CINEMA storia minima fine anni Venti prima parte (parte precedente vedi 5 luglio)

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CINEMA storia minima fine anni Venti prima parte (parte precedente vedi 5 luglio)

Il 1927 è l’anno di “Metropolis”. Ma nel cinema tedesco vi sono anche altre presenze, come quella di Henrik Galeen che in quello stesso anno realizza una delle opere minori più importanti del cinema tedesco espressionista, “Alraune” (La mandragora), una creatura nata dal seme di un criminale impiccato, che finirà per essere il simbolo assoluto del “male”. Galeen aveva esordito con il “botto” insieme a Paul Wegener ( “Il Golem” ) nel 1915. Ma ancor più importante è il documentario che Walter Ruttmann presenta in quello stesso anno, dopo una serie di pellicole sperimentali come “Opus I” (1921), “Opus II” (1922), “Opus III”(1924) e “Opus IV” (1925).

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Si tratta di Berlin – Die Sinfonie der Großstadt (Berlino – Sinfonia di una grande città) che sarà uno dei film più studiati ed imitati dai documentaristi. In esso Ruttmann mette insieme la narrazione con la tecnica, utilizzando in modo magistrale il montaggio. Si diceva di “Metropolis” all’inizio di questa parte: con questo film Fritz Lang inverte in qualche modo la direzione “temporale”: non il passato che incute timori e preoccupazioni ma rimane lontano, non il presente con l’analisi cruda di una società in decadimento sociale ed economico, oltre che morale, ma il “futuro” ricco di incognite, oppressivo ma anche promettente di soluzioni positive per una concordia tra le classi sociali, che in ogni caso apparirà solo consolatoria, utopistica.

L’altro grande autore tedesco, Murnau, in quell’anno, gira il suo primo film americano. Dopo i successi in patria, era stato notato dal produttore americano William Fox che lo invitò negli Stati Uniti, garantendogli una grande libertà artistica. “Aurora” (“Sunrise”), pur non ottenendo il successo che avrebbe meritato, e per lungo tempo sottovalutato, è oggi considerato alla pari, se non addirittura per alcuni aspetti migliore, dei suoi film precedenti. Rimanendo negli Stati Uniti dobbiamo ricordare che in quel paese continua la produzione di Kolossal, le cui storie narrate si richiamano ai valori religiosi comuni, come “Il re dei re” di un esperto Cecil B. De Mille (ricordiamo il primo “I dieci comandamenti” di cui abbiamo detto già brevemente).

una breve clip da “Il re dei re”

Sempre in quello stesso anno in Unione Sovietica, oltre alla seconda parte della trilogia di Pudovkin, “La fine di San Pietroburgo”, di cui abbiamo accennato nella sua complessità, troviamo la ricostruzione delle giornate della Rivoluzione d’Ottobre, messo in cantiere proprio per celebrarne il decennale. “Ottobre” consente a Sergej Eisenstein di affinare ulteriormente le sue tecniche teoriche cinematografiche attraverso un uso del montaggio sempre più attento a costruire una narrazione dei fatti reali fluida e ritmata, utilizzando connessioni e rimandi.

Altre eccellenti sperimentazioni si muovevano in Francia sulla scorta dei grandi autori sovietici e tedeschi. Tra gli autori francesi va segnalata la presenza di una donna, antesignana del femminismo , Germaine Dulac, che proprio in quell’anno realizza un film abbastanza originale, che attira anche molte attenzioni da parte della censura, “La coquille et le clergyman”.

Grandissima rilevanza per il grande sforzo profuso deve essere assegnata alla grande opera di ricostruzione storica che Abel Gance dedicò alla figura di Napoleone Bonaparte.
“NAPOLEON” Nel film, che dura sei ore, egli fece uso di tutta una serie di innovazioni tecniche tra le quali quella che è stata considerata come l’anticipazione del Cinemascope, e cioè l’uso di riprese contemporanee che proiettate poi su tre schermi normali dessero l’idea di una complessità di azioni.