NON SOLO VINCERE

NON SOLO VINCERE
Questa notte. Come spesso capita a noi mortali, questa notte ho sognato. In mattinata, credo. Proponevo ad un amico un dibattito sull’Etica in Politica. Questo sogno mi conferma l’idea che ho e che è suffragata da tanti altri sogni rispetto al fatto che è di notte che le idee mi si presentano: volevo dire “le migliori” (l’ho detto) ma avvertivo il rischio di apparire un po’ presuntuoso (che dire? Forse lo sono). Non menziono l’amico ma per lanciare qualche indizio lo identifico in un famoso antropologo. Ed un motivo sottile sottile c’è: da giorni lo cerco per proporgli altre mie idee e forse stanotte me ne è venuta un’altra.
Ne parlerò con lui o forse con qualcun altro che vorrà ascoltarmi. Ma l’analisi non può non partire da quello che negli ultimi mesi è riuscito ad avallare un rampantismo assolutamente anomalo nelle file della Sinistra, del Centro(sinistra) a dire il vero, concretizzato con l’affermazione diffusa “finalmente possiamo vincere”.
E’ sconfortante ed umiliante per tutti quelli come me che ritengono che le vittorie vanno ottenute dietro i vessilli dei fondamentali valori della Sinistra e di un riequilibrio sociale già in bilico dopo il nefasto ventennio berlusconiano ed oggi assolutamente negato a favore di una rivincita dei ceti sociali più ricchi, fra i quali indubbiamente si annidano evasori, disonesti e reazionari che invece la Sinistra dovrebbe impegnarsi a combattere. L’assioma tout court fra ricchi, delinquenti, disonesti evasori e reazionari non ha alcuna possibile conferma ma è di certo un elemento su cui riflettere visti gli entusiasmi con i quali l’avvento del nuovo leader è stato “accompagnato” e “seguito” finora.
Chiedersi allora se a decretare la bassa affluenza sia o meno uno solo degli interventi del Governo come il Jobs Act è fuorviante e fa il gioco del “Renzi” furbo. Sono perfettamente d’accordo con lui: non è il Jobs Act ad allontanare gli elettori. E’ tutto l’impianto della “presa del Potere”, mio caro. E’ la tua presunzione e quella di tanti tuoi sostenitori; quella prosopopea che, come ebbi modo di dire, sarà fra i “ricordi” di questa fase storica dei nostri tempi quando presto o tardi, speriamo molto ma molto presto, decadrà. Se si costruisce un impianto che necessariamente faccia a meno dei fumosi e faticosi “dibattiti” nelle SezioniCircoli è del tutto evidente che moltissime delle cittadine ed altrettanto dei cittadini che hanno dato la vita per la loro organizzazione avvertano un sentimento di frustrazione ed umiliazione e si affranchino essendo del resto affrancati da tali impegni. Aggiungici che i sostenitori che hanno decretato il “cambiamento” (e che cambiamento!) men che mai ritengano di doversi sobbarcare quegli oneri organizzativi e ti spieghi le ragioni del riflusso.
Ritornando all’Etica in Politica mi viene da ricordare che una parte del “rinnovamento” amministrativo ha identificato il proprio impegno con un possibile “guadagno” in termini non di prestigio ma di risorse personali. Rimango dell’idea che occorra impegnarsi per il bene della collettività e non per il proprio o per quello dei propri adepti o congiunti. E’ la mentalità che deve cambiare; lo dico insieme a tanti (ma anche se fossero “pochi” dovrebbe valere) da molto tempo: non culi ma cervelli occorrerebbe coltivare. Ed invece a cambiare sono soltanto i loro didietro che si siedono su comode ed ampie poltrone mentre i cervelli non cambiano; e quelli migliori li esportiamo!
Non basta solo “vincere”. E non diffondiamo “eresie” politiche: il Partito Democratico aveva la nobile intenzione di avvicinare i “moderati” dietro le bandiere della dignità umana e del lavoro, garantendo la massima giustizia sociale. Avvicinare i “moderati” non significa mescolarsi immediatamente e rapidamente con loro; tuttavia l’ascesa rapida al Potere ha creato i presupposti per una commistione pericolosissima per l’identità del PD di cui oggi avvertiamo gli esiti.

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VIAGGIATORI – GIUSEPPE E MARIA (una bozza di sceneggiatura) parte 8

La donna del tenente

VIAGGIATORI – GIUSEPPE E MARIA
(una bozza di sceneggiatura) parte 8

Piano intero con i tre (Giuseppe, e la Suora) nella grande sala del Convento. Le due donne si allontanano. Giuseppe rimane seduto in poltrona. PP di Giuseppe tranquillo osserva i particolari arredi della sala. Dissolvenza con musica in sottofondo da scegliere. Dissolvenza in apertura. Il portone si apre. Giuseppe e Maria escono. Si incamminano verso Piazza San Domenico. PP di Giuseppe: “S’è fatto tardi. Ho bisogno di riposare, anche solo un po’. Ma che voleva…” Maria lo interrompe: “…Hai ragione. Torniamo in albergo…mi faccio una doccia…poi decidiamo…” PP di Giuseppe: “Io riposerei un’oretta. Ha fatto caldo oggi…e sono stanchino. Stasera dobbiamo anche cercare un posto per mangiare qualcosa. Ho visto un ristorantino proprio sotto l’albergo, che ne dici? Allora, a settembre pensi di sistemarti dalla suora?” PP di Maria: “Non mi pare ci sia una soluzione migliore, per ora. Verrò da sola e non voglio farmi coinvolgere dal parentado.” PP di Giuseppe che annuisce ma poi curioso: “E allora che t’ha chiesto la suora?” PPP di Maria che non risponde ma che ascolta in sottofondo la voce della suora. Se ne colgono alcuni elementi: “Lei e Giuseppe per ora, da quel che mi ha detto, non avete avuto figlioli. Sento che a Prato tutto cambierà…”. E poi rivolta a Giuseppe: “Nulla, nulla di importante!”.
Ellissi. Musica con immagini della città di Prato dal tramonto alla sera. Anche la presenza umana si attenua con il passare del tempo. Poi Campo Intero su Castello dell’Imperatore. All’improvviso appare la gente. Gente che sale lungo le scale che portano all’ingresso del maniero. PP del manifesto cinematografico con “La donna del tenente francese” di Karel Reisz. PA del botteghino – c’è la fila, arrivano anche Giuseppe e Maria. Voci di ambiente a soggetto. Giuseppe e Maria entrano. Interno del castello. Breve ellissi. Nel buio della sala un brano a scelta del film. P.A. spettatori. Qualche goccio di pioggia. Giuseppe è visibilmente infastidito. Campo lungo. Spettatori si alzano e si riparano lungo le mura del Castello, continuando a visionare il film. Altra parte del film con la pioggia che aumenta il suo vigore. Una serie di lampi sul castello seguiti da fragorosi tuoni. Va via la corrente. La gente esce. Buio. Una voce: “Ci dispiace, ma abbiamo dovuto interrompere la proiezione; chi lo vorrà potrà vedere il film domani sera al nostro Cinema, al chiuso; qui c’è prevista un’altra pellicola. Basterà presentarsi con il biglietto SIAE di questa sera.”
Giuseppe e Maria coprendosi la testa procedono verso Piazzetta Buonamici. Non c’è più nessuno per strada. Poi Campo Intero su Piazza Duomo. Si sentono dei passi fuori campo. Di corsa Giuseppe e Maria arrivano sotto le tettoie esterne per ripararsi. Si abbracciano. E guardano in alto in soggettiva la pioggia che continua a venir giù in controluce dei lampioni. I due si baciano. Campo lungo dei due che si baciano. Rumore di altri passi fuori campo. C’è un’altra figura che avanza. E’ Federico. PP di Giuseppe lo riconosce come colui che ha intravisto più volte in quella giornata: “Ciao, ti ho visto questa mattina. Come vanno le riprese?” PP di Federico per niente sorpreso: “Ah sì, abbastanza bene, le ho terminate. Ci stiamo lavorando dall’inizio dell’anno. Le riprese le ho concentrate tutte in questi giorni. Adesso mi toccherà montarle e tutto il resto e non ho più quattrini: aspetterò”.

GIUSEPPE E MARIA – parte 8 continua…

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