PELLE E ANIMA – parte quarta e ultima (per la terza vedi 18 giugno)

PELLE E ANIMA – parte quarta e ultima (per la terza vedi 18 giugno)

A pagina XIII del libro due frasi a epigrafe svelano le ragioni del titolo.
La prima è di André Bazin, figura fondamentale per gli autori della Nouvelle Vague, in modo particolare per Francois Truffaut, ed è riferita ad uno degli autori più importanti della Storia del Cinema, non solo quello francese, Jean Renoir. “I film di Renoir sono fatti con la pelle delle cose”
La seconda frase è invece di uno degli autori più colti e raffinati tra quelli che arricchirono la Nouvelle Vague, Eric Rohmer ed è riferita ad un altro dei grandi cineasti cui guardarono con particolare attenzione i giovani autori di quel periodo, Roberto Rossellini. “…come se “Europa ‘51”, solo con la forza di ciò che fa vedere….si proponesse di provare l’esistenza dell’anima stessa.”
Come avevo specificato a conclusione della parte terza, riporto solo una pagina, la XIII, dell’Introduzione di Giovanna Grignaffini

“La pelle e l’anima. Titolo provocatoriamente anacronistico, senza dubbio. Indubbiamente omologo però rispetto ai materiali che compongono questa antologia: materiali dentro a cui quei termini affiorano e rimbalzano con un’insistenza che diventa vera e propria ossessione. E riproporli non significa solo mettere in scena il desiderio di liberarsi di questa ossessione. Qualcosa di più. Innanzitutto la dichiarazione esplicita di non voler rimuovere lo sfondo in cui questi materiali si collocano e che non è semplicemente un generico “idealismo diffuso”, ma arriva a sfiorare quel cattolicesiomo che in Francia negli anni Quaranta Cinquanta si muoveva in bilico tra spiritualismo e fenomenologia. Nella convinzione, ovviamente, non che lì bisogna arrivare ma che da lì bisogna partire. La nostra intende dunque porsi come ricognizione che tenta il più possibile di stare a ridosso del proprio oggetto, nel tentativo non di cercarne alcune, fin troppo facili, modernizzazioni a posteriori, ma di farne emergere, lavorando sulla superficie dei testi, se non l’anima, almeno una qualche parziale verità. Ed è solo una speranza. Secondariamente, la convinzione che quei due termini siano in grado di significare, o almeno evocare, il nucleo teorico più originale e unitario che scorre attraverso la diversità dei materiali raccolti. Meno provocatoria, e più direttamente ancorata a paramteri storicisti, potrà apparire la seconda articolazione del titolo: Intorno alla Nouvelle Vague, che tende ad istituire un rapporto di derivazione tra questi testi di critica e teoria e l’esperienza cinematografica affermatasi in Francia verso la fine degli anni Cinquanta. Una derivazione questa, che la stessa “Mappa cronologica del nuovo cinema”, proposta in apertura di questa raccolta, sembra accreditare. A parte il fatto che quella “Mappa” parla di “Nuovo cinema” e non di Nouvelle Vague in senso stretto (e la cosa, come vedremo, non è affatto irrilevante), va sottolineato (come cerca di fare la stessa definizione “Verso la Nouvelle Vague. Dentro al cinema) che i testi presentati possono disporsi ad un doppio livello di lettura, potendosi riferire cioè innanzitutto ad un discorso generale sul cinema e secondariamente a quella esperienza cinematografica specifica. E si tratterà anche di stabilire le forme e i modi attraverso cui far scattare l’ipotesi della derivazione…………..

(introduzione di Giovanna Grignaffini)