L’ASSENZA DI UNA VISIONE COMPLESSIVA GENERA ULTERIORI DANNI ACUENDO LA CRISI – L’assenza di un progetto di decentramento

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L’ASSENZA DI UNA VISIONE COMPLESSIVA GENERA ULTERIORI DANNI ACUENDO LA CRISI – L’assenza di un progetto di decentramento

Uno dei bersagli contro cui ci si scaglia nelle ultime ore sono i protagonisti delle “movide”. Mi va un po’ stretta questa “indicazione” per sottolineare il bisogno di tanti – e di tutte le età – di poter venir fuori dal chiuso delle asfittiche stanze e respirare semmai a pieni polmoni (che è il massimo per poter sbeffeggiare il malèfico “virus”) l’aria buona degli spazi aperti. Anche perché poi non sono gli spazi “aperti” ad essere utilizzati ma locali angusti e stradine strette del centro storico, rese ancora più tali dall’afflusso unidirezionale delle masse e dalla scarsa capacità imprenditoriale di tanti che, di fronte alle difficoltà, hanno dovuto alzare bandiera bianca, chiudendo i loro esercizi commerciali. Per cui sta accadendo che nelle ore tarde della sera e fino a notte vi sia una eccessiva concentrazione in poche zone, e soprattutto nel “centro storico”. Era così già prima della pandemia. E non era facile dover sgomitare tra la folla, quando vi ci si trovava a passare, dopo qualche riunione o per aver assistito a spettacoli teatrali e cinematografici.
Bisognerebbe in primo luogo rendersi conto una buona volta che dire “Tutto andrà bene” non significhi che “Tutto sarà come prima”. Anche se è dura spiegarlo; ma è il compito di chi amministra le Regioni e le Città e di chi governa il Paese il dover essere chiari anche quando ciò che si va a dire può non essere piacevole. E sarebbe una ottima cosa, se – prima di annunciare delle scelte – i nostri amministratori mettessero in funzione le sinapsi. A Prato, dove vivo, il Sindaco ha voluto incoraggiare la ripresa, preoccupandosi in maniera esclusiva del “Centro storico” con la proposta di concessioni di spazi e chiusura per quattro giorni su sette, nelle ore serali, di una larga parte del territorio “centrale”. Buttata là, l’idea è stata abbracciata dai difensori dell’allargamento della ZTL, sostenitori di una idea che può funzionare se ad usufruirne fossero in primo luogo i suoi abitanti e non le masse indistinte non sempre rispettose e ben educate. L’idea avrebbe potutto essere accettabile se a sostanziarla fossero state chiamate tutte le categorie professionali, a partire ad esempio da quelle collegate al mondo dell’arte e dello spettacolo che stanno ancora oggi attendendo segnali concreti da parte del Governo e degli amministratori locali. Ritorno a due mie “fissazioni”, una recente che è quella della “complessità” di cui non si vede traccia nelle azioni amministrative anche di Biffoni; la seconda è quella del “decentramento”, una mia antica ubbìa, un punto di riferimento costante nella mia vita politica.
Una scelta che facesse perno soprattutto sulla “centralità” degli interventi potrebbe rivelarsi pericolosa, ben al di là dei problemi sanitari. Impoverirebbe le periferie ed accrescerebbe una forma di cultura rivolta essenzialmente al consumismo esasperato, rendendo più arido il panorama culturale. Una notazione “a margine” della mia antica fisima: probabilmente tutto sarebbe stato “migliore” in questa città se le Circoscrizioni fossero state mantenute in piedi. E sarebbe stata – e sarebbe – ottima cosa se se ne riparlasse all’interno di questi nuovi bisogni.

Trovo che sia miope ed incapace una visione così ristretta della realtà, quella vecchia e quella nuova che potrebbe essere – e forse lo è già – ben peggiore della precedente. Sarebbe opportuno aprirsi a valutazioni complessive che d’altra parte nelle chiacchiere scritte sui “programmi politici” erano molto presenti. Rilanciare gli spazi delle periferie potrebbe garantire una migliore “convalescenza” per tutti. E già, non lo dimentichiamo: abbiamo ancora bisogno di mantenere alta la guardia.

Joshua Madalon

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