VIAGGIATORI – I GIORNI 1972 – parte 17

I GIORNI 17
“Oggi, 4 settembre dell’anno…è partita. Va a Nord. Forse non tornerà più. Certamente. Ci siamo visti, ma non abbiamo detto che poche cose. Va al Nord. So dove, ma non lo scrivo, perché voglio dimenticarlo”.
Allora “Dimenticami”.
Ora perché fai di tutto per non farmi dimenticare?
Guardo la fotografia. La mia faccia bambina. Come allora, oggi. Strappo. Non mi piace ricordare. Strappo. Non mi piace ricordare. Strappo. Non mi piace ricordare. Strappo. Non mi piace ricordare. Occhi che mi osservano. Sempre presenti. Un fiammifero. Una fiammata. Ho vinto. Solo nella stanza. A caccia di ombre. “Pam… Pam…” L’ho colpita. Un’ombra. Si rialza all’infinito. Se fossi pazzo, sparerei all’infinito.
Lungo la via principale, sul porto, una fila lunghissima di negozi illuminati. Tanta gente. Uscire ed entrare. Padroni e commessi, presenza adescante sulla soglia. Gente allegra, ben vestita, bambine amanti di signori cinquantenni, sorrisi innaturali, abbracci emozionati, nessuna carezza. Stavamo sul muretto. Più in là gente seduta al bar, luogo di appuntamenti. A piedi scalzi. Donne, bambine dalle lunghe vestaglie. Signore non più obese, gonne di giovanette. Dal mare, le ultime barche al rientro. Talora, qualcuno pensieroso, triste, ammusonito. Qualche altro nervoso, fumare svelto le sue ultime sigarette. Nessun saluto. Primo faro intermittente. Secondo faro intermittente. Altre barche. Ninnoli sui banchi dei negozi, camici ambigui ed istoriati, berretti strani, di ogni foggia e colore, porcellane, madreperle. Primo faro intermittente, secondo faro intermittente. Ai tavoli, clienti nell’attesa giocherellare col bicchiere. Una coppia pizzicottarsi a vicenda. Bisbigli all’orecchio, pretesto per un bacio. Primo faro intermittente, secondo faro intermittente. Madri e figlie. Corteggiatori di uguale età, allontanarsi in compagnia, allegre e spudorate. C’è chi posa la mano leggera ed eccitante in un tremito forse falso. Una ragazza parla con gli occhi negli occhi. Risposta. La mano sicura ne stringe ora un’altra. Vanno via. Primo faro intermittente. Secondo faro intermittente. Stavamo sul muretto.
Primavera. La riconosci nell’aria. Un mattino. Non avevo voglia. Andare a scuola sarebbe stato un suicidio. Anche tu non avevi voglia. Seppi. Le rive del lago, in primavera, splendide. Al mattino, silenziose. Pensavo chissà cosa. Il tuo sobbalzo. Assorta nei pensieri, prendesti un po’ di paura. Seduta sul muricciolo ad ascoltare le rane e vederle balzare. I libri, pochi come per chi già prevede di filare. Come me…. una paura! Primo incontro. Poi, tanti. Poi, più nulla.
“Sai, è meglio non vederci più. Non sento più niente per te”:
correre via, piangendo per la bugia. Ed io, mezzo stordito, ancora alla ricerca di una frase inutile. Poi, più nulla.
Le rive del lago in primavera. Sempre splendide. Sempre silenziose al mattino. Ho paura di fare brutti incontri, ora.
Nei sogni. Le mie amanti. Ora io piccolo, loro grandi. Ora loro piccole, io grande. Volare rasentando scalini. Librarsi alto. Donne sempre senza volto. Volti senza corpo di donne. Un mondo. Strano. Il suo volto che ritorna. Non il suo corpo. Un immenso piacere attenuato. Il risveglio.

I GIORNI 1972 – fine parte 17 continua…

Lago d'Averno Campania

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *