“repetita iuvant”

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“repetita iuvant”

C’è un gran numero di persone in buonafede che, semmai richiamandosi ai valori fondanti della Sinistra (esimio Salvini dei miei stivali, quelli – i valori di cui sopra – non sono intercambiabili con i tuoi, ed è davvero un segno di profonda confusione e difficoltà mentale il richiamo che hai fatto al Berlinguer dei nostri verdi anni: meriteresti un ricovero coatto), hanno speso la loro esistenza e continuano imperterriti a cercare di mettere in pratica un attivismo politico puro. Ci sono tanti giovani che, andando dietro alle bandiere della libertà e dell’eguaglianza; molto poco ciò ha a che vedere con LeU, un’operazione di maquillage politico che – a parte alcune degne persone – si sta rivelando semplicemente una delle tante “foglie di fico” per coprire ipocrisie ed interessi personali (a parte – lo ripeto – ad onor del vero, “alcune degne persone”).
E ritornando alle belle bandiere ideali che hanno sospinto anche le nostre esistenze dagli anni Sessanta ai Novanta del secolo scorso, esse stentano a sventolare, indebolite da venti di passione sempre più scarsi.
L’altro giorno ho lanciato una sorta di invettiva verso coloro che ritengono di dover essere i custodi dell’ unità delle Sinistre. Sarebbe anche molto facile mostrare come questa ricerca (dell’ unità) sia solo utilizzata a chiacchiere (perché è un “must” positivo) come simbolo necessario per sentirsi utili, ma basterebbe rileggere la storia – quella più recente – di uno dei tanti tentativi locali portati allo sfascio in quel di Prato per “futili motivi” per poter comprendere a pieno il valore di chi “oggi” afferma di essere “sempre stato a favore dell’unità”. Per avere “unità” occorre praticarla in modo quotidiano; una proposta andava fatta: gli steccati dovevano cadere, annullati gli ostacoli, azzerati gli organigrammi a dimostrazione che l’unico interesse potesse essere una buona volta per tutte – e poi sempre – quello “comune”. Si ricorderanno alcuni di quei falsi apostoli dell’unità e dell’ortodossia unitaria di come avevamo lavorato intorno ad un progetto, chiamandolo “…in Comune” con il presupposto di avere un progetto “comune”. Avevamo fatto una scelta “laica” scommettendo su una personalità di indubbia fede democratica; non sui programmi, su cui nessuno avrebbe creato difficoltà, quell’”unità” si arenò, ma sulla figura che ci avrebbe rappresentato. E, lo ripeto, per futili banali miserabili che nulla avevano a che spartire con la “Politica”, che con quel gesto fu messa sotto i piedi, mortificata da interessi di piccola bottega.
Ora ad alcuni di noi, che non sono stati – e non sono – marginali nell’attività socio politica quotidianamente svolta sul corpo vivo del Paese, verrebbe richiesto di avvicinarsi ad un desco già affollato e pronto. Ho la sensazione che molti “unitari” non abbiano capito un’acca del momento che stiamo vivendo: probabilmente l’apocalisse potrebbe essere un toccasana, come lo fu nella prima parte del secolo scorso. Fosse così, ho una sempre più timida speranza che non lo sia, che si possa comprendere prima a quale rischio si sta andando incontro, la responsabilità risiede nelle politiche riformiste del centrosinistra, nella totale incapacità politica del Movimento 5 Stelle, nella pretesa, pseudo rappresentativa dell’Unità, di una parte comunque minoritaria della Sinistra.
Quasi certamente in quel periodo di settembre non sarò disponibile; spero vivamente che il mondo politico sappia trarre una giusta lezione da quel che accadrà.

Joshua Madalon