altre realtà ed in altri anni.
Parlerò in prossimi post di alcuni spunti non i più importanti non i più interessanti, ma quelli che hanno sollevato in me curiosità e stimoli, richiamandone alcuni che erano sopiti, e non mi riferirò soltanto agli studenti.
Gli Esami ti fanno incontrare colleghi ed è un momento di confronto “alto” che colgo volentieri partendo dal mio livello più “basso”.

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