RACCONTI D’ESTATE calda – 1

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RACCONTI D’ESTATE calda – 1

Non è la prima volta; ho fatto volture sulle utenze ad ogni passaggio tra vecchi e nuovi affittuari, nel periodo in cui l’appartamento di mia figlia era libero. Nella “posta” del giorno ritrovo tre buste senza una loro intestazione. Le apro e ci sono tre assegni di piccola quantità ma il totale arriva quasi a 100 euro. Che fare? Appartengono tutti ad una delle utenze; in un’altra occasione penammo per incassarli, anche se vi erano indicazioni precise su come farlo. Il primo esercente segnalato era anche molto vicino a casa, ma in quei giorni non aveva il collegamento giusto. Ci credetti, perchè no? Capita anche a casa a volte che Internet non funzioni, di solito è perchè “stanno facendo lavori sulle cabine”; e dovendo andare dall’altra parte della città scelsi dall’elenco due altri posti dove poter incassare l’assegno. Trovai però gli stessi problemi con lievi variazioni. Al che fui portato a pensare che mi sarei potuto pure arrendere: anche in quel caso la cifra era minima. E pensai al fatto che sono intanto dotato di uno strato di curiosità che mi consente ancora di potermi orientare nella giungla del web, mentre tantissime persone anche della mia età (settanta circa, classe 1947) non sempre ci riescono e penso poi a quelle ancora più anziane e più sole che non hanno una vita sociale per incuria e per sventura. Come faranno? Di fronte a questi ostacoli qualcuno rinuncia a battersi per i propri esclusivi interessi e finisce tutto in cavalleria, facendo arricchire ulteriormente banche e gestori delle utenze. Un meccanismo perverso che occorre correggere, attivando semmai delle modalità nuove di sostegno ai nuovi “handicap” con la costruzione di una rete di solidarietà territoriale. Trovai la soluzione, andando in una Sala scommesse (non ci avrei scommesso nulla, ma ci provai) lontana venti chilometri da casa mia (quel giorno – si vede – funzionavano le linee).

Quasi per una sfida decido di ritornare con i tre nuovi assegni dal primo esercente. Li osserva e mi dice che non li può pagare perché non sono incassabili al di fuori di una banca. L’intestazione infatti appartiene ad uno degli istituti di credito più importanti e mi consiglia o di depositarli nella banca di fiducia o di andare direttamente nella filiale più vicina della banca cui afferiscono quegli assegni. Convinto del consiglio, decido di andare direttamente alla sede centrale della banca. E’ un ufficio supernuovo dove c’è un grande movimento: mi dirigo subito al dispositivo per ritirare il numero per la prenotazione del servizio, ma poco prima di arrivarci sono intercettato da un commesso elegante, come tutto il resto del personale, che dopo avermi chiesto quale sia il motivo per cui sono lì, avendogli mostrato i tre assegni, mi squadra con fare serio chiedendomi se ho un conto in questa banca. Probabilmente il mio diniego è altrettanto scabro; lui risponde che non era possibile incassarlo.
“Caro signore, questi assegni si riferiscono a quattrini che voi gestite per conto di altri, ma che appartengono a me. Quindi, mi dica cosa devo digitare per procedere!”
Compresa l’antifona, il commesso digita per me un numero, avvertendomi che dovrò aspettare 45 minuti. E’ un ulteriore segno di scortesia: in pratica mi mette alla prova. Ma fuori è caldo e dentro c’è un bel fresco e poi a casa non ho nessuno, posso tornare anche tardi.

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Joshua Madalon

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